Con la lingua accarezzo la sua carotide calda e subito avverto il pulsare frenetico del sangue: era chiaramente eccitato, i muscoli tesi delle sue cosce, serrate contro i miei fianchi, e i gemiti strozzati ne erano una prova evidente.
Averlo sotto di me, in balia dei miei movimenti e soprattutto succube dei miei desideri, mi fa sentire bene, mi ripaga di tutta quella sofferenza causatami da quel ragazzo scontroso e perennemente accigliato che al liceo fu il mio incubo, la mia dannazione, il mio unico pensiero, e che ora si contorceva tra le mie braccia in preda al piacere.
Mordo il suo collo con forza ignorando il suo mugolio di dolore e le piccole unghie che incidono la pelle delle mie braccia.
E pensare che un tempo il moro sotto di me era il sogno di ogni ragazza; l'algido e impenetrabile Junhyung, l'uomo che mi ha conquistato, sconvolto, distrutto e fatto conoscere cosa fosse l'odio e il desiderio di vendetta.