Memento Mori

di FitzChevalier
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La lettera era arrivata due giorni dopo il funerale. L'aveva portata a mano l'ispettore, assieme ad una corona di fiori e qualche scusa. Gli angoli erano consumati, e l'inchiostro si era sbavato per le lacrime che vi erano state versate.

Johana si trascinò fino alla finestra, e si lasciò cadere sulla poltrona. Oltre i vetri sporchi poteva vedere l'umile giardino coltivato dove lei e la sorella da piccole giocavano alle principesse. C'era ancora la casetta che il padre aveva costruito loro, i battenti delle imposte marce che pendevano fuori dai cardini. Quante volte si erano promesse di smantellarla? Quante volte erano entrate, solo per uscirne con le braccia piene di tazzine di latta, vecchie coperte e bamboline di pezza che si erano cucite da sole, ricordando e ridendo?

Johana si scostò dal visto una ciocca di capelli rossi e si asciugò le lacrime che le offuscavano la vista. Lesse la lettera, di nuovo, forse per la centesima volta.

 

Cara sorella,

Non potrai mai immaginare cos'è successo! O forse sì, le poste sono sempre così lente...

C'è stato un omicidio! Proprio così! Vedi, ieri sera (perché hanno trovato il corpo stamattina) padron Adam ha organizzato una cena e ha invitato tutti i suoi figli. Padron Henry e padron Hector si sono sempre odiati, ma chi se la sarebbe aspettato, un omicidio?

Ebbene, io stamattina stavo facendo il mio lavoro in cucina, e non c'era nulla di strano. Poi sento un urlo. Mi precipito nella stanza di padron Henry, e li vedo tutti là attorno a Joy, la nuova servetta.

«Che succede?» chiedo.

«Hanno ammazzato Henry» mi rispondono.

«E come?»

«Non lo sappiamo.»

Allora io ci dico: «Guardate che io ieri sera ho sentito la voce di una donna! Una donna, proprio così!»

E poi arriva l’ispettore, e cosa fa? Mi trascina nello studio di padron Adam. «Lei è sicura di quello che dice?» mi chiede.

«Ovvio» rispondo io. «Io non dico bugie.»

«Ma lei ha riconosciuto la voce della donna?» mi fa ancora l'ispettore.

«Ma certo che no» ci rispondo io. «Mica caccio il naso negli affari dei padroni, io. Io faccio il mio lavoro, pulisco la casa e obbedisco agli ordini, non schiaccio l'orecchio alla porta per ascoltare.»

E allora mi fanno andare, mi dicono che non devo andare via dall'isola e tante scuse per avermi trascinata nello studio come una criminale.

Ma questa è diventata la casa dei matti, te lo dico io! Con il padron Hector e il maggiore Dreyfuss che si guardano attorno come Gerald quando pulisce il vasetto della marmellata loro interrogano me come neanche l'Inquisizione! E anche la piccola Ariadne, quei mostri l'hanno mandata via dallo studio del padrone in lacrime, povera ragazza...

Comunque se la cosa va avanti ancora un po' non potrò tornare da voi per il fine settimana. Avverti tu la zia Molly?

 

Con tutto l'affetto del mondo,

Susan.

 

Johana teneva la lettera fra le mani tremanti. Perché?

Davanti a lei sedeva l'ispettore Shrewd, con indosso lo stesso completo che aveva portato al funerale. Evitava accuratamente di incrociare lo sguardo di Johana, così tutte le volte che la donna lo sorprendeva a osservarla e si girava per fissarlo a sua volta l'uomo chinava in fretta la testa. Fra i due le tazzine di tè poggiate su un tavolino traballante erano ancora intatte, dimenticate, lasciate lì a raffreddarsi.

«Voglio sapere tutto» disse Johana con un filo di voce. «Tutto.»





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