Poteva sentirla.
La forte brezza mattutina che lo
sfiorava facendolo
rabbrividire impercettibilmente, svegliandolo così dal suo
sonno.
Legna che lo osservava con la coda
dell’occhio se ne
accorse. Infatti scese di quota ove la temperatura era meno rigida.
Lentamente il bimbo seduto sul dorso
del drago si stropicciò
gli occhi sbadigliando sonoramente.
Benché fosse privo di
qualsiasi indumento il calore dell’imponente
drago su cui si trovava lo faceva sentire al caldo.
Il piccolo ancora un po’
assonnato si sporse per osservare
il panorama sottostante.
Proprio in quel momento stavano
sorvolando una zona
rocciosa, piena di montagne e alberi centenari.
Tuttavia il forte vento che gli
scompigliava le ciocche di
capelli castano nocciola gli impediva di vedere come si deve la zona
sottostante.
C’era qualcosa che non
andava lo sentiva… Legna stava
volando troppo veloce.
Era un cattivo segno.
Avrebbe voluto chiedere al suo
genitore cosa stesse
accadendo ma… prima che potesse farlo vide delle frecce
infuocate provenienti dal
basso puntare verso la loro direzione.
Il drago con un sonoro colpo
d’ala le schivò abilmente
spazientito.
“Stupidi esseri
umani…” sbuffò il dragone seccato.
Ora poteva intravederli.
Erano tanti puntini che si muovevano
tra le zone rocciose
sottostanti.
Li osservava perplesso. Non riusciva
a comprendere cosa
fossero.
Qualcosa li stava inseguendo.
Ma non ne comprendeva il motivo.
“Nowe…”
Il bimbo drago si voltò
immediatamente nell’udire il suo
nome.
“Reggiti forte al mio dorso
e tieni gli occhi chiusi. Non
aprirli finché non te lo dirò io.”
Il piccolo annuì con un
cenno della testa e obbedì.
Appena chiuse gli occhi tutto divenne
buio… non riusciva a
vedere nulla. Però poteva ancora sentire.
Legna stava scendendo velocemente in
picchiata verso il
basso.
Avvertì poi
un’incredibile calore sprigionarsi dal dragone.
Fuoco. Poi delle grida. E infine il
forte vento che lo
stordiva tanto che era forte.
Poi ci fu un tonfo. Il ragazzino
sobbalzò finendo per
lasciare la presa e cadere sul fianco.
Istintivamente aprì gli
occhi di scatto.
Non erano più in aria. In
quel momento si ritrovava seduto a
terra tra rocce e erba folta col fianco dolorante per la caduta.
Le rocce che prima aveva visto
dall’alto erano immense e
tutte bruciacchiate. Inoltre c’era
un’insopportabile odore di cenere e zolfo
nell’aria.
Nowe arricciò il naso
infastidito cercando a fatica di
alzarsi ma senza successo.
Legna, anch’egli disteso a
terra per la caduta, sbuffò
sonoramente irritato emettendo delle nuvole di fumo dalle narici.
“Che tu sia dannato stolto
umano come hai osato colpirmi?”
imprecò il dragone in direzione dei nemici.
Immediatamente i soldati arretrarono
terrorizzati tenendosi
a più lontana possibile distanza dal quel mostro gigantesco.
Fatta eccezione di uno che rimase
impassibile innanzi alla
furia del drago.
“Non era mia intenzione.
Chiedo umilmente perdono ma… per
proteggere i miei valenti soldati ho dovuto farlo.” Rispose
pacatamente con
voce bassa e profonda.
Non riusciva a vedere chi fosse
l’essere che stava parlando
con Legna.
La coda del drago era posta proprio
davanti a lui impedendogli
così di vedere cosa stesse succedendo.
“Taci spudorato! i tuoi
uomini mi hanno attaccato!” continuò
Legna scrutando i soldati che arretravano sempre più per la
paura alla sua vista.
“Questi uomini sono sotto
la mia responsabilità. Se vi hanno
causato danno sconterò io la pena per loro”
“Ma generale cosa
dite!?” inveì uno dei soldati della
truppa.
Legna lo scrutava con aria
intimidatoria.
Quell’uomo appariva
totalmente differente dalla
insignificante marmaglia di soldati che si portava dietro.
Aveva un’aria fiera e
orgogliosa e non era minimamente
spaventato dalla sua presenza.
Inoltre era persino riuscito a
ferirlo al collo con un solo
colpo di spada facendogli perdere l’equilibrio
così da schiantarsi al suolo.
Un’impresa non da pochi.
“Hai davvero molto coraggio
per parlarmi così da vicino
senza timore. Devi essere molto coraggioso o molto stupido. Chi
sei?”
“Il mio Nome è
Oror. Sono il generale dei cavalieri del
sigillo. E a nome dei miei soldati vi porgo le mie sincere scuse. Vi
avevamo
scambiato per uno dei mezzi nemici.”
“Davvero vi sacrifichereste
per quella marmaglia di soldati
insignificante? Che umano stupido!” inveì
nuovamente seccato alzandosi dal
terreno e mostrandosi così in tutta la sua imponenza.
Proprio in quel momento la sua coda
si sollevò cosicché Nowe
potesse finalmente vedere con i suoi occhi cosa stesse accadendo.
Legna non si era reso conto che il
bambino non era più
aggrappato al suo dorso… era troppo preso dalla sua
discussione con
quell’umano.
E fu così che il bambino
lo vide.
Un uomo anziano, dal portamento fiero
e dai folti capelli
bianchi e la barba fluente sul mento.
Indossava una lucente armatura con un
lungo mantello sulla
schiena e due enormi spade al suo fianco riposte nella fodera.
Il piccolo lo contemplava perplesso.
Proprio in quel momento
l’uomo si voltò nella sua direzione
incrociando il suo sguardo.
“Un bambino?”
esclamò stupito l’uomo.
Legna a quella frase immediatamente
andò nel panico guardandosi
attorno.
Il bimbo drago non era più
sul suo dorso, ma disteso a terra
vicino alla sua coda a pochi passi da quel maledetto umano.
Lentamente il generale fece per
voltarsi in direzione del
piccolo ma proprio in quel momento un forte ruggito del drago le fece
desistere
dal muoversi dalla sua postazione.
“Questo bambino
è il mio cucciolo prova solo ad avvicinarlo
e ti annienterò prima ancora che tu possa accorgertene!
!!”
“Il tuo
cucciolo…?” sussurrò ancora
più stupito l’uomo.
Era sempre più sorpreso.
Aveva sempre creduto che i draghi
nutrissero un profondo disdegno verso gli esseri umani… e
ora si trovava
davanti un dragone che aveva con sé un bambino.
“Non immischiarti in cose
che non ti riguardano umano!” lo
minacciò il dragone.
Ma il generale lo ignorò.
Continuava ad osservare rapito quel
bambino così piccolo e
esile innanzi a sé.
Nowe dal canto suo lo scrutava sempre
più curioso,
fissandolo negli occhi quasi in cerca di una risposta.
Era solo un umano. Un essere
inferiore. Niente di che.
Eppure non riusciva a distogliere gli occhi da lui.
Gli metteva un incredibile
soggezione. Inoltre era la prima
volta che poteva osservare così da vicino uno di quegli
umani di cui Legna
spesso gli raccontava. Anche se questo… era totalmente
diverso da come se li
era immaginati.
“Un bambino cresciuto da un
drago… questa davvero è una
storia incredibile” ridacchiò l’uomo
divertito.
“…”
Legna continuava a scrutarlo con fare
minaccioso.
Non avrebbe mai permesso che degli
sporchi esseri umani
toccassero la sua creatura.
Quel bambino un giorno sarebbe
diventato l’arma che avrebbe
portato l’ordine nel mondo sconfiggendo gli Dei e sterminando
quei bifolchi
esseri umani.
“Qual è il suo
nome?”
“Non è affar
tuo!”
Oror lo scrutò con
disappunto.
“Posso portarlo via con
me?” chiese tranquillamente finendo
per far infuriare sempre più il dragone che non riusciva a
credere a quale
scempietà avesse udito.
“Cosa!? Perché
mai!??”
Oror non rispose, continuò
ad scrutare i profondi e limpidi
occhi azzurri del bambino davanti a lui.
Non ne comprendeva il motivo
ma… sentiva quasi come se ci
fosse un’insolita sintonia con quel piccolo ancora
così ingenuo e inconsapevole
del mondo.
“Piccolo… vuoi
dirmi il tuo nome?” Chiese con tono
affettuoso rivolto verso il bambino.
Legna infuriato per quella confidenza
fuori luogo avvolse
Nowe nella sua coda per tenerlo lontano da lui.
Ma il generale non si
lasciò intimidire.
“Se resterà
qui… crescerà come un drago senza ali. Una
creatura inutile. Lasciate che lo porti con me. Lo farò
diventare un
cavaliere.”
Legna lo osservò incredulo.
Quanta presunzione.
L’uomo lo scrutò
serio negli occhi senza distogliere lo
sguardo.
“Sono suo padre come puoi
chiedermi di affidarlo a te?
Giammai.”
“Non voglio portarvelo via.
Ovviamente potrete stare al suo
fianco quanto vorrete al grande tempio… ”
Legna con aria accigliata
restò in silenzio qualche momento.
Benché gli apparisse
assurdo stava davvero iniziando a
valutare quella proposta come qualcosa di interessante e fattibile.
Perché dopotutto doveva
ammettere che c’era del vero nelle
parole di quell’uomo.
Quegli stupidi l’avrebbero
addestrato a diventare molto più
forte. Per lui era un vantaggio.
Con un respiro seccato decise di
accettare l’offerta, benché
l’idea non gli andasse molto a genio.
Dovette quindi per una volta scendere
a patti con quegli
esseri immondi che tanto detestava.
Ma per una volta potevano essergli
utili.
“E va bene umano. Ma ti
avverto… un solo movimento sbagliato
e ti divorerò a brandelli senza esitazione”
Il guerriero sorrise vittorioso e
accennò un segno di
assenso con la testa.
“Il suo nome è
Nowe.”Affermò Legna sbuffando sonoramente e
allontanandosi controvoglia dal suo “cucciolo”
lasciandolo così in balia del
generale.
“Nowe…”
scandì lentamente il generale ascoltando il suono
prodotto dalla pronuncia di quel nome
alquanto bizzarro.
Il bambino drago non avevo capito
nulla di quello che stava
succedendo.
Perché Legna se ne stava
andando?
Perché
quell’uomo si stava avvicinando a lui sempre di
più?
Non ne comprendeva il motivo, ma una
terribile ansia iniziò
a pervaderlo.
Il generale si avvicinò
cautamente inginocchiandosi davanti a
lui allungando lentamente una mano verso la sua direzione.
Pessima idea.
Il bambino senza pensarci due volte
gli morse forte la mano
facendolo arretrare leggermente per il dolore.
Legna a quella scena
sghignazzò compiaciuto.
“Non avere paura, non
voglio farti del male.” riprovò Oror
togliendosi il mantello dalle spalle.
Nowe cercò di alzarsi e
con uno scatto scappare da
quell’uomo.
Ma fu troppo lento.
Improvvisamente si sentì
avvolgere dalla stoffa del mantello
di lui che l’aveva afferrato saldamente togliendogli ogni
possibile via di
fuga.
Cercò di liberarsi
scalciando e ringhiando ma fu tutto
inutile.
L’uomo dopo averlo avvolto
nel suo mantello per coprirlo era
riuscito a sollevarlo e a prenderlo in braccio senza troppi problemi.
Sia le braccia che il corpo del
generale erano troppo
possenti e forti per lui, non riusciva in alcun modo a scappare.
“Calmati ora….
va tutto bene.” Gli sussurò con tono dolce il
generale poggiandogli una mano sulla testa e scompigliandogli in modo
affettuoso i capelli castani arruffati.
Altra pessima idea.
Il bambino lo morse nuovamente sulla
mano lasciandogli
scappare l’ennesimo gemito di dolore.
“Sei proprio un piccolo
drago davvero ribelle. Ma sono
sicuro che andremo d’accordo noi due”
affermò divertito salendo a cavallo e
ordinando ai suoi uomini di tornare al tempio.
Una situazione alquanto insolita per
i cavalieri del sigillo
quel giorno senza dubbio.
I soldati erano ancora agitati e in
preda al terrore.
La causa era dovuta al dragone Legna
che li seguiva
sorvolando il cielo scrutandoli dall’alto, pronto ad
attaccare al primo passo
falso da parte loro.
Una situazione davvero inquietante
oltre che insolita.
Il generale Oror invece, che si
trovava a cavalcare davanti
a tutti, non ci faceva minimamente caso.
Era totalmente preso
nell’osservare il bimbo avvolto nel suo
mantello che si era addormentato teneramente tra le sue braccia dopo
svariati
tentativi di morsi e calci.
Mugugnava nel sonno esausto tenendo
ancora testardamente
stretta in bocca la mano di quello che, da quel giorno, sarebbe
diventato il
suo padre umano.
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