N/A:
Scritta per Fiery,
che nel drabble meme mi ha richiesto: Sutton/Thayer - “Preferisci
il letto o il divano?”. Alla faccia della drabble, lo so xD Il
prompt era splendido e mi ha dato modo di dire alcune cose che mi
stavano sullo stomaco da un po' – in particolare riguardo la
questione Sutton/Emma. Post season finale, presuppone che Thayer ed
Emma abbiano continuato ad avvicinarsi dopo l'arresto di Alec.
Dedicata
alla Mary,
che li shippa da morire
come me!
-Ed eccoci di
nuovo qui!-, cantilena
Sutton guardandosi attorno.
L'appartamento
di Thayer a Los Angelese
è piccolo e umido come l'ha lasciato qualche settimana prima:
nessuno, durante l'assenza dell'inquilino, si è premurato di
sistemare le perdite dal soffitto, e ciò fa sì che, proprio nel bel
mezzo del salone, si sia creata una grossa pozza d'acqua.
Thayer posa
la borsa con il pc sul
tavolo e si fa avanti per saggiare l'entità dei danni: ad un primo
esame, non sembra nulla che un paio di stracci non possano risolvere.
L'idea di
sistemare la perdita quella
sera, dopo uno stremante viaggio Phoenix - L.A., non lo alletta per
niente: del resto, hanno in programma di restare in città solo un
paio di giorni, quindi non è il caso che si dedichi ai lavori di
casa. Il tempo di trovare le informazioni su Rebecca che cercano e
torneranno a casa: non che questa prospettiva – con suo padre
accusato di omicidio e la sua nuova inquietante matrigna a ronzargli
in casa – sia particolarmente confortante.
Sutton
armeggia con il cellulare,
mentre lui asciuga alla bella e meglio il pavimento.
-Il divano è
salvo, per fortuna-,
annuncia, senza tuttavia riuscire a catturare l'attenzione della sua
compagna di viaggio.
-Allora-, si
schiarisce la voce.
-Preferisci il letto o il divano?-
Sutton alza
gli occhi dal suo I-Phone
per rivolgergli uno sguardo a dir poco eloquente – uno dei suoi
sguardi alla Sutton Mercer che sarebbero capaci di far inchinare
anche una regina.
-Capito,
capito-, Thayer alza le mani
in segno di resa. -Fa' finta che non ti abbia chiesto nulla-.
-Una volta
non l'avresti fatto,
infatti-, insinua lei, in un tono a metà tra il malizioso e il
risentito, continuando a giocherellare con il touch screen.
Thayer ignora
l'allusione e si dirige
verso la credenza per vedere se è rimasto qualcosa di commestibile.
Sutton
gironzola per l'ingresso, si
toglie prima la giacca, poi le scarpe.
-Sai....-
comincia, sfiorando il
copridivano ricoperto da una sottile patina di polvere. -Non devi per
forza dormire sul divano. Potremmo dividere il letto-.
-Non ci
provare-, Thayer volta appena
il capo. -Non funziona più così-.
-Oh, certo.
Perché ora c'è Emma la
santarellina, dico bene?-
Quando si
volta verso di lei, Sutton ha
dipinta in viso una smorfia carica di disappunto.
-Non c'entra
Emma, ma il fatto che tu
mi hai usato come un giocattolo, l'ultima volta che siamo stati qui-.
Niente giri
di parole, niente inganni:
Thayer è sempre stato tanto sincero quanto lei è bugiarda. Non le
hai mai nascosto i sentimenti che prova nei suoi confronti, né ha
intenzione di celare quelli, confusi, che stanno pian piano nascendo
per Emma.
Sutton non è
abituata alle risposte
dirette. Non è abituata ad essere messa alle corde.
Si morde il
labbro, poi esibisce un
sorrisetto tirato.
-Non mi
sembrava che ti dispiacesse-.
Thayer
afferra senza dire una parola il
suo borsone e attraversa la stanza senza neppure guardarla.
-Buonanotte,
Sutton-, dice, chiudendosi
alle spalle la porta della camera da letto.
Al diavolo la
cavalleria: il letto è
suo.
La sente
sbuffare.
Sutton si
gira e si rigira, si alza,
rovista tra gli sportelli, va in bagno e tira lo sciacquone. Non sta
ferma un momento, quasi si stesse vendicando della scomoda
sistemazione impedendogli di prendere sonno – e, considerato il
tipo di persona che è, non è un'ipotesi così improbabile.
Lui sospira e
chiude gli occhi,
affondando la testa contro il cuscino nel tentativo di attutire
rumori e pensieri.
E' in quel
letto che lui e Sutton hanno
fatto l'amore, è lì che lui, dopo averlo immaginato per anni, ha
potuto baciarla e spogliarla, e accarezzarle i capelli mentre la
stringeva a sé.
Neppure si
immagina, lei, quanto sono
valsi per lui quegli istanti: è questo a riempirlo di tristezza.
Sarebbe un
idiota se non sapesse che,
in quel momento, Sutton ha agito senza pensare, mossa dalla delusione
e dalla gelosia; però, in cuor suo, Thayer sperava che da quel gesto
impulsivo sarebbe scaturito qualcosa di più. Che, conoscendo i suoi
sentimenti, non li avrebbe sfruttati per poi calpestarli subito dopo.
Eppure lui le
è rimasto ugualmente
accanto, perché il pensiero di averla persa per sempre l'aveva
pietrificato a tal punto da fargli venir meno ogni certezza; e Sutton
l'ha ignorato anche allora, quando era l'unico a credere in lei,
preferendo girare attorno ad Ethan – felice con Emma.
Solo ora che
è Thayer ad aver trovato
in Emma un'amica – e forse qualcosa di più – Sutton torna ad
interessarsi a lui, a tenerlo d'occhio quando è in compagnia della
sua gemella, a lanciargli frecciatine ogni due per tre. E' stata
proprio lei ad insistere ad andare con lui a Los Angeles, anziché
scambiarsi con Emma.
Da bambina,
Sutton Mercer aveva sempre
a disposizioni nuovi giocattoli, che, annoiata, accumulava in un
angolo della sua stanza. Piangeva e strepitava per una vecchia
bambola solo quando questa passava a Laurel, finché i genitori non
acconsentivano a restituirgliela.
Tra persone e
giocattoli, per Sutton
non c'è mai stata molta differenza.
-Thayer?-
La voce di
Sutton è bassa e risoluta
oltre la porta chiusa. Lui si preme il cuscino sulle orecchie, finge
di dormire.
-Sei sveglio?-
Con un
sospiro, Thayer si alza dal
letto.
-Che c'è?-
Dietro lo
spiraglio aperto di porta,
Sutton indossa un pigiama semplice – così poco da lei – e
ha i capelli arruffati.
-Voglio
parlare-.
-Di cosa vuoi
parlare?-
Contro la
logica dei suoi ragionamenti
inoppugnabili, Thayer non riesce ad avercela con Sutton e a chiuderle
– metaforicamente e letteralmente – la porta in faccia.
Lei siede a
gambe incrociate sul letto,
di fronte a lui: nella penombra, la sua figura è una massa
indistinta di ricci scuri.
-Che cosa ci
è successo, Thayer?-,
chiede, senza malizia, senza superbia. E' solo una domanda al suo più
vecchio amico – il fratello di Mads, che è sempre stato come un
fratello anche per lei.
-Te l'ho
detto, Sutton. Non è stato
molto bello da parte tua usarmi-.
-Non eri così
distante quando sono
tornata a Phoenix-, ribatte subito lei, senza negare o giustificarsi.
-Almeno non finché tu ed Emma non siete diventati pappa e ciccia-.
Eccola di
nuovo con quella punta di
gelosa irritazione nella voce, infantile come una bambina: anche se
sa perfettamente di essere per lei solo una vecchia bambola, per
Thayer non riesce a soffocare quel pizzico di soddisfazione?
-Emma si è
dimostrata un'ottima amica
mentre tu eri fuori città con Ethan. Mi è stata vicina in un
momento molto difficile e mi ha aiutato ad affrontare la verità su
mio padre-, dice con calma, sincero, senza aggiungere né togliere
nulla alla realtà dei fatti.
Emma c'è
stata quando Sutton era
troppo impegnata a girare attorno ad Ethan per chiedergli anche solo
come stesse: naturale che, ad un certo punto, abbia cominciato a
vedere in maniera diversa entrambe le gemelle.
E' a quelle
parole che Sutton sbotta.
-Ma certo,
Emma, la ragazza perfetta!-
La sua non è
una frecciatina come le
altre, né una delle tante insinuazioni maligne: alza la voce, che
rimbomba nel silenzio notturno, e continua presto con quello che si
trasforma in uno sfogo in piena regola.
-L'amica
perfetta, la sorella perfetta,
la figlia perfetta, la fidanzata perfetta! Perché essere amici di
Sutton, quando si può avere Emma, la versione 2.0 che ha sempre la
parola giusta da dire a sorelle, genitori e amici?-
-Non è la
gente a respingerti, Sutton.
Sei tu che l'allontani con i tuoi giochetti-, cerca di spiegarle
pazientemente Thayer.
-Mi ha rubato
la vita, Thayer!-
esclama, quasi urla. -Si è presa la mia casa, i miei genitori, mia
sorella, il mio ragazzo, le mie amiche...-
-Cose che per
te non avevano una grande
importanza...-
-Sì, che
l'avevano!-, grida lei. -Sì
che ce l'hanno!-
Nell'attimo
di silenzio che segue,
Thayer la guarda, e quasi gli sembra di intravedere qualcosa
luccicare negli occhi di Sutton.
-Dio, mi
sembra di parlare con Ethan. O
con Mads-, riprende lei a bassa voce, amareggiata. -Sembra che tutti
quelli che amo credano che sia una stronza senza cuore. Sì, è vero,
a volte mi comporto così, con i miei giochi di bugie, le mie
battutine, i miei inganni... Ma nessuno mi aveva mai voltato le
spalle per questo prima che entrasse in scena Emma. Emma, la Sutton
senza difetti-, esclama, alzando gli occhi al cielo. -Credevo che
almeno tu mi apprezzassi per come sono davvero, difetti compresi-.
Lo sguardo
che gli rivolge in quel
momento Sutton lo inchioda: questa volta è Thayer ad essere messo al
muro dalla sua sincerità, e da quegli occhi scuri che, anche al
buio, lo trafiggono senza lasciargli via di scampo.
-E' così,
infatti-.
Si arrende
all'evidenza dei fatti: non
può fuggire da Sutton.
-Non ho mai
pensato per un solo istante
di rimpiazzarti con Emma. Siete due persone completamente diverse, e
mi piacete così come siete. Tutte e due-.
Sutton non
replica.
China il
capo, annuisce lentamente, in
un muto cenno di comprensione.
Eppure, per
lei quelle parole non sono
abbastanza – Thayer lo capisce senza bisogno di guardarla negli
occhi. Sa che cosa vuole e sa che lui, contro ogni buon senso, glielo
darà.
Sta per
ricadere di nuovo nella
trappola di Sutton, e ne è pienamente consapevole. Soltanto non può
fare nulla per impedirlo, forse perché non è mai realmente riuscito
ad uscire dalla tela in cui lei l'ha imprigionato tanti anni prima.
Sospira.
-Ma la
ragazza di cui sono innamorato
da una vita...- Sutton rialza piano lo sguardo verso di lui,
sbattendo gli occhi. -Non è Emma-.
Si guardano
in silenzio, un'assenza di
gesti o parole che a Thayer – dopo quella prima, chiara
dichiarazione di sentimenti palesi da sempre – pesa come un
macigno.
Poi Sutton si
sporge verso di lui, a
carponi a pochi centimetri dal suo viso.
-No, Sutton-,
la ferma lui, prima che
posi le labbra sulle sue. -No, no, no-.
Lei si
blocca, chiude gli occhi per un
istante, e si ritrae, senza però tornare indietro fino al bordo del
letto dove era seduta prima: si accomoda lì, a pochi centimetri da
lui, abbastanza da sfiorargli la gamba con il ginocchio.
-Se davvero
vuoi che accada qualcosa,
tra di noi- le dice Thayer, con una risolutezza maturata dagli errori
che stupisce lui per primo, -devi prima dimostrarmi che tieni davvero
a me, e che non sono solo un ripiego-.
Sutton apre
bocca per replicare, ma si
ferma prima di parlare. Annuisce di nuovo, con più vigore, resta a
fissare la trama del copriletto per un lasso di tempo che a Thayer
sembra equivalere ad ore intere.
Infine rialza
il capo, ma non lo guarda
in viso; il suo sguardo si punta oltre la sua spalla, come se,
stranamente, si sentisse a disagio.
-Mi sembra
giusto-, dice. Prende un
grosso respiro, poi riprende: -E mi sembra anche giusto, allora, che
tu sappia la verità-.
-Quale
verità, Sutton?-, le fa eco
confuso Thayer.
Dopo un altro
respiro profondo, Sutton
sgancia la bomba.
-Poco dopo la
mia aggressione, ho
scoperto la vera identità di nostra madre: è Rebecca-.
Sì, è finita
xD
Di sicuro
tutto questo poteva essere
detto meglio, ma mi sono fatta prendere la mano dal prompt e questo è
il risultato. Per me, l'unico modo con cui Sutton e Thayer potrebbero
riavvicinarsi sarebbe quello in cui lei gli rivelasse la verità dei
suoi piani con Rebecca – qualunque essi siano – perché
probabilmente implicano anche il rovinare Alec, e difficilmente
Thayer supererebbe questa cosa, a meno che non fosse Sutton a
dirgliela. Contorto?
La coppia
Themma non mi convince, per
il semplice fatto che non credo che Thayer riuscirebbe ad andare
oltre a Sutton così facilmente, dopo esserne stato innamorato per
tutta la vita. E quindi...
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