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TAKING CARE OF THE BELOVED ONES
“Pronto?”
Fin dal primo momento in cui
Ryo aveva sollevato la cornetta per rispondere al telefono, aveva avuto la
brutta sensazione che qualcosa non andasse.
Soprattutto quando sentì la
voce della madre di Touma particolarmente agitata dal'altra parte della linea.
“Ryo-kun,
sono la mamma di Touma-kun, ti disturbo?”
Sanada doveva ammetterlo:
anche se l'aveva vista una sola volta di persona, e sentita forse un paio di
volte al telefono, la madre del suo amico era sempre stata allegra e su di giri.
Non come in quel momento, la cui voce suonava quasi incrinata per il pianto.
“Si
figuri, signora. Che è successo?” chiese Rekka, stringendo con inusitata forza
la cornetta: che fosse accaduto qualcosa a...
“Hai
mica sentito mio figlio di recente?”
Il cuore del samurai ebbe un
brusco sobbalzo in gola.
“N-No,
cioè, ci siamo sentiti la settimana scorsa come al solito, mi aveva detto che
sarebbe partito per qualche giorno per andare a una conferenza a Osaka. Perchè?”.
Il sospiro della donna
all'altro capo non era decisamente un buon segno.
“Lo
so, e dovrebbe essere già tornato da ieri, ma ho provato a chiamarlo per un paio
d'ore e non risponde né al cellulare né al telefono di casa. E Genichiro-kun ha
il telefono staccato, deve essere in laboratorio. Ho chiamato anche Seiji-kun ma
neppure lui sa nulla. Io sono a San Francisco ora, anche volendo non potrei
andare a controllare.” disse lei, doveva essere molto tesa e preoccupata.
Ryo si massaggiò la testa,
cercando di trovare una soluzione.
“Ha
provato con Shin o Shuu?”.
Il silenzio che regnava
dall'altra parte gli fece capire che si, probabilmente aveva tentato ma che non
aveva ricevuto alcun risultato.
“Cosa
può essergli successo? Anche se è un pigrone, Touma è molto preciso e quando lo
chiamo mi risponde sempre...”.
“Si
calmi, ora.”.
Con voce ferma e posata, Ryo
bloccò il fiume di parole e preoccupazioni della giornalista mentre, al
contempo, frugava nel cassetto del mobiletto del telefono: trionfante, recuperò
il libretto degli orari del treno.
Lo sfogliò, tenendo la
cornetta tra l'orecchio e la spalla.
“Ascolti,
c'è un treno che parte da qui tra mezz'ora. Posso essere nel Kansai per le
cinque e mezza. Intanto che vado, chiamo gli altri e vedo se riescono a
raggiungermi laggiù. Non si preoccupi, appena troveremo Touma la faremo chiamare
da quel panda pigro!” cercò di ridere, soprattutto per rassicurare la madre del
suo amico, ma sentiva lo stomaco chiudersi al pensiero di un Touma disperso.
Salutò distrattamente la
donna mentre, meccanicamente, cominciava a raccogliere abiti ed effetti
personali da schiaffare in una borsa presa a caso dall'armadio.
Scribacchiò rapidamente un
appunto per il padre, se mai fosse tornato a casa almeno avrebbe avuto sue
notizie, e si precipitò fuori di casa, richiamando Byakuen con un fischio.
Elegantemente, la tigre
balzò fuori dagli arbusti, guardando con aria curiosa il ragazzo pronto a
partire; Ryo gli si inginocchiò di fronte, accarezzandogli affettuosamente la
testa: “Byakuen, devo partire. Touma sembra essersi messo nei guai e devo andare
a dargli una mano. Cerco di tornare presto.” tranquillizzò l'animale.
Il felino lanciò un gran
ruggito di approvazione, guardandolo fisso negli occhi blu.
Rekka s'alzò, rivolgendo
alla tigre un ultimo cenno di saluto prima di saltare il cancello e correre
verso la stazione.
§§§
Era riuscito a fare per un
pelo il biglietto e a salire, o meglio saltare, sul treno un attimo prima che le
porte si fossero richiuse dietro di lui.
Ansimando, si sedette al
proprio posto mentre estraeva dai meandri delle tasche il proprio cellulare.
Il primo numero che fece fu
quello di Seiji, che gli rispose praticamente subito.
“Seiji,
sono io. Touma sembra sparito e io sono in viaggio per...”
“Ci
vediamo a Osaka, alla coincidenza delle cinque per Hirakata. Vedi di non fare
tardi.”
“No,
aspetta. Se sei a casa, ti ci vuole molto più di me ad arrivare!”.
“Non
sono a Miyagi, lo Shinkansen è appena uscito da Tokyo, in quattro ore più o meno
riesco ad arrivare. Ho già chiamato Shin e Shuu e anche loro sono in partenza da
casa. Ci vediamo tutti sulla banchina del treno per Hirakata, la madre di Touma
mi ha detto dove sono le chiavi di scorta.”.
Ryo chiuse la comunicazione
ma restò a fissare per parecchi minuti, con un vago sorriso sul volto, lo
schermo del cellulare, su cui campeggiavano i loro visi, sorridenti e allegri in
quella calda giornata d'estate di pochi mesi prima.
Non era stupito dal
comportamento dei suoi nakama, anzi, qualcosa nel cuore gli aveva detto fin da
subito che sarebbero partiti all'istante.
Chiuse lo sportello del
portatile e lo ripose in tasca, lasciando vagare lo sguardo sul cielo,
stranamente ingombro da soffici nuvolette bianche.
“Stiamo
arrivando, Touma.”.
§§§
Quando finalmente, correndo,
Ryo raggiunse il binario della coincidenza, trovò il treno già fermo e le porte
che si stavano chiudendo.
Con un balzo felino e una
specie di ruggito, si slanciò in avanti, ruzzolando all'interno del vagone con
un tonfo sordo e un mugolio di dolore nell'esatto momento in cui le porte si
erano richiuse alle sue spalle.
Respirando affannosamente,
il moro stava rannicchiato a terra, con la borsa a fargli da cuscino e le voci
di Shu e Shin preoccupate a chiamarlo; riuscì ad aprire finalmente un occhio,
ritrovandosi davanti i loro visi ansiosi e la mano di Seiji tesa per aiutarlo a
mettersi in piedi, mano che Rekka afferrò più che volentieri: “Temevamo che tu
non riuscissi a raggiungerci.” replicò quietamente Korin, passando un braccio
del ragazzo dietro le proprie spalle e sollevandolo in piedi per accompagnarlo
al sedile mentre i due rimasti si contendevano la borsa da trasportare,
“Scusatemi!” esclamò Sanada imbarazzato, sedendosi accanto alla luce, “E' che il
mio treno s'è fermato nel bel mezzo della campagna per non so quale guasto e
siamo arrivati in ritardo.” biascicò, accettando la bottiglietta d'acqua che Shu
gli passava.
Quando ne ebbe svuotata
metà, finalmente Rekka riprese a respirare normalmente: “Notizie dello
scomparso?” domandò con voce grave, facendo posto accanto a sé a Shin, “Io ho
provato a chiamarlo per tutto il tempo ma nulla...” borbottò.
Shu scosse la testa,
afferrando la manina sottile di Shin: “Nulla di nulla, al telefono di casa non
risponde, e neppure al cellulare. Sono preoccupato.” concluse il cinese.
“Lo
siamo tutti,” lo redarguì Shin, stringendosi nelle spalle: “Per questo siamo
qui.”
Era vero, si erano tutti
riuniti lì, senza che praticamente nessuno dicesse nulla, come a voler
sottolineare che il loro legame, anche a distanza di anni, non era cambiato di
una virgola.
“Ormai
ci siamo quasi, adesso vedremo cos'è successo.” disse Seiji con tono lapidario,
un tono che nascondeva la preoccupazione per la sorte del “panda” e un'ansia
strana, che non sapeva ben definire.
Arrivarono ad Hirakata con
qualche minuto di anticipo rispetto all'orario e si ritrovarono a correre come
forsennati nei corridoi della stazione semi-deserta, tenendosi praticamente per
mano per evitare di perdersi, per poi uscire all'esterno, in una piazzetta poco
frequentata che dava su una strada residenziale che, guarda caso, era la stessa
sulla quale sorgeva la casa di Touma.
Con le borse che
ballonzolavano sulle spalle e gli zaini che facevano chinare in avanti le
spalle, lo strano gruppo di velocisti attraversoò in un lampo metà del
quartiere, sotto lo sguardo stupefatto delle poche persone in giro, e con Seiji
in testa a guidarli, raggiunsero una villetta graziosa ma malinconica, col
giardino tutto disordinato e le tende alle finestre visibilmente impolverate:
era come se ci fosse qualcosa di estremamente abbandonato.
I quattro rimasero qualche
minuto immobili, poi fu Shu a trascinarli tutti dentro il giardino con
decisione: “Seiji, dov'è la chiave?” chiese, cominciando a frugare tra l'erba
attorno alla porta d'ingresso.
Seiji sembrò riscuotersi e
si avvicinò a lui, prendendogli la mano e allungandola verso il vaso di fiori.
Sotto, c'era una chiave lucida.
Chiave che Ryo gli strappò
di mano per infilarla di scatto nella toppa e precipitarsi all'interno: “TOUMA!”
ruggì il ragazzo, abbandonando la borsa in un angolo e accendendo tutte le luci
che trovava. Controllò il salotto, il bagno, perfino la cucina e lo sgabuzzino,
ma del compagno non c'era traccia e il silenzio che regnava nell'abitazione era
inquietante.
Gli altri tre lo avevano
seguito e imitato nell'abbandonare le borse, e Seiji si era diretto senza
indugio al piano di sopra, salendo con cautela le scale, preda della paura
irrazionale dell'ignoto.
Si mosse cautamente, a
tentoni nel buio, e non riusciva a distinguere nulla, il che era già di per sé
strano, quando all'improvviso il suo piede cozzò contro qualcosa che stava per
terra, morbido e caldo al tocco, sembrava respirare.
Un brivido di terrore
autentico lo colse, mozzandogli il respiro, nel momento in cui quella che era
chiaramente una mano gli aveva afferrato il fondo dei pantaloni e un rantolo
simile a quello di un animale ferito lo aveva raggiunto.
Gridò, facendo un balzo
all'indietro e mettendosi istintivamente in difesa.
Qualunque cosa fosse, cercò
di pensare, poteva aver fatto del male a Touma e poteva farne a loro...
Stava per scattare
all'attacco quando udì le voci dei compagni chiamarlo a gran voce: “SEIJI!”
ruggì Ryo, comparendo nel cono di luce che proveniva dal piano inferiore: “Che
succede?” chiese Shu, puntando verso di loro una torcia, “Abbiamo sentito...
TOUMA!” gridò spaventato il cinese, correndo accanto alla figura rannicchiata
per terra accanto a Korin, che poteva riconoscere in quel momento come
familiare, con quei vestiti inconfondibili, i capelli scuri spettinati e
l'espressione sofferente sul viso che, alzatosi a fatica, era comparso nella
luce intensa del flash.
Sconvolto, il samurai della
Luce si lasciò cadere in ginocchio, sorreggendo il corpo esausto e febbricitante
del ragazzo: “Scotta!” annunciò con tono grave Shin, asciugando il sudore che
imperlava il viso di Tenku, “Stupido panda...” sibilò Date, sollevandolo tra le
braccia per portarlo nella sua stanza mentre il Torrente correva in bagno a
cercare qualcosa per far abbassare la febbre.
Mezzo minuto dopo, Mori si
precipitò fuori nel corridoio ormai illuminato dalla luce del bagno e della
camera da letto del loro compagno, e mollò a Shu e Ryo una lunga lista e un
borsellino pieno di monete: “Andate a prendere queste cose, muovetevi!” sbottò
lui con tono sbrigativo.
I due ragazzi non se lo
fecero ripetere e scesero di volata le scale, sbattendosi la porta di casa alle
spalle; sospirando sollevato, Shin prese il catino pieno d'acqua fresca e lo
portò nella stanza di Touma, stupendosi dell'immenso disordine che vi regnava,
fogli e foglietti mischiati a libri e calcolatori, un telescopio buttato in un
angolo assieme a un arco per il kyudo e tantissime fotografie sparse in ogni
dove, tutte che li rappresentavano:per un attimo, Shin si stupì, non credendo
che un panda così riservato come era lui potesse esibire con tale semplicità
tutti quei momenti di vita a chiunque entrasse nella stanza, ma si sentì
ugualmente commosso.
Non mancava nessun istante,
c'erano perfino quelli della gita a Yomiuri Land, quando erano andati a vedere
quel concerto per cui Shu aveva rotto le scatole per mesi: diamine, aveva
comprato i biglietti per tutti ancora prima che loro dicessero di si!
Erano davvero carini, con
quelle magliette addosso, decorate da una stampa di un cuore infuocato e
accompagnato dalla scritta OUR FLAME NEVER GOES OUT.
Restò un attimo a osservare
i loro visi allegri e felici, sentendo una strana sensazione all'altezza dello
stomaco.
“E'
una brutta influenza...” borbottò Seiji in quel momento, riconducendolo alla
realtà: “Deve essersi ammalato ma deve averla trascurata... Ed essendo qui da
solo, nessuno ha saputo nulla e neppure ha avuto la forza di chiamarci per farsi
aiutare...” era doloroso vedere una cosa del genere per il Samurai della Luce,
poteva sentire la solitudine di Touma come se la stesse provando lui.
“Come
può ridursi in questo modo...?” a Shin scappò un singhiozzo mentre passava la
pezza bagnata sul viso e il collo dell'Etere: “E' stato uno stupido!” sbottò
amaramente il ragazzo di Sendai, “Sa benissimo che può chiamarmi quando vuole se
ha bisogno, perchè arrivare a tanto?” si chiese, ricordando le condizioni in cui
versava l'altro al suo ritrovamento, vergognandosi anche solo di essersi
spaventato in quel modo, troppo influenzato dai film horror che sua sorella
aveva il vizio di vedere da un po' di tempo a quella parte, obbligandolo a farle
compagnia perchè non si spaventasse troppo.
“Dai,
ora siamo qui e ci prenderemo cura di lui come si deve.” lo rassicurò Shin con
un sorriso: “Prima di tutto, leviamogli quei vestiti tutti sporchi e prendiamo
un pigiama. Poi aspettiamo che tornino Ryo e Shu con le medicine.”
§§§
Era mattino inoltrato quando
Touma si svegliò, tutto dolorante e infastidito dalla luce intensa che proveniva
dalla finestra lasciata spalancata.
Si, ma mattino di che
giorno?
Perchè Touma era convinto
che fossero passati tanti, forse troppi giorni da quando era tornato a casa,
tossendo e con la febbre, da Osaka, giorni che però sentiva di non aver passato
del tutto da solo perchè era convinto che qualcuno ci fosse stato ad accudirlo.
Altrimenti non si spiegava
il fatto che addosso avesse un pigiama pulito e che qualcosa, in camera sua, era
lievemente spostato rispetto a come l'aveva lasciato. Per non parlare dell'odore
di cibo che sentiva presente e proveniente dal piano inferiore?
Forse suo padre era tornato
a casa? O sua madre?
Improbabile, nessuno di loro
era in grado di cucinare neppure i cibi precotti presi al konbini sotto casa.
O forse...
Scostò nervosamente le
coperte e, indossando distrattamente le pantofole disposte ordinatamente sul
tappeto, afferrò al contempo la pesante vestaglia che aveva trovato drappeggiata
sulla seggiola più vicina prima di lasciarsi alle spalle la camera illuminata a
giorno e profumata.
Una volta fuori, il basso
ronfare di una presenza accucciolata sul parquet lo stupì, facendogli sgranare
gli occhi nel momento in cui si era accorto che a montare la guardia davanti
alla sua porta c'era una sagoma ben familiare, dalla lunga e morbida conda
ondeggiante.
“Byakuen...?”
biascicò, stringendosi nell'indumento e chinandosi ad accarezzare l'animale tra
le orecchie, che si mossero appena nel dormiveglia mentre, dal piano di sotto,
il profumo di qualcosa di dolce in forno si univa alla musica che doveva
provenire dallo stereo, il tutto seguito dalla voce di Shu che sembrava
rimproverare Ryo: “Lascialo dormire, ha fatto da babysitter al panda per tutto
il tempo, si merita di dormire un po'. Parlaci tu.”
“Io
voglio lasciarlo dormire!” sembrò difendersi Rekka: “E' solo che suo padre vuole
sapere come stava Touma, visto che ancora non s'è svegliato e certo non posso
dirglielo io!”
“Spiegami
perchè? In fondo, suo padre lo conosciamo tutti. Sarebbe peggio parlare con le
sue sorelle...” e la voce di Shu ebbe un tremito.
“Vuole
parlare con Seiji, e con Seiji parlerà!” concluse con piglio convinto il
ragazzo: “Si, aspetti un momento che lo sveglio... Seiji, c'è tuo padre!”
Sogghignando, col cuore che
sembrava esplodergli nel petto dalla gioia, Touma s'appropinquò al mobiletto a
lato delle scale, dove faceva bella mostra di sé il cordless gemello di quello
che sostava dabbasso, prendendolo tra le mani ancora tremanti e schiacciando il
tasto che attivava la comuicazione in conferenza.
Ci fu un momento di statico,
poi la voce di Seiji che si rivolgeva al padre invase i suoi pensieri con la
forza di un maremoto strappandogli un sorriso appena accennato: “Si, papà. Ormai
non ha più febbre, dovrebbe svegliarsi presto e-”
Touma non potè resistere.
“Per
la cronaca, sono già sveglio.” esordì con il suo miglior tono da maniaco
telefonico con la raucedine: “E gradirei sapere quando siete arrivati.”
Compiaciuto, Hashiba si
godette il fracasso proveniente dal piano inferiore che, simile a quello di una
mandria che correva su per le scale, copriva in parte gli auguri di pronta
guarigione del signor Date prima che questi chiudesse la conversazione
liquidandolo con un “Buon riposo, Touma-kun.”
Disturbato dal fracasso,
anche Byakuen si era svegliato, osserando con espressione distratta i ragazzi
ammassati nel poco spazio tra i due corrimano della scala, le cui voci agitate
strapparono un sorriso compiaciuto a Touma: “Buongiorno.” li salutò con
l'espressione più affabile che poteva sfoderare in quel frangente, e non era
proprio un fiore in quanto a energie.
“Doresti
essere a letto al caldo!” s'indispettì Ryo, cercando di districarsi dalla presa
di Shu sulla sua vita: “Dovresti essere nel mondo dei sogni.” corresse il
cinese, squadrandolo, “Perchè non ci hai chiamato subito?” domandò Shin, con il
grembiule ancora addosso.
L'unico a tacere era stato
Seiji che, mosso un passo in avanti, aveva afferrato la manica della vestaglia
addosso all'Etere, l'aveva trascinato di sotto, evitando miracolosamente i
compagni che cercavano di afferrarlo manco fosse un'apparizione di Amaterasu, e
l'aveva condotto in salotto, spingendolo lungo disteso sul divano.
“Fino
a nuovo ordine, resterai qui.” e per rendere più credibile il tutto, gli aveva
disteso addosso un plaid e si era seduto sul bracciolo, come a volerlo
sorvegliare.
Nel frattempo, erano stati
raggiunti dalla massa vociante degli altri amici e, con Shin che se n'era
tornato in cucina ad armeggiare e Ryo e Shu intenti a battibeccare su cosa
guardare in televisione, Touma sentiva di essere insolitamente sereno.
“Mettete
Tv-Asahi, è domenica mattina e ci sono i Gobusters e Fourze, non ho intenzione
di perdermeli.” tagliò corto Seiji in quel momento, squadrandoli con piglio
severo.
“Al
nostro algido Korin piacciono i tokusatsu?” chiese il cinese con tono seriamente
stupefatto e incredulo: “Strano, ti facevo più tipo da taiga drama, sai?” lo
sfottè.
“Scommetto
che hai seguito tutti gli Shinkenger.” rincarò la dose Ryo con un sogghigno fin
troppo faceto.
“Prendimi
in giro quanto vuoi, ma chi è quello che, l'ultima volta che siamo andati ad
Akihabara, si è messo a fare gli occhi dolci alla Figuarts del Tora Origami?”
decretò Seiji con tono tranquillo.
Rekka arrossì visibilmente,
affossando il viso nel cuscino che teneva sulle ginocchia: “Somiglia a Byakuen,
tutto qui.” borbottò.
Touma s'impadronì del
telecomando e armeggiò qualche minuto con i tasti, proiettando sullo schermo
fino a poco prima spento il familiare logo dei Super Sentai: “State zitti o non
si sente nulla” li rimproverò, accoccolandosi sulle ginocchia di Date.
Quando Shin ritornò in
salotto, ormai mezz'ora dopo, trovò Ryo e Shu in piedi, a imitare le movenze del
tipo vestito di bianco che saltellava sullo schermo, gridando qualcosa di
incomprensibile mentre, sul divano, Touma e Seiji s'erano addormentati, con la
mano del Nimbo ad accarezzare dolcemente la guancia dell'Etere.
“Smettetela
di gridare che “lo spazio è qui” e venite in cucina ad aiutarmi a preparare la
colazione. Quando si sveglieranno avranno fame.” decretò il Torrente ridendo,
afferrando entrambi per i polsi e tirandoseli dietro: “E dopo, andatevi a
cambiare, che dovrete accompagnarmi a fare la spesa, non potete venire in
pigiama.” notò.
§§§
Touma si risvegliò, fresco e
riposato, con una sensazione di calore incredibile sul viso.
Si stiracchiò, accorgendosi
solo in quel momento di aver dormito sulle ginocchia di Seiji, che si era a sua
volta addormentato come lui.
Con un sorriso affettuoso,
poggiò un bacio leggero sulle dita del biondo che stavano poggiate sulla sua
guancia, poi s'alzò barcollante dal divano, col pigiama che gli arrivava oltre
le mani e i pantaloni leggermente più larghi di quello che ricordava.
Confuso, si spinse fino in
cucina ma non trovò nessuno, solamente la tavola apparecchiata per due e un
bigliettino poggiato sulla macchina del riso.
Tou-chan, Seiji, ho
portato i bambini a passeggio, voi cercate di mangiare qualcosa mentre siamo
via, soprattutto tu, To-chan, che hai perso peso in questa settimana.
Voglio trovare i piatti ripuliti, sono stato chiaro?
Vi porteremo qualcosa.
Shin
“Pancakes,
flan di azuki, biscotti, fingerbreads inglesi... Shin ti vizia proprio.”
Il tono divertito di Seiji
fece sobbalzare il convalescente, a cui cadde di mano il foglietto; Korin si
chinò a raccoglierlo per lui, restitendoglielo e facendo in modo al contempo che
le loro dita si sfiorassero per poi, a sorpresa, gettargli le braccia al collo e
stringerlo con inusitata forza a sé, lasciando che si rilassasse nella sua
stretta.
“Cos'è
questo slancio di affetto?” lo sfottè a mezza voce Hashiba, aggrappandosi però
alle sue spalle come ad un'ancora.
Il biondo non rispose, si limitò ad
abbracciarlo ancora, posandogli un bacio sulla tempia scoperta, per un attimo
Touma potè giurare di aver visto una lacrima scorrere sulla sua guancia, prima
di accompagnarlo alla sedia per farlo mangiare.
Rimasero in silenzio, mentre le mandibole di
Touma entravano in funzione e quelle di Seiji restavano irrimediabilmente
immobili, ciascuno sperduto nei propri pensieri.
“Non
vorrai farmi ingrassare.” lo rimproverò all'improvvisò Hashiba, presentandogli
un piatto di mochi giusto sotto il naso: “Shin ha cucinato per un reggmento, e
sono convinto che un simile trattamento l'abbia riservato anche a Ryo e Shu, ma
loro erano in due e da solo non penso di poter mangiare tutta questa roba.”
disse l'Etere con un sorriso che voleva essere rassicurante ma che, al
contrario, appariva esausto e un poco malinconico, forse per gli strascichi
della malattia.
Ma il biondo non rispose, si limitò a prendere
un dolcetto tra le dita e a sbocconcellarlo distrattamente.
“Sei
strano stamattina...” bofonchiò il moro, tossendo sommessamente poco dopo.
Seiji trasalì.
“Vuoi
dirmi che ti succede?” gli chiese con tono gentile l'arciere.
“Prima
c'è qualcosa che dovresti dirmi tu, o sbaglio...?” mormorò lo spadaccino con
irritazione e una velata malinconia nella voce: “Ad esempio, perchè non hai
chiamato aiuto se stavi male? Sarei venuto subito...”
Touma si bloccò con il cucchiaio pieno di
budino tremulo a mezz'aria, pochi centimetri di distanza lo separavano dalla
bocca spalancata; restò qualche minuto in quella posizione, come congelato, poi
depositò il cucchiaio sul piattino e incrociò le mani davanti al viso,
squadrando con attenzione il Nimbo davanti a sé: certo che era carino da matti
con quell'espressione a metà tra lo sperduto e l'arrabbiato.
“Sai,
non è che proprio potessi...” cominciò Touma con cautela: “Sono tornato a casa
che non mi reggevo neppure in piedi, prima di arrivare in camera sono collassato
un paio di volte sui gradini, mi sono fatto discretamente male e alla fine non
penso di esserci neppure arrivato in camera... Stavo veramente male...” ammise.
“Lo
sappiamo, ti abbiamo trovato per terra... Ci siamo spaventati quando tua madre
ci ha chiamato dicendo che non riusciva a contattarti in nessun modo. Ti abbiamo
trovato per terra e non riuscivamo a farti scendere la febbre in nessun modo. A
quel punto abbiamo chiamato il tuo medico, e alla fine ci siamo riusciti.”
spiegò sommariamente il ragazzo di Sendai, ricordando l'isteria collettiva a cui
il medico aveva assistito al suo arrivo, con una tigre che dormiva in giardino,
Ryo si era stupito quando aveva trovato Byakuen addormentato fuori dalla porta
di casa e incredulo che questi l'avrebbe seguito, e Shu e Shin che cercavano di
cucinare qualcosa malgrado i casini che Rekka combinava puntualmente.
Mentre lui era asserragliato in camera di Touma
con il medico e il malato.
La mano fredda dell'arciere sulla sua lo
riscosse e, quando alzò lo sguardo, se lo trovò davanti che sorrideva e gliela
stringeva con affetto: “Grazie.”
Date si sentì avvampare.
Non ebbe però neppure il tempo di voltare il
viso perchè un paio di labbra si erano poggiate sulla sua fronte, paralizzandolo
lì in un istante, per poi scendere fino alle sue, dove premettero con
particolare intensità e forza: quando si staccarono, Seiji vide Touma
sogghignare amabilmente.
“Ora
mangia.”
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