Self
Esteem Fund
Several
days before May 16 200X - GLaDOS is fitted with morality core to
prevent hostility. Aperture hosts its Bring-Your-Cat-To-Work-Day,
GLaDOS uses BYCTWD as a way to get around her core, murders
scientists, and assumes control of facility.
–
Timeline
dell'universo di Half-Life
“Torretta
dietro l'angolo, telecamera a destra, pozza d'acido dritta davanti a
te. Non è difficile, ma fa' attenzione.”
Jowd
risponde solo con una mezza traccia di sorriso. Non teme di
distrarsi; anche lui, dalla sua tana metallica, è sempre
rapido e
attento e discreto. Ormai si sono abituati a camminare insieme.
D'altra
parte, anche lui è pur sempre un suono – un canto
accompagnato da
un'immagine evanescente, uno di quei suoni che sono divenuti propri
del suo organismo, come se l'udito stesse rubando agli occhi tutta la
loro luce.
Non
che in questo mondo ci sia molto da vedere, in fondo. Solo tanto nero
e tanto bianco, e quel grigio rossastro che riempie le vie di mezzo,
marcescenti, abbandonate.
“Farò
del mio meglio,” pensa l'uomo, sorridendogli forte da dentro
la sua
mente. “Nel caso, comunque, attento a non
scioglierti.”
“Non
preoccuparti, ci ho fatto l'abitudine. Dal mondo di là
è facile
riavvolgere il tempo.”
Molto
è passato dall'evento esclusivo di Aperture Science, molto
altro
ancora da quando la voce di lui lo accompagna. Nella lunga linea dei
giorni anche C. era quasi passato, una goccia argentea nel fiume
catramoso del tempo. Aveva promesso alla Voce e a se stesso che non
sarebbe mai più accaduto; ma lui, in quella tremenda
allucinazione
dalle pareti bianche, è l'unica cosa vera. Per quanto vero e
concreto possa essere un fantasma, così caro,
così lontano.
Lui
osserva l'ombra del suo amico, ed è davanti alle telecamere;
ora non
può neppure chiudere gli occhi per vederlo tutto quanto, una
sagoma
dolce e nera tratteggiata nel rosso. Anche Jowd vorrebbe la sua
saggezza e il suo potere – la violenza del suo rimorso sempre
nascosto, forse, si affievolirebbe in quella corsa disperata
all'indietro, di giorni e settimane e forse anni. Ma lui non
può
cancellare la morte e neppure può sapere; deve solo fare
attenzione
a quella piastra semovente lassù, prima che il portale lo
inghiotta
e lo scaraventi nel mare verdastro. Sarebbe solo altro lavoro per
Sissel, e chi sa se a buon fine.
Bring
Your Cat to Work Day suonava così accogliente e
familiare.
Alma aveva insistito tanto, Kamila saltellava di gioia. Anche lei
amava la scienza.
Non
può farci nulla – la loro immagine ritorna
prepotente, tra un
portale e l'altro. Chissà dove, chissà
perché; ricordi perduti da
qualche parte in quello scatolone sconfinato.
Jowd
distoglie lo sguardo, per guardare da qualunque altra parte che non
sia loro. Sissel picchietta il vuoto con la coda, laggiù
nella sua
mente, quieto nel suo nucleo.
Si
chiede ancora cosa volessero da lui, dalla sua famiglia; cosa dal suo
gatto. Ma teme
di saperlo bene.
*
“Te
ne sei accorto, Sissel?”
“Di
cosa?”
Le
camere test minacciano di afferrarlo e tirarlo giù ad ogni
passo –
le piattaforme sembrano crescere come altissimi funghi, lontane e
lontane dalla terra bianca. La luce d'emergenza risplende
lassù,
quasi impercettibile. La fuga.
“Non
l'hai mai fatto prima d'ora,” dice Jowd, e il suo pensiero
è
flebile e magro, come un sussurro nel vento. “Raccontami cosa
è
successo.”
I
portali lo guidano in alto, inerpicandosi a forza di braccia.
Dall'altro lato della sua mente, Sissel è seduto e osserva,
in cerca
di pericoli nascosti. Ma i nuclei sono scavati a fondo, quasi
artefatti in questa stanza – verso la fine dei test, ogni
volta,
anche un gatto fatica.
“Io...
io non lo so per certo.”
L'anima
di ferro di Jowd ha sempre avuto le sue crepe. La serpe del dolore
è nascosta – ma i sibili si sentono, tutto
attorno, e tagliano
a
fondo.
Ha
tanto di cui pentirsi. Se avesse saputo che il suo gatto sarebbe
morto lì, in quelle sterili pareti di latte, si sarebbe
licenziato
lui stesso; perché lui è padrone della sua morte,
non di quella
altrui.
Non
meritavano lo stesso destino, non per errori soltanto suoi.
Sissel
ha gli occhi che splendono come gemme in tutta
quell'oscurità – si
dondola nel vuoto, quieto.
“Tutto
ciò che ricordo dell'inizio sono luci forti e molte parole.
Mi
ricordo una voce, poi il buio; nient'altro. Sembrava una strana
scatola.”
La
mascella di Jowd si tende in una smorfia di amarezza. Le labbra non
si aprono – spera che le telecamere non la colgano.
“Scatole
di
Schrödinger.”
“Scatole?”
“Aggeggi
curiosi. Qualcosa che renderebbe un gatto vivo e morto allo stesso
tempo.”
“Si
direbbe che sia il mio esperimento.”
Jowd
quasi sorride, nonostante tutto. Ringrazia il cielo, o
chissà quale
dio, che lei
non possa arrivare fin lì –
può udire ogni fruscio e
schiocco, ogni urlo d'agonia, ma non i loro pensieri.
La
Portal Gun gli pesa quasi nulla sul polso, piena di uno spirito amico
e di tutte le loro lunghe parole affamate.
Lei
non saprebbe mai portargliela via. E anche se fosse? Non
può
portargli via lui, almeno lui. Non chi è già
morto.
Il
pensiero lo fa sospirare di sollievo. Nel guardare in alto,
Jowd
quasi non vede splendere la sfera, mentre il suo bagliore è
ingoiato
dal muro e le piattaforme semoventi iniziano a scorrere sul corridoio
acido.
“Nella
scatola c'era una luce. Un circolo di brillanti, verde, forse. Ci
giocavo e dormivo, pian piano, a passi lenti. Non ci è
voluto
molto... l'aria era scura, e non riuscivo a muovermi. Prima le
zampe, la coda, poi il battito del cuore.”
Spinto
da un vettore capriccioso, l'uomo cade in picchiata sulla piattaforma
più alta, giusto al centro della stanza –
l'architettura folle di
quella prigione sembra essere costruita intorno a un solo pilastro,
nei bagliori del metallo, nel bianco del cemento, nell'acido che
continua a vomitare fumi maleodoranti.
“Hai
capito cosa era successo?”
“Non
subito.”
Sissel
sembra così leggero in quel mondo di fuoco. Jowd si permette
di
abbassare le palpebre; si vede di fronte a lui, in silenzio, e gli
sorride per un attimo. Riprende a balzare sulle piastrelle.
“Nulla
finché non ho chiuso gli occhi. Allora tutto è
diventato rosso –
ma io ero azzurro, e bruciavo. Come una fiamma.”
“Sarà
sempre un mistero, eh?”
“Suppongo.”
D'altra
parte, in quel posto non c'è nulla che sia davvero
abbastanza vicino
e chiaro; non abbastanza, almeno, da poterlo stringere tra le dita e
sentire una nuova sicurezza. L'unica speranza è la Portal
Gun, il
ponte tra loro. Jowd si aggrappa più forte ai grilletti,
prosegue.
“Più
tardi ho sentito un gran rumore, quando la luce era già
spenta. Un
ronzio come di macchina e un lungo movimento in basso. Io,
immobile. Qualcosa è diventato fluido, e il mio corpo ha
battuto
contro un pavimento, molto a fondo. Era così
scuro...”
Le
profondità di quegli abissi devono essere davvero buie. Jowd
nota
con sarcasmo quanto i fiumi d'acido si siano moltiplicati negli
ultimi giorni. Lei forse lo teme?
Non
può essere, qui non c'è nulla di normale
né di sensato. Solo
pericoli. Lo sa, e
continua a fare il suo dovere.
“Avevo
tante
scatole intorno a me; le vedevo, uguali alla mia. E appena prima
di poter
pensare, prima di vedere quel che c'era dentro, è entrato
liquido
nero ovunque, da fuori. Io avevo paura. Avevo bisogno di un appiglio
che non fossero le mie ossa – le sentivo sciogliere in
silenzio.”
L'uomo
si aggrappa alla piattaforma trasparente, reprimendo il fremito di
sfinimento e di orrore. Non deve perdere il controllo; ma sotto
c'è
la voragine, e cos'altro fare?
“Ho
potuto, per fortuna. Sono fuggito e lì sono rimasto, molto a
lungo,
credo, nel cilindro di metallo. Era freddo e luccicava – ma
non
come prima. Quel brillare era spento.”.
“Mi
chiedo come ci si senta a vivere in un palo per settimane. Uguale
alla mia sensazione, forse?”
Sissel
sorride, al suo modo di gatto. Abitare nel giaciglio di Jowd
è molto
più comodo; ma la solitudine soffocante lo raggiunge dalla
mente del
suo compagno, anche oltre la morte. Capisce il suo uomo.
“Sicuramente.
Quando ho sentito muoversi qualcos'altro non ci credevo. Niente si
era più mosso, da tanto. Passavi, e io ho saltato. Eri
tu.”
Jowd
frena sul ciglio della stanza. Si concede un secondo per tornare da
lui, nel suo universo, ed accarezzarlo con tutte le dita, dalla punta
del naso alla coda. Nonostante sia tutto nella sua mente, l'uomo
sente che funziona altrettanto bene. Come ai vecchi tempi, nella loro
casa.
“E
poi la clessidra, la morte... tutto il resto l'ho scoperto per caso.
Appena in tempo per salvare te.”
“Grazie
ancora.”
“Non
c'è di che,” ride Sissel, in un fremito di fusa.
“Non sei il mio
padrone?”
*
È
sorprendente la lucidità con cui Jowd ricorda la propria
breve
morte. Spesso ne scherza addirittura, in gai e sarcastici angoli del
suo cervello, quando il suo gatto è abbastanza stanco da non
rimproverarlo.
E
dire che sembrava la cosa peggiore – ora che è con
Sissel,
finalmente, ha capito in ritardo. Ha capito anche per C., anche per
la sua anima di metallo, ora dispersa nelle lave e nelle ceneri; ha
capito che la solitudine non lascia scampo alla vita, mai. Ed
è così
che ti uccidono in quel luogo – lasciandoti una voce sola,
con
metri cubi d'aria avvelenata.
Ora,
più di prima, Jowd non trema e non soffre. L'ha provato; ed
ora va
solo avanti, instancabile e senza scopo, ma almeno in due. Non
è più
come i mille colleghi che ha avvertito annegare, soffocati dalle loro
stesse urla. Ingoiati dall'ignoto, tutti, tranne lui.
“Ricordi?”
miagola Sissel con una punta d'ironia. “E' stato
qui.”
“Dove
sono morto, o dove sei morto tu?”
“Fa
lo stesso,” risponde lui. “Sei scivolato proprio
allora.”
“Non
pensavo di essere nello stesso luogo. Ma non è difficile
sbagliarsi,”
sbadiglia l'uomo, stanco e annoiato dopo venti camere di test.
Lo
sguardo dello spirito penetra il buio con due lame d'oro.
“Lei
rimescola tutte le carte e ricostruisce da capo. Io ricordo,
però –
su di me non può agire.”
“Sei
fortunato, Sissel.”
Il
vano dell'ascensore è abbastanza solitario da potersi
fermare. La
telecamera è meno assillante, il buio più
invitante.
“E
io sono fortunato ad averti incontrato.”
Sissel
si alza e gli si struscia contro, nel vano gesto di infondere un po'
di vigore in quelle gambe trasparenti e stanche. Conosce le
parole umane
più degli
uomini stessi; e quelle parole, dette dal suo padrone, sono un bene
raro. Jowd si limita a donargli ancora una frase – poi il
silenzio, il più sereno di cui è capace.
“Non
ti scoccia stare sulla mia Portal Gun, vero?”
“Per
me è tutto uguale,” miagola lui, acciambellandosi
ai suoi piedi,
nel nulla. “E poi c'è una bella vista.”
Per
la prima volta in settimane, l'uomo volge i suoi passi indietro, a
contemplare. L'altezza vertiginosa è familiare –
rivede le manine
di Kamila e la sua bocca aperta in un tondo di stupore, quando le
nuvole, per la prima e l'unica volta, li accarezzarono assieme su un
sedile d'aereo. Ma ora non c'è che il cristallo delle
piattaforme,
l'acciaio, il verde mare degli opali velenosi laggiù.
L'ultima
camera è finita, la giornata è morta.
“Sei
un bravo atleta, Jowd. Non te l'hanno mai detto?”
La
grande tuta arancione tocca la piattaforma dell'ascensore in quel
momento. La voce non è nemmeno presente, oggi – le
sue ciance non
hanno effetto per lui.
Brodaglia,
coperte e carezze. La routine è la stessa –
è splendida.
“Lei
non si spreca in complimenti, Sissel.”
“Io
neppure. Non mi potrebbe sentire comunque... e che senso
avrebbe?”
Già
prima di rispondere, Jowd è nella sua stanza. Il pannello lo
accoglie come sempre, con la sbobba e la sua grata nera aperta
sull'inferno. Almeno lì si è al riparo dalle
telecamere.
La
brodaglia scende come nulla, sempre meno nutriente; e non
c'è
ketchup oggi. Ma a Jowd non importa granché. Qualunque sia
la fine, d'inedia o di corrosione,
era prevista e prevedibile; la sorpresa non è che
morirà di una morte irreversibile, ma che non
morirà solo, e
che avranno per sempre tempo, in qualunque luogo.
Il
rosso dei macchinari è così simile al suo. Dalla
branda, sotto le
coperte sintetiche, Jowd lo osserva ancora; spera, e spera invano,
che al di là di quelle aste di ferro intrecciate ci sia un
altro
Ghost World.
Ma
è venuto il momento, e accoglie il suo gatto –
ogni sera, quando
Jowd chiude gli occhi, lui gli si lancia in braccio con una forza
nuova. Sarà perché quando si tratta di lui
è proprio un cucciolo,
sarà perché lo ama.
Si
perde nel mondo dei morti, nel suo etereo calore, per dormire fino al
prossimo giro di radio.
_____
Non
te lo aspettavi, vero?
Mi sono presa questa
libertà per rendere omaggio non solo alla tua splendida
storia - mi commuove ogni volta - ma anche e soprattutto
perché tenevo al tuo desiderio di vederli comunicare. Loro
sono spiriti affini, lo credo anche io.
Mi auguro che questo
headcanon sia abbastanza chiaro. Il giorno in cui GLaDOS chiuse i
battenti e uccise tutti era davvero il Bring
Your Cat to Work Day,
e l'esperimento era
quello di Schrödinger. Considerando che
Sissel è il Schrödinger Cat per eccellenza, l'ho
sfruttato a mio vantaggio.
Il titolo, come al solito, è una traccia dell'OST; e l'ho
scelta con cura!
Spero tantissimo che la cosa ti garbi e ti diletti, e lo stesso per
Shari! Io ho amato scriverla, ho fangirlato tutto il tempo.
P.S.: A chiunque stia leggendo, il merito di unire i miei due maggiori
amori videoludici degli ultimi tempi va a crimsontriforce, e la mia
storia è una ficlet ispirata a Tranne i morti.
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