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LA MACCHINA DEL TEMPO
Laboratorio di Bishop
Il macchinario che troneggiava
circa al centro della stanza era di quelli usciti freschi, freschi da un
romanzo, o da un film di fantascienza, il cui autore si era sbizzarrito con la
meccanica e la tecnologia, miscelando passato, presentì e futuro in un solo
apparecchio.
Al primo impatto visivo era un
blocco di ferro che assomiglia ad una grossa ricetrasmittente da trincea, con
bulloni, pulsanti, levette e lucine blu e rosse che si accendono come quelle
degli alberi di Natale. Ma era la parte superiore a stupire chi la guardò.
Fissata al blocco c’era una cornice di ferro piuttosto grande, come il frame di
un televisore a molti pollici.
Astrid e Olivia fissarono
quell’oggetto dubbiose, ma incuriosite; Bishop ci girò intorno come un insetto
intorno ad un fiore, sorridendo fra sé, fiero di essere riuscito a ricostruirlo
dopo averlo distrutto in seguito ad una cocente delusione. Poi, senza avvertire
le due donne, agendo su un pulsante ed una levetta, attivò l’apparecchio, e
dentro il frame si formarono con lentezza delle immagini che, tuttavia,
restavano sfocate e non sembrava possibile ottenere una maggiore definizione.
L’immagine all’interno della
cornice metallica inquadrò una strada con un’automobile scura che la stava
percorrendo a velocità sostenuta.
Pochi minuti dopo, il video
citofono emise un beep di avviso dell’arrivo di qualcuno.
Astrid andò ad aprire, e fece
entrare Bobby, Sam e Dean. Poi, mettendo il naso fuori dalla porta intravide
l’automobile scura vistava poco prima dentro la cornice, e sorrise fra sé,
divertita.
L’accoglienza di Bishop ai tre
visitatori fu cordiale, quasi paterna riguardo ai due ragazzi, con particolare
attenzione a Dean.
“Come ti senti oggi, figliolo?”
gli domandò lo scienziato, avvicinandosi.
“Meglio, grazie” rispose Dean,
sorridendo. Le aspirine avevano sortito il loro buon effetto, e le spalle non
gli facevano più male, almeno per ora. Alla vista del macchinario, il giovane
spalancò gli occhi e ci si avvicinò, attratto come un bambino di fronte ad un
gioco strabiliante. Aveva visto molti film di fantascienza, ma non ricordava un
apparecchio come quello. In quel momento l’immagine imprigionata nella cornice
ritraeva semplicemente ciò che c'era all'esterno, ovvero: il grande viale che si srotolava a fianco dell'edificio che ospitava il laboratorio.
“Ci sono videocamere di
sorveglianza?” domandò Bobby.
“Oh, no! – rispose Bishop,
rassicurandolo – Non c’è niente da sorvegliare. Fra poco vedrete - Gli ospiti si accorsero
dell’assenza di Peter, e chiesero di lui – Torna subito – si affrettò a rispondere l’uomo – È andato a prendere il gelato”.
Ma Dean aveva un’altra teoria.
Aveva notato, in precedenza, le occhiate torve lanciategli dal giovane, ogni
volta che lui si era trovato vicino a Olivia.
“La mia presenza disturba,
vero?” chiese conferma alla donna. Olivia gli rimandò un’occhiata di grande
intensità.
“Non preoccuparti, Dean. – lo
tranquillizzò – Gli passerà”.
“Si, certamente. – convenne Dean
– Domani ce ne andiamo”.
Lo sguardo di Olivia fu
offuscato da un’ombra di tristezza.
“Mi dispiace” confessò.
“Beh, - tentennò Dean – chi ti
dice che non ci rivedremo? In fondo i nostri lavori si assomigliano. Se a Peter
non dà fastidio …”.
“Lascialo perdere. – tagliò
corto Olivia – Sta attraversando un periodo difficile”.
“Voi due ….” azzarda Dean.
“Da qualche mese” finì Olivia
tornando a sorridere.
“Sta' tranquilla. – la rassicurò
Dean – Non interferirò. Per me la famiglia è sacra”.
“Si vede. – affermò Olivia
sorridendo alla faccia stupita di Dean – Da come voi due vi trattate”.
E mentre Olivia e Dean si
scambiavano esperienze familiari, impressioni, dubbi e sospetti, Astrid era
impegnata a radiografare Sam dalla testa ai piedi, impiegandoci un bel po’ per
arrivare in fondo data l’altezza e l’imponenza fisica del giovane Winchester.
L’operazione avvenne senza profferire parola, e si conclude con radiosi sorrisi.
Alla fine, Sam si sorprese a riflettere sul fatto che quasi tutte le donne
passate nella sua vita avevano sempre avuto i capelli scuri.
Silenziosi e divertiti, Bobby e
Bishop seguivano le scenette.
“Che bella la giovinezza!”
concluse lo scienziato. Bobby approvò.
I
segreti di Olivia
Dean si allontanò da Olivia e
raggiunse Bishop vicino a quella strana apparecchiatura, cominciando anche lui a
girarci intorno curiosissimo, e Bishop si raccomandò che non toccasse niente, ma
lo esortò anche a guardare l’immagine poco chiara che al momento era visibile
all’interno del frame. Dean obbedì e osservò attentamente. Non visto, Bishop
alzò con lentezza una levetta e, l’immagine si sfuocò ancor di più per tornare,
dopo pochi secondi, con qualcosa di meno rispetto alla precedente. E quel
qualcosa di meno provocò un tuffo al cuore di Dean: l’Impala non c’era più!
Alla sua espressione allarmata,
Bishop ridacchiò e tranquillizzò subito il giovane, spiegandogli che ora
l’immagine apparsa risaliva …. al giorno dopo!
“È una macchina del tempo?”
chiese Dean.
“Non esattamente. – rettificò
Bishop – Ma permette di vederlo”. E dopo aver detto ciò, chiamò Olivia, e chiese
a lei e a Dean di rimanere vicini per i minuti successivi, cosa di cui Olivia ne
fu segretamente felice.
Anche gli altri si riunirono
intorno al marchingegno e a Bishop che si muoveva leggero e veloce.
“Walter, - lo interpellò Olivia,
apprensiva – non ci starai per dire che il Portale si sposta, vero?”.
“È quello che temo, mia cara”
rispose Bishop, ora serio.
“Vuoi dire che l’ingresso da
dove sono entrata e uscita non è sempre allo stesso punto, sulla strada?”.
Bishop non rispose subito e
quando lo fece, pose a sua volta una domanda.
“Quando era in biblioteca, il
nostro amico Dean ha sostenuto di aver visto scene del passato di Tolomeo e
Paolo come se fosse sul luogo, giusto? – cominciò, puntando Dean che affermò – E
tu sei arrivata poco prima che Tolomeo, o quello che era, stesse per uccidere
questo ragazzo. – Olivia confermò, annuendo in silenzio – Dov’eri? ” concluse
l’uomo.
“All’ingresso della biblioteca”
rispose Olivia, sicura.
“Hai visto per caso qualcosa
anche tu mentre eri lì?” chiese Bishop.
Una frazione di secondo di
silenzio
“Si. – rispose ancora Olivia –
Ho visto Tolomeo morire sul rogo come se fossi lì”.
“Anch’io” si unì Dean.
Bishop annuì, scuro in faccia.
“Cosa vuol dire?” domandò Sam,
preoccupato.
“Vuol dire che in quel momento
il Portale era nei pressi della biblioteca” dichiarò alla fine.
“Quindi il Portale è mobile”
dedusse Olivia.
“Proprio così” rispose lo
scienziato apparendo non contento della scoperta.
“È una cosa grave?” domandò
Bobby osservando l’espressione buia di Bishop.
“Purtroppo si. - rispose l’uomo
- Quel portale andrebbe chiuso, ma non ci riusciremo mai, se si sposta
continuamente”.
“Okay. – intervenne Dean – Ma
perché avrei visto anch’io? Cos’è successo?”.
Bishop sospirò.
“Perché forse tu hai dei poteri
latenti, Dean. – rispose poi – Perché il Portale è nelle vicinanze come lo è
Olivia, e infine, perché anche Tolomeo era dotato di facoltà psichiche”.
“È vero. – confermò Sam – Anche
Tolomeo aveva poteri psichici” . Pure Dean confermò.
“E li hai anche tu, figliolo. –
constatò Bishop – Mi hai stupito quando sei riuscito a fermarlo solo col
pensiero, impedendogli di uccidere tuo fratello. – Sam annuì, imbarazzato. Dean
gli regalò un sorriso storto.
“Un momento! – intervenne Bobby,
sospettoso – Che influenza avrebbe avuto l’agente Dunham su Dean?”.
“L’agente Dunham è una persona
speciale. – rispose Bishop – E fa parte di un gruppo di persone speciali dotate
di un’energia particolare che sono in grado di trasmettere a chi sta loro
vicino, attivando dei poteri, se ci sono”.
“Si, Walter, - obiettò Astrid –
ma se non ricordo male, la trasmissione di energia deve avvenire per contatto
diretto come una stretta di mano, giusto?”.
“Di regola si, Astrid. –
confermò Bishop – Ma questo è stato un caso singolare in cui sono concorsi altri
fattori che hanno contribuito a estendere l’energia di Olivia a distanza, e a
far emergere, e potenziare le facoltà dormienti di Dean. Anche il Portale stesso
emette a sua volta energia”.
“Allora lei mi conferma che mio
fratello ha dei poteri” esclamò Sam, allarmato.
“Tutti li abbiamo, Sam. -
rispose Bishop – Ma non li usiamo poiché la razionalità e i condizionamenti
esterni soffocano i nostri istinti. Ciò ti preoccupa?”.
Sam scosse la testava.
“Beh, - confessò – insomma …..”.
“Certo che lo preoccupa! -
ribatté Dean, più sollevato e allegro – Perché lui, con i suoi poteri, ha fatto
un gran casino, e ha paura che lo faccia anch’io. O che lo possiamo fare
insieme”.
La battuta allentò la tensione
che si era venuta a creare in seguito alle rivelazioni di Bishop.
“Chi riesce a mantenere i suoi
poteri sempre attivi dovrebbe imparare a ad amministrarli con grande saggezza”
sentenziò Bishop.
“Capito, fratellino?” lo
apostrofò Dean, mollandogli una robusta pacca sulla spalla disponibile.
“Dean, - lo fulminò Sam – devo
ricordarti che con i miei poteri ho anche salvato delle vite, compresa la tua?”.
Altra pacca sulla spalla.
“Certo, Sammy. – replicò Dean –
Non lo dimentico, stai tranquillo”. E dopo aver incoraggiato il fratello, Dean
si girò verso Olivia, che lo guardò compiaciuta e, d’istinto, gli strinse una
mano.
Dean avvertì una strana scarica
percorrergli il braccio, ma non fu dolorosa.
Stiamo per arrivare in
fondo......
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