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RESTING NIGHT SLEEP
C'era il vento, che
batteva il luogo dello scontro appena conclusosi con insolita violenza,
costringendo il gruppo, barcollante e malconcio, a piegarsi mentre percorrevano
faticosamente la breve distanza che li separava dall'accogliente Galleon: poche
le chiacchiere, dopo l'euforia del momento dovuta alla vittoria, pur se
incredibilmente sofferta, contro Basco.
Poche le energie di
tutti, che si sorreggevano vicendevolmente per non cadere rovinosamente a terra,
ma tanta la voglia di riprendersi per ricominciare l'avventura, e la ricerca del
Grande Tesoro.
Poggiato mollemente
contro il fianco di Joe, che lo teneva saldamente dritto malgrado le ferite,
Marvelous bofonchiava qualcosa di difficile comprensione, coi piedi che
incespicavano a ogni passo quasi e il sangue che stillava da ogni graffio
possibile, il che accentuava di molto la sua debolezza già pressante: ma non
poteva negare il sollievo nel vedere tutti i suoi compagni, pur se conciati come
erano conciati, circondarlo.
Erano ancora
assieme, non aveva perso anche loro come aveva perso AkaRed.
Strinse con tutta
la forza di cui era capace la casacca malandata di Joe, alzando appena la testa
per incrociarne lo sguardo e sorridergli, anche se forse più che a un sorriso
somigliava a una smorfia dolorante.
Lui non disse
nulla, si limitò a sistemarselo meglio sulla spalla, cercando di ricacciare in
fondo al cuore la sensazione di gelo che lo aveva attanagliato al loro risveglio
sotto la pioggia solo poche ore prima e cercando di concentrarsi unicamente su
quel peso caldo che gli gravava addosso.
“Tutto
bene?” la voce preoccupata di Ahim precedette di pochi istanti quelle agitate di
Gai e Don, che Marvelous sentiva gli stavano saltellando attorno: “Non premere
così forte sul fianco!” GokaiGreen redarguì lo spadaccino mentre il novellino
della loro sbandatissima famiglia cercava di afferrargli il braccio libero e
sorreggerlo.
Joe sospirò ma non
rispose, limitandosi a stringere la presa sul corpo semincosciente del suo
capitano, del suo amico, e a sussurrargli all'orecchio poche e concise parole
per tenerlo ancorato alla realtà.
Con la testa a
ciondoloni sulla sua spalla, GokaiRed si concesse l'ombra di un sorriso mentre
scomparivano, inghiottiti dal materno ventre del GokaiGalleon, finalmente a
casa.
§§§
Joe accostò la
porta della stanza sua e di Marvelous, cercando il più possibile di non fare
chiasso o confusione: con la cassetta del pronto soccorso tra le braccia, il
giovane spadaccino mosse qualche passo silenzioso all'interno, con lo sguardo
fisso sulla sagoma distesa nella cuccetta dabbasso, che mugolava e si lamentava
per il dolore.
Con un sospiro a
metà tra l'esausto e il preoccupato, Gibken poggiò la scatola di legno sullo
scrittoio accanto ai letti, accendendo l'abat-jour per esaminare meglio le
ferite del compagno, che continuavano a buttare fuori stille di sangue sui
bendaggi logorati dai fendenti di Basco e dalle ripetute esplosioni; poggiò
piano la propria mano sulla spalla sana di Gokai Red, scuotendolo leggermente
per risvegliarlo almeno temporaneamente dal suo sfinimento: non voleva
disturbarlo troppo, ma curare le ferite era importante, soprattutto quando
queste erano estese come le sue.
Debolmente,
Marvelous sollevo una palpebra, sorridendo lievemente nel vederlo lì.
“Come
ti senti?” gli chiese il moro, sedendosi accanto a lui e facendo attenzione a
non schiacciarlo in alcun modo.
“A
meraviglia...” bofonchiò il capitano, cercando in ogni modo di alzarsi, ma
ricavando unicamente altro dolore, che s'aggiungeva a quello che già nelle
ultime ore aveva sopportato dalle prime e non ancora rimarginate ferite: “Sto
benissimo...”
Joe scosse la
testa, tirando fuori dalla cassetta di legno alcune boccette di unguenti:
“Lasciati rattoppare.” gli disse, tenendolo al contempo giù con la mano: “Sei il
capitano, non puoi stare troppo a poltrire in un letto.”
Ma Marvelous fece
per scostarsi: “Prima dovreste rattopparvi voi...” bisbigliò con un filo di
voce, decisamente non era nelle sue migliori condizioni e Joe ancora si chiedeva
dove trovasse la forza di preoccuparsi per loro, quando era evidente che il
peggio conciato, manco a dirlo, era lui.
“Abbiamo
già finito, Gai e Ahim stanno riparando il muro.” gli rispose l'altro,
cominciando a ripulirlo dal sangue con un panno umido e pulito: “Mentre Luka e
Don stanno cucinando qualcosa. Fino a quando non starai meglio, non ci
muoveremo.” l'ultima frase sembrò far storcere il naso al capitano ma Joe non ne
era certo al 100% quindi l'unica cosa che fece fu continuare a occuparsi delle
ferite: con pazienza infinita, le ripulì, le cosparse di unguento e infine le
coprì con le bende, usando una mano così leggera nell'agire che GokaiRed,
stremato e sull'orlo del sonno com'era, per un attimo scambiò quei suoi
movimenti per una carezza affettuosa.
Nella confusione
della febbre che cominciava a salire, quelle attenzioni presero il volto di un
casco rosso, di chi si era sempre occupato di lui in passato, e che in quel
momento Marvelous sentiva più vicino che mai.
“AkaRed...”
biascicò un attimo prima di abbandonarsi al sonno, sfiorando la mano che sostava
sul suo petto, infondendogli un gran calore al cuore.
Gibken sorrise
malinconicamente, chinandosi appena per sfiorare le labbra del capitano con le
proprie prima di alzarsi e lasciare la stanza, raggiungere i compagni che lo
aspettavano al piano superiore e di cui sentiva il ciarlare allegro.
Nella stanza
illuminata, venne accolto da Navi appollaiato sullo schienale del trono, Gai e
Don che discutevano su come disporre i piatti e le portate e Luka che cercava di
applicare dei cerotti sulle dita di Ahim; quando lo videro, tutti smisero
all'istante ciò che stavano facendo per corrergli incontro, tutti gli chiesero
come stesse Marvelous, se avesse bisogno di qualcosa e nel cuore di GokaiBlue si
rafforzò la consapevolezza che stare con quella famiglia di randagi non era poi
così male e che scegliere di seguire quel pirata dall'espressione strafottente,
tanto tempo prima, era stata la scelta più intelligente e saggia della sua vita.
Poggiò una mano
sulla testa di Don, scompigliandogli i capelli con affetto, spinse leggermente
Gai verso il divano, obbligandolo a sedersi e fece cenno a Luka di aiutarlo con
la tavola, mentre Ahim era sparita in cucina, forse per preparare il vassoio per
il capitano: era ormai calata la notte fuori ma lì dentro era come se fosse
giorno.
La battaglia era
finita e davanti a loro c'era solo una lunga notte di riposo.
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