Il cambiamento
Titolo:
Il Cambiamento
Autore:
Beh io!!
Rating:Direi nc17
Genere:
AU
Personaggi:
Angelus, Spike, Io, Cinzia(un’amica).
Riassunto:Tutto inizia alla fermata dell’autobus, una scorciatoia
attraverso il cimitero, un’incontro inaspettato, un’ amore improvviso.
Disclamer:
Credi che se fosse tutto mio sarei qua?!?!?
Note:
Chiedo scusa se ci sono errori grammaticali ma ho
fatto il possibile per eliminarne il più possibile. Accetto ogni tipo di
commento in quanto credo possano essere istruttivi(a
parte i “che schifo” o cose così). Ah, un’ ultima
cosa. So che i cimiteri di solito sono recintati e che i cancelli di notte sono
chiusi, ma per motivi di produzione ho dovuto cambiare le cose.
Cap. 1
L’incontro
-……..- parlato
_......._ pensato
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNNNNNNNNN
Una
mano sbucò da sotto un groviglio di coperte e scagliò la “cosa” che produceva
quel fastidiosissimo rumore lontano dalle orecchie della ragazza che dormiva.
La sveglia andò a sbattere contro un armadio con le ante colorate e smise di
suonare, facendo tornare la persona in questione nel mondo dei sogni.
15
minuti dopo
-
Jessica alzati! E' tardi! Muoviti altrimenti perdi il tram-
Una
voce soave come il suono delle unghie sulla lavagna, le perforarono le orecchie
e quando assimilò la frase si alzò di scatto dal letto e in tutta fretta
cominciò a vestirsi, cercando di trovare dei vestiti decenti in quella camera
che sembrava più un campo di battaglia: scarpe ovunque,libri sotto il letto(di
scuola naturalmente),la scrivania sommersa di ogni cosa possibile
immaginabile,cd ovunque e poi, nell’angolo, il suo indimenticabile borsone da
palestra. Aveva iniziato da qualche anno Boxe e non aveva potuto far scelta
migliore. Era uno sport che aiutava a scaricare i nervi e poi aveva acquistato
un’ottima tecnica di combattimento e, detto fra noi, le serviva, dato che si
cacciava sempre nei guai per colpa della sua boccaccia che non stava mai zitta,
dicendo sempre quello che pensava. E’ vero che bisogna sempre essere sinceri,
ma in certi casi, è meglio stare zitti. In ogni caso ora il suo problema più
grande era, sia prendere il tram,che più di una volta l’aveva lasciata a
piedi,sia trovare una maglietta da abbinare ai jeans. Jessica era una ragazza a
cui piaceva vivere la giornata senza troppe paranoie, non aveva peli sulla
lingua e quando si arrabbiava era meglio starle lontano, perché tutto ciò che
era a portata di mano, faceva una pessima fine.
Quella mattina si era vestita con dei jeans scuri larghi strappati in
fondo, tenuti su da una cintura nera borchiata, una maglietta nera a maniche
corte un po scollata con sopra un teschio rosso,la giacca di pelle nera e le
Allstar nere. I capelli neri erano lasciati sciolti e le toccavano le spalle,
aveva gli occhi verdi/marrone; cinque buchi nelle orecchie e un piercing al
braccio sinistro poco sopra il polso. Quel pomeriggio aveva Boxe quindi, oltre
allo zaino con i libri, prese anche il borsone e corse giù dalle scale che la
portavano in cucina cercando di non uccidersi, per poi salutare la madre e
avviarsi di corsa verso la fermata dell’autobus, mentre s’infilava in bocca un
biscotto al cioccolato. La fermata del tram non era molto lontana da casa sua,
ci volevano cinque minuti con un’andatura tranquilla e dato che lei era in
ritardo, arrivò là in due minuti. Per una volta riuscì a non perdere il tram.
-
Allora sei ancora tra noi! Credevo ti avessero rapito!-le disse la sua migliore
amica Danielle, mentre si sedevano negli ultimi posti in fondo.
-
Haha…non vedi come sto ridendo?!?!?- rispose lei mentre estraeva dallo zaino il
suo unico e solo lettore mp3…. Non girava mai senza musica e di mattino era la
cosa migliore per svegliarsi. Accese l' mp3 e iniziò ad ascoltare le canzoni
dei Linkin Park con il volume a palla, mentre parlava con le sue amiche.
-
Diventerai sorda a forza di ascoltare quella soave musica a palla-le fece
notare Dany, ma lei fece spallucce e si mise entrambe le cuffie, chiuse gli
occhi e appoggiò la testa al finestrino non muovendosi fino alla fermata,
quando scese e svogliatamente si diresse a scuola. Come ogni giorno, lei e Dany
andarono a fare colazione in un bar vicino alla scuola e, dopo aver preso un
cornetto e un bicchiere di the a testa, si sedettero ad un tavolino e
cominciarono a chiacchierare del più e del meno.
-
Vediamo che ore abbiamo oggi-disse Jessy, mentre estraeva dallo zaino azzurro
un diario nero alto e il triplo del normale per tutto quello che c’era dentro.
-
Come se non lo sapessi….-disse Dany, mentre finiva il cornetto e n’ordinava un
altro.
-
Pozzo senza fondo!dunque, vediamo….Dio che giornata di merda!
1°ora economia
2°ora economia
3°ora detesto madrelingua
4°ora tedesco
5°ora inglese
6°ora inglese madrelingua
…...Si
sono sprecati a fare questo orario del cavolo!- disse, mentre con un sospiro chiuse
il diario e lo rimise in cartella. A lei piacevano molto le lingue straniere e
per questo aveva scelto una scuola dove si studiava inglese, tedesco e
spagnolo. La lingua che più l’affascinava era l’irlandese, o meglio il gaelico,
ma non conosceva nessuno che avrebbe potuto insegnarglielo.
-
Approposito…hai poi finito quella storia che hai trovato su internet?-le
domandò Dany mentre pagavano la colazione.
-
No ancora no….Però mi piace da impazzire!-disse con entusiasmo Jessy.
-
Immagino sia piena di sangue-
-
Naaaaa... ma c’è il protagonista che, anche se è un vampiro è un figo da far
paura!- disse
-
Devo ancora capire come fanno a piacerti le storie di vampiri... che poi tra
l’altro non esistono -
-
Questo lo dici tu! Come fai a saperlo? Non ti ho mai visto entrare in un
cimitero per andare a cercarli……. Poi hai anche paura dei cimiteri…. Come puoi
aver paura? E’ il posto più tranquillo che c’è! -
-
Ti sei risposta da sola! Per me è troppo tranquillo e poi tutte quelle
lapidi... brrrr… mi fanno venire i brividi. -
-
Allora una notte andremo a fare una passeggiata in un cimitero! -
-
Neanche morta…. Anzi, se fossi morta ci andrei, ma non ci passeggerei e….-
-
Lascia stare… scherzavo …va beh lasciamo perdere e prepariamoci mentalmente a
passare una giornata d’inferno!-disse Jessy mentre facevano le sei rampe di
scale che conducevano alla loro classe: 3B erica. La classe era al terzo piano
e, anche se c’era un ascensore, lo potevano usare solo i bidelli o i
professori, quindi quei poveri sfortunati(gli alunni)dovevano farsi da quattro
a sei rampe di scale con zaini da cento chili.
-
Poi sostengono che ai ragazzi viene la scogliosi o diventano gobbi… per forza!
Siamo sfruttati peggio dei minatori!- disse Jessy mentre faceva l’ultimo
scalino e arrivava davanti alla sua classe. Fece appena in tempo ad appoggiare
lo zaino che entrò la professoressa e la lezione iniziò. Fortunatamente
interrogò in base il giorno e dato che era il dieci marzo interrogò il numero
dieci e il venti, mentre lei essendo il tredici, poteva sonnecchiare
bellamente, aiutata anche dal fatto di essere nell’ultimo banco della classe.
La giornata passò lentamente e quando finalmente suonò l’ultima campana, in
fretta raccolse i libri e se la svignò, anche se sarebbe rimasta a scuola il
pomeriggio per fare un po’ d’allenamento col sacco. La scuola aveva organizzato
dei corsi di Boxe e lei era stata la prima ad iscriversi, ma dato che era
brava, se ne stava sempre da sola a fare a pugni col sacco appeso al soffitto,
mentre vedeva gli altri ragazzi dannarsi per riuscire almeno un pochino a
spostare il sacco rosso che pesava un accidente. Nella pausa pranzo andò al
forno a prendersi qualcosa da mangiare e, dopo essere tornata a scuola, rimase
nel giardino da sola a non fare niente appoggiata ad un albero. In teoria era l’angolo di quelli di
quinta.... ma solo in teoria. Stava seguendo con lo sguardo un gatto sul tetto
a cui era venuta l'idea di improvvisarsi funambolo, quando un rompiballe che si
schiariva la voce attirò la sua attenzione.
-
Guardate chi si vede, ragazzi-disse Yuri, uno sfigato ripetente di quinta,
mentre si rivolgeva ai suoi compagni dietro di lui che sghignazzavano per non
si sa quale cavolata detta da uno di loro.
-
Hei ragazzina non lo sai che questo è il nostro territorio?!-disse con un
sorriso da pirla stampato in faccia.
Jessica
non gli rispose e anzi, tirò fuori il lettore e lo accese, mentre allo stupido
cominciava a pulsare la vena sulla tempia.
-
Sto parlando con te!- disse e lei lo guardò, gli sorrise e poi disse
-
Ho una mosca fastidiosa che mi ronza nell’orecchio- fece il gesto con la mano
di scacciare la mosca, poi si girò e tornò a fissare il gatto che aveva deciso
di sopravvivere…almeno per quel giorno. Yuri, incazzato, si mise davanti a lei
e la guardò minaccioso. Lei con tutta calma si alzò e lo fronteggiò. Era già
pronta a mollargli un pugno, quando Mirko, il suo allenatore di Boxe, le si
avvicinò.
-
Allora che succede? Non lo sai che non s’importunano le ragazze?- disse a Yuri, il quale lo fulminò, si girò e
prima di andarsene seguito dalla sua banda di idioti le disse
-
Io e te non abbiamo ancora finito- e poi se ne andò.
-
Potevo cavarmela- disse Jessy, mentre entravano in palestra.
-
Oh, ma non ringraziarmi! E’ stato un piacere salvarti, mia donzella indifesa-
e, mentre diceva ciò, si mise in ginocchio mimando la parte del cavaliere.
-
Ok ok…grazie. Il fatto è che con un pugno lo stendevo!-disse, mentre iniziava a
estrarre le bende per le mani dallo zaino.
-
Lo so, ma non voglio che tu ti faccia una brutta reputazione-le spiegò .
-
Scusa, ma hai presente la mia reputazione attuale? Sono additata per come mi
vesto(neanche girassi in mutande), per la mia troppa sincerità e ora passerò
per quella che si fa salvare dal suo istruttore di Boxe, mentre l’allenatore in
questione sostiene che sono un fenomeno con il sacco…già…. Proprio una bella
reputazione! La prossima volta se fai qualcosa ti rompo le
gambine…capito?!?!?!?-disse con enfasi, mentre Mirko le fasciava le mani, per
poi ridere per quello che aveva appena detto.
-
Ok Rocky hai vinto! Dammi una mano prima che arrivino le altre.- disse lui
ridacchiando. In mezz’ora misero a posto la palestra, si cambiarono e poi la
lezione iniziò. Dopo due ore di pugni e calci la lezione finì. Jessy rimase ad
aiutare Mirko a mettere a posto la palestra e poi, dopo una doccia veloce, si
diresse alla fermata dell’autobus ma….sorpresa sorpresa …
-
CAVOLO! E’ vero che oggi c’è lo sciopero dei tram. *** ****, è mai possibile
che capitino tutte a me?! -.
Provò
a chiamare i suoi genitori ma non le risposero.
-
Figuriamoci se rispondono.- Così decise di andare a casa a piedi. Si avviò
verso casa e decise di prendere una scorciatoia per il cimitero…
-
Io non so proprio come una persona possa avere paura di andare in un cimitero
di notte… Mah!- Camminava con passo un po veloce per arrivare a casa il più
presto possibile, fino a quando non sentì uno scricchiolio alla sua destra. Si
voltò da quella parte e cercò di vedere oltre i cespugli, ma non vide niente
perché c’era già buio.
-
Me lo sarò sognato- Mormorò a se stessa,
e riprese il cammino, ma si sentiva osservata. Cercando di rimanere calma,
accelerò un poco il passo tendendo le orecchie al massimo. Dopo poco iniziò a
vederci meglio anche al buio. Lei adorava la notte, era tutto magico, le cose
si mostravano per quello che erano e di notte per strada s’incontrava altra
gente, che non fossero persone dirette al lavoro o ragazzi intenti ad andare a
scuola. Fu riscossa dai suoi pensieri da un rumore più forte degli altri, e
stanca di scappare si girò e urlò.
-
Avanti, esci so che sei lì dietro- Rimase ad aspettare e quando fece per
allontanarsi, sbucò da una siepe un gatto randagio che le corse in contro e la
superò, come se avesse il diavolo alle calcagna. Sospirò per calmarsi e fece
per riprendere a camminare, quando, dallo stesso cespuglio, uscì un uomo. O
meglio, sembrava un uomo se non fosse stato per gli occhi gialli da gatto, la
fronte raggrinzita e la bocca da cui uscivano due canini più lunghi del
normale. Le labbra erano talmente tirate da sembrare inesistenti. L’essere la
guardò rimanendo immobile. La studiò. Quando lesse la paura sul suo volto
ghignò, mostrando alla luna che splendeva in cielo, le zanne perlacee. Si
avventò su di lei che, per istinto, si scansò e cominciò a correre. L’essere
rimase immobile cercando di capire cosa doveva fare, quando due vampiri
uscirono da un gruppo d’alberi: uno era alto, spalle larghe, occhi e capelli
scuri tenuti su dal gel. Portava dei pantaloni di pelle nera, una camicia
anch’essa nera e uno spolverino lungo fino al polpaccio del medesimo colore;
L’altro vampiro aveva i capelli biondo platino tenuti indietro dal gel, occhi
azzurri come il ghiaccio. Portava dei pantaloni neri di pelle, una maglietta
nera che aderiva al petto scolpito ma esile, una camicia aperta sopra, uno
spolverino lungo fino a terra nero e degli anfibi sempre neri.
-
Cosa aspetti? Muoviti e vai a riprenderti la cena!- disse il vampiro biondo che
si chiamava Spike al vampiro che prima aveva attaccato Jessy. L’essere li
guardò, poi cominciò a correre con un ghigno in faccia.
-
Andiamo ad assistere?- chiese Spike all’altro vampiro più anziano di nome
Angelus.
-
Mmmmm…Ok. Tanto non abbiamo niente di meglio da fare- disse svogliato, mentre
tirava fuori dalla tasca dello spolverino delle sigarette e ne offriva una
all’altro vampiro per poi mettere via il pacchetto. Entrambi, tranquillamente,
seguirono il primo vampiro.
Era
quasi a casa, le mancava poco, aveva la milza che cominciava a dolerle, ma non
era niente in confronto alla paura di morire. Sentiva che l’essere era vicino,
così, mentre passava di fianco ad un albero, spezzò un ramo robusto e
ricominciò a correre. Corse sino a quando non si sentì tirare indietro con
forza, si sbilanciò e cadde a terra. Si sbarazzò degli zaini e si mise in
posizione di combattimento, mentre pensava che se sopravviveva a quella serata,
avrebbe smesso di leggere storie su vampiri. Perché ne era certa, QUELLO era un
vampiro!! Sapeva che esistevano vari modi per uccidere un vampiro: l’acqua
santa, mozzargli la testa o impalettarlo. E dato che non era vicino a una
chiesa e non aveva una spada ci rimaneva solo il paletto. Il vampiro le era di
fronte e la studiava, ma rimase sorpreso perché non trovò paura in lei Quella
di poco fa era completamente sparita, sostituita dall’adrenalina e dalla
rabbia. Fu così che gli altri due vampiri più anziani li trovarono, uno di
fronte all’altro a studiarsi.
-
Perché non scappa?- chiese perplesso Spike, mentre osservava quella ragazza non
percependo nessun tipo di terrore.
-
Avrà deciso di morire in modo originale- disse Angelus, mentre la guardava
notando che aveva una mano dietro alla schiena. Assottigliò gli occhi neri e si
avvicinò, seguito da Spike.
L’essere
la attaccò e lei si scostò senza difendersi. Voleva capire come combatteva.
L’attaccò un altro paio di volte e quando i due spettatori si stavano per
chiedere se era un balletto, lei colpì il vampiro con un pugno sul naso. Sentì
le ossa del naso cedere sotto il suo attacco e vide l’essere portarsi le mani
istintivamente alla parte che sanguinava copiosamente. I due spettatori si
stupirono della velocità con cui la ragazza avesse sferrato il colpo. Il
vampiro, infuriato, si avvicinò ancora. Lei fece un giro su se stessa e gli
diede un calcio in pieno petto. Al colpo successivo, il vampiro evitò il suo
calcio e cercò di colpirla, spaccandole un labbro, per poi afferrarla per un
braccio e avvicinare il suo viso a quello della ragazza alitandole in faccia.
-
Che schifo! Una mentina?- sdrammatizzò lei, pensando a come liberarsi.
-
E’ finita! Bella battaglia ragazzina- sussurrò Angelus ghignando, ma si stupì,
quando la ragazza diede un calcio molto forte in mezzo alle gambe del suo
assalitore e lo colpì ancora in faccia. Questa volta l’essere le morse la mano
e le sfuggì un gemito di dolore. Riuscì a liberarsi, tirò fuori il pezzo di
legno e, sperando di non sbagliare, centrò il cuore del vampiro che poco dopo
divenne polvere.
-
Meno male che in anatomia umana mi facevo prestare gli appunti- mormorò e poi
buttò il pezzo di legno per terra. Nello stesso momento in cui alzò lo sguardo,
si trovò davanti il vampiro moro che ghignando, la prese per le braccia e
avvicinò il viso della ragazza al suo.
-
Sei stata brava ragazzina. Vorrà dire che sarai la mia cena- e si trasformò
mostrando le zanne bianche. La ragazza cominciò a dimenarsi e quando lo colpì
con una ginocchiata allo stomaco lui la allontanò. Lei, con la mano aperta e il
palmo teso(come nel karatè), gli diede una manata sul naso che cominciò a
sanguinare e qualche goccia del sangue del vampiro cadde sulla ferita sul suo
palmo, ma lei non se n’accorse, troppo presa a scappare. Angelus la riacciuffò
e la inchiodò ad un albero, mentre si chinava su di lei.
-
Mi hai fatto male ragazzina! Credo che berrò fino a che, di te, non rimarranno
altro che le ossa- disse malvagio. La ragazza più si dimenava, più le sue braccia erano strette in una morsa
d’acciaio. Lei, resasi conto che era in svantaggio, chiuse gli occhi pensando
che ormai fosse giunta la sua ora. Stava per arrendersi, quando le venne in
mente una frase che aveva letto su un libro in biblioteca, che parlava di
vampiri.
_
Mal che vada, dopo che mi avrà prosciugata, si farà una grossa risata per il
mio inutile spreco di fiato _ Pensò, e così, quando sentì la pelle del collo cominciare
a bucarsi, urlò con tutto il fiato che aveva in gola quelle strane parole.
All’improvviso non sentì più il peso dell’essere né i suoi denti sul collo.
Aprì gli occhi e vide il vampiro a dieci metri da lei, a terra. Fulminea
cominciò a correre verso casa, senza curarsi degli zaini lasciati indietro.
Tirò fuori le chiavi, che grazie a Dio non aveva dimenticato nello zaino, e in
fretta entrò in casa senza guardarsi indietro.
-
Dannata ragazzina. Non è come le altre! Sa cosa siamo e non ha paura di noi.
Sarà interessante seguirla per un po’!- disse Angelus mentre si rialzava. Dopo
aver guardato nella direzione dove era scappata, si diresse verso gli zaini
abbandonati, tirò fuori il portafoglio dal davanti dello zaino e lesse la carta
d’identità e tutti i documenti. Poi, come se niente fosse, rimise via tutto e
se n’andò seguito da uno Spike pieno di domande.
Arrivata
in casa si diresse immediatamente in camera sua, si spogliò e si fece una
doccia per levare la polvere e il sangue incrostato. Si disinfettò sia il
labbro, che il giorno dopo sarebbe stato gonfio come un gommone, sia la mano,
che fasciò in seguito. Poi guardò al collo e vide due buchi appena accennati.
_
Dove mi stava per mordere _ pensò. Disinfettò anche quelli e dopo averli
coperti con due mini-cerotti si mise a letto, senza leggere, come sua
abitudine, le e-mail su internet.
_
Per stasera ne ho veramente abbastanza _
Poco
dopo cadde nelle braccia di Morfeo.