La Giornata della Memoria

di Eowin
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Ero rimasta lì, a piangere difronte la portafinestra. Orlando riuscì a entrare nella mia suite aprendo la porta con una scheda magnetica. Entrò piano, e vide pezzi di fogli per terra. Li raccolse molto silenziosamente, e li unì. D'italiano non capiva nulla e mi chiese: "Potrei sapere che hai scritto?" Io, che non l'avevo degnato ne di uno sguardo ne di un saluto, gli risposi: "Ho sfogato la mia rabbia in quei versi, che non significano nulla..." Lui, perplesso, ma vedendomi in uno stato terribile, mi chiese se fosse lui il soggetto di quella poesia... Io gli dissi di no... "Ma allora chi è?..." "Lacrime" gli risposi. Mi vergognavo terribilmente a farmi vedere così da lui in quello stato. Lui mi si avvicinò, e cercò di girarmi a lui con una forza debole, ma dolce allo stesso tempo. Io opposim resistenza, poi scoppiai in un mare di lacrime e mi appoggiai alla sua spalla, e piangevo. "Calma, perchè piangi?" Io scossi la testa, non glielo volevo dire. Avevo paura di soffrire, di amarlo, di perderlo. Ero al massimo stato dell'agitazione. Lui mi alzò la testa, mi guardo fisso negli occhi "Calmati.Non avere paura... di soffrire!" Come l'aveva capito? Le nostre labbra si avvicinavano sempre di più, sembrava una forza magnetica forte, fortissima. Ci baciammo, ci baciammo per un pò. Poi mi disse :"Ti amo!" "Anche io!" Fu la mia risposta "Da sempre" continuai.




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