sora 3
invece mi è venuto anche di una lunghezza onesta... visto?!
non vi dico nulla... leggete!
Epilogo
«Me la ricordo, sai?»
Sora si
voltò di botto e guardò re Topolino seduto sul tetto
dietro di lui, non si era nemmeno accorto del suo arrivo, ma immaginava
che fosse normale. Non rispose, continuò il suo lavoro di
riparazione, ripensando con rammarico all’ultima volta che si
erano visti, quando si erano battuti, quando gli aveva spezzato un
braccio. Quando poi gli aveva mandato una pozione curativa, quando lui
avrebbe voluto chiedergli scusa mille volte per aver usato il keyblade
contro di lui.
«Kairi bambina. Era luminosissima.» gli spiegò.
«Lo è ancora.»
Topolino
sospirò. «Eravate tutti dei ragazzini quando il vostro
destino è stato deciso e non eravate nemmeno i primi. Il fatto
che siate sopravvissuti dovrebbe darmi speranza, gli altri non ce
l’hanno fatta.» raccontò pianissimo, come se si
trattasse di un segreto. Sora sentì il suono metallico del
keyblade che veniva evocato, e, prima ancora di potersi maledire per
averlo fatto, si voltò a guardarlo; era identico al suo primo
keyblade e lui aveva avuto appena quattordici anni la prima volta che
l’aveva impugnato. «Anche io ho dei dubbi a volte, credi
che non avrei voluto non vederti sballottato di mondo in mondo? Credi,
che quando ho visto Riku cambiare aspetto per salvarti non mi sia detto
‘sarei dovuto essere io’?»
Lui scosse la testa. «Maestà, quello che ho detto…»
«Mi hanno
dato un’arma che non capisco.» continuò
interrompendolo. «Che sceglie il proprio possessore e gli fa
pagare la forza che dona.» sorrise. «Che ti condanna ad una
vita di guerre, una vita di sacrifici, una vita di
fallimenti…» un altro sospiro. «che ti fa
abbandonare di continuo la persona che ami più al mondo per
andare dove la luce ha più bisogno di essere protetta. Capisco
la tua frustrazione, Sora.»
Il ragazzo era
sicuro che fosse così, in realtà non lo aveva mai
dubitato. «Mi avete salvato la vita mille volte, è stato
terribile venire in casa vostra, combattervi e derubarvi.»
«Ti sei mai chiesto cosa sarebbe successo se la chiave non avesse scelto te?» gli domandò.
Se lo era chiesto
milioni di volte, ogni volta che uccideva un mostro si chiedeva cosa
sarebbe potuto succedere se semplicemente non fosse toccato a lui.
«Certo.»
«Dovresti
smettere di farlo.» gli consigliò con un sorriso.
«Non è fortuna, Sora, il keyblade sa quello che vuole, sa
a chi appartiene, in ogni mondo ipotetico, in ogni ‘se’,
è tua. È un’arma testarda, ti avrebbe cercato
ovunque.»
Si morse il
labbro senza guardarlo. «L’ho fatta troppo grossa, non mi
vuole più.» fece un mezzo sorriso incerto.
Topolino gli
diede una pacca sulla spalla. «Sono molto vecchio e molto saggio,
ragazzo…» gli lanciò un’occhiata scettica.
«non credere di potermi prendere in giro.»
«Hai presente il keyblade?»
Roxas gli
lanciò un’occhiata di rimprovero. «Quella specie di
spada a forma di chiave?» domandò sarcastico. «No,
pensa, non me la ricordo.» continuò sempre più
ironico, se non lo avesse conosciuto come lo conosceva, non avrebbe mai
potuto capire come, a volte, potessero uscirgli di bocca certe domande
improbabili. Poi si ricordava che Sora faceva domande sceme quando non
sapeva come introdurre un discorso. Quindi, iniziò a prestargli
più attenzione, nonostante stesse sistemando casa di
Axel… all’incirca, si stava limitando a prendere le cose
in giro e riportarle alla stanza dove appartenevano.
«Se ti dico una cosa tu non la dici a nessuno?» gli domandò.
Lui si
fermò del tutto e lo guardò curioso con un fagotto di
vestiti in mano. «Ok.» acconsentì con una scrollata
di spalle.
«Nemmeno ad
Axel.» continuò Sora e Roxas annuì con la testa.
«Il keyblade…» iniziò, fissandolo. «lo
sento.»
Trattenne il
fiato. «L’hai mai evocato?» Sora scosse la testa,
sembrava quasi spaventato. «Hai intenzione di farlo?»
Sospirò ed abbassò lo sguardo. «Non lo so.»
Roxas
continuò a studiarlo per alcuni secondi, poi lasciò i
vestiti e si avvicinò di un passo. «Sora, qualsiasi cosa
succederà…» il ragazzo alzò gli occhi su di
lui. «questo volta non siamo soli, la affronteremo
insieme.» promise serio.
Sora sorrise. «Credi che in due lo avremmo sconfitto Topolino?» gli chiese.
Lui
recuperò i vestiti e li buttò sul letto. «Credo che
non riusciremmo a sconfiggere Topolino nemmeno con un martello, mentre
dorme.» confessò a malincuore. «Kairi?»
Si strinse nelle
spalle e saltò giù dallo sgabello sul quale era seduto.
«Non dovresti più chiamarti Roxas.» gli
suggerì. «È un nome da Nessuno.»
Riku si guardò intorno
accertandosi che non ci fosse nessuno, poi lanciò il keyblade in
alto, quando riatterrò era diventato una specie di moto
monoposto, pensò che a Cloud sarebbe piaciuta parecchio. Era
stato il re ad insegnarglielo e gli aveva consigliato di fare
attenzione, ‘ma che sei più forte del tuo predecessore ce
lo hai dimostrato’. Non aveva capito cosa intendesse dire, ma lo
aveva ringraziato comunque.
«Te ne vai senza salutarmi?!» domandò incredulo Sora.
Lui si
voltò come se lo avesse sorpreso a fare chissà cosa.
«Sarei passato a Radiant Garden.» si giustificò.
Scosse la testa.
«Sappiamo entrambi che non è vero.» gli si
avvicinò, tenendo gli occhi fissi sul suo mezzo di trasporto.
«Dove andrai?» Riku guardò il cielo, vasto infinito. «Voglio vedere altri mondi, altri cieli.»
«C’è un solo cielo, l’ha detto Kairi,
e…» lo guardò sconvolto. «davvero? Altri
mondi? Non ne hai abbastanza?»
Lui
scoppiò a ridere. «Infondo è quello che ho sempre
voluto fare, ho dovuto rimandare troppo a lungo questo viaggio.»
Per alcuni
secondi nessuno dei due disse nulla e l’unico rumore a riempire
quel silenzio fu il ritmico suono della risacca delle onde. «Che
ti ha detto per farti sentire così sollevato?» non
c’era bisogno di aggiungere un ‘chi’.
Riku lo
guardò, aveva gli occhi fissi sull’oceano,
l’espressione tesa, non si era mai chiesto se Sora fosse geloso
di lui e Kairi, dell’amicizia che li legava nonostante tutto, ma
se si fosse posto quella domanda lì, in quel momento, la
risposta sarebbe stata ‘si’.
Scosse la testa e
sorrise. «Che avrebbe scelto te, in ogni caso.» il suo
amico lo guardò. «Che non è stato perché
sono diventato il bambolotto di Malefica, o perché tu sei
più forte.»
«Mi dispiace.»
Riku gli lanciò un’occhiata scettica. «Che sia tua e non mia?»
Sora rise.
«Adesso non la sento molto mia.» commentò.
«Che non ce ne siano due.»
«Forse non devono essercene, forse basta che io cerchi quella che appartiene a me.»
«Tornerai?»
Salì sul
keyblade e gli lanciò un’occhiata. «Non sto
scappando.» lo tranquillizzò. «E devo tornare, devo
assicurarmi che stiate bene. Siete i miei migliori amici ed ora sei
disarmato, devo prendermi cura di voi.»
Sora lo
guardò, ma non disse niente. Riku pensò che fosse meglio
in quel modo, un ragazzo normale, una ragazza normale, una vita
normale. Lui avrebbe controllato che nessuno interrompesse la loro pace.
Quando fu lontano
e guardò dietro di sé, Sora era ancora lì, il capo
chino a fissare il proprio palmo aperto, vuoto.
Kairi aprì la porta,
trovandosi davanti Sora, intenso, come era sempre stato. Per tutti era
vivace, inquieto, iperattivo, per lei era semplicemente intenso, in
ogni cosa che faceva. Fu sul punto di salutarlo, dirgli qualcosa, ma
lui la precedette.
«Non
dovresti ricordarti il mio nome, sai?» la ragazza sbatté
le palpebre sorpresa. «Non dovresti tornare con me, non sarebbe
saggio.» scosse la testa. «Io il keyblade ce l’ho
ancora.» confessò agitato. «E prima o poi lo
tirerò fuori e sarà un disastro, perché ci saranno
altre guerre, altre vittime…» la fissò.
«potrei essere io e ti lascerei sola di nuovo.»
«Sora?» cercò di interromperlo.
«Ma il
fatto è che in te c’è tanta luce.»
spiegò ignorandola. «L’ha detto anche il re. Se ci
sarà una guerra, tu sarai sempre coinvolta e senza keyblade non
posso proteggerti. Non posso fare niente senza keyblade!»
«Sora?» provò ancora.
«Se sto con
te senza keyblade, non posso salvarti!» esclamò con
vigore. «Non è più importante salvarti?» le
domandò.
Kairi si coprì la bocca con la mano per nascondere un sorriso.
«Quindi,
non dovresti stare con me. Perché io voglio poterti salvare e
non voglio che sia Riku a farlo.» sbottò irritato.
«E non dovrei amare il mio salvatore.» tentò di concludere il suo delirante discorso.
«No, basta un ‘grazie’.»
Annuì incerta, ma senza smettere di sorridere. «Ok.»
«Bene.»
Si
allontanò quasi correndo, lei continuò a rimanere sulla
soglia anche dopo che fu sparito dal suo campo visivo. Sorrise da
sola e scosse la testa. «Grazie, Sora.»
Axel entrò nel soggiorno
vuoto e si passò una mano tra i capelli sporchi di tutto,
distrattamente si chiese dove fosse Roxas e se sarebbe tornato presto,
poi ricordò che, infondo, non c’era più niente di
cui preoccuparsi. Si sfilò la maglia ed entrò in bagno,
trovandoci l’altro seduto sulla tavoletta del water abbassata in
attesa.
Lo studiò
per qualche secondo, fiducioso che un attento studio
dell’ambiente circostante potesse fornirgli qualche dettaglio
sulla situazione, speranza vana. «Che stai facendo?»
«Come potrei chiamarmi?» gli domandò di rimando lui, chinandosi a slacciarsi le scarpe.
Axel rimase in silenzio per qualche secondo, studiandolo. «Eh?» sbottò infine.
«Sora ha
detto che secondo lui non dovrei più avere il nome del suo
Nobody, ma un nome tutto mio.» continuò a spiegargli,
mentre lottava con i gomiti dentro la maglia grande per toglierla.
«Tu mi chiami Axel.» gli ricordò, slacciandosi i pantaloni.
Roxas
sbuffò ed incrociò le braccia sul petto infastidito.
«Si, ma tu eri il Nessuno di te stesso.»
L’uomo
sospirò. «Hai pensato a qualche nome che ti piace?»
si allungò dentro la doccia ed aprì il getto
dell’acqua per farla scaldare.
Lui scosse la testa rammaricato. «Come faccio a dare il nome a me stesso?»
Axel si
ritirò indietro e lo guardò. «E perché
dovrei farlo io?» capì di aver fatto la domanda sbagliata
quando sgranò gli occhi, fissandolo come lo fissava sempre sul
punto di offendersi.
Distolse lo
sguardo dal suo, cupo. «Sei sempre stato quello che chiama il mio
nome più spesso.» borbottò.
Sorrise e scosse la testa. «Ven ti piace?» gli chiese.
«Ven?!» domandò, storcendo il naso.
«Di Ventus.»
Ripeté
quel nome un paio di volte ed Axel pensò che fosse il nome
perfetto, gli piaceva come la sua bocca si muoveva per pronunciarlo.
«Perché mi è familiare?»
Si strinse nelle spalle. «Non lo so.»
«Ven.» mormorò ancora. «Mi piace.» e
sorrise, togliendosi il resto dei vestiti ed infilandosi sotto la
doccia insieme a lui.
Sora e Kairi erano immobili davanti alla Fortezza Oscura, mano nella mano.
«Sei sicura?» le chiese.
Lei sorrise ed annuì.
«Poi non
potremo tornare indietro, sarà come dire a tutti che, sì,
c’è ancora un nemico da sconfiggere.»
continuò.
«Non posso amarti senza.» disse semplicemente.
Sora le lanciò un’occhiataccia. «Questo non è carino da dire.»
Kairi si strinse
nelle spalle. «Ma è la realtà.» fece un mezzo
passo laterale, appoggiandosi al suo braccio. «Sei Sora e sei il
prescelto dal keyblade. Essere il prescelto dal keyblade ti rende Sora,
essere Sora ti rende il prescelto dal keyblade.» la ragazza si
portò una mano al petto, stringendo» nel pugno il ciondolo
che aveva sempre portato con sé. «Una volta una fata
gentile e dai capelli blu mi ha fatto un incantesimo…»
iniziò a raccontare, sorprendendolo, perché la conosceva
da sempre ed aveva ancora qualcosa da raccontargli che non sapesse
già. «ha detto che se mi fossi trovata in pericolo la sua
magia mi avrebbe guidata al cuore più luminoso e forte.»
lo guardò. «Sora, io sono venuta da te.»
«Magari avresti trovato un altro cuore luminoso.»
Kairi sorrise e scosse la testa. «Il mio cuore è testardo, ti avrei cercato ovunque.»
Lui la
fissò senza dire niente, poi allungò il braccio. «E
va bene…» sospirò, ma poi sorrise, mentre la luce
li avvolgeva.
signora square enix? lo vede come si scrive un lieto fine? ecco, IMPARI!!
fanciulle e fanciulli, ce l'abbiamo fatta, mica è poco!
spero che l'epilogo vi soddisfi e mi scuso se non rispondo alle vostre
recensioni... vado un po' di fretta, ma volevo assolutamente postarvi
il capitolo e scrivere la parola 'fine' a questa storia!
però, vi preannuncio che non ho intenzione di sparire dal
fandom... adoro Kingdom Hearts ed un buon 90% dei suoi personaggi, in
più ho una cotta per Sora dai miei... ehm... sedici anni?
è quasi amore! quindi non vado da nessuna parte!
ci vediamo presto!
un bacione ed un grazie a tutte quelle che mi hanno seguita, preferita, ricordata o recensita...
un saluto speciale a Ka93 che mis egue fedelmente dal prologo!
alla prossiam avventura!
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