Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso
dell'autrice.
LOVE POTION No 19
By Alicia Blade
CAPITOLO 1 - LOVE IS SHARING
Era arancione.
Un bell'arancione, simile ad un ranuncolo o ad un papavero o ad una lanterna
di zucca appena intagliata, illuminata dall'interno. Fissarla era come guardare
il sole quando è così vicino all'orizzonte da prendere un acceso colore rosso
dorato e tu credi di bruciarti gli occhi, ma non succede.
Era bello.
Un bel, traslucido liquido arancione.
La bottiglia era di vetro trasparente - forse cristallo - con un diamante
cesellato che catturava la luce polverosa della piccola bottega e la rifletteva
in arcobaleni di color arancione. Il tappo di legno di sughero era sormontato da
un semplice e dorato amuleto a forma di cuore. Non era più largo di una
scatoletta per la pellicola.
Un piccolo biglietto di fianco ad essa aveva la scritta 'Pozione d'Amore
N°19' in caratteri dorati.
"Bello, non è fero?", chiese la proprietaria del negozio e Minako si
risvegliò dal suo stato ipnotico.
"Funziona?", chiese, giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli
biondi, mentre la donna si avvicinava e sbirciava sopra la sua spalla.
"Natuvalmente".
"E'un errore? Non dovrebbe essere 'Pozione d'amore N°9' ?".
La donna sogghignò in modo misterioso. I capelli neri, la pelle d'avorio, ed
il suo sorriso di un rossetto pesante la facevano assomigliare ad una bambolina
cinese. Il pensiero fece rabbrividire Minako, così decise che forse la donna
assomigliava a Biancaneve. Una Biancaneve con occhi castani e unghie curate e
con così tanti campanelli e ornamenti cuciti sul suo vestito da tintinnare
mentre si muoveva.
"Ci sono difevsi tipi di pozioni d'amove, bambina mia. La Numevo Nove è una
pozione del bacio: colui che la befe si sentivà costvetto a baciave chiunque e
qualunque cosa con cui entvevà in contatto. La Numevo Diciannofe è molto più
efficace".
"Che cosa fa?".
"Amplifica i sentimenti o l'affetto. L'amicizia diviene devozione.
L'attvazione diviene lussuvia. L'adovazione, amove. E l'amove...avia".
"Aria?".
"Non puoi fifevne senza".
"Oh", Minako pensò al suo compagno carino del laboratorio di chimica. Pensò
al ragazzo galante che si sedeva sempre di fianco a lei sull'autobus. Pensò al
nuovo, sexy insegnante che era passato direttamente dall'università all'essere
un suo compagno di aula. Poi pensò al giovane Adone dai capelli biondo chiaro
che faceva i migliori frappè al cioccolato del quartiere di Azabu - il ragazzo
da cui non riusciva a staccare gli occhi e col quale era stranamente timida:
Furuhata Motoki.
"Lo prendo".
La donna sogghignò di nuovo e prese la bottiglietta dal ripiano. Girandosi,
si ritirò dietro il bancone e iniziò ad avvolgerla nella carta velina, ma mentre
lo faceva, due schiamazzanti scimmie apparvero improvvisamente e corsero sulla
sua spalla; ognuna indossava una cravatta legata in modo sicuro attorno al
collo. Minako sussultò e fece un passo indietro, ma la donna ridacchiò solamente
e allungò una mano per grattare i pelosi animali sulla testa. "Questi sono
Pulguitas e Frijolito. Non essere spafentata. Escono solamente quando li piace
un cliente".
Minako rise nervosamente e si avvicinò, ma si raggelò quando la scimmia con
la cravatta blu iniziò a strillare.
"Ah, già, gvazie pev avevmelo vicovdato, Frojolito". Sorrise alla scimmia, ma
la sua espressione divenne seria quando fronteggiò di nuovo Minako. "Ti davò un
avvevtimento, bambina: beve l'inteva bottiglia vendevà l'effettò etevno. Ma
vevsa solo una goccia e la pozione duvevà solo pochi giovni".
Minako annuì, guardando la donna far scivolare la pozione in una borsetta di
velluto e allungargliela attraverso il bancone. Le diede un mucchietto di monete
e fissò la piccola placca dietro il registro di cassa, che diceva 'Señorita
Leilani, articoli da regalo e cose magiche. Si accettano Master Card e Lady
Visa".
"Eh, grazie, Señorita Leilani!"", esclamò, sentendo il bisogno di inchinarsi,
ma invece si girò e corse fuori dal negozietto, ridendo come un'idiota.
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La sala giochi era affollata quando Minako entrò; la boccetta di vetro ancora
avvolta nella sua carta velina e tenuta saldamente in mano. Evitando una coppia
di bambini che correvano intorno e le cameriere che portavano i vassoi, Minako
raggiunse il bancone, col fiato corto e sorridendo maliziosamente.
"Ciao, Motoki-san!".
"Oh, ciao, Minako-chan. Come stai?".
"Favolosamente, grazie. Sono sicura che oggi è una giornata piena".
Ridacchiò, passando alcuni gelati ai clienti. "Puoi dirlo forte. Cosa posso
portarti?".
"Beh, prenderò un frappè al cioccolato e che ne dici se ne offro uno anche a
te? Stai lavorando così duramente, che sono sicura tu sia assetato".
"Ah, grazie Minako-chan, è molto dolce da parte tua, ma sono a posto per il
momento".
"Oh, ma insisto! Non bevo mai da sola".
Motoki alzò un sopracciglio, ma poi scosse la testa e fece spallucce. "Va
bene, se insisti. Grazie".
"Di nulla!".
Tornò poco dopo con due frappè al cioccolato, uno sormontato da panna montata
e due ciliegie, mentre l'altro non ne aveva nessuna. Minako era a conoscenza che
Motoki sapeva che lei amava le ciliegie e le aveva dato anche quella del suo
frappè. Sospirò sognante mentre lui le allungava la bevanda. "Grazie,
Motoki".
"Non c'è problema. Ora però ho da fare. Me lo guardi fino a quando non mi
prendo una pausa?".
"Sarà un onore".
Sorrise e sparì nella stanza sul retro. Senza esitazione, Minako stracciò la
carta velina della boccetta nascosta, tirò via il tappo e lasciò che lo
sciropposo liquido arancione cadesse a goccioline nel frappè. Con la cannuccia
raschiò via tutti i rimasugli, poi lo mescolò per eliminare tutte le ricciolute
tracce arancioni. Neanche dopo dieci secondi da quando Motoki se n'era andato,
la pozione d'amore era stata distribuita in modo sicuro nella sua bevanda e
Minako si risedette con un sospiro ed un sorriso orgoglioso sulle labbra
"Minako-chan, maialina! ", disse da dietro una voce scherzosa e Minako si
girò per vedere Usagi che balzava su uno sgabello vicino al bancone. "Hai
davvero bisogno di due frappè? Onestamente! Posso averne uno?".
"Eh, no, l'altro è di Motoki-san", disse nervosamente, chiedendosi se Usagi
l'avesse vista mettere la pozione nella bevanda di Motoki. Ma la sua amica
sembrava apparentemente ignara del suo comportamento sospetto e continuò
solamente a fissare il frappè al cioccolato con occhi affamati.
"Davvero? Perfetto! Allora non gli dispiacerà se ne bevo un po'", disse,
prendendo in mano il bicchiere. Strillando, Minako lo strappò dalle mani della
sua amica e lo nascose dietro la schiena. "No!".
Usagi sollevò un sopracciglio. "Qual'è il problema? Motoki mi lascia sempre
prendere qualche sorso delle sue cose. Inoltre, se ne può fare un altro se lo
vuole".
"Beh, è solo che...eh...c'è in giro un raffreddore! E se uno di voi due è
ammalato, mi dispiacerebbe che si diffondesse. O...che succederebbe se...avete
la mononucleosi o altro? Sarebbe orrendo!".
Ridacchiando, Usagi cercò di afferrare il frappè. "Non essere sciocca. Motoki
è sano come un pesce ed io ho l'immunità di...di...beh, qualcosa con un forte
sistema immunitario!".
"Già, ma tu non vuoi i germi dei RAGAZZI, no?".
"Germi dei ragazzi? Che classe frequenti, Minako-chan?".
"Io...eh...oh, non importa. Ma toh, perché invece, non ne bevi un po'del mio?
C'è ancora della panna montata e ti lascio anche una delle mie ciliegie!".
L'attenzione di Usagi fu immediatamente calamitata dal frappè dimenticato sul
bancone e, sembrandole un affare, sorrise e allungò una mano verso di esso.
"Dio, Odango Atama, non puoi aspettare altri due minuti e ordinartene
uno?".
L'espressione allegra di Usagi svanì e fu velocemente rimpiazzata da guance
arrossate e sguardo fiammeggiante. Ruotando sul suo sgabello, venne faccia a
faccia con Chiba Mamoru, uno studente universitario che viveva per tormentarla
ed era conosciuto come il suo nemico giurato per tutto il distretto di
Juuban.
Tirando un sospiro di sollievo per l'interruzione, Minako mise il frappè di
Motoki sul bancone proprio mentre lui ritornava dalla stanza sul retro. Gli ci
volle solo un momento per osservare la scena e roteare gli occhi. "Non di
nuovo", borbottò sottovoce.
Minako gli sorrise dolcemente e scrollò innocentemente le spalle, facendo
scivolare il frappè verso di lui. Non ci fece caso, aspettando il momento
opportuno per intromettersi nell'insoluto litigio fra due dei suoi più cari
amici.
"COME mi hai chiamata?", proruppe Usagi, facendo un pugno e sventolandolo
minacciosamente verso Mamoru.
Sogghignò. "Che c'è? Il tuo stomaco brontola troppo forte perché tu possa
sentirmi, Odango Atama?". L'odiato nomignolo fu strascicato in modo sardonico
mentre i suoi occhi blu brillavano in attesa della sua reazione. Non fu
deluso.
"Come osi chiamarmi in quel modo, tu, pomposa, egocentrica, sudicia,
ignorante feccia?", ribollì.
Sollevando un sopracciglio, Mamoru dovette mordersi la lingua per trattenersi
dal ridere al fiume di insulti. Sapeva che molto probabilmente si era esercitata
per tutto il giorno.
"Cavolo, questo si che è un vocabolario, Odango! Ora fammi vedere se sai
definire tutte queste grosse parole".
"Facile! Cercale nel dizionario e ci vedrai la tua foto di fianco!".
"Hey, ragazzi", intervenne Motoki, "non potete cercare di essere civili per
un giorno?".
"Credo che quella sia una parola che non c'è nel SUO vocabolario", sbuffò
Usagi.
"Usagi-chan", sospirò Motoki, scuotendo la testa.
"Che c'è? Ha iniziato lui!".
"Oh, questa si che è una risposta matura".
"Sta zitto, Mamoru-baka!".
"Facciamo un patto!", disse Motoki, afferrando il suo frappè. "Se la smettete
di bisticciare, darò ad ognuno di voi un frappè al cioccolato gratis!".Questo
suscitò la sua attenzione ed Usagi si girò per vedere il frappè allungato
invitantemente verso di lei. Minako strillò, gli occhi che andavano
spalancandosi per la paura mentre vedeva la sua amica prendere la bevanda. "Beh,
ci sto. Ma se lui inizia qualcosa...".
"Aspetta! Ma...quello è...Motoki-san, è il tuo frappè!", mormorò Minako
mentre la cannuccia si avvicinava alle labbra di Usagi.
"Oh, non importa. Ne farò dell'altro. Che ne dici, Mamoru-kun?".
Mamoru scrollò le spalle. "Grazie, ma ho già preso il caffè. Odio ridurmi
come lei".
Usagi lo fissò dall'angolo degli occhi. "Questa te la faccio passare perché
ho avuto del cioccolato gratis".
"Non ci va molto per entusiasmarti, vero?".
"Che cosa vorresti dire?".
"Solo che...".
"Ti darò caffè gratis per una SETTIMANA se la pianti!", urlò disperatamente
Motoki.
Mamoru sogghignò al suo migliore amico, poi guardò la faccia imbronciata di
Usagi e scosse la testa. "Non è abbastanza", confessò, ma l'insulto si fermò
quando gli venne messa davanti una tazza della fumante bevanda.
Apparentemente contenta che le munizioni del suo nemico avessero subito
cessato il fuoco, Usagi sogghignò al suo ancora intatto frappè e di nuovo tirò
la cannuccia verso la bocca. Minako guardò con orrore, spostando gli occhi fra
la bocca aperta di Usagi e lo sguardo orgoglioso di Motoki, sentendosi inerme
quando le labbra della sua amica si chiusero attorno alla cannuccia e lo spesso,
scuro liquido fu tirato su attraverso il tubicino di plastica, come al
rallentatore. Si mordicchiò le labbra mentre Usagi deglutiva il primo sorso, poi
sospirò pesantemente e seppellì il volto fra le mani, sapendo che la sua
missione era fallita.
"Mmm! E'delizioso, Motoki-san! E'più dolce del normale! Hai cambiato marca di
gelato o altro?".
Motoki ridacchiò e si preparò un altro frappè. "No, Usagi-chan. E' il
solito".
"Oh, beh, oggi pomeriggio ha un gusto particolarmente spettacolare". Non
appena il gelato si fu sufficientemente sciolto da non rappresentare più una
minaccia di congelarle il cervello, Usagi ne divorò più di metà in pochi
attimi.
"Cavolo, respira, Odango Atama, Il frappè non va da nessuna parte; non hai
bisogno di inalarlo".
"Mi sto solo gustando uno dei più semplici piaceri della vita. Puoi lasciarmi
in pace per cinque minuti, baka?".
"Mi sto solo preoccupando per il tuo benessere. Ovviamente tu non hai
abbastanza buon senso, e mi spiacerebbe se tu morissi per aver inspirato del
gelato!".
"So come bere un cavolo di frappè, cretino! Non sono stupida, sai?".
"Avresti potuto ingannarmi".
Motoki roteò disperatamente gli occhi e si rassegnò a trascorrere il resto
della sua giornata di lavoro a guardare i loro bisticci senza interferire.
Gli occhi di Usagi si incupirono mentre si girava lentamente per fronteggiare
Mamoru alzandosi dallo suo sgabello. Le sue nocche divennero bianche mentre si
stringevano attorno al bicchiere, la faccia divenne più rossa ed il suo respiro
più pesante. Mamoru la guardava contento, girandosi con un ghigno sul volto ad
affrontare la silenziosa sfida. Si preparò per ricevere qualsiasi assalto
furioso di insulti, pronto a tenerle testa col sarcasmo per cui era noto.
Comunque, non urlò né gridò o pianse. Invece, Usagi increspò le labbra, fece un
lungo, regolare respiro, allungò il frappè e con molta calma lo rovesciò sulla
testa di Mamoru.
Il gelato al cioccolato scivolò fuori dal bicchiere e colò sui perfetti
capelli neri di Mamoru. Boccheggiò, troppo sbalordito per muoversi mentre i
resti del frappè gocciolavano sulla sua fronte e giù per il collo. Con un
sorriso soddisfatto, Usagi appoggiò il bicchiere sul bancone.
"Inspira questo, stupido!", lo provocò. Poi girò altezzosamente i tacchi e se
ne andò via con atteggiamento di sfida.
Comunque, era appena riuscita a fare due passi prima di sentirsi
improvvisamente male. Il pavimento iniziò a girare, le luci divennero
dolorosamente brillanti, e si sentì come se delle scintille saettassero nel suo
cervello. Piagnucolando, si portò una mano alla testa e chiuse gli occhi.
"Usagi-chan!".
L'urlo di Minako fu l'ultima cosa che Usagi sentì prima di collassare a
terra.
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Note di lithtys: questa storia consta di 12 capitoli. Li tradurrò
interamente senza spezzettarli in più parti.
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