Leggeri fiocchi di neve continuavano a scendere e coloravano il
paesaggio di un bianco candido, coprendo il giardino di casa Radini di
uno spesso strato di ghiaccio.
Anna Radini sospirò esasperata quando chiamò per
la terza volta sua figlia, senza però ottenere alcuna
risposta.
Si era chiusa in camera ad ascoltare quel CD che tanto amava e che,
dopo settimane di attesa, era finalmente uscito anche in Italia.
Nessuna delle due avrebbe mai dimenticato quel 6 Febbraio.
Le strade di Roma bloccate dalla neve, la corsa in metropolitana e
l'espressione stupita sul viso della figlia quando, arrivate davanti al
Game Stop, videro che c'erano già più di settanta
ragazze in attesa del CD.
Quel giorno faceva molto freddo, e Anna aveva dovuto aspettare per
molto tempo che la figlia uscisse dal negozio.
Dopo due ore, finalmente, Anna aveva intravisto Jessica farsi avanti a
fatica in mezzo a decine di corpi sconosciuti che spingevano per
arrivare alla cassa.
Teneva il CD stretto al petto, come se fosse il suo più
grande tesoro, aveva gli occhi lucidi e un sorriso enorme sulle labbra.
E, per l'ennesima volta, Anna si chiese come potessero quei cinque
ragazzi rendere così felice sua figlia, pur essendo
così lontani.
Suonò il campanello e la signora Radini si
affrettò verso l'entrata.
-Tanti auguri a.. oh, salve signora Radini.-
La migliore amica di sua figlia era ferma davanti alla porta di casa,
mentre la neve continuava a posarsi sul suo viso e sui suoi capelli,
bagnandola.
- Entra Susanna, fa freddo lì fuori.-
- Grazie. Come sta?- chiese Susanna, togliendosi la giacca.
- Bene, e a te com'è andato il viaggio?-
-Benone. Jessica dov'è?-
-E' su, nella sua stanza. Le ho detto che non le ho fatto nessun regalo
per la sua insufficienza in chimica e si è arrabbiata. E'
dall'ora di pranzo che non mi parla, pensaci tu. -
- Non si preoccupi Anna. Gliela dico stasera o domani quella cosa?-
- E' meglio se gliela dici questa sera, non sopporto vederla
arrabbiata, anche se credo che appena ti vedrà le
passerà tutto.-
- Perfetto, allora vado. E... Grazie, davvero. Grazie
dell'ospitalità, ancora una volta, e grazie
dell'opportunità che ci state dando di realizzare il nostro
sogno.-
-Dai Susanna, non è la prima volta che vieni a trovarci, non
c'è bisogno di ringraziare così tante volte.
Grazie a te piuttosto, la tua compagnia ci fa sempre bene.-
Susanna sorrise cortesemente e salì le scale di corsa.
Raggiunse la camera in fondo al corridoio e bussò, ma il
volume della musica era troppo alto e Jessica non poteva sentirla.
- Vai via mamma! Quale parte di "non ti voglio parlare" non ti
è chiara?- disse Jessica quando Susanna aprì la
porta.
Aveva il viso affondato nel cuscino e non si era ancora accorta di chi
fosse realmente entrato nella stanza.
Vicino al letto c'era un barattolo di nutella aperto, circondato da
fazzoletti accartocciati .
- Oh, allora il tuo "vado ad affondare la mia depressione nella
nutella" di qualche ora fa era sincero. - esclamò Susanna,
posando la valigia accanto alla scrivania.
-Ma chi...?- borbottò Jessica, alzando il viso -Susanna!-
urlò.
Saltò giù dal letto per abbracciare l'amica.
- Oh Dio, non posso crederci!- esclamò, mentre rideva e
piangeva allo stesso tempo - Cosa ci fai qui? Non che non ti voglia,
solo che non me lo sarei mai aspettata.-
-Sorpresa! -scoppiarono a ridere e sciolsero l'abbraccio.
- Ce l'hai ancora! - disse Susanna quando notò la maglietta
che indossava Jessica.
Era bianca, semplice, con "She's my Harry" scritto in nero e una
freccia che indica verso destra.
Lei ne aveva una identica, con su scritto "She's my Louis", e una
freccia che indica verso sinistra.
Jessica annuì, tornando a sedersi sul letto.
Con il pensiero tornò al giorno in cui l'aveva conosciuta,
su twitter, e pensò a quanto la loro amicizia fosse forte
nonostante ci fosse un mare a dividerle.
Susanna abitava in Sardegna e Jessica a Roma, vedersi era sempre
difficile ma facevano il possibile.
L'aveva conosciuta grazie ai One Direction, erano unite dallo stesso
sogno, e sorrise pensando che la maggior parte delle cose che amava
erano legate a quei cinque ragazzi.
-Queste che sono?- chiese Susanna, afferrando due contenitori pieni di
pasticche.
-Quelle bianche sono sonniferi e quelle rosse sono tranquillanti.-
-Da quando usi tranquillanti?-
-Ho iniziato a prenderli tre anni fa, quando i miei genitori si sono
lasciati e mio papà è morto in un incidente
d'auto.-
-Non me ne hai mai parlato..- disse Susanna, sedendosi sul tappeto
davanti al letto.
-Lo so, non volevo deprimerti con il mio passato oscuro.- Jessica
ridacchiò, ascoltando il suo tono ironicamente
melodrammatico.
-Seriamente Jess, ti va di parlarne?-
-C'è poco da dire. Tre anni fa i miei si sono separati e per
me è stato un trauma. Facevo fatica ad addormentarmi, ma mi
limitavo a bere della camomilla. Poi, qualche mese dopo papà
ha fatto un incidente d'auto. L'ultima volta che l'ho visto, in
ospedale, mi ha detto "Non piangere, sono qui. Sarò sempre
al tuo fianco, anche quando non potrai vedermi. Non sarai mai veramente
sola.", poi mi ha promesso che ci saremmo visti il giorno dopo...ma non
ce l'ha fatta.- Jessica abbassò la testa quando
sentì le lacrime pungerle gli occhi.
- Oh Jess -sussurrò Susanna, portandosi una mano sulle
labbra.
-Io caddi in depressione, non dormivo più, non mangiavo e
spesso mi prendevano gli attacchi di panico. Il dottore mi prescrisse
quelle pasticche. Le odiavo, Dio quanto le odiavo. Mi confondevano le
idee, mi rendevano debole e avevo sempre la nausea. Poi
però...- fece una pausa, alzando gli occhi su uno dei poster
attaccati al muro. Cinque ragazzi le sorridevano e Jessica si
ritrovò a pensare, ancora una volta, a quanto amasse quei
sorrisi.
-Poi?- chiese Susanna, incoraggiandola a continuare.
-Poi i One Direction sono entrati nella mia vita. Da quel momento non
ho più avuto bisogno nè di pasticche,
nè di camomille. Mi basta sdraiarmi, chiudere gli occhi,
sentire le loro voci e tutto diventa giusto, niente e nessuno riesce
più a farmi del male. Sai... con il loro "I'll be here, by
your side. No more fears, no more crying" non mi sento più
sola, con il loro "I wanna save your heart tonight" mi sento protetta.
Non so spiegartelo, ma se oggi sono ancora qui, se ho ancora la forza
di andare avanti, di sognare, se ancora non ho perso la speranza
è principalmente grazie a loro.-
Susanna sorrise e annuì: capiva perfettamente.
-E perchè ce le hai qui se hai smesso di prenderle?-
-L'altra notte non riuscivo a dormire quindi mi sono presa un
sonnifero.-
-Perchè non riuscivi a dormire?-
-Ho sognato Liam.-
-Racconta.-disse Susanna, afferrando il barattolo di nutella.
-Ho sognato che i ragazzi erano qui, nella mia città; io li
stavo cercando ma non riuscivo a trovarli. Ero letteralmente disperata.
Poi il cellulare mi ha squillato, eri tu.
Parlavamo, mentre continuavo a camminare, finchè
all'improvviso mi sono bloccata davanti a una camicia a quadri. Quando
ho riconosciuto la figura che stava a pochi metri da me mi è
caduto il telefono dalle mani. Tu continuavi a parlare ma io non ti
ascoltavo più, avevo le gambe pesanti, non riuscivo a
muovermi.
Liam si stava allontanando con Paul, verso un camioncino nero. Potevo
vedere la testa bionda di Niall seduto sul sedile posteriore mentre
Zayn, Harry e Louis ridevano, spingendosi mentre salivano sul
camioncino. In quell'istante ho realizzato che quella era la mia unica
possibilità di realizzare il mio sogno, e io la stavo
sprecando. Con uno sforzo ho inziato a correre verso di lui, l'ho
chiamato ma la mia voce era un debole sussurro. Gli ho afferrato la
mano e lui finalmenti si è girato. I suoi occhi Susi, i suoi
meravigliosi occhi! Mi ha guardato per qualche secondo, confuso, poi ha
sorriso. Avevo la sensazione di volare, sentivo gli occhi farsi lucidi.
"Hi", mi ha detto, e il mio cuore ha preso a palpitare ancora
più forte al suono della sua voce. La mia mano era ancora
stretta alla sua, sentivo il calore confortante delle sue dita sulle
mie. "Oh Liam, can..can I hug you?", ho balbettato io. Non avevo idea
di dove fosse finita la mia voce e sì, sembravo una stupida.
Tremavo, avevo paura di un suo possibile "no" come risposta. Lui mi ha
detto "Sure babe", ha allargato le braccia e io mi ci sono tuffata
dentro. Il suo profumo mi ha invaso, portando con sè una
sensazione di pace. L'ho stretto a me, le mie dita fra i suoi capelli,
sentivo le sua mani accarezzarmi la schiena, come per tranquillizzarmi.
Ho chiuso gli occhi per assaporare ogni minimo particolare di quel
momento magico che avevo aspettato per così tanto tempo. Mi
sono concentrata per imprimere bene nella mente ogni dettaglio: la
morbidezza dei suoi capelli fra le mie dita, il suo respiro vicino al
mio orecchio, i brividi sulla schiena al suo tocco, la sua voce
così profonda e dolce. Il suo cuore che batteva contro il
mio. Ogni piccolo, minuscolo dettaglio, per ricordarlo per sempre. Mi
sono allontanata di poco per guardarlo negli occhi, e lui mi ha sorriso
di nuovo. Quella volta sono riuscita a ricambiare. Avevo i crampi nello
stomaco per l'emozione, e una lacrima ha iniziato a scorrere lenta
sulla mia guancia. Lui ha aggrottato le sopracciglia e con un dito l'ha
cancellata. "Don't cry", mi ha sussurrato. I battiti accellerati mi
rimbombavano nelle orecchie. Ho trovato la forza di parlare e gli ho
detto "Liam, you probably will never understand how much my words are
true. You guys saved my life. You give me the dare to dream, the
strenght to go on and hope, every single day. No matter what happens, I
will always be here to support you. I'm always here, so far away but
always by your side, ready to love you. And.. well, thank you for being
my safety".
"Oh babe", ha detto lui, "Thank you so much, that's so sweet.", e mi ha
stretta ancora una volta fra le due braccia.
"I love you Liam", non sapevo dire altro. "I love you too babe.", mi ha
sussurrato all'orecchio.
Non ho fatto in tempo a pensare a niente perchè una decina
di mani mi ha afferrata per i fianchi, per le spalle, per le braccia.
Mi allontanavano da lui, dall'uomo che amo, dal mio sogno..dalla mia
felicità.
Mi trascinavano indietro, e Liam si faceva sempre più
piccolo ai miei occhi. Scalciavo, urlavo, mi disperavo, ma lui non
c'era più, faceva male.
Mi sono risvegliata piangendo, con un dolore che mi opprimeva il petto.
Quel sogno sembrava così reale da lasciarmi sconvolta, tanto
che non riuscivo più a dormire.- Jessica alzò le
spalle, come se avesse appena raccontato di essere andata a fare la
spesa.
Susanna sospirò, ancora emozionata dalle parole dell'amica.
-Quanto puoi amare quel ragazzo?-chiese, guardando Jessica con
tenerezza.
Jess scosse la testa, e posò lo sguardo sulla foto che aveva
sulla scrivania.
Liam, Louis, Niall, Zayn ed Harry, seduti vicini, sfoggiavano i loro
meravigliosi sorrisi.
-Vorrei solo avere anche io "il mio momento". I miei tre secondi per
smettere di respirare davanti ai loro occhi. Il mio attimo, quel tanto
che basta per dirgli un semplice "Grazie". Eppure questo momento sembra
non arrivare mai.-sussurò Jessica.
Susanna si alzò, aprì la valigia e ne estrasse
una busta sottile, blu, e la porse all'amica.
-Cos'è?-
-Il tuo regalo di compleanno. Da parte mia, dei miei genitori e di tua
mamma.-
-Mia mamma? Ma ha detto che non mi aveva fatto nessun regalo.-
Aprì la busta e ne estrasse due biglietti.
-Due biglietti per l'America? E' uno scherzo?-
Susanna sorrise davanti all'espressione incredula di Jessica.
Scosse la testa, -No, e non finisce qui. Sai cosa c'è il 26
Febbraio, a Toronto?-
-Il concerto dei ragazzi, diamine, quanto vorrei esserci!-
-Ci saremo. Tua mamma ha già comprato i biglietti.-
Jessica gridò di gioia, abbracciò l'amica,
rideva, piangeva, urlava frasi senza senso.
-Li vedremo Susi, li vedremo! Canteremo con loro, ci emozioneremo
grazie a loro, davanti a loro!-
-E non ci lasceremo la mano durante tutto il concerto, come speriamo di
fare da più di un anno!-
Non poteva crederci, era il suo sogno, il loro sogno, e finalmente
sarebbe diventato realtà.
Mai smettere di credere nei propri sogni. Per quanto a lungo bisogna
aspettare, prima o poi per ognuno di noi arriva il nostro momento.
E' difficile, l'attesa è devastante, ma ne vale la pena.
Si abbracciarono ancora, più felici che mai.
-Buon compleanno Jess -.
|