Premessa: Inanzitutto ciao a tutti quelli che leggeranno
la mia primissima ff che ho intitolato “Card Captor Sakura e la forza ke regola
il mondo” (qui si va 1po’ sul sovrannaturale eh XD ).
Questa è la prima volta che scrivo qualcosa ke non sia un
tema di italiano, quindi mi piacerebbe che sinceramente mi diceste cosa ne
pensate.
Ecco qui il primo (corto) capitolo, che è 1po’ scontato,
ma essendo il primo non sapevo come cominciare. Prometto ke per i prossimi mi
impegnerò di più, anche perché la storia in sé mi sembra molto
bella.
Quindi…
cos’altro aggiungere? Il resto lo scoprirete leggendolo!
Buona lettura e grazie a tutti quelli che
leggeranno!
Capitolo 1
Ricordi.
Era mattina. Un raggio di sole filtrò dalla finestra ed andò
ad illuminare il viso addormentato di Sakura Kinomoto.
Quella mattina la sveglia non sarebbe suonata: era estate. Un
raggio più luminoso degli altri, costrinse Sakura a strizzare gli occhi. Si
rigirò su un fianco, ma ormai le dolci tenebre del sonno si erano dileguate.
Aprì i grandi occhi smeraldo e si guardò intorno, tutto quello che aveva
davanti, all'istante, da sfocato si fece ben delineato. Si stirò, si alzò dal
letto e stava per vestirsi, quando… notò accanto al letto, vicino alla bambola
regalatole da Tomoyo, un orsacchiotto di pezza. Ma non era un orsacchiotto di
pezza qualsiasi e questo Sakura lo sapeva bene: era l’orsacchiotto che le aveva
regalato il ragazzo più importante della sua vita.
Era passato un intero, lungo anno da quando Li era tornato a
Hong Kong e i due non si erano più rivisti. Sakura pensò con nostalgia ai
difficili tempi della cattura delle carte di Clow.
“chissà cosa starà facendo il mio Li… chissà se anche lui
pensa a me oppure mi ha dimenticata… chissà…”
All’improvviso si aprì il cassetto della scrivania e uscì
fuori un bizzarro peluche con un paio d'ali che, sebbene fossero piccole in
proporzione al resto del corpo, gli permettevano di volteggiare nell’aria con
eleganza felina.
“Buongiorno Kerochan!” disse Sakura, che sembrava essere da
tutt’altra parte.
“Ebbene -disse l’animaletto- cosa ci fai lì in piedi a
guardare imbambolata quell’orsacchiotto? Perché invece non ammiri me? Non sono
molte quelle che hanno il privilegio di poter vivere con un esemplare del
genere” e detto questo si mise a fare dei volteggi per aria.
Sperava, in questo modo, di riuscire a strappare un sorriso
alla bambina. Ma questa, laconica, si limitò a riporre accuratamente
l’orsacchiotto accanto al letto. Poi si ricordò di una cosa.
“Kerochan -disse- oggi vado a casa di Tomoyo, vieni anche
tu?”
Il guardiano, nella sua mente, aveva già associato quei pochi
suoni, usciti dalla bocca di Sakura, con la parola “dolci”.
“Si -disse entusiasta Kerochan- penso proprio che verrò… non
si può mai sapere in quali guai potresti cacciarti senza di me” E, vedendo che
Sakura indugiava nei suoi pensieri, esortò “Dai, pigrona, sbrigati a fare
colazione o altrimenti sarà già ora di cena”
Sakura scese al piano di sotto. La casa era completamente
deserta e silenziosa. Suo fratello Toy sarebbe stato fuori tutto il giorno per
lavoro e il padre doveva tenere un’importante lezione d’archeologia
all’Università. A Sakura capitava molte volte di rimanere a casa da sola, ma in
cuor suo sapeva che non era realmente così perché con lei c’erano sempre
Kerochan e sua madre, che la proteggeva dal cielo e il ricordo della quale era
testimoniato da una fotografia, posta con cura e amore sul tavolo. Appena ebbe
riordinato la casa, s’infilò i pattini e percorse la strada che portava a casa
di Tomoyo, accompagnata dalle continue insistenze di Kerochan che non vedeva
l’ora di dare sfogo alla sua ghiottoneria.
Suonato il campanello della maestosa villa Daidouji, una
domestica le venne ad aprire e la accompagnò nella camera dove Tomoyo la stava
aspettando. L’amica era seduta su un divano, il gomito appoggiato sulla
spalliera, una mano inarcata dolcemente sulla guancia, il viso disteso e assorto
nei propri ricordi. Davanti a lei, su un grande schermo, si susseguivano
rapidamente immagini diverse, che la ragazza guardava attentamente con un misto
d’ammirazione, compiacimento di sé e anche un po’ di malinconia, che era
espressa indubbiamente dalla leggera incurvatura delle sottili labbra. Ad un
tratto si accorse della presenza di Sakura.
“Ciao amica mia –disse Tomoyo- scusami, ma ero talmente presa
che non mi sono accorta che eri qui.”
“Non ti preoccupare, io e Kerochan siamo appena arrivati” la
tranquillizzò Sakura. E il guardiano spuntò dallo zainetto della sua padrona e
salutò Tomoyo. Questa invitò l’animaletto ad andare ad assaggiare la torta di
fragole, strategicamente sistemata su un tavolino non poco distante. Inutile
dire che Kerochan non se lo fece ripetere due volte e scomparve all’istante,
lasciando Sakura e Tomoyo da sole.
“Sai –esordì con dolcezza Tomoyo rivolta all’amica- poco fa
stavo riguardando tutte le riprese girate quando eri una cattura-carte. Io ti
conosco bene Sakura e, osservandoti, non ho potuto fare a meno di notare che hai
perso la tua solita spensieratezza che ti accompagnava anche nei momenti più
difficili. Vorrei tanto poter fare qualcosa per te, ma so per certo che l’unica
persona che vuoi non è qui. Ma volevo farti presente che non sei l’unica a
soffrire per la lontananza. Sono sicura che manchi moltissimo a Li. Sappi che io
ti sono sempre vicina. Puoi sfogarti e piangere quanto vuoi… perché… a volte… si
ha solo bisogno di piangere… più di qualsiasi altra cosa al mondo, di buttare
fuori tutto il dolore sottoforma di lacrime salate ”
Sakura rimase sbalordita dalla nitidezza con cui Tomoyo aveva
centrato il dolente bersaglio. Tutta la tristezza, i dubbi e le lacrime
accumulate nei mesi precedenti vennero fuori, come l’acqua irrequieta che, al
primo insediarsi di una crepa, rompe la diga che la trattiene. Abbracciò forte
l’amica e i suoi occhi verdi si riempirono di lacrime. Lacrime che partivano dal
cuore e portavano con sé tanta speranza, la speranza di un arrivo.
“Vedrai che Li tornerà prima di quanto pensi” disse
dolcemente Tomoyo all’amica che si asciugava le lacrime.
Sakura le rivolse un grande sorriso che le illuminò il
viso.
“Grazie Tomoyo –disse- non so proprio come farei senza di
te”
Nessuna delle due poteva lontanamente sapere che l’ultima
frase detta da Tomoyo, non era una semplice consolazione, ma una previsione che
si sarebbe avverata prima del tramonto del giorno
seguente…