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Dall’archivio
magnetico del signor Alex D. Solo
dieci giorni che Aidi se
n’è andata e già mi sto facendo venire
dei complessi di proporzioni assurde.
Non so, è come se fossi cento volte più
vulnerabile,
senza di lei, come se quando ci siamo conosciuti avessi
smesso di tenermi addosso una corazza, perché ci pensava
Aidi, in qualche modo, a farmi da scudo contro questo mondo di merda.
Adesso, però, se n’è andata e io mi
ritrovo fregato. Il mio scudo è volato in America, cazzo, e
non ho più neanche la mia corazza.
E vedi un po’ che mi succede…
Cioè, stamattina, appena tirato su dal letto, ero partito in
quarta con l’idea di chiamare Martino. Appena
sveglio e ancora mezzo addormentato – tipo palpebre cariche
di sonno, ciabatte ai piedi e pigiama spiegazzato – ero
dell’idea che, se avessi composto il suo numero di casa,
m’avrebbe potuto rispondere proprio lui in persona.
Ho telefonato a casa sua solo un paio di volte in vita mia, e una di
queste è stata l’unica volta che ho sentito sua
madre.
Conversazione squallidissima, del genere: pronto?, Salve, sono
Alessandro, cercavo Martino, Non è in casa, Ah, e a che ora
torna?, Non l’ha lasciato detto, Oh okay grazie arrivederci.
Una di quelle conversazioni che ti scordi subito, capito, se non fosse
stato per quel “Non l’ha lasciato detto”
che continuava a rimbalzarmi nel cranio come una fottuta pallina da
ping-pong.
Voglio dire, la madre di Martino aveva tutto questo tono leggero e
disinvolto, così tanto leggero e disinvolto che si capiva
subito che era forzato e sinceramente mi faceva un po’
impressione. La sua voce, capito, diceva
Non-mi-preoccupo-è-normale-e-ho-un-ottimo-rapporto-con-mio-figlio.
Diceva proprio tutto questo pacco di roba, sì, ma lo diceva
per finta. Per salvare le cazzute apparenze.
Manco fossi stato un assistente sociale o che so io.
E poi, Non l’ha lasciato
detto?, continuavo a chiedermi. Perché non non
l’ha detto?
A chi avrebbe dovuto lasciarlo
detto?
Come se Martino e sua madre comunicassero attraverso un maggiordomo.
«Alfred» – come quello di Batman
– «di’ a Martino che stasera deve
scongelarsi la cena».
«Alfred, di’ a mia madre che tanto oggi me ne vado
in un bar».
E tutto questo mentre sono tutti e tre – tutti e tre insieme, capito,
Martino e sua madre compresi – nella stessa stanza.
Okay.
Questo in realtà non è mai successo e lo so bene.
Voglio dire, Martino era ricco sfondato ma il maggiordomo non ce
l’aveva, e poi è solo una mia idea. Io i suoi
genitori non li ho mai conosciuti – però, capito,
mi facevano questa impressione.
Persone che non si parlano, brrrrr,
anche se sono nella stessa stanza.
Io facevo scene simili con i parens solo quando da piccolo mi
arrabbiavo con loro. Finché la mutter non si stufava e
diceva al Cancelliere se Alex continua così gli tolgo i suoi
libri illustrati. E non era tanto la minaccia, ma più il
fatto che non mi avesse in nota, che mi spaventava, e allora,
è chiaro, capitolavo.
Mi ricordo che Martino, nella sua lettera, mi aveva scritto che voleva
distruggere tutti i quadri comprati dai suoi.
Chissà se l’ha fatto e se si sono arrabbiati o
Non ci avevo mai pensato, ai genitori di Martino, ma adesso mi sembra
chiaro che, prima di due robot che se ne fregassero altamente di quello
che lui faceva, c’era qualcuno che lo teneva in braccio
quando era piccolino. Così come l’ho visto nelle
foto che teneva in camera sua.
Forse avrebbero tenuto duro meglio e più a lungo, se si
fossero ricordati di continuare a fare come in quelle immagini dove
Martino aveva uno due anni d’età.
Ora che ci penso, mi chiedo che fine abbiano fatto le foto, se le hanno
buttate via o che so io, ma a dire il vero non mi importa tanto.
Mi viene in mente Valentina, che ha detto che adesso i genitori di
Martino si odiano.
Ma probabilmente se l’è inventato.
Cioè, non so come potrebbe saperlo, lei.
Alla fin fine, però, non mi importa nemmeno di questo.
Non è con i genitori
di Martino che sono uscito quel paio di volte e loro non li ho mai
incrociati a scuola. Se soltanto in quel periodo dove io e Aidi non ci
sentivamo avessi detto a Martino dove lei abitava, lui mi ci avrebbe
trascinato seduta stante, ma non credo che i suoi lo avrebbero fatto.
Mi chiedo cosa ne direbbe Aidi, di tutte queste seghe mentali che mi
faccio. Forse non mi direbbe niente, mi guarderebbe e basta in quel
modo che solo lei sa e mi abbraccerebbe stretto e io sentirei il suo
respiro caldo vicino all’orecchio.
Adesso penso che andrò a prendere il telefono e
farò il numero di Martino, ma poi butterò
giù dopo il primo tuu.
Perché ora sono sveglio sveglissimo e so che non
sarà sicuramente lui a rispondere.
Note:
Ed ecco che ritorno a sclerare sul libro di Brizzi. Sempre con Martino,
ma stavolta dal punto di vista del vecchio Alex.
Solo un paio di cose:
Alfred, il maggiordomo di Batman. Perdonatemi, non mi sono trattenuta.
AMO come quell’uomo è interpretato da Michael
Caine in Batman Begins. Volevo aggiungere un accenno a tale attore, ma
a voler essere pignoli, non credo che dieci giorni dopo la partenza di
Aidi per l’America fosse già
uscito Batman begins (è un film del 2005, mentre il
libro di Brizzi è stato scritto nel 1994, mi pare).
Perciò ho desistito.
Valentina, la ricordate?, è una delle poche compagne di Alex
estranea alla confraternita delle Semprevergini. È uscita
con Martino.
Au revoir =)
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