CAPITOLO
28
Promessa
per la vita
Voleva
raggiungerlo. Voleva salvarlo. Salvare tutti. Non voleva rimanere di
nuovo sola.
“Lagharta...”
pensò tristemente, senza avere neanche la
possibilità di piangere
“Vattene...scappa...” ma non poteva parlare.
Le
manine di Saluss al contatto con quel vetro freddo e spesso non
riuscivano a raggiungere le sue. E lei pregava che tutto andasse
bene.
-Mi
dispiace...- sussurrò a fior di labbra, trattenendo dentro
di sé la
rabbia per quella situazione -Mi dispiace tanto...-
Chiuse
gli occhi per un attimo. E tutto divenne buio.
-Non
ti preoccupare...- disse una voce gentile, alle sue orecchie
-Andrà
tutto bene-
Quella
voce era così dolce, così calorosa, che Mahel
annuì e sorrise.
E
poi chiuse gli occhi, sentendo come una mano carezzarle i capelli.
-Tirala
immediatamente fuori di lì- sibilò tra i denti
Pixel, imponendo le
mani davanti a sé -Giuro che questa volta non ti
lascerò umiliare
qualcuno che non c'entra niente-
-Oh-oh-oh...che
paura che mi fai...- sbottò il signore del Tempio, facendo
brillare
lo scettro tra le sue mani -Ricordi che senza questo non puoi fare
niente?- sorrise maligno.
Pixel
restituì il sorriso, facendo allo stesso tempo scomparire
quello
dalle labbra del signore del Tempio -Lo credi...?-
Lagharta
guardò la scena davanti ai suoi occhi e non ebbe neanche la
forza di
agire.
Tutto
divenne buio. Come se la magia che impregnasse il Tempio fosse
sparita.
Un
enorme cerchio alchemico ai piedi di Pixel iniziò a brillare
dei
colori dell'iride, illuminando la stanza così intensamente
che i
presenti furono costretti a chiudere gli occhi. La staffa del Signore
del Tempio si ruppe tra le sue mani e dalla gola di Pixel
fuoriuscì
una risata primitiva e spaventosa -Non mettermi alla prova, Irihe...-
Era
spaventoso. Proprio come ricordava.
Eppure
non aveva mai suscitato in lui una sensazione di pericolo
così forte
come in quel momento. Neanche quando aveva preso la sua sposa in
ostaggio, neanche quando l'aveva imprigionata per sempre. Aveva
semplicemente messo sul volto quella maschera di dolore perenne e di
colpevolezza che lo faceva sentire un dio.
Ma
lui non era un dio. Non era neanche lontanamente paragonabile
all'essere che aveva davanti agli occhi in quel momento, la cui magia
era propria della sua specie.
Lui
era solamente un povero, ribellatosi alla Dea, che aveva rubato il
simbolo del potere al padrone del Tempio. Non era niente altro.
Eppure
per quella ragazzina orrenda e sgraziata stava dando fondo alle sue
forze.
Ma
era davvero solo per quella ragazzina, che per lui non valeva
niente...?
-Sei
pazzo, Pixel? Questa ragazzina non è niente, non vale niente
per te.
Hai distrutto il tuo bastone per lei, cosa credi di fare?-
Lagharta
guardò verso Pixel, non stupendosi più di tanto
che alla fine Mahel
avesse visto più lungo di qualsiasi altro e prima di
qualsiasi altro
-Sei tu il signore del Tempio, Pixel?-
Il
mago si voltò verso di lui, i suoi occhi ambra accesi di
rabbia -Non
credi siano cose di cui parlare dopo aver salvato la divina, eletto
di Saluss?-
Lagharta
annuì e tirò fuori la spada -Dentro piccola. Ora-
La
fatina guardò un'ultima volta verso il sorriso spento di
Mahel,
incosciente dentro la prigione di cristallo e annuì
-Salviamo Mahel-
Era
arrivato il momento di agire -Mandiamo quel bastardo sulla Luna a
suon di calci in culo, va bene Pixel?-
Una
risata piena, spontanea e libera. Finalmente -Con piacere-
Era
spaventato. Era disarmato. E solo.
Non
poteva neanche sperare di vincere contro il Signore del Tempio e
l'Eletto di Saluss. Non insieme. Non pieni dei loro poteri.
Cosa
avrebbe dovuto fare?
La
consapevolezza della sua unica fonte di forza lo fece sorridere,
tranquillo, come se niente più importasse al mondo di quel
momento
di puro controllo.
-Benissimo.
Fatevi sotto...- disse compiendo un passo veloce verso la prigione di
Mahel, posandovi sopra la mano -Voi provate a colpirmi e questa
ragazza muore. Scegliete voi-
E
di nuovo quella consapevolezza sugli occhi di Pixel. Che
portò la
sua rabbia a perdersi davanti a quegli occhi disposti a tutto. E si
arrese.
-Pixel...che...che
sta dicendo?- chiese Lagharta, tremando per la sorpresa -Se lui
spezza quel cristallo...Mahel muore?-
Pixel
abbassò ogni aura ostile, ogni difesa. E gli occhi sul
pavimento,
delusi di sé stesso, furono più espletivi di
qualsiasi chiarimento
vocale.
-Non
è possibile...- esalò Lagharta, lasciandosi
scivolare Mahel dalle
mani -Io l'ho portata qua a...morire? Era questa la prova di cui
parlava Vie...?-
-Mi…dispiace…-
sussurrò Pixel, sentendosi impotente come anni prima, quando
la sua
Principessa era stata racchiusa da quel cristallo e lui non aveva
potuto niente per salvarla.
Di
nuovo, la superiorità di quell'incantesimo stupì
Pixel di non
potere niente.
-Hai
paura...non è vero?- disse Irihe meschino, con quella stessa
tonalità con cui gli aveva tolto la sua sposa tempo addietro
-Di
nuovo, ho vinto...- aggiunse tronfio, mentre Pixel abbassava la testa
schiacciato dal senso di colpa.
-Mi
dispiace, eletto di Saluss. Mi dispiace...divina Mahel...-
Quando
ormai pareva tutto finito, l'avventura giunta al termine, due voci
melodiose riempirono la stanza ed il cuore del mago e del guerriero
che stavano aspettando un miracolo.
“Adesso...dovrete
solo avere fiducia nel cuore di questa fanciulla, che tutto
può.
Dovrete
sperare e pregare...perchè Vie ascolterà le
vostre preghiere.
Non
abbiate paura...ma seguite le nostre indicazioni.
Pixel,
dolce amore mio...distruggi i cristalli miei e di Mahel.
Liberaci”
E
fu come sentire il cuore andare in mille pezzi.
Voleva
morire. Abbandonarlo nella solitudine più
nera, per andarsene
in luoghi migliori e più sicuri insieme a quella ragazza che
possedeva l'abilità di cambiare il mondo.
Lagharta,
al suo fianco, sospirò di sollievo -Non pensavo che avrei
mai potuto
pensare che esistesse una parsona più stupida di Mahel...-
ridacchiò
lui.
Pixel
lo guardò torvo, non riucendo a capire le parole di quel
giovane,
dal cui volto ormai era scomparso ogni dolore e qualsiasi indecisione
-Che stai dicendo...?-
-Che
cosa sto dicendo? Cosa stai facendo tu, piuttosto.
Non hai
sentito tua moglie? Vuole che la uccidi-
sbottò Lagharta
divertito.
Ma
prima che la frenesia del sollievo potesse invaderlo, due fasci di
luce somiglianti a braccia giganti lo afferrarono per il collo e lo
sollevarono, mentre gli occhi di Pixel si coloravano di sfumature
bluastre per l'odio che sentiva.
-Tu,
inutile essere umano!- sibilò la voce semi-meccacina di
Pixel,
incalzato e posseduto dal suo stesso odio -Non ucciderò mai
la
ragazza che ha guardato su di me con occhi misericordiosi e la donna
che amo!- sputò cattivo, mentre il volto del guerriero
rimaneva
perfettamente incorniciato da quell'espressione di beffa che il mago
non capiva.
-Sei
proprio un'idiota, Pixel- fu l'unica cosa che Lagharta
riuscì a
dire, prima di tagliare le braccia magiche di Pixel con l'aura rosata
della pietra vitale di Saluss.
Fu
un lampo.
Si
avvicinò a lui con un balzo talmente veloce e perfetto, che
non ci
fu bisogno neanche di concentrarsi sullo spostamento d'aria,
perché
non ci fu. Pixel si ritrovò schiena a schiena con il
guerriero, la
lama della spada Saluss alla gola, vibrante di risentimento.
-Se
tocchi di nuovo il mio padrone con le tue mani, la tua magia o altro,
ti picchio in testa- rise la fatina, cercando di calmare con la sua
aura l'irrequietezza del mago -Adesso calmati e pensa...a cosa ha
detto la tua sposa. E a cosa lei stessa è!-
Pian
piano che la rabbia spariva, che il suo dolore riaffiorava, una nuova
consapevolezza -Tu...tu sai cos'è Velleda...?-
sospirò Pixel al
guerriero, gli occhi sgranati dalla sorpresa.
-Si-
rispose lui, sorridendo, lasciando calare la lama di Saluss di pochi
centimetri -E adesso dobbiamo avere fiducia in loro. Io credo in
Mahel. Tu credi nella tua sposa...?-
Pixel
chiuse gli occhi. E una nuova luce inondò la stanza.
Un
cerchio alchemico rosso sanguigno, una formula di morte, risuonavano
insieme alle pareti magiche del Tempio.
Tutto
si fermò, incatenando il tempo. Irihe capì,
nonostante tutto, che
da lì a poco la situazione si sarebbe piegata in suo
sfavore. E
cerco di vincere anche nella perdita.
Una
mano toccò il vetro sottile della prigione di Mahel,
cercando di
farla crollare a terra. Ma Lagharta era già accanto a lui,
la spada
pienamente puntata contro quello stesso vetro. Prima che questo
potesse crollare a terra, la spada lo aveva già distrutto in
migliaia di pezzi, rompendo la prigione e la prigioniera, ormai
perduta.
Irihe,
stupefatto da quel gesto irresponsabile e senza senso, provò
a
scappare verso la prigione di Velleda.
Ma
anche qui la formula di Pixel fu più veloce.
Sembrava
prendere forma, mentre tortuosamente si insinuava atteverso il
labirinto di roccie e arrivava sino a Velleda. Sembrò durare
ore
interminabili, nonostante passarono solamente pochi secondi. Pixel
chiuse gli occhi, pregando Vie di perdonarlo per i suoi errori in
quegli anni.
Il
suo cerchio alchemico perfetto si chiuse attorno alla prigione di
Velleda, distruggendola.
In
un attimo, tutto cadde nel silenzio. L'acqua prese a bagnare i
pavimenti del Tempio, mentre Irihe rideva sadico credendo di aver
comunque vinto di una soddisfazione magra: la distruzione di una
ragazza che ai suoi occhi non aveva alcun valore e della sposa del
vero padrone del Tempio, prigioniera ormai da anni.
-Ho
vinto!-
Un
ruggito, che riportò Pixel alla realtà.
Non
era successo niente.
Aveva
avuto fiducia, ma l'aveva persa, per sempre. Velleda, la sua sposa, e
Mahel, la divina seguace di Vie, erano scomparse. Intrappolate
nell'oblio del senza tempo, in una dimensione non raggiungibile da
nessuno, neanche dalla stessa Vie.
Si
inginocchiò a terra, condiungendo le mani a preghiera. E
fece
l'ultima cosa che Velleda gli aveva detto: pregò.
Insieme
a lui Lagharta e Saluss, uscita dalla spada.
Irihe
intanto rideva, grottesco e disgustoso, per aver distrutto due
fanciulle innocenti per un puro capriccio di potere.
-Stolti!-
ruggì -Avete perso l'unica persona che avrebbe potuto
aiutarvi ad
andarvene da qua. Io solo adesso posseggo la facoltà di
lasciarvi
andare. Non potete più sfuggirmi, perchè posso
usare questo
incantesimo anche senza bastone. Siete in mio potere. Siete morti,
ormai!-
E
anche se pregava non sentiva il sollievo che avrebbe dovuto
coglierlo.
Velleda
aveva fatto una promessa che non avrebbe mantenuto.
-Addio...-
sussurrò distrutto dal rimorso, per un gesto che aveva
sempre temuto
a compiere -Addio, mia Principessa...-
-Smettila...-
sussurrò piano Lagharta, sorridendo -Non devi credere che
sia tutto
finito. Questa, ci scommetto, è stata gran parte idea di
Mahel.
Vuole fare qualcosa di teatrale- ridacchiò lui -Te lo
ripeto, Pixel.
Io credo in Mahel. E tu? Quanto credi nella tua sposa?-
Pixel
lo guardò, pensanso agli occhi dolci della sua amata. E
sorrise.
-L'ho
amata per secoli. Darei me stesso per lei. Mi fido di lei-
E
accadde.
A
quelle parole, l'acqua allargatasi sul pavimento iniziò a
vibrare.
Pixel e Lagharta guardarono il pavimento, aspettandosi che tutto
potesse crollare, incavandosi e tornando alla terra, da cui il Tempio
era nato.
Irihe,
dal canto suo, smise di ridere e osservò.
Un
enorme, profondo squarcio si propagò per il pavimento,
distruggendo
momentaneamente le loro speranze e facendoli sobbalzare: che diamine
stava accadendo?
Quindi
l'acqua iniziò a brillare di una luce azzurra e cristallina,
che si
irradiava per le pareti del Tempio, risuonanti a quella specie di
magia. Un tuono tremendo, assordante, precedette un botto di luce
intensa, che costrinse Irihe a coprirsi gli occhi e Lagharta a
pararsi con il piatto della lama, per non accecarsi.
E
la voce che ne seguì, venne accolta con gioia e sollievo dal
guerriero e dal mago, che sorrise nell'appurare che il guerriero
avesse avuto ragione da vendere.
-Irihe...-
una voce autorevole ma dolce, che arrivò sinò al
falso signore,
costringendolo ad arretrare -Sei stato malvagio e avido. Hai voluto
troppo e non ti è rimasto in mano niente. Sarai punito per
il tuo
affronto alla Dea-
-Velleda!-
squittì questo, inginocchiandosi a terra con i palmi rivolti
verso
l'alto -Mi dispiace, davvero! Non avrei voluto che tutto questo
arrivasse a questo punto, lo giuro!-
-Menti!-
ruggì la voce, avvolta ancora dalla luce abbagliante -Sei
uno stolto
se pensi che io possa crederti...vigliacco!-
Una
freccia d'acqua lo sfiorò appena sulla coscia, e Irihe si
lasciò
scappare uno strillo isterico, colto da un'improvviso e tremendo
terrore -Mia signora, la prego!-
-Non
tollero scuse, verme...- aggiunse la voce disgustata, prima che la
luce si schiarisse e la lasciasse apparire la proprietaria in tutta
la sua bellezza.
Ed
era davvero bella.
Galleggiava
in aria, sorretta dall'acqua che sembrava le fosse amica. I suoi
lineamenti erano delicati, come fossero dipinti. La luce irradiata
dall'acqua faceva assumere alla sua pelle soffici sfumature,
lasciando anche che i tatuaggi sulla parte sinistra del volto
rilucessero. I suoi capelli, ondulati morbidamente, erano di una
tonalità di azzurro così bella che sembravano
filamente di seta
preziosa. Il corpo, perfetto, era coperto da vesti vaporose ma
pratiche, ideali per la battaglia.
Era
una vera e propria Principessa dell'Acqua.
Tra
le braccia, così esili da far sembrare l'azione quasi
ridicola,
aveva la giovane Mahel. Fradicia, ma dall'espressione decisa,
guardava verso Pixel.
-Sapevo
che mi nascondevi qualcosa. Ma non credevo questo!-
disse
quasi in un sussurro, guardando verso Lagharta e sorridendo.
Quando
Velleda la lasciò andare, lei si lasciò scivolare
a terra,
atterrando tra le braccia di Lagharta che in un secondo fu accanto a
lei -Anche questo è un piano stupido. E siamo a due. Sei
davvero una
persona che ama il rischio- la rimproverò dolce lui, mentre
Saluss
le si avvicinava e le afferrava i capelli, agitata -Pensavamo di aver
capito male. Per fortuna è andato tutto bene...-
Mahel
annuì -Quando Velleda mi ha spiegato chi era...cos'era...-
esitò -Abbiamo pensato che fosse il momento di provare ad
usare la
sua scorciatoia-
Rideva.
Aveva appena rischiato la vita ma rideva.
Ma
i suoi occhi erano incatenati a lei, a quella splendida Principessa,
che si librava in aria a pochi metri da lui. Libera.
Velleda
gli si avvicinò e si posò a terra, aggraziata, e
gli sorrise -Mi
dispiace...ti ho fatto soffrire così a lungo, che non credo
neanche
di meritarmi più il tuo amore- disse Velleda, assumendo
l'aspetto di
una fanciulla comune, che quello di una Principessa. Pixel le sorrise
e si inginocchiò davanti a lei, prendendole una ciocca di
capelli e
baciandoglieli -Shh...mia Principessa. La mia unica e immensa gioia
è
averti qua, accanto a me. Finalmente così vicina da poterti
toccare...- la sua voce era un sussurro.
“Strano
vederlo così” pensò Lagharta.
-Ho
aspettato a lungo di rivederti...- rispose lei, dolce, cercando di
sollevarlo da terra -Mi sei mancato, amore mio...-
I
loro occhi erano un'unica, immensa catena di amore.
Fisicamente
diversi, per razza e statura, ma legati da un unico sentimento,
genuino e puro, che niente aveva potuto spezzare, nonostante tutto.
Mahel
ne era quasi gelosa.
Guardò
verso i due e provò quasi la tentazione di voltarsi verso
Lagharta,
e sproloquiarsi in parole dolci, che però non erano da lei.
E
sorrise.
-Che
hai da sorridere?- chiese Lagharta, notando il volto della ragazza.
-Niente,
niente- si affrettò a rispondere lei, prima di accorgersi
che Pixel
le era accanto e la guardava, grato -Ehm...si?-
-Divina
Mahel...la ringrazio- disse umile, inginocchiandosi a lei, e
baciandole i capelli -Lei ha fatto ciò che io non ho mai
avuto il
coraggio di fare: distruggere la prigione della mia sposa. La paura
di distruggerla era troppa...non avrei vissuto con il rimorso di
averla mandata alla deriva io stesso- sussurrò lui preso
alla
sprovvista -Non so come ringraziarla...anzi, un modo c'è.
Dovete
permettermi di ringraziarla-
-No,
Pixel, no!- si affrettò a dire lei, accucciandosi in terra e
prendendo le mani di Pixel tra le sue, imbarazzata -Sono io che devo
ringraziarti. Il tuo amore...la tua devozione per Velleda, le hanno
dato il coraggio di procedere a questo piano che più che una
soluzione assomigliava ad un suicidio. Non hai bisogno di
ringraziarmi-
-No,
vi prego- insistette lui, premendo le mani di una
semi-divinità come
Mahel e sentendosi onorato: neanche a Velleda aveva mai osato tanto
-Questo gesto che state compiendo adesso, mi riempie di onore e
rispetto. Voi non vedete in me lo sporco uomo dotato di poteri
magici...ma l'uomo che ama la sua donna. Come se fosse così
semplice-
Mahel
tossì, imbarazzata -Beh...nel mio mondo è
così semplice...-
-E
allora fatemi fare qualcosa che nel mio mondo è altrettando
semplice- chiese lui, ancora una volta, voltandosi verso Velleda e
chiedendole un tacito permesso.
-Si,
Pixel. Avevo pensato anche io alla stessa cosa...- disse in un
sussurrò, prima che insieme a lui iniziasse ad intonare un
canto in
cui alchimia e magia dell'acqua danzavano insieme.
Fu
una magia. Ma dopotutto, cosa non vi era di magico
a Gaia?
Questa
tenue catena di magia pura raggiunse il polso di Mahel. Un filo
azzurro, dello stesso colore dei capelli di Velleda, ed uno ambra,
dello stesso colore degli occhi di Pixel, si intrecciarono in un
bracciale che avvolse il polso della giovane, chiudendosi in una
pietra color smeraldo, dello stesso colore degli occhi ormai divini
di Mahel.
-Che...splendore.
Un regalo? Non dovevate...è magico?- chiese Mahel, un filo
di
curiosità misto a interesse e felicità: era
così bello.
-Una
specie- rise Pixel, sorprendendosi di poter apparire così
umano.
-Non
è possibile...pensavo fosse solo una leggenda...-
sussurrò
Lagharta, la cui espressione del volto venne imitata perfettamente da
Saluss.
Mahel
lo guardò e capì che quel bracciale era molto di
più.
Guardò
Velleda, e Pixel, e Lagharta. E non potè chiarire la
confusione di
quell'espressione -Cosa c'è che non...va?-
Velleda
le si avvicinò e le si inchinò accanto,
carezzando con un dito il
filo intrecciato d'ambra e di azzurro al suo polso.
-Questa...è
una promessa di onore e di servitù. Io e Pixel ci siamo
impegnati a
proteggere la protettrice di Gaia fino al compimento del suo viaggio.
Questa è una promessa. Una promessa che se non manterremo,
ci
costerà la vita- sussurrò lei, come fosse la cosa
più naturale del
mondo.
Mahel
guardò la Principessa, Pixel, Lagharta e poi Saluss.
La
vita di due persone sconosciute, senza che lei sapesse in alcun modo
perchè, adesso era incommensurabilmente, indissolubilmente
nelle sue
mani.
***
Sono tornata. E ho
ritrovato il mio ritmo ed il mio obiettivo.
Ho ritrovato la mia
forza ed il mio orgoglio.
Finirò
Lagharta entro la fine del 2012. Chiunque volesse proseguire, e
concludere, questo viaggio con me...sarà ben accetto al mio
fianco. E anche al fianco di Lagharta, Mahel e Saluss. Alla salvezza di
Gaia.
Mi siete mancati
<3
|