AUTHOR
AUTHOR:
AmarantaB.
SUMMARY:
Cosa succede quando una single convinta, trova
finalmente l’uomo dei suoi sogni?
SPOLIERS:
No, è un Au...non ci sono ne vampiri nè
mostri... anzi, a ripensarci qualche mostro c’è, ma di bellezza!! ;)
PAIRINGS:
Liam/Cordelia,
William/Fred, Faith….
L’APPUNTAMENTO
Avete presente quando
siete stati soli per così tanto tempo che alla fine di ogni giornata mandata dal
signore, credevate che sarebbe stato così per sempre?
Bene!
Allora adesso,
immaginatevi un bell’appartamento ad est di Los Angeles.
Ovviamente un appartamento
da single.
Come che significa?
Ho capito, ci vuole più pazienza di quella
che immaginavo! Vi descrivo il mio, giusto per aiutarvi a farvi un’idea.
Camera: grande, forse
troppo, con un letto matrimoniale da urlo, che ti spinge ad illuderti che magari
un giorno qualcuno possa giacere lì con te. Per il suddetto motivo, ti ostini a
tenerla ordinata, perché non si sa mai, salvo poi, durante qui meravigliosi
momenti di sconforto essere ad un passo dal distruggerla.
Bagno: ovviamente con la
vasca. Una bella vasca bianca e capiente. Insomma se uno è single deve prendersi
cura di se stesso, ed io, lo faccio con bagni lunghi e rilassanti. E lo ammetto,
la vasca è capiente perché magari un giorno potrei utilizzarla con qualcuno che
non sia la paperella gialla che ti regalano da Sephora con il bagnoschiuma!
Studio: ecco, per il mio,
questo termine è azzardato. Sembra un avamposto iracheno. C’è una scrivania che
si lamenta al peso di libri e fogli di ogni genere, l’asse da stiro perennemente
aperta, e un numero imprecisato di abiti che aspettano di essere stirati – o
lavati, a seconda di dove si trovano- buttati alla bell’e meglio dentro ceste
dal colore cangiante e fastidioso.
Ora passiamo al soggiorno.
Nel soggiorno del single non manca mai un televisore con annesso impianto Dvd.
Un bel divano comodo e un plaid della nonna che viene utilizzato per coprirsi le
spalle quando ci si affligge di fronte all’ennesimo film romantico che ci siamo
imposti di affittare. Perché il single deve sempre ricordarsi che schifo di vita
conduce.
Siamo affetti da una
specie di masochismo incurabile. E la cosa peggiore, è che, in fondo in fondo,
ci piace pure!
Ora la cucina. La mia,
nella fattispecie è abitabile. Una bella cucina moderna, compresa di isolotto,
da fare invidia alla famiglia Cunningham di Happy Days. Ehy, ve lo avevo detto
che siamo masochisti no? Perciò via dalla faccia quell’espressione ammonitrice.
Ok, questa è l’apparenza.
Se aprite il frigorifero, troverete soltanto pasti surgelati, una bottiglia di
vino bianco, qualche dolce, insalata e frutta.
Sul piano di lavoro,
l’immancabile bottiglia di Jack Daniel’s… per le serate tra amiche!
Ok, ora provate ad
immaginare me, in quest’ambiente.
Io, Cordelia Chase, bella
donna, mora, bel sorriso, tette da urlo e… basta.
Totalmente incapace a
trovarsi un uomo.
Sola come un eremita.
Sono arrivata a Los
Angeles perché volevo diventare attrice, ovviamente non ci sono riuscita.
Lavoro in un’agenzia
investigativa la cui proprietaria, Kate Lockley, è una stronza, zitella,
isterica.
Piglio da generale e
dannatamente critica.
Il suo hobby? Strillarmi
dietro per tutte le otto ore del mio turno!
Ovviamente sono circondata
da amici fantastici!
La prima? Winifred Burkle…
la mia perfetta antitesi! Assistente della cattedra di fisica all’UCLA,
intelligente come Einstein, bella, semplice, e con una propensione incredibile
ad essere completamente scoraggiata.
Ovviamente anche lei
single, con qualcosa come un milione di problemi morali se si tratta di parlare
con un ragazzo. La adoro!
Poi c’è Faith Leahne.
Faithy. Lei non ha problemi di uomini. Li mangia come pancakes a colazione, ed
odia con tutte le sue forze, il termine “relazione stabile”. Sostiene di voler
provare quanti più uomini possibili prima di decidersi. Se continua di questo
passo, credo che alla fine dovrà darsi alle donne.
E poi c’è il maschione.
William Sanders detto Spike. E’ un fantastico scrittore. Un amore di ragazzo.
Occhi azzurri come il cielo, capelli di un biondo improbabile, intelligente,
schietto e assolutamente attraente.
Non per me.
Non ve l’ho ancora detto?
Bhè io ho gusti molto difficili! Non mi accontento più di storielle da una botta
e via, voglio il principe azzurro. E Will, non rientra nella categoria.
Bello e dannato. Ma, per
me, un fratello maggiore.
Sospetto che tra lui e
Fred ci sia un’attrazione pazzesca, e mai confessata, ma con Faithy abbiamo
sempre cercato di non approfondire il discorso.
Il nostro motto? Evitare
inutili imbarazzi a Fred.
La ragazza potrebbe morire
d’infarto e noi, non siamo per niente pronti all’eventualità di perderla.
Ok, ora vi ho raccontato
la mia vita perciò passo alla storia.
Quella vera.
Da brivido.
Vi assicuro farebbe
impallidire anche Danielle Steel.
Ma come chi è??
La scrittrice di romanzi
rosa!
Oh Dio….
Non ricordo il motivo, però quel martedì
mattina ero arrivata tardi in ufficio.
Ovviamente fui
immediatamente convocata nello studio della Lockley che dopo uno shampoo e una
messa in piega, con un sorrisetto da strega mi ammonì dicendo “Chase, la
prossima volta ti sbatto fuori!”
Avevo cominciato proprio
bene quel giorno.
E non era mica finita.
Verso le dieci mi chiamò
Faith.
“Agenzia investigativa
Lockley posso aiutarla?”
“Cordy sono io.”
“Faithy! Cosa c’è?”
“Ho rotto con
l’idraulico!”
Intervengo solo per dirvi che, in effetti,
non avevo ben capito. Stavo dando un’occhiata ad alcune pratiche, mentre parlavo
con lei…
“Hai rotto l’idraulico??”
Sghignazzò.
“Forse l’ho rotto…magari
non è abituato a certi ritmi!!”
“Faith cosa stai dicendo?”
“Mi ha lasciata!”
Sospirai
“Hai rotto con
l’idraulico! Non l’idraulico! Fantastico!! Ma perché, stavate insieme?”
Faith sbuffò.
“Bhè…no, mi limitavo a
fargli dare una controllatina alle tubature di tanto in tanto!”
“FAITH!”
Rise sguaiatamente.
“Cosa c’è?” potevo
vederla. Come minimo aveva gli occhi spalancati affettando innocenza “E poi
farebbe bene anche a te una controllatina ogni tanto! Forse da qualche
parte…perdi! E ti assicuro che il tipo sapeva come utilizzare i suoi arnesi!”
Risi anche io.
“Allora, adesso a quale
altro mestiere ti dedicherai?” domandai ignorando la provocazione.
“Non lo so…” rispose lei
dubbiosa “L’idraulico ce l’ho, il giardiniere pure, il muratore anche…vorrei
passare a qualcosa di più raffinato!”
“Tipo un agente di borsa?”
“Ma per piacere! Quelli
pensano solo a loro… io li voglio rudi! Che ne pensi di un bel poliziotto?”
“Perché no? Quelli sono
sempre pronti a sguainare la pistola!”
Avete presente lo sguardo terrorizzato della
protagonista femminile della strega di Blair mentre parla con la lampada puntata
negli occhi? Bhè credo che il mio, in quel momento lo batteva di diverse
lunghezze. Perché? Bhè la strega di Blair si era materializzata di fronte alla
mia scrivania, con gli occhi infuocati e la mascella contratta…
“Faith ti richiamo io ok?”
Chiusi velocemente la chiamata ostentando una
sicurezza che in quel momento non sentivo affatto di possedere.
“Miss Lockley” sorrisi mesta.
“Chase, tu fai passi da gigante verso il
burrone.” Sentenziò acida.
“Burrone?” domandai senza capire.
“Già… burrone. Quello in cui ti butterò per
non aver capito la frase: smetti di fare le telefonate a sfondo sessuale con
le tue amiche ninfomani!”
“Non sono ninfomani!” mi difesi appassionata.
“Sono telefonate a sfondo sessuale però?”
Sentii una risata maschile provenire da
dietro le spalle della Lockley.
Diedi una sbirciatina, ma fui prontamente
interrotta dal diavolo biondo.
“Chase alzati e vieni nel mio ufficio. Devi
battere alcune cose.”
“Ma non si occupa Nina di queste cose?”
Nina era la dattilografa. O meglio,
ufficialmente era la dattilografa, in pratica passava tutta la giornata a
circuire i clienti.
“Chase non credo che tu sia nella posizione
più adatta per ribattere.”
Mi scoccò un’occhiata infuocata e si
incamminò verso l’ufficio. Al suo fianco, di spalle, un uomo alto, moro, con una
schiena sexy come il sorriso di George Clooney.
Ok, mi dissi, non sarà poi così male.
Ovviamente mi sbagliavo.
Quando entrai nell’ufficio mi trovai di fonte
l’uomo più bello che avessi mai visto durante tutto l’arco della mia vita.
Moro, occhi neri come le tenebre
dell’inferno, bocca disegnata ed un sorriso capace di sciogliere le montagne
innevate dell’Himalaya.
Perfetto.
Assolutamente, completamente, totalmente
perfetto.
E con una voce da brivido.
Rimasi li per una mezz’ora a scrivere tutto
quello che l’arpia mi ordinava.
A quanto pareva, il tipo in questione, certo
Liam
Mac Maohn,
si era trasferito da poco a Los Angeles ed era un poliziotto.
Anzi, ad essere precisi, un ex poliziotto.
Lavorava con la Narcotici, poi aveva
abbandonato la carriera per dedicarsi a qualcosa che non avevo afferrato, ed
ora, dopo qualche anno, era intenzionato ad aprire un’agenzia investigativa a
sua volta. In proprio.
Perché si era rivolto alla strega??
Mmmm… un momento prego, fatemi gustare la
notizia.
Mmmmm.
Ok, si era rivolto a lei, perché avrebbe
rilevato la nostra agenzia.
Whoa!
La strega, aveva deciso di ritornare alla sua
vecchia passione, ossia lavorare in centrale, così aveva pensato di lasciare
tutto in mano del maschione.
Oh, l’avrei fatto anche io, e non gli avrei
lasciato solo l’agenzia.
Nei giorni a seguire, Radio Nina mi aveva
informata che tra Liam e Crudelia c’era stata, anni addietro, una bruciante
storia d’amore. Da quello che ero riuscita a capire, si erano lasciati perché
lei aveva preferito la carriera a lui.
Dio, si può essere più stupide?
Preferire la carriera a quell’angelo?
Ma di che mi stupisco? Kate Lockley non aveva
nessun interesse che esulasse dalla sua professione, immagino che neanche la
copia riveduta e corretta di Brad Pitt potesse farle cambiare idea.
Rimuginai a lungo su tutte quelle
informazioni, ma poi decisi che era meglio soprassedere.
Non avevo avuto fortuna con sfigati
scapestrati, figurarsi con quell’audace fantasia ormonale.
Il venerdì organizzai una cena a casa mia con
i ragazzi.
Era una bella consuetudine che conservavamo
da quando ci eravamo conosciuti.
“No, spiegati…” Fred mi fissò arrestando a
pochi centimetri dalla bocca la sua forchettata di pasta, “Tu, hai visto un tipo
da urlo e non ha fatto niente?”
Faith scosse la testa.
“Si può essere più cretine?” domandò a sua
volta.
“Non capisco… perché non gli hai detto almeno
il tuo nome?” chiese Will sorseggiando del vino.
“A mio avviso state correndo un po’ troppo!
Cosa avrei dovuto fare? Saltargli addosso appena ne avevo l’occasione?”
“E’ un’idea!” convenne Faith.
Sbuffai.
“No… aspettate tutti. Fermi.” Fred stava
scuotendo la testa, “Non sei forse tu quella che mi dice ventiquattro ore al
giorno di prendere l’occasione al volo?”
“Non c’era l’occasione!!” mi difesi.
“Ah! Non c’era l’occasione!” gracchiò Fred
“Cordy, ti ricordi quando mi hai consigliato di entrare nell’ufficio del preside
Wood e…confessargli la mia imperitura passione che, per altro, non provavo?”
“Che c’entra!” alzai gli occhi al cielo.
“Come che c’entra? Io posso fare le figure di
merda e tu no?”
“Concordo con Fred. Su tutta la linea!”
proclamò Will.
“Ti pareva!” sorrise Faith.
Fred avvampò, ed io mi affrettai a cambiare
discorso.
“Will, a proposito, al telefono dicevi di
aver incontrato un vecchio amico. Elabora il concetto!”
William parve illuminarsi tutto.
“Già! Non è incredibile? Siamo cresciuti
insieme. Lui era di Galway…”
“Irlanda?” domandò Faith.
Will annuì, “Irlanda, si. La sua famiglia si
era trasferita a Londra a causa del lavoro del padre, e nel giro di una
settimana siamo diventati come due fratelli!”
“Poi?” domandò Fred interessata.
“Poi niente…lui si è trasferito a New York
per studiare, ed io qui a Los Angeles per seguire quel corso di scrittura, ci
siamo un po’ persi, a dire il vero. Poi qualche giorno fa l’ho incontrato in
centro e…woah! Come se tutti questi anni non fossero mai passati!”
“Cosa fa?” domandò Faith speranzosa.
“Non so…credo che lavori nella Narcotici, ma
non ne sono sicuro!”
Ok, lo ammetto, ignorai il campanello
d’allarme nella mia testa.
Insomma, quante possibilità c’erano che si
trattasse della stessa persona?
“Cordy l’ho invitato a prendere un caffè qui
da noi…spero non ti dispiaccia!”
“Figurati!” gli sorrisi.
A quelle parole il campanello suonò.
Mi alzai per aprire, e proprio mentre
abbassavo la maniglia, decisi di fare una domanda che potevo tranquillamente
risparmiarmi.
“Will…come hai detto che si chiama?”
“Liam!” gridò lui mentre aprivo la porta e mi
trovavo davanti il mio personale sogno audace, “Mac
Maohn!”
Avete mai visto i documentari che vanno in
onda su National Geographic, riguardanti la desolazione dopo lo scoppio della
bomba atomica?
Paesi disabitati, case
sventrate, alberi abbattuti… ecco, questa era la devastazione che avevano dovuto
subire i miei poveri ormoni dopo aver incontrato lo sguardo del maschione.
Era una persona piacevole.
Simpatico, intelligente e
molto, molto sexy.
Oddio, era sexy anche
quando si grattava la nuca.
Ci spostammo sul divano ed
io rimasi per un buon quarto d’ora in stato catatonico.
Quando Will mi domandò se
avevo ancora del Jack Daniel’s, mi precipitai in cucina sbattendo dolorosamente
il ginocchio contro lo stipite della porta.
Quattro secondi dopo,
Faith mi raggiunse.
“E’ lo stesso tipo di cui
parlavi?”
“Uh…eh…ah…si, è lui, lo
stesso sogno audace che infesta le mie notti bianche!”
Faith scoppiò a ridere
sonoramente.
“Ehy, abbassa il volume!”
Si sventolo la mano in
faccia e cercò di darsi un contegno.
“Scusami…davvero, scusa!
Però, che diamine!! Quello è davvero un sogno audace! Hai visto che spalle?”
“E le mani?” domandai a
mia volta con sguardo sognante.
“E che bocca!” Faith
sbarrò i suoi profondissimi occhi scuri “Sono sicura che con quella bocca
sarebbe in grado di fare dei bei serv…”
“Faith!! Smettila
immediatamente! Non mi sei d’aiuto!”
Feci capolino da dietro la
porta per vedere se qualcuno avesse sentito. Ovviamente no, erano tutti e tre
intenti a parlare e scherzare.
“Amore però cerca di
calmarti! Sembri deficiente! Te ne stai lì, seduta con lo sguardo vacuo senza
proferire parola alcuna… ripigliati!”
Presi la bottiglia di Jack
e la trascinai con forza verso il salotto, ignorando le farfalle allo stomaco e
la fastidiosa sudarella che, da li ad un’ora, mi avrebbe fatto puzzare come una
fogna di Calcutta.
“Finalmente!” sorrise Will
strappandomi la bottiglia dalle mani.
“Cosa stavate combinando?”
domandò Fred con lo sguardo divertito.
Lo sapevo. Fred, alias, il
topino buono di Cenerentola, me la stava facendo pagare per le torture che le
infliggevo, ogni volta che si trovava di fronte ad un uomo.
Bene, ci mancava solo
questo!
Ma ben mi stava.
“Will mi ha detto che non
ti trovi proprio bene con Kate” sorrise Liam.
Lì per lì non risposi.
Cioè, stava parlando con me? Lui, parlava con me?
“Chi io?”
“No, mia nonna!! Sveglia
Forrest!” intervenne Faith.
Liam rise. E il mio cuore
stava per cedere. Lo percepivo chiaramente, e già mi vedevo l’articolo sul
giornale di domani “Ragazza perde la vita nel suo salotto mentre parla
amabilmente con i suoi amici. Si pensa che l’infarto sia dovuto al sorriso che
gli ha rivolto un maschio di ultraterrena bellezza…
“…non
credi?”
Liam mi stava ancora
parlando.
“Eh?”
Lui sorrise di nuovo.
“Dicevo che magari sia una
donna un po’ dura, in fondo è una brava persona!”
“Chi?” domandai.
“Rinunciaci!” proclamò
Faith scuotendo il capo, “Stasera non è connessa!”
Liam rise, ed io cercai di
rispondere, solo per evitare di sembrare una bambinetta deficiente.
“Bhè…no, non è male! Se
togli tutte le volte che mi urla dietro per dieci minuti, ripetendomi che non
sono in grado di fare nient’altro che pensare al sesso, no, non è male!”
“Però è vero!” osservò
Will.
“Vero?” domandai.
“E’ vero, tu pensi spesso
al sesso!”
Avvampai. Cristo! Io
non avvampavo. Fred era quella che avvampava non io.
Queen C, non poteva
avvampare.
“Senti chi parla!” mi
salvò in corner Faith.
“Tu non ci devi pensare
perché lo fai!” osservò Fred.
“Potresti farlo anche tu
se decidessi di togliere la cintura di castità.”
“Io non ho la cintura di
castità!” protestò Fred “E’ solo che voglio trovare quello giusto!”
“Giusto o sbagliato…basta
che sia dotato!” rise Faith.
Osservai Liam. Seguiva
divertito quello scambio di battute.
“Ma non sei tu quella che
li prova tutti per scovare il Big O?” intervenne Will.
“Proporrei di cambiare
quella consonante in “p”… prima lo testo, poi decido se è quello giusto!”
“Sei disgustosa!” rise
Will.
“E tu non fare tanto il
santarellino!” lo ammonì Faith, “C’è più traffico nel tuo letto che sulla Curson
nell’ora di punta!”
“Vuoi provare ad
incanalarti?” domandò lui malizioso.
“No, ma conosco qualcuno
che lo farebbe volentieri, e sono sicura che dopo, le strade sarebbero sgombre!”
Uno a zero per Faith.
“Ragazzi, basta!”
intervenni io.
Non pagai mai abbastanza
per quell’errore.
“Lei, invece, le strade
sgombre ce l’ha senza un dopo!” rise Faith.
Ok, basta, era ora di dire la mia.
“Sono state intasate
troppo a lungo!” risposi con un sorrisino.
“Appunto! Fatti vedere dal mio idraulico, te
l’ho detto, magari c’è rimasto qualcuno che fa da blocco!! E poi lui sarebbe ben
felice di dare una controllatina alle tue tubature!!”
Will scoppiò a ridere senza ritegno, e Liam
nel frattempo, si teneva lo stomaco con le lacrime agli occhi.
Di sicuro, non feci mai
figura più meschina.
“Niente intoppi tesoro!”
risi io, “E’ tutto libero e accogliente!”
“Liam ti stiamo
imbarazzando?” domandò Fred in apprensione.
Vi avevo detto che è anche
leggermente paranoica?
“No, non preoccupatevi! Erano anni che non mi divertivo tanto!”
“A mie spese!” brontolai
con gli occhi bassi.
Lui mi fissò corrucciato.
“Cordelia Chase, sono
sicuro che molti uomini vorrebbero…” prese a ridere “Dare una controllatina alle
tue…oddio no…non ci riesco!” cominciò a ridere come un pazzo.
Per un momento pensai che,
se avesse continuato in quel modo, gli sarebbe venuto un ictus.
“Oh! Sei rincuorante!”
dissi sarcastica.
Liam si riprese e mi
guardò dritto negli occhi, “Oh andiamo! Hai bisogno di essere rincuorata? Sei
una bellissima donna, simpatica e intelligente, non credo avrai problemi a
trovare qualcuno!”
“Il mio ego ringrazia!”
dissi con un sorriso.
“Lieto di poter essere
d’aiuto!” sorrise lui.
E ogni volta che
sorrideva, le mie coronarie stridevano con un rumore sinistro.
Trascorsero delle
settimane da quella sera, e Liam entrò in pianta stabile a far parte del nostro
gruppo.
Non che non fossi
contenta, non fraintendetemi, ma ogni volta che lo vedevo, ero conscia delle
lunghe torture che imponevo al mio corpo.
Era deleterio.
In sua presenza mi
trasformano in un’adolescente complessata, parlavo poco, mi sudavano le mani e
collezionavo figuracce una dopo l’altra.
Il mio ego, a quel punto,
aveva deciso di prendersi una bella vacanza verso lidi più caldi e accoglienti.
Nel frattempo Liam diventò
il mio capo, la transazione avvenne abbastanza velocemente e, nonostante tutto,
ringraziavo Dio per aver fatto volatilizzare Miss Lockley dalla mia vista.
Lavorare con lui era
stimolante, ed oltretutto in ufficio si respirava un’aria rilassata, di più,
serena.
Nessuno aveva più paura
del mostro cattivo.
Liam era un capo attento e
comprensivo, ed io ero sua amica. Questo facilitava di gran lunga la mia vita.
Ad esempio, se ero al
telefono con Faith, lui invece di prendermi a calci, mi strappava la cornetta di
mano e parlava per un po’ con lei, scherzando e ridendo, oppure, se Will lo
chiamava nel suo ufficio, era sempre contento di passarmi la telefonata.
Una pacchia.
Ovviamente c’era una bella
tensione tra noi due.
Lui mi piaceva, Dio era
cotta a puntino, e ovviamente se ne rendeva conto.
Non mi ero mai fatta
illusioni. Continuavo a sognare di fare sesso selvaggio con lui sopra la sua
scrivania, ma mascheravo abbastanza bene.
Abbastanza, era la parola
chiave.
Fabbricavo doppi sensi
come niente e avvampavo ogni dieci minuti.
O forse cinque.
Oh insomma, non è che mi
mettevo a cronometrare.
Poi successe
l’inaspettato.
E quando dico inaspettato,
dico proprio inaspettato.
Mi ero trattenuta in
ufficio oltre l’ora di chiusura perché dovevo improrogabilmente archiviare un
vecchio caso. Quella sera avrei saltato la consueta cena del venerdì poiché i
miei mi avevano invitato da loro.
Ovviamente io non volevo
andarci, ma non potevo nemmeno sottrarmi, in fondo, erano sempre mia madre e mio
padre. Liam sapeva della mia avversione, così, quando mi chiamò nel suo ufficio,
pensai che fosse solo per darmi un po’ di coraggio.
Funziona così tra amici
no?
Come al solito non ci
avevo capito un’acca.
Quando varcai la soglia,
lo trovai seduto alla sua scrivania, intento a studiare una pratica.
“Ehy!” dissi per palesare
la mia presenza.
Lui alzò lo sguardo ed io
naufragai, letteralmente, nei suoi occhi scuri.
“Ehy!” mi sorrise “Stai
andando via?”
Sbuffai.
“Si, tra un po’ devo
essere dai miei!” mormorai.
“Proprio non ti va vero?”
Scossi la testa.
“Non fraintendermi, io
voglio bene ai miei… come si vuole bene ad un boia, e vederli diciamo
che…bhè…non mi riempie di gioia!”
Posò la pratica sul
tavolo.
“Anche io non ho mai avuto
un buon rapporto con i miei!”
“Abbiamo qualcosa in
comune allora!”
Giuro che non stavo
flirtando. Giurin Giurello, non lo stavo facendo.
“Già!” convenne lui
abbassando lo sguardo.
Oddio che avevo fatto? Era
offeso?? Oddio, no, ti prego no, dai, no…
“Cordy vorrei dirti una
cosa…”
Ora mi licenzia, così, su
due piedi.
Brava Chase, la prossima
volta imparerai a tenere la bocca chiusa.
Deglutii.
“Dimmi…”
Lui rise.
“Bhè è un po’ strano
parlartene così…avrei preferito un momento migliore ma…” sospirò “Ma non penso
sia una buona idea aspettare oltre.”
Che avevo detto? Mi
licenzia.
“Anche Will e Faith mi
hanno consigliato di parlartene…”
Ma bene! Anche i miei
amici mi volevano in mezzo ad una strada?
Fantastico!
“Di che si tratta?”
domandai in preda al panico.
“Ecco…puoi dirmi di no, se
non vuoi, anche se spero non lo farai! Insomma io lo so che siamo amici e tutto
il resto, ed è per questo che preferirei essere sincero con te…”
Di cosa cazzo stava
parlando?
Mi fissò negli occhi.
“Ti andrebbe di uscire con
me? Io e te, da soli. Un vero appuntamento, insomma!”
Sabato sera, ore 18.30.
“Cordy datti una mossa!
Liam sarà qui tra un’ora e tu sei ancora senza vestiti!”
Schizzai fuori dal bagno
per l’ennesima volta e buttai il ventesimo abbinamento che avevo provato e che
non mi convinceva.
Mi abbandonai sulla sponda
del letto.
“Oddio…” sbuffai.
Faith si mise seduta
accanto a me e carezzò lentamente la mia schiena.
“Tesoro, cerca di
calmarti…su, avanti, fai come ti ha insegnato la tua Faithy, inspira, espira,
inspira, espira…”
Calmarmi?
Era dalla sera precedente
che oscillavo dalla felicità pura ad inspiegabili crisi d’ansia.
Ovviamente a quella
proposta risposi di si.
Probabilmente con troppo
slancio.
Però lui sembrò gradire!
Ora, dalle tre del
pomeriggio stavo provando abiti su abiti, ed ero ancora in alto mare.
Niente vestitini audaci,
niente gonne, niente top scollati…niente.
Niente.
Avevo ristretto talmente
tanto il campo di scelta che l’unica soluzione sembravano essere mutandine e
reggiseno… che poi a dirla tutta, non era nemmeno una cattiva idea!! Non avevo
sempre sognato di violentarlo sopra ad una scrivania? Bhè, per quello, non
occorreva certo un abbigliamento elaborato…
“Non mi ringrazierai mai
abbastanza!!”
Fred comparve sulla porta
della mia stanza con in mano una grossa busta nera.
“Cos’hai lì?” domandò
Faith.
“Porto doni come Babbo
Natale!” sorrise lei posando la busta sul letto.
Cominciò tirando fuori un
paio di jeans, blu scuri, leggermente svasati alla fine.
“Sono quelli che mi hai
prestato il mese scorso quando avevo appuntamento con quel barista…” spiegò,
tirandomeli addosso, “Ti stanno una favola!”
Le scoccai un’occhiata
colma di gratitudine, e m’impegnai ad infilarli.
Faith estrasse dalla busta
un bel top beige, “Ehy, questo è mio!”
Fred glielo strappò dalle
mani e me lo lanciò “Si è tuo, ma io non ho le tette mentre Cordy le ha…le starà
d’incanto!”
Non dissi nulla e
cominciai ad infilare il top.
“Dove hai messo la giacca
marrone?” mi domandò Faith immobile davanti all’armadio.
Caracollai verso di lei
spostando le grucce per individuare la giacca.
Nada.
C’era di tutto tranne
quella.
“Eccola!” grido Fred dallo
studio “Era appesa alla porta, fresca di lavanderia!”
La infilai, e corsi a
guardarmi allo specchio!
Woah!
Poteva andare. Poteva
decisamente andare!
Infilai un paio di sandali
in tinta e cominciai a truccarmi.
Niente di troppo pesante,
in fondo, io e Liam, ci conoscevamo già e mi aveva vista sia al meglio che al
peggio. Questa, era la giusta via di mezzo.
Mi spruzzai un po’ di
profumo e mi rimirai di nuovo allo specchio.
Ero luminosa!!
Tra risate e battutine
audaci spinsi le ragazze fuori dall’appartamento e cercai di dare una sistemata
al salotto.
C’erano vestiti, borse,
sacchetti di patatine e altre schifezze varie dappertutto. Queste ultime, regalo
di Faith! Non potevo certo farlo entrare con il salotto che sembrava il set di
una battaglia all’ultimo sangue tra due gang rivali…proprio no.
Quando squillò il
campanello, persi totalmente la mia freddezza.
Cristo! Stavo uscendo con
Liam!
Liam!
Quello moro, alto, sexy…
quello con il sorriso da urlo e le mani grandi come due pale per infornare la
pizza…ah, ok, forse non così grandi!
Però uscivo con lui.
Il mio personalissimo
sogno bagnato…
Aprii e me lo ritrovai di
fronte, bello come il sole ad agosto.
Per poco non persi
l’equilibrio.
“Ehy, non mi svenire!” mi
prese in giro lui.
Sorrisi abbassando lo
sguardo. Se proprio dovevo arrossire, lo avrei fatto privatamente.
“Stai benissimo!” si complimentò
“Anche tu non scherzi!”
Mi porse il braccio e mi
trascinò via nella notte…
Devo dirlo che passai la
serata più bella e divertente della mia via?
Lentamente la tensione si
sciolse, e riuscii a dire anche frasi sensate che si collegavano perfettamente
ai suoi discorsi! Mi stupii di me stessa.
Cenammo in un delizioso
ristorantino italiano. Un posto poco conosciuto e molto intimo.
Liam mi raccontò della sua
vita ed io feci accenni alla mia.
Fu…liberatorio.
Insomma mi piaceva
riuscire a stare bene in quel modo, e non mi sembrava vero che potessi riuscirci
con un uomo come lui.
Dopo cena mi portò alla
promenade, e mi offrì una stecca gigante di zucchero filato.
A dire il vero la
dividemmo… fu divertente. E romantico.
Percepivo chiaramente lo
sguardo ammirato delle ragazze che incontravamo, e, inorgoglita di poter stare
al suo fianco, ogni volta mi stringevo un po’ di più.
Andammo a Santa Monica,
anche.
Liam voleva assolutamente
farmi vedere una spiaggia che trovava bellissima, e restammo lì per un bel po’,
continuando a chiacchierare.
A dire il vero, lui
chiacchierava ed io fissavo come un’idiota la sua bocca perfetta che si muoveva
lentamente...
Lo avevo già detto no? Ero
diventata come un’adolescente con gli ormoni impazziti…Io che non lo ero mai
stata.
Mai.
Al liceo ero popolare come
Barbra Straisand e i ragazzi mi cadevano ai piedi come le foglie d’autunno, non
avevo mai avuto problemi, ma con lui…
Dio! Con lui si!
Ero andata… partita senza
possibilità di ritorno, e la cosa più divertente, era il fatto, che non volevo
neanche ritornare!!
Erano quasi le due di
notte quando mi riportò a casa.
Si fermò sotto il mio
appartamento e mi guardò imbarazzato…mmm…che dovevo fare?
Baciarlo?
Violentarlo?
Cosa?
Faith?
Fred?
Will?
Cosa faccio?
Mi aprì gli
occhi e ci fece entrare il futuro.
Non sono mai stata una grande appassionata di
letteratura. Nel gruppo, lo scrittore era Will, e tutto quello che sapevo di
libri, autori e poesie, me lo aveva insegnato lui.
Quando gli raccontai della
serata trascorsa con Liam e del bacio supersonico che mi aveva dato, Will mi
mandò un brano per e mail.
A mio avviso, riassumeva
alla perfezione tutte le mie sensazioni…
“Era il suono di un
mondo estraneo, chiuso, timidamente presagito, che aveva il profumo invitante
dei frutti proibiti, che aveva qualcosa di celestiale, di poetico, di
indicibile, che apparteneva a quel territorio oscuramente dolce, seducente e
terribile, da noi non nominato, ma per presagi conosciuto…”
Lavoro ancora all’agenzia, sapete?
Ovviamente con Liam le
cose vanno ogni giorno meglio…io lo adoro, e attimo dopo attimo, mi scopro
sempre più innamorata, sempre più dipendente da lui.
Abbiamo un bambino
meraviglioso che si chiama Angel… si, lo so, è un nome bizzarro, ma entrambi
siamo sicuri di averlo concepito una notte, mentre eravamo al porto, di fronte
all’Angel’s Gate…il faro più famoso della città.
Quando crescerà, avremo
una storia divertente da raccontargli…e sono sempre più convinta che diventerà
la fotocopia del padre…adesso a soli due anni, ha già i suoi stessi occhi….
E quando è nato, Liam ha
deciso di chiamare l’agenzia con il suo nome “Angel’s Investigations”.
Lui è un padre attento,
non si perderebbe per nessun motivo al mondo i passi che il figlio compie verso
la vita, e questa è una parte di lui che…uhm…trovo assolutamente sexy!
Il perché di questa
storia?
Credo che la colpa sia
proprio di Will… ah, lui e Fred alla fine sono riusciti a trovarsi.
Formano una coppia
splendida e tra pochi mesi celebreranno il loro matrimonio…
Per quanto riguarda
Faithy, sembrerebbe che abbia trovato il suo Big O., un ragazzo simpatico di
nome Wesley che lavora come insegnante di lettere antiche nella stessa facoltà
di Fred. Si sono conosciuti proprio grazie a lei, e malgrado all’inizio si
detestassero cordialmente, adesso formano una coppia affiatatissima!
Ma non divaghiamo… stavo
dicendo il perché di questa storia.
Qualche sera fa, Will,
insieme al resto del gruppo, era a cena da noi e ci stava raccontando di come
avrebbe voluto scrivere una storia simile alla nostra.
Naturalmente ognuno di noi
ha cominciato ad apportare aneddoti fino a quando non ho deciso di scrivere io
un breve resoconto… in fin dei conti, i protagonisti eravamo io e Liam no?
Così l’ho scritto una
mattina mentre aspettavo che Angel si svegliasse e gliel’ho spedito per posta
elettronica. E’ stato entusiasta! Non credeva che fossi in grado di scrivere con
quella perizia…
Perciò vi avviso… se
doveste capitare in una libreria, e vi trovaste tra le mani un volume di William
Sanders dal titolo “L’appuntamento”, bhè… Jack e Linda siamo io e Liam…
Uomo avvisato…
CREDITS:
Citazione 1: Da “Cuori in
Atlantide”
Citazione 2: H. Hesse “Sul
ghiaccio”
Angel’s gate
Harbor: San Pedro.
Los Angels (CA)
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