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Quel ricordo, così intossicante, le stava divorando la mente. Poche settimane prima le era bastato un contatto fisico casuale per saziare la fame ardente del suo cuore. Credeva che le sarebbe bastato, ma a quanto pare era tutto il contrario. La voglia di toccarlo veniva come onde improvvise, durante il lavoro che a scuola, deragliando la sua attenzione verso l'oggetto del suo desiderio.
Karina odiava se stessa in quei momenti. Quelle distrazioni le erano costati punti facili e voti importanti. E alla fine erano arrivate persino le sgridate dai suoi sponsor e dai genitori.
Ogni volta che le capitava l'occasione di vedere Wild Tiger, evitava di guardarlo e manteneva un minimo di comunicazione - certe volte neanche lo degnava di una parola -, e ogni volta che succedeva, un pezzo del suo cuore si tramutava in ghiaccio dalle spire dolorose.
Quel dolore gelido passava a trovarla durante le notti, facendole stringere le coperte come se fossero la sua unica difesa. Il peggio veniva quando, oltre al freddo attanagliante, si aggiungeva il rimorso. Quello che provava dopo aver trattato male – per l'ennesima volta – Tiger. Perché lo trattava in quella maniera?, si chiedeva. In quei momenti si arrovellava alla ricerca di risposte, senza trovarne punte che soddisfacessero la sua bramosia. E all'alba desiderava circondarsi del suo di ghiaccio, per ricoprire tutto il suo corpo, per dormire e per non sentire un emerito niente.