Ratman vs Simple e Madama 2: L'amore è un
crimine che vale la pena compiere
Rieccoci
qua, stavolta la
finestra ben spalancata per via del caldo insopportabile, e uno
striminzito ventilatore a tentare di donare un pò di
refrigerio.
Con i miei risparmi ho finalmente ho comprato un PC come si deve, la
tastiera è decisamente più comoda e fa meno
rumore, e
finalmente non devo più alzarmi ogni volta per quella
dannata
canzone: stavolta c'é il famoso mp3 che posso impostare ad
auto-loop.
Solo che quella canzone ha un pò stufato, chissà
se da
qualche parte posso trovare la seconda parte del pezzo: "Madama Woman"?
L'ispettore Brakko stava passeggiando avanti e indietro
per
l'ufficio, in preda a pensieri, sotto gli occhi sbigottiti dei colleghi.
Era una cosa che aveva dell'incredibile, e non mi riferisco al fatto
che Brakko stesse pensando.
L'argomento che angustiava il povero ispettore era l'ultima serie di
crimini che da una settimana a quella parte aveva iniziato a
terrorizzare la città.
Le pareti erano tappezzate da manifesti da ricercato, tutti per
l'occasione raffiguranti un unico criminale: Cattivik, il genio
del male, con tanto di espressione spernacchiante a farsi beffe della
polizia.
Cattivik, un criminale a cui di solito va sempre male, ma che in una
metropoli come la Città Senza Nome, meta abituale di tutti i
supercriminali più buffoni e idioti che uno potesse
immaginare,
difesa da un eroe mascherato decisamente competitivo in materia (di
buffoni e idioti, of course).
- Perché qui? Perché nella mia città?
-
Le sue lamentele avevano un fondamento: il capo della polizia aveva
intimato Brakko di catturare al più presto quella nuova
seccatura vestita di nero, altrimenti, parole testuali del suo
superiore, "da
rappresentante della legge, andrai a fare il
rappresentante di commercio". L'ispettore dapprima
pensò a un semplice
trasferimento di mansione, prima che il boss spiegasse alla
sua mente primitiva il reale significato di quelle parole: "Sarai licenziato!").
Da detective quale era, non aveva perso tempo ed era corso a comprare
il giornale dove in prima pagina vi era riportato un lungo ed
esauriente articolo
che descriveva nel dettaglio l'ultima rapina di Cattivik.
Adesso quel giornale giaceva sulla scrivania, aperto alla pagina delle
offerte di lavoro.
- E così questo Cattivik
ha preso questa città per il suo nuovo parco giochi, eh? -
proclamò. - Quanto si sbaglia! Aspettate che quel lestofante
mi
capiti tra le mani! Si crede furbo? Non sa ancora chi è
l'Ispettore Brakko! -
Due occhi rossi di fiamma divamparono di determinazione.
- Quando lo catturerò, lo farò pentire di tutte
le sue
malefatte! - commentò infervorato l'ispettore - Il lungo
braccio
della legge NON PERDONA! -
Un leggero soffio di vento mosse i capelli del
poliziotto di
colore in quel momento di epica risolutezza, prima che riprendesse il
suo monologo.
- Aspettate solo che mi capiti a tiro, vedrete che gli
succederà! - si lasciò sfuggire una piccola
risata di
autocompiacimento. - Vedrete! Mi vengono i brividi lungo la schiena al
solo pensarci! -. E dopo una pausa. - Beh, anche alle gambe... alle
braccia... ehy, qualcuno aperto la finestra? -
I colleghi non poterono fare altro che guardare un Tadeus Brakko con
indosso solo un paio di
mutande, vicino alla finestra spalancata, e tutti i manifesti
di
ricercato di Cattivik firmati, ognuno con un autografo con dedica.
Il vento fece voltare tutte le pagine del giornale sulla scrivania,
fino a mostrare nuovamente la sbeffeggiante prima pagina con foto
della linguaccia di Cattivik, a cui era stato aggiunta di recente una
dedica, fatta con lo stesso pennarello che aveva autografato gli altri
ritratti:
"Grazie di tutto,
Babbeus".
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Simple posò la copia del medesimo giornale sulla scrivania,
sospirò e guardò fuori dalla finestra.
Il cielo interamente coperto di nuvole aveva reso buia
anzitempo la
serata imminente, con conseguente accensione anticipata dei
lampioni antistanti la lussuosa villa vittoriana di Ratman.
L' immensa abitazione, in cui era stato ospitato ormai da una
settimana, si erigeva nel mezzo di uno sconfinato spazio
verde che il padrone di casa chiamava riduttivamente "giardino", salvo
poi
perdercisi puntualmente dentro, costringendo Arcibaldo, il paziente e
impeccabile maggiordomo, a cercarlo tramite vere e proprie battute di
caccia.
Anche la luce della stanza si era già accesa,
con l'eroe mascherato intento a passare il tempo giocando a ramino con
Piccettino, il suo
fido orsacchiotto di pezza, lasciandosi sfuggire ogni tanto
un'imprecazione sulla fortuna sfacciata del suddetto
giocattolo.
E mentre Cinzia Otherside, muscoloso transessuale seduto di fianco a
inquietanti gambe accavallate, lo osservava con
aria apprensiva, il povero Simple riprese a fissare il palmo
della sua mano destra. Poteva ancora sentire il calore, insieme al
rumore
sordo di quando
l'aveva colpita, lei, la sua Madama. Ma era soprattutto l'espressione
di quest'ultima che lo tormentava: quegli occhi che lo accusavano di
tradimento,
di corpo ma soprattutto
di fiducia. Sapeva di non aver avuto scelta, ma non riusciva
lo
stesso
a perdonarsi di averla colpita. E rimaneva
lì, solo, a fissare il palmo che rifletteva i suoi sensi di
colpa.
Madama era là fuori, da qualche parte, in giro c'era anche
un
pericoloso criminale, ed in più l'orribile
eventualità
che la sua donna potesse essere davvero diventata una...una... non
voleva neppure
pensarci!
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Nelle fogne il nero genio del male era appena tornato, soddisfatto,
dalla visita al commissariato. Quella città stava
cominciando a
piacergli, in fondo: non si trattava più di aspettare dietro
l'angolo il solito malcapitato da rapinare o progettare una rapina in
cui puntualmente finiva massacrato di botte da energumeni o
sbocconcellato da qualche
cane da guardia.
In questa nuova città era invece tutto così
facile!
- Se lo sapev' mi ci sarei trasferit' molto temp' prim'! -
commentò il
compiaciuto criminale, gingillandosi nel bottino della sua ultima
impresa, fino a che una piccola voce non lo interruppe.
- Sono stufa. Quando mi farai partecipare a un vero colpo? - La voce
proveniva da un minuta ragazza con le braccia conserte e
l'espressione imbronciata: era in vena di lamentele (vera esperta, se
ricordate il capitolo scorso). - È la settima
volta che mi
releghi al ruolo di palo mentre tu ti diverti. -
- Porta pazienz'. Devi fare ancora esperienz'. -
- E per quanto, ancora? Non erano questi gli accordi! Mi avevi detto
che mi avresti fatto diventare una perfetta criminale! -
Cattivik scosse la sua minuta testa senza collo, anche se in
realtà era faticoso distinguere capire dove finiva il capo e
cominciasse il corpo.
- Al temp', sbarbin'! Non si diventa ladr' da un giorn all'altr' -
Madama però aveva esaurito la pazienza ormai da tempo.
- Senti! È una settimana che mi fai dormire in questa....
questa fogna! -
E allargò le braccia per mostrare la residenza, che, in
effetti,
era proprio un impianto fognario, con tanto di acqua stagnante, canali
di scolo e grate. E un paio di vecchi materassi come letti.
- Accoglient' vero? - disse entusiasta il nero genio del male,
orgoglioso del suo gusto in fatto di arredi. Ma Madama lo
ignorò
e continuò.
- Sono giorni che dormo nella sporcizia! Ormai puzzo con una barbona.
Non ce la faccio più! -
Che noia, quella Madama. Quando, sfruttando il suo momento di
sconforto, aveva proposto di convertirla
al lato oscuro della
legge gli era sembrata sul momento un'idea divertente, dalle mille
prospettive potenzialmente utili: disporre di un'aiutante non
stipendiata, la corruzione di un'anima innocente sulle seducenti vie
del Male, e in fondo era simpatica anche l'idea della rottura
definitiva tra quella donnicciola ingenua e il suo partner, che avrebbe
comportato la chiusura della loro inutile e stucchevole
striscia umoristica senza un briciolo di macchia e cattiveria.
Era o
non era il Genio del Male, in fondo?
Ma il tirocinio non era andato esattamente nel migliore dei modi,
principalmente per il carattere sempliciotto e disgustosamente good oriented dell'aiutante.
La prima volta che dovevano rapinare una banca, e non sapevano
l'ubicazione, Cattivik ricordava ancora con sbigottimento di come
Madama avesse avuto la bella idea di andare a chiedere informazioni
.... a un
agente di polizia.
O anche quella volta che le aveva messo in mano una pistola, e lei,
credendola un giocattolo, aveva distrattamente premuto il grilletto,
provocando una pericolosa sfumatura alta alla già scarna
capigliatura del povero furfante.
O di quando, affidandole un coltello, quella sciocca lo aveva buttato
perché la lama era arruginita e aveva paura di contrarre il
tetano.
Dopo l'ennesimo tentativo maldestro, aveva alla fine deciso di
lasciarla in disparte con qualche incarico marginale.
Ma anche come palo, Madama dava i suoi problemi: che pensare di quella
volta in cui aveva URLATO a Cattivik dell'arrivo dei poliziotti,
rilevandone così la presenza?
Ormai la ragazza era diventata un peso: ci voleva in fretta
un'idea per unire l'occasione di un grosso colpo
all'eventuale piacere di
liquidare l'irritante assistente. Fino a che l'occhio non si
posò su una pagina di giornale e una lampadina si accese
sulla
testa del manigoldo.
- Villa Ratman? Mi sembra abbastanz' ricc'! - esclamò mentre
i
suoi occhi si riempivano di gioielli e banconote immaginarie, e la
bocca sbavacchiava di avidità.
Sarebbe stato il suo colpo più fruttuoso, l'ottovolante di
quell'immenso luna park chiamato Città senza Nome.
Una villa del genere aveva sicuramente trappole pericolose,
magari anche mortali. Non sarebbe stato male portarsi qualcuno da usare
come esca o scudo in caso di necessità: chi meglio di
Madama?
Avrebbe quindi zittito le lamentele di quella rompiscatole, e nel caso
di qualche incidente, avrebbe avuto l'occasione per levarsela di torno:
due piccioni con una fava.
- Madam'? Preparati: è arrivat' il moment' del
colp che tant' desiderav'! -
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Per la tredicesimilionesima volta Simple sospirò.
La scena era così patetica che neppure Arcibaldo, mentre
faceva
il suo ingresso nella stanza con un vassoio carico di té e
una
piccola montagna di ciambelle alla crema, poté trattenersi
dal rivolgersi all'ospite.
- Signor Simple, continuare a rimuginare sulla faccenda
servirà solamente a deprimerla. -
- Il signor Arcibaldo ha ragione - aggiunse Cinzia - Sicuramente
starà bene e non ha fatto sciocchezze. Nessune nuove, buone
nuove, no? Ed è una settimana che non ne nai notizia. -
- E inoltre ora c'é qualcosa di più urgente a cui
pensare: questo nuovo supercriminale, apparso di recente, chiamato
Cattivik - interruppe Ratman, prima di lamentarsi. - Piccettino! Non
puoi aver vinto ancora! -
Cinzia rimproverò il comportamento del mascherato.
- E come pensi di agire, standotene lì a giocare a ramino
con un orsacchiotto? -
- Ma Cinzia, non è facile come sembra! Piccettino ha una
fortuna
sfacciata! O forse... - rivolgendo un'occhiata sospettosa al peluche -
.... Stai barando? -
- Sir, - Si intromise Arcibaldo, - Le è caduto questo. -
mostrando
la carta caduta che era sfuggita direttamente dal polso di Ratman.
Il supereoe arrossì e fece un gran sorrisone in seguito
all'ennesima figura di....
Simple non fece caso al siparietto in atto, e sospirò
nuovamente. C'era qualcosa che non aveva detto ai suoi amici.
Era autentico il fatto che pur avendo
cercato dappertutto, neppure i sistemi sofisticati di Villa Ratman
erano riusciti a trovare delle tracce o degli indizi, né di
Madama né dell'infido genio del male.
Ma qualche giorno fa sera successo un fatto che Simple
preferì tenere nascosto.
Era iniziato tutto l'altra sera, dopo l'ennesima infruttuosa
ricerca in
città. Simple stava camminando con la solita aria
scoraggiata verso Villa Ratman, quando vide per puro caso l'oggetto
delle sue ricerche: era
proprio lei, Madama!
Anche se più che la sua ragazza, sembrava, perlomeno, un suo
sbiadito ritratto: abiti lerci, aria losca, appoggiata a un lampione,
tutta concentrata a ripetere tra sé e
sé qualche
strana serie di istruzioni non meglio definite. Ma comunque era
indubbiamente l'oggetto di tante agognate ricerche, cosa che
riempì il suo cuore di gioia.
- Madama! Ti ho cercato dappertutto! -
La ragazza sembrava non prestargli attenzione, bofonchiando, come a
volerseli imparare a memoria, continui stralci di frasi. Simple
ripetette il tentativo.
- Madama! Mi riconosci? Sono io, Simple! Sono venuto a scusarmi... -
Ma la ragazza continuava a ignorarlo, mentre Simple proseguì.
- Mi dispiace di averti dato quello schiaffo, davvero, perdonami se
puoi -
Ancora nessuna risposta, né cenno alcuno di reazione.
Simple si scocciò e la affrontò con un tono
più sostenuto.
- Madama! Perché mi ignori? E soprattutto perché
sei
lì ferma? Sapessi quanto ti ho cercato! Dai torniamo a
casa... -
Madama parve allungare un'occhiata nella sua direzione,
aggrottò le sopracciglia, e tornò ai suoi
mormorii.
- Madama! Dai! Che stai facendo lì tutta sola appoggiata al
lampione? La gente potrebbe fraintend... -
- CHE PALLE! TE NE VAI? STO CERCANDO DI LAVORARE! -
Lavorare
lavorare
lavorare
lavorare
Simple rimase scioccato dal connubio "Lampione" e
"lavorare".
Le conclusioni sembravano evidenti ormai, ma Simple era troppo
scioccato per poter dire anche solo una parola. Tutto ciò
che
poté fare è battere in ritirata congendandosi con
un
minuscolo "Ho capito",
Cattivik apparve poco dopo, portando a spalla un sacco zeppo di
frusciante filigrana.
- Io ho finit', che stai facend' ancor' qui? -
- Non ho ancora imparato bene la procedura da attuare per avvisarti
qualora fossero arrivati gli sbirri. -
- Santa pazienz' - sospirò il rapinatore - Non riesci
neppur' a imparar' a far' il palo. -
- Ehy, non è colpa mia! - si lamentò Madama -
sono nuova
del mestiere, senza contare i seccatori che mi disturbano mentre mi
ripeto la lezione.... A proposito, chi era? -
Madama si voltò per perlustrando con lo sguardo l'intera
strada.
Simple era scomparso dal campo visivo già da diverso tempo.
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Villa Ratman aveva congegni i sistemi di sicurezza più
sofisticati in circolazione: dopotutto, a giudicare dalla casa e dallo
stile di vita il padrone di casa doveva essere uno degli uomini
più facoltosi dell'intera città: ciò
rendeva
ancora più incomprensibile la sua proverbiale sfortuna con
le
donne, cacciatrici di dote comprese. Ma stiamo divangando.
Villa Ratman era più sicura di Fort Knox, ma non poteva
esistere
alcuna Fort Knox che potesse resistere al più grande genio
dei
furti, dopo Lupin III, s'intende.
- Già, il vecchio Lupin però ha un pistoler' e un
tagliatutt' , io ho sempre fatt' da sol' - ribatté Cattivik,
mentre scavalcava nel giardino - e ogg' devo pure accontertarm' di
questa novellin' - allungando un'occhiata di compatimento verso la sua
aiutante che stava goffamente tentando di superare l'inferriata,
finendo per rimanerci appesa come una giacca sull'appendiabiti.
- Ehy, dammi una mano! - si lamentò quest'ultima, mentre
Cattivik sospirando diede un calcione alla cancellata e le vibrazioni
provocate su di essa contribuirono a liberare il pezzo di vestito
col quale era impigliata Madama, facendole fare un bell'atterraggio di
sedere.
E a proposito di vestito....
- Ma come ti sei conciat'? Non sei mica Catwoman! - commentò
il
ladro, in riferimento alla maschera improvvisata che CatwoMadam...ehm,
Madama stava indossando.
- Per il mio primo colpo dovevo essere abbigliata a modo - disse con un
punta di vanità - e ho anche un nome d'arte: La Micia -
- A me sembra una pagliacciat', ma content' tu.... procediam' - rispose
Cattivik, arrestandosi dopo appena due passi.
- Accident', dei laser! - disse, controllando lo squarcio
fumante
che gli si era aperto sulla calzamaglia, all'altezza della schiena. E
gli era anche andata bene, per il fatto che il danno si limitasse al
tessuto.
La Micia
fece una smorfia di
disgusto nel vedere la nuda e pelosa schiena del criminale,
sospirò e tirò fuori dalla sua tuta una borsetta.
- Siamo facend' un furto, non uno shopping in centr', nel cas' non te
lo ricordass' - obiettò il ladro.
- Non vorrai andare in giro in queste condizioni, vero? Per fortuna ho
qui un set da cucito. Lo porto sempre con me, in caso di evenienza -
Cattivik squadrò sorpreso Madama mentre gli rammendava la
schiena, e decise di dargliela vinta. - Va ben', ma fa prest', che non
abbiam' tutta la notte! -
Una pacca sulla spalla indicava che Madama aveva già finito
l'operazione. Cattivik decise di proseguire: avevano già
perso
abbastanza tempo.
Si trovavano davanti al quadro comandi dell'impianto elettrico
collegato ai sistemi di sicurezza.
Si trattava solamente di aprire il pannello per poter disattivare tutte
le trappole e gli allarmi. Cattivik richiamò l'attenzione di
Madama.
- Adess' guard' come lavora un professionist'! - disse con un gran
sorriso di orgoglio.
Tirò fuori un piede di porco, e lo incastrò nella
fenditura del portello, dopodiché cominciò a
tirare. A
tirare. A tirare. Niente.
Cattivik guardò con la coda dell'occhio l'aria scettica di
Madama. Deciso a non fare brutta figura, ricominciò a tirare
con
tutte le sue forze, ringhiando per lo sforzo, sudando come un cavallo e
con la faccia paonazza per lo sforzo. Alla fine, cedette. Non
il
portello, il piede di porco: spezzato in due, mentre Cattivik faceva un
tonfo a terra.
Furibondo, il ladro decise di passare alle maniere forti: dinamite,
sotto gli occhi sbarrati di Madama. I due lestofanti si fiondarono a
distanza di sicurezza, pochi istanti prima dell'esplosione.
Il fumo si diradò, ma il pannello era illeso.
- E' anticarr'?!? - Cattivik tappezzò il quadrò
comandi
con decine di candellotti. Stavolta l'esplosione fu troppo grande per
permettere a Cattivik di scappare fuori portata per tempo. Madama
tirò fuori con soddisfazione un kit di pronto soccorso (in caso di evenienza
anche quello) e cominciò a medicargli la schiena ustionata.
Cattivik stette pazientemente ad aspettare che il fumo si diradasse e
mostrasse il frutto di tanta sofferenza.
Vi era un cratere, un grosso cratere. Ma il pannello continuava a
rimanere integro.
Cattivik cominciò a strapparsi i capelli in preda a una
crisi
isterica, quando Madama lo oltrepassò e si
avvicinò al
quadro comandi.
La Micia frugò ancora una volta nella borsetta e
tirò
fuori una forcina per capelli. Con aria soddisfatta, infilò
la
forcina nella serratura, che si aprì in un attimo.
Cattivik osservò la scena con la mascella spalancata.
Madama, con soddisfazione, spiegò: - Per fortuna porto
sempre con me questa forcina....-
- .... in cas' di evenienz', lo so. - concluse il genio del male con
aria rassegnata.
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- Sir, ci sono ospiti alla villa. - informò, con la solita
aria
imperturbabile, il fido Arcibaldo, attirando l'attenzione dei presenti.
Ratman approfittò della notizia inattesa come scusa per
abbandonare la partita di ramino, con la quale stava cominciando a
perdere puntate in denaro. Premette un tasto sulla scrivania, che fece
uscire un monitor.
Il terminale raffigurava le riprese di una telecamera a circuito
chiuso. Sullo schermo erano inquadrati i due intrusi.
- A-ha! - tuonò Ratman - due ladri sono appena entrati nel
giardino, e hanno tolto l'energia agli allarmi! Illusi! Non sanno che
posso riattivare il tutto comodamente, da qui, con questo tasto! -
- Sir, quello era il pulsante per casi di evacuazione, quello che apre
tutte le porte e finestre. - corresse Arcibaldo al povero Ratman, che
ormai aveva già premuto.
- Ben gentil' da part' tua accoglierci così apertament' -
Con la via praticamente libera, il genio del male aveva già
varcato gli ingressi della casa, fino arrivare al cospetto del padrone
di casa.
Arcibaldo rimase imperturbabile, mentre Cinzia e Simple rimasero
impietriti dall'inquietante presenza.
Ratman decise di svolgere il suo ruolo: raccolse il suo mantello e
alzò un dito in cielo, in posa plastica, pronto a sfornare
un'altra delle sue solite frasi fatte da supereroe.
- Hai un bel coraggio, ladro, a entrare nella villa di..... Ratman
!
- Ohibò - rispose contariato il ladro, - ti parev' se non
era la cas' del buffon' mascherat' -
- Ora ti fermerò con uno dei miei Ratarang! -
annunciò il
supereroe frugando nel mantello. Poi, continuando a frugare -
Accidenti, devo averli lasciati nell'altro mantello. -
POW!
Il foro appena creatosi nella mantellina, ma soprattutto
la
vista della semiautomatica ancora fumante, estratta nel frattempo da
Cattivik, convinsero il supereroe ad alzare immediatamente le braccia,
con un gran "disarmante" sorrisone. Inutile dire che il resto dei
presenti fu costretto a imitare la posa di Ratty.
In quel momento fece l'ingresso in scena anche La Micia.
- Alla buon'ora, assistent'. Stavi a bighellonar' mentre
io lavorav' -
- Ehy, non prendertela con me! In questa villa è facile
perdersi! - protestò quella che Simple riconobbe, nonostante
la
maschera, immediatamente come:
- Madama! -
- Simple....! - sussurrò con aria sorpresa la
donna.
Gli occhi di tutti erano
puntati in quel momento sulla coppia in questione.
Simple in quel momento aveva mille domande che
voleva fare
alla ragazza, ma una sola in quel momento riuscì a sgomitare
le
altre e andare sulla punta della lingua.
- Come diavolo ti sei conciata? Non sei mica Catw...-
- Anche tu?!? Ho detto che mi chiamo La Micia! Volete
chiamarmi col mio nome d'arte, una buona volta? -
Ci fu un piccolo momento di pausa, nella quale un paio di balle di
fieno passarono soffiate dal vento.
- "Nome d'arte"? - fu tutto quello che riuscì a domandare
Simple.
La Micia incrociò le braccia e distolse lo sguardo con aria
imbronciata.
- Certo, faccio la ladra, ora -
- Ladra, hai detto? -
- Certo! - continuò la donna con uno sguardo seccato. - E
non
sai quanto ho dovuto allenarmi! Il boss qui presente mi ha fatto
svolgere ogni genere di esercizi, uno più odioso dell'altro.
Soprattutto stare ferma a fare da palo sotto quel lurido
lampione! -
La sorpresa congelò per qualche momento il volto di Simple,
che ripensò immediatamente alla scena di qualche giorno
prima.
- Ah.... stavi facendo il
palo? -
- Sì, perché? - chiese La Micia con aria
genuinamente inconsapevole.
Un lieve rumore di grilli riecheggiò in lontananza.
Simple scosse la testa: ne aveva abbastanza di tutte queste stramberie.
La verità era una sola: Madama era davanti a lei, e questo gli
bastava. Oltre alla questione dell'equivoco chiarito, s'intende.
- Madama! - in uno slancio emotivo, Simple si lanciò a
braccia tese con l'intenzione di abbracciare la sua amata.
Abbracciò invece l'aria, mentre lo slancio gli fece perdere
l'equilibrio e sbattere con la faccia sul pavimento.
La Micia si era spostata qualche passo più in là.
- Non mi arresterai, sbirro!
-
- Come sarebbe a dire "sbirro"?
- fu la domanda incredula di Simple, di fronte alla nuova baggianata
della ragazza.
-Certo! Io ora sono una ladra. E tu sei insieme a un supereroe. Io sono
dalla parte del crimine e tu dalla legge. Destino crudele, ha deciso di
renderci nemici. - proclamò La Micia con una posa da pianto
greco.
Simple non riusciva a capire se fosse seria o semplicemente si fosse
lasciata trasportare dal ruolo.
La scenetta, nella quale Cattivik e Ratty erano completamente
assorbiti, diede l'occasione al muscoloso Cinzia di prendere alle
spalle il genio del male e immobilizzarlo.
- Aiut'! Un tranvione mi vuole violentar' - urlò Cattivik
mentre veniva sollevato e la pistola gli cadde a terra.
Ratman si avventò prontamente sulla pistola, la raccolse e
la puntò contro il criminale.
- Adesso i ruoli si sono
invertiti, lestofante! - fu il commento soddisfatto di Ratman -
Dall'altra parte, la scenetta tragica tra Simple e Madama era al
momento clou.
- La Micia...ehm, volevo dire, Madama, ti prego ripensaci! -
- E a che servirebbe? Ormai sono una criminale. Posso solo rubare. -
- Mi hai già rubato il cuore: non è abbastanza? -
La Micia arrossì di botto: di solito Simple non era mai
così audace, nelle vignette regolari. Quest'ultimo
continuò.
- Vuoi rubare, perché? Perché ti manca qualcosa?
Cosa vorresti? Oro, gioielli? Diamanti? -
L'espressione sognante di Madama di fronte alle cose appena elencate
convinse Simple dell'urgenza di venire al punto.
- Ma tu sai che c'é qualcosa di molto più
prezioso, vero?
Qualcosa che non ha prezzo, che vale più di qualsiasi
ricchezza
potresti mai rubare a qualsiasi banca. Tu sai di cosa parlo, vero? -
La Micia non disse nulla, ma doveva aver ben compreso, dal momento che
si era messa le mani sul viso, mentre le guance avvampavano.
Gli occhi di Cattivik si tramutarono in segni del Dollaro, mentre una
grande espressione di avidità si fece strada nel suo volto.
"Qualcosa
di molto più prezios' di qualsiasi ricchezz'? Come minim'
sarà una minier' di uranio!"
Cinzia non fece in tempo ad accorgersi che stava tenendo una
calzamaglia vuota: Cattivik si era già sfilato e stava
indossando un nuovo, identico completo.
- Fermo! - gridò Ratman puntando la pistola verso il
lestofante.
- Fossi matt'! A proposit', non vi ho parlato dei miei amic' - rispose
Cattivik mentre con un agile salto afferrò La Micia e,
caricatasela a spalla, fuggì fuori dalla villa, lasciando
Simple
con un palmo di naso.
Ratman e Cinzia non poterono fare nulla: erano alle prese con gli
"amici" di Cattivik: uno sciame di parassiti, insetti e bacarozzi che
infestavano l'uniforme e la pistola del lercio Genio Criminale del
Putridume.
Simple corse alla finestra in tempo per vedere il ladro allontanarsi
con Madama nel buio della notte.
Sul davanzale, Simple raccolse un foglio, dove lesse ad alta voce il
contenuto.
Alla mezzanott' di domani, mi porterete al nascondigl' questa cos'
più prezios'
dei patrimoni in banc', altriment' non rivedret'
più viva
la vostra sbarbin'!
Uaz! Uaz!
Il nero genio del mal'
Cattivik
-
Ma io mi riferivo all'amor..... - il povero Simple, con aria
sconsolata, non riuscì neppure a finire la frase.
- Ah, quello era Cattivik? - fu la domanda dell'arguto supereoe. Tutti,
persino gli insetti, si fermarono a guardare basiti il mascherato.
Arcibaldo, abituato da anni a questo tipo di uscite,
cominciò
con aria indifferente a spruzzare, tramite un flit, l'insetticida per
la stanza.
Porca miseria, anche questa volta il lieto fine ha dato buca.
Pazienza, la conclusione
nella terza e ultima parte. Alla prossima volta!
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