Ecco il messaggio con cui mi si
autorizza alla traduzione: "And of course you can translate the story,
I'm so flattered you want to do so!" (Ma naturalmente puoi tradurre la
storia, sono così lusingata che tu voglia farlo!) E la storia originale.
Niente da aggiungere, godetevela
perché è stupenda! Ne approfitto per
sponsorizzare un po' il
mio tumblr (ci trovate le mie fic in inglese, alcune
traduzioni che non ho postato su EFP per motivi di avvertimenti e le
mie cagate BD) and
that's all, folks! XD
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Corny
Lines
For Thanksgiving
Nota per primo il biondo.
Scontato, ignorarlo sarebbe stato difficile, qualcosa che ha a che
vedere con l’irritante, sgradevole, contagiosa risata che il
tipo
sfoggia. Viene tutti i lunedì, mercoledì e
venerdì, e gioca nel
parco con un enorme orso nel corpo di un cane che si infanga il pelo
e costringe le madri ad allontanare i figli. Tony li osserva
rotolarsi in giro come un bambino e il suo cucciolo, e finge di non
stare rimandando il lavoro d’ufficio come se ne andasse della
sua
vita – perché se almeno non finge,
Pepper lo ucciderà.
Sono apparsi una mattina nuvolosa dello scorso settembre,
l’uomo
sembrava depresso e il cane tentava di confortarlo senza
successo…
Ora è metà marzo, e continuano a venire per
l’ora di pranzo – e
Tony continua a guardarli e a desiderare di poter essere lui quello
che gioca con il suo cane, non importa che non ne abbia uno.
Oggi è una bella giornata, troppo soleggiata per mancarla, e
Tony
per una volta porta fuori il solito sandwich, lo mangia su una
panchina non lontano dal posto preferito dell’uomo, ed
è allora
che nota l’altro.
Anche lui è alto, snello e pallido nel suo maglione caldo e
nel
cappello di lana sotto un cappotto pesante. Sembra stanco, tirato,
come se la pelle non fosse abbastanza per coprirlo, ma guarda il
biondo con così tanto amore negli occhi che è
come un pugno nel
cuore inesistente di Tony. Tony li osserva interagire, guarda il
gigante biondo fare una pausa dal gioco per avvicinarsi
all’amico,
controllare che il suo caffè sia caldo, sistemargli la
sciarpa,
baciargli la fronte… ah. Compagni, quindi.
Quello pallido è più misterioso.
Sta lì sulla sua panchina, giorno dopo giorno dopo giorno,
non si
muove né cammina mai. Guarda il suo ragazzo giocare a
prendersi con
il cane – un mastino tibetano, ha detto Rhodey –,
dà un buffetto
all’animale quando gli viene chiesto e risponde ai bambini
che gli
chiedono perché sia calvo con una storia diversa ogni volta
– Tony
le annota tutte in un piccolo taccuino: sono sempre divertenti, a
parte l’ovvia bugia. Quasi desidera di saper disegnare, come
Steve,
così da poter imprimere quel sorriso forzato sulla carta e
tenerlo
con sé per i giorni in cui non si fanno vedere.
Al lavoro la gente comincia a prenderlo in giro, a chiedere come
vada il suo pedinamento. Solo Pepper non lo fa, ma in quel caso
è un
po’ troppo presto per scherzare su quel genere di cose quando
si
sono lasciati nemmeno due mesi fa.
Marzo diventa aprile, e nulla cambia nella loro routine.
Tony continua a guardare la coppia e il loro cane, e loro
continuano a non sapere che lui esiste, che è un loro
diritto,
dopotutto. Ma poi, un giorno, c’è una telefonata,
e una
giustificazione, e quello calvo viene lasciato solo con i suoi occhi
verdi e il suo sorriso stanco ma sincero. Ha un’aria
solitaria,
senza il fidanzato o il cane che vanno a strapparlo ai suoi pensieri,
così Tony sfrutta quasi un mese di osservazione disinvolta
– e non
pedinamento, Tony Stark non pedina – per
andare alla
bancarella più vicina e comprare un milkshake alla menta.
“Mi chiedevo quando sarebbe venuto a parlarmi” dice
l’uomo
quando Tony gli si avvicina, e Tony resiste all’urgenza di
far
scorrere una mano tra i capelli sulla nuca.
“Beh, non volevo interrompere il vostro
divertimento” dice, e
l’uomo sorride, gli occhi verdi persino più
luminosi da quella
distanza ravvicinata.
“Non si preoccupi, sono sicuro di poter resistere, seduto su
una
panchina con lei.” Ammicca in direzione del milkshake che
Tony ha
ancora in mano: “È per me?”
“Ho pensato potesse essere un buon modo per rompere il
ghiaccio,” dice Tony “ma credo che lei mi abbia
battuto sul
tempo.”
“Beh, allora grazie” ridacchia l’uomo.
“Ha un nome oltre
all’offerta, o devo continuare a chiamarla Signor Occhiali
Viola?”
“Mi ha dato un soprannome?” chiede Tony, inarcando
un
sopracciglio.
“Beh, ormai è un mese che ci fissa. Ero curioso.
Lei non me ne
ha dato uno?”
“No” dice Tony, ancora in piedi.
“Bugiardo” replica l’altro.
“L’ha fatto, ma è
offensivo.” Allontana la protesta di Tony con una scrollata
di
spalle e sogghigna: “Solo perché i bambini sono
gli unici che
dicono ad alta voce che sono calvo non significa che siano gli unici
a notarlo. Comunque, poiché devo ammettere che non
è la mia
caratteristica preferita, suppongo lei possa chiamarmi Loki, se lo
desidera.”
“Tony” risponde Tony, e finalmente si siede,
allungandogli il
milkshake. “Piacere di conoscerla.”
“Piacere mio, Tony” dice Loki, e beve un sorso di
milkshake.
La volta successiva che si incontrano – è
venerdì – il
biondo si avvicina a Tony, che è tornato alla sua solita
panchina, e
sorride: “Loki mi ha detto che le ha fatto compagnia,
l’altro
giorno. Devo ringraziarla, odio doverlo lasciare solo. Mi
permetterebbe di ripagarle la gentilezza con un sandwich di qualche
tipo?”
E, beh, Tony probabilmente dovrebbe rifiutare, perché
l’ultima
volta è stato con Loki molto, molto
più a lungo di quanto
avrebbe dovuto, così a lungo che Pepper era passata loro
accanto
mentre lasciava l’ufficio e le infermiere avevano dovuto
uscire e
aiutarlo a tornare in ospedale, e Tony si sta già
affezionando
troppo… Ma poi c’è Loki che lo guarda,
come per chiedergli di
dire di sì, e Tony pensa ‘fanculo, sono
fottuto, e dice di
sì.
E mangiano il loro sandwich – e succo d’arancia e
medicine,
nel caso di Loki – seduti insieme sulla panchina mentre il
cane –
Fenrir, ha detto Loki – continua a correre in giro come se
stesse
inseguendo le api, come in effetti potrebbe stare davvero facendo.
“Posso chiederle un favore, Tony Stark?” chiede il
bion- Thor
quando Tony si alza per tornare in ufficio – appena
– in tempo.
“Uh… faccia pure?”
“Loki non riceve quanti visitatori vorrebbe. La maggior parte
delle persone che conosce vivono lontano e temo che la solitudine
possa ostacolare il suo processo di ripresa… Sarebbe
così gentile
da fargli visita quando non mi è possibile?”
Oh sì, Tony è tanto, tanto, tanto fottuto.
“Presumo che Thor le abbia chiesto di venire a
trovarmi” dice
Loki quando Tony si presenta con una scatola di cibo cinese da
asporto il lunedì successivo.
“Beh, non è che abbia molto da camminare,
dopotutto” scrolla
le spalle Tony. “E, se devo essere completamente sincero con
lei,
vengo con delle domande.”
“Oh, allora è un interrogatorio?” chiede
Loki mentre si
prepara a mangiare – e, okay, sarebbe suonato provocante se
non
fosse stato così palesemente felice con Thor. Dannazione,
Tony.
“In un certo senso” ridacchia Tony, nascondendo
nella soda il
suo improvviso nervosismo. “Però non è
costretto a rispondere se
non vuole.”
“Chieda, allora” dice Loki, e di colpo ruba un
gambero dal
piatto di Tony.
“Thor ha detto che non riceve altre visite oltre alle
sue.”
“Ow, ci va giù pesante, non è
vero?” dice Loki, arricciando
il naso. Poi fissa Tony per un lungo momento e sospira:
“Ho… ho
sempre avuto una relazione difficile con i miei genitori. Non ero
molto socievole e Thor era il mio unico amico… i suoi amici,
beh.
Non erano poi così male, ma era più tipo prendi
due paghi uno che
un vero e proprio attaccamento nei miei confronti… Rimanevo
solo
per Thor, a essere sincero. E poi ho detto ai miei genitori che ero
gay e loro… beh. Per farla breve, me ne sono andato, e ho
smesso di
parlare a tutti. È durata cinque anni. Poi l’hanno
scorso mi hanno
visitato in ospedale e, quando ho chiamato a casa, Thor è
stato
l’unico a rispondere. Quindi eccomi qui, senza sopracciglia e
con
un cucciolo troppo cresciuto a cui piace dar la caccia agli
scoiattoli.”
Loki sta ancora guardando il proprio piatto, così Tony
dà un
colpetto al suo piede sotto il tavolo.
“Andiamo, non è così male”
dice. “Lo veda come un cosplay
di Lex Luthor incorporato.”
Loki scoppia a ridere.
In qualche modo, aprile diventa maggio, poi giugno e luglio.
Un giorno all’inizio di agosto, Tony trova Loki nel parco
– è
abbastanza forte per uscire da solo, ora –
com’è divenuta loro
abitudine il giovedì, e Loki lo saluta con il più
largo sorriso al
mondo e si indica il volto: “Guarda qui!
Sopracciglia!”
E sembra così dannatamente felice, e
Tony desidera così
tanto baciarlo, vuole sbottare “Ti amo”
e fare cose
stupide come sollevarlo e farlo girare, a ‘fanculo quei
centimetri
di differenza, ed è talmente una cattiva
idea che… si volta
e corre nel proprio ufficio.
Ci vogliono appena cinque minuti perché Pepper appaia alla
sua
porta con il suo sguardo più severo e dica: “Devo
davvero dirti
chi c’è alla porta?”
“Digli che sono occupato, Pepper.”
“Tony,” dice Pepper “hai almeno
un’idea della sua
espressione in questo momento?”
“Ha il ragazzo, Pepper!”
protesta Tony. “E non è che
sia arrogante o cose simili, Thor è anche un mio amico,
e non
rovinerò questa cosa per una stupida cotta!”
“Perciò è così che
vuoi chiamarla?” dice Pepper, a
voce bassa e pericolosa, mentre chiude la porta dietro di
sé. “Solo
una cotta?”
“Perché è questo che è”
dice Tony, e la mano di
Pepper scatta in avanti come per schiaffeggiarlo.
“Cazzate” sputa, e gli occhi di Tony si spalancano
perché
Pepper non impreca mai. “È una
bugia e lo sai. Ho visto
come lo guardi, Tony, e non è il modo in cui guardi una cotta!
Abbi almeno la decenza di spiegargli cosa sta succedendo!”
“Pepper, per favore, non farlo” sospira Tony,
affondando
ancora di più nella sedia. “Non posso proprio
dirglielo.”
“Dirmi cosa?”
È strano che Tony trovi Loki dieci volte più
affascinante così,
irritato e sfacciatamente senza capelli mentre si appoggia alla porta
per sostenersi piuttosto che quando si limita a sedersi nel parco e a
stare attento alla propria salute? (Non che accada molto spesso,
perché Tony è arrivato a capire che a Loki piace
uscire e
spaventare a morte le infermiere con i suoi scherzi.)
Scocca un’occhiata implorante a Pepper, ma lei annuisce,
chiaramente in approvazione della situazione, e li lascia soli.
Traditrice.
“Non… non dovresti essere qui” tenta
Tony.
“Dovresti dirlo ai tuoi colleghi” replica
freddamente Loki.
“Sono stati loro a farmi entrare.”
“Non avrebbero dovuto” ripete Tony, il cuore che
martella
contro la cassa toracica, e Loki sbuffa: “Perché
non è permesso o
perché te la stai facendo nei pantaloni alla sola idea di
parlarmi?”
Tony si fa piccolo a causa del tono duro, ma non trova niente da
usare come protesta quando Loki siede sulla sedia di fronte a lui,
con la schiena dritta e regale e così dannatamente bello
quando rifiuta di mostrare la propria malattia in qualsiasi
circostanza. Tony capisce che è questo, questo è
il momento in cui
perde l’amicizia di Loki e tutto il resto, e i suoi occhi
pungono.
“Ho pensato a lungo” dice Loki. “Guarda.
Non so davvero di
cosa tu debba avere paura. Pensavo che andassimo d’accordo e
che ci
fosse la possibilità che funzionasse, ma poi
all’ultimo minuto sei
letteralmente scappato da me- no, ascoltami!” Si piega in
avanti
sulla sedia per la parte successiva, i gomiti sulla scrivania, e Tony
tace, incapace di parlare sotto quello sguardo intenso. “Ecco
come
stanno le cose, Tony: l’ultimo giorno del Ringraziamento, mi
era
stato detto che non sarei arrivato a dopo Natale. Non ho idea di come
sia sopravvissuto – forse è stata la fortuna,
forse sono state le
preghiere, chissà. Il punto è che pensavo di
stare per morire e la
mia stessa madre non mi parlava neppure per più tempo di
quanto ne
serva a dire che desiderava non avermi mai adottato –
credimi, non
è un bel modo di scoprire che la tua famiglia non
è davvero la tua
famiglia. A un certo punto ho persino preso in considerazione di
finire il lavoro io stesso. Ma poi sono sopravvissuto al Natale, a
San Silvestro, all’inverno, e ho cominciato a sentirmi
meglio… e
poi ti ho conosciuto. Mi piace stare con te. Fai stupide battute sui
capelli, e sei sgradevole, e testardo, e mi piaci,
beh, un
sacco. E ho sperato che, una volta finalmente uscito
dall’ospedale, forse avresti voluto condividerlo con
me.”
“Loki, non è che non voglia…”
“Allora cosa?” dice Loki.
“È per l’aspetto che ho
adesso? Hai paura di quello che penserà la gente quando ti
vedrà
con un uomo calvo? Perché, sai, anche io me ne preoccupavo,
prima
che sentirmi dire senza mezzi termini che mi era rimasto un mese di
vita mi aiutasse a lasciar perdere.”
“No!” esclama Tony, ansioso di
non mandare quel tipo di
messaggio, perché, sebbene non abbia mai visto Loki in piena
salute,
sa che non può essere altro che bello e carismatico e
affascinante,
proprio com’è sempre stato. “No, lo
giuro, non ha niente a che
fare con il tuo aspetto! E anche io voglio stare con te, davvero,
è-”
“Allora vieni con noi questo fine settimana.”
“Uh… cosa?”
“Festeggiamo il mio compleanno questa domenica”
dice Loki, che
all’improvviso sembra più giovane di dieci anni.
“La mia
migliore amica e il suo coinquilino arriveranno in aereo, e verranno
anche Thor e sua moglie…”
“Woah, woah, woah” dice Tony, alzandosi per la
sorpresa. “La
moglie di Thor?”
“Sì” risponde Loki, sbalordito.
“Sua moglie, Sif. Ti
abbiamo parlato di Sif, vero?”
“Ma pensavo che voi due usciste insieme!”
Per la cronaca, è la prima volta che Tony vede la mascella
di
qualcuno spalancarsi letteralmente, ma per la
verità è una
scena piuttosto divertente. Oh, beh, lo sarebbe, se Tony non avesse
l’impressione che la risposta di Loki potrebbe davvero dare
forma
al resto della sua vita.
“Thor è mio fratello” dice Loki, e Tony
rimane a bocca
aperta.
“Tuo fratello?”
“Beh, tecnicamente mio fratello adottivo, ma-
hmpf!”
Sì, ammette Tony, tutta questa cosa
dell’interrompere qualcuno
con un bacio perché sei semplicemente tanto felice
per quello
che ha detto è più di un piccolo
cliché. Ma, onestamente, se tu
fossi stato al suo posto in questo preciso momento, avresti fatto la
stessa cosa, perché, ehi, Loki
è realmente disponibile
e volenteroso, e cazzo…
“Ti amo” dice, come un uomo che affoga si aggrappa
a un’ancora
di salvezza, e Loki sorride, un sorriso grande e luminoso e
assuefatto, e lo bacia di rimando.
Tre anni, due separazioni e un secondo cane più tardi, Tony
è
seduto tra Volstagg e Jane al lungo tavolo nel giardino sul retro di
Thor e Sif, ed è il suo turno di trovare qualcosa di cui
è grato.
Negli scorsi tre anni, Tony è stato grato della risata
sonora di
Thor, perché non l’avrebbe notato senza di essa, e
non avrebbe
conosciuto Loki senza Thor.
Tony afferra Loki per la vita mentre torna dal bagno, e gli
sorride prima di dire: “Sono grato dei biondoni senza
controllo del
volume per avermi permesso d’incontrare l’uomo che
sposerò
l’anno prossimo. Se lui vuole.”
E Loki lo guarda con quell’espressione che è un
misto tra
affezionato ed esasperato e divertito e Dio, sei
così di cattivo
gusto certe volte, e comincia con la stessa cosa di ogni
anno:
“Beh, io sono grato che le mie
sopracciglia abbiano
costretto un certo idiota a parlarmi e chiedermi
davvero di
uscire. Altrimenti non potrei dire sì, adesso.”
Si baciano, di cattivo gusto e ridicoli e perfetti,
e gli
altri li ricoprono di fischi e urla.
(Anni dopo, i loro bambini imparano a lamentarsi non appena
qualcuno annuncia che è il turno di Tony, e loro sogghignano
dell’espressione confusa sui volti dei loro figli adottivi,
perché
possono essere più vecchi, ma fare casino nelle teste altrui
non
smetterà mai di essere divertente.
Specialmente quando tutti i loro amici fanno sì che il turno
di
Tony preceda quello di Loki, così che possano recitare le
loro
banali, trite battute.)
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