Era
una notte buia e tempestiva
Una
simpatica vecchietta
che in vita sua avrebbe fatto meglio a farsi gli affari suoi, in
più di un'occasione. Naturale che molta gente covasse del
rancore verso di lei, quindi, anche dopo tutti quegli anni.
Ma ormai a guardarla si presentava per quello che era: una
vecchina rimbambita che, a parte la sfrenata fantasia di
scrittrice che sfruttava ancora, non era più in grado di
trarre
complicate deduzioni logiche.
Da chissà quanto tempo non partecipava più
attivamente a
un'indagine. Eppure la megera avrebbe dovuto pagare lo
stesso le sue
colpe , una volta per tutte.
Era quello che stava pensando l'assassino mentre, nel giardino
della villa, tempestato dalla fitta acqua corrente di quel violento
nubifragio, stava sollevando l'anta della finestra a ghigliottina,
situata al piano terra, e lasciata incautamente dischiusa.
Il killer scavalcò il davanzale, mentre il pavimento veniva
puntinato dalle gocce che cadevano dalla sua calzamaglia nera.
Fin troppo facile, pensò, la vecchia non si era accorta di
nulla: era troppo presa, come tutte le sere, a scrivere l'ennesimo suo
racconto.
Jessica non aveva mai perso la voglia di scrivere, nonostante
l'età. Erano anni che l'editore si rifiutava di pubblicarle
gli
ultimi romanzi, "l'età avanzata" era la scusa ufficiale,
seguita
dal solito consiglio: "dovrebbe essere in pensione da un pezzo". Ma da
quanto la senilità era arrivata e aveva cominciato a
deteriorare
la sua brillante mente deduttiva, a Jessica era rimasta solo la grande
fantasia di scrittrice e la passione per la scrittura.
Il maggior tempo libero a disposizione, dopo l'abbandono forzato di
qualsiasi tipo di indagine, le faceva pesare ancora di più
la
solitudine nel vivere in quella villa, soprattutto a distanza di
così tanto tempo dalla morte del marito.
Scrivere quindi era tutto ciò che le era rimasto: per quello
passava tutto il tempo a redarre romanzi e racconti. Anche quando la
vecchia macchina da scrivere si ruppe definitivamente dopo tanta usura,
Jessica non si scoraggiò e cominciò a scrivere
alla
vecchia maniera, con la penna e la carta.
Proprio in quel momento stava stendendo su un corposo manoscritto il
momento cruciale del racconto: quello in cui l'assassino avrebbe
colpito.
- L'assassino entrò dalla finestra e prese.... -
"Buffo", pensò il killer, mentre si era appostato alle
spalle
della vecchia, riflettendo sulla paradossale analogia: egli stesso
aveva fatto il suo ingresso da un infisso, proprio come nel racconto in
fase di svolgimento. L'unica differenza era che la vittima questa volta
era la scrittrice stessa.
L'intruso si guardò intorno e notò un attizzatoio
appoggiato al camino: un'arma classica, sarebbe stata perfetta per
uccidere Jessica. Lo prese e tornò ad avvicinarsi a Jessica.
L'anziana signora stava
mugugnando, mentre nella sua indecisione scriveva e cancellava intere
righe. Trovò una sentenza che parve soddisfarla.
- Dunque... l'assassino... l'assassino prese l'attizzatoio -
Le analogie continuavano. Ironia della sorte. Sollevò
l'arma,
pronto a colpire. A un centimentro dal bersaglio, però, si
fermò. Ucciderla così, con tutto il sangue che
sarebbe
schizzato, avrebbe comportato troppi problemi nel ripulire e cancellare
le tracce. Ci voleva un metodo che non sporcasse.
- Dunque.... l'assassino.... l'assassino prese un filo di nylon. -
"Ottima idea, vecchia!"
Pensò il Killer ringraziando per l'involontario
suggerimento: lo
strangolamento sarebbe stato un modo molto più semplice e
pulito. Rimediò in un baleno l'occorrente e si
sistemò
alle spalle dell'ignara vittima, ancora intenta nelle sue decisioni.
- Dunque.... cosa potrei usare? L'assassino.... l'assassino prese.... -
Etciù!
- .... un raffreddore! - scrisse sovrappensiero Jessica,
per poi
cancellare immediatamente la frase, chiedendosi come mai le fosse
venuta in mente un'idea così sciocca.
"Maledetta pioggia!"
maledì il Killer, sgattaiolando in ritirata al di
fuori
della stanza. Ci mancava anche quello starnuto! Fortunatamente la
vecchia era così bacucca che non si era accorta di nulla.
- L'assassino... l'assassino.... forse sto sbagliando qualcosa. -
rifletté Jessica, fino a che con uno
schiocco di dita
- Ma certo! Dimenticavo il nome dell'assassino: Jhon Smith! - disse
scrivendo, tutta contenta, l'appunto sul manoscritto.
Il killer non credeva alle sue orecchie, al punto che si
lasciò
sfuggire un commento che fece voltare immediatamente la donna.
- È il mio nome! Come mi ha scoperto? -
L'anziana scrittrice non disse nulla. Al killer, vistosi scoperto, non
rimase che uscire allo scoperto e confessare.
- Non so come abbia fatto a scoprirmi, signora Fletcher, ma
è
incredibile: dopo tutti questi anni non ha perso il suo brillante fiuto
investigativo. Mi chiamo Jhon Smith, ed ero venuto per ucciderla, ma
lei ha scoperto tutto lo stesso! -
Jessica continuava a non parlare. Passarono lunghi attimi, in cui Jhon
Smith ripensò al suo inevitabile destino: il processo, la
prigione, ma soprattutto l'umiliazione di essere stato beffato dalla
famigerata Jessica Fletcher. Ma se doveva succedere, almeno si sarebbe
levato la soddisfazione di compiere la sua vendetta.
Tese il filo di nylon e si avventò sulla scrittrice.
Ci fu una breve colluttazione, poi un corpo cadde a terra,
senza vita.
La polizia l'indomani avrebbe avuto il suo bel da fare per il
misterioso delitto compiutosi proprio in casa Fletcher.
Altrove, a migliaia di chilometri di distanza.
Aveva rivoltato il letto, la mobilia: aveva cercato per tutta la casa.
Aveva pensato a tutti i posti dove potesse essere finito, ma proprio
non riusciva a trovarlo. Esasperato, il figlio del capo della polizia
giapponese rivolse una domanda al suo fido compare.
- Tu l'hai visto? Ho cercato dappertutto, ma sembra sparito! Tu
dovresti sapere dove si trova! Sapresti dirmelo, Ryuk? - Fece
una
pausa, notando che l'oggetto delle sue ricerche non era l'unica cosa a
mancare.
- Ryuk? Dove sei?..... Ryuuuk? -
Il dottor Hazlitt, sconcertato, mise le mani nei suoi grigi
capelli.
- Non riesco davvero a spiegarmelo! È
semplicemente fuori dalla logica! -
- Che cosa non ti torna, Seth? - chiese lo sceriffo Metzger.
- La morte sembra avvenuta per arresto cardiaco, ma dovremo aspettare i
risultati dell'autopsia, soprattutto alla luce, ed è questo
quello che non mi convince, - continuò il dottore, - del
fatto
che la vittima era in perfetta salute! -
- Jessica non è stata in grado di dire nulla? -
- Nulla, a parte la versione che la vittima si sarebbe l'avrebbe
aggredita e poi sarebbe semplicemente morta sul momento. -
Lo sceriffo tolse il cappello, passò una mano sulla testa, e
se lo riappoggiò.
- Ci avrebbe fatto comodo il suo acume, peccato che ormai, la sua
senilità... -
Il dottore scosse la testa, rassegnato.
- Lo vedo da me. Proprio adesso sta parlando da sola.
Poverina... l'età che avanza... -
- Giovanotto, lei, con quell'abbigliamento dark, voi
giovani d'oggi vestite sempre così strano? Come sarebbe a
dire
che d'ora in poi starà con me? Non ho bisogno di badanti! E
il
riferimento al manoscritto che sto scrivendo? Ah, ho capito! La manda
l'editore! Ma non è il momento di parlare di queste cose,
ieri
notte c'é stato quello che ancora non so se classificare
come
omicidio o incidente! -
- Per l'ultima volta, signora. Mi chiamo Ryuk, sono un Dio della Morte,
e quello su cui ha scritto per tutta la notte è un Death
Note.
In quanto al resto, sono troppo stanco per rispiegare tutto da capo. A
proposito, non è che avrebbe delle mele in casa? -