Se
pensavano che sarebbe bastato mandarmi via per un po', si sbagliavano
di grosso.
Non ero pazza, non ero
malata, non avevo bisogno di "staccare", ma evidentemente loro non la
pensavano così.
Era il quattro aprile
quando i miei
genitori mi annunciarono che avrei passato qualche mese all'estero:
avrei studiato, imparato una lingua e sarei tornata a casa "come nuova".
Ma ciò che
non avrebbero mai
capito è che i problemi non scompaiono se te ne vai, ma
restano
lì ad attendere il tuo ritorno.
Non persi di certo
tempo a spiegarglielo.
Feci le valigie, come
mi era stato
richiesto, e alla fine di maggio partii, senza salutare nessuno, senza
aver atteso la fine della scuola.
Partii da sola, con il
cuore atrofizzato, alla volta di New York.
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