Questa non è una fanfiction

di wingardium
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Cammini per la strada.

Un piede, poi l’altro.

Un piede, poi l’altro.

Come ti hanno insegnato i tuoi genitori.

Le colonne del porticato si susseguono sulla tua destra.

A sinistra: i negozi illuinati da luci al neon.

Le vetrine, poi, si interrompono.

A spezzare quell’equilibrio è un vecchio.

Lo scruti.

Lo esamini attentamente.

Ma non lo fissi.

Come ti hanno insegnato i tuoi genitori.

Ha una barba bianca, lunga.

Un paio di occhi azzurri e una tunica lunga e logora.

Ti sembra di averlo già visto.

No, forse lo hai effettivamente conosciuto.

Ma non gli parli.

Perché non si parla con il primo vecchio che passa per la strada.

Come ti hanno insegnato i tuoi genitori.

Se ti soffermi un attimo, però, ti sembra di vedere un paio di occhiali a mezzaluna.

Strani, pensi.

No, familiari.

Hai rallentato la tua marcia.

Ti avvicini sempre di più a lui.

Ti investe un profumo di cose vecchie.

Dimenticate da tutti.

Ma non da lui.

Sbatti le palpebre.

Velocemente.

Hai paura di vederlo sparire.

Non svanisce.

Ma cambia.

La barba si accorcia.

Gli occhiali scompaiono.

Gli occhi azzurri diventano buchi neri.

La tunica è in realtà una tuta consunta.

Appare anche un cappello, in mano al vecchio.

Allunghi una monetina.

Come ti hanno insegnato i tuoi genitori.

Superi il vecchio scombussolata,

mentre una voce lontana,

o forse troppo vicina,

ti sussurra:

“Sta accadendo nella tua testa! Dovrebbe voler dir forse che non è vero?”

 

Be’, fatemi sapere che ne pensate, leggendo quella citazione mi è venuta quasi di getto questa... “cosa”. 

Spero vi piaccia.

Alla prossima,

wingardium





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