Una
cioccolata
Ellen
si fidava solo di se stessa.
Aveva
visto come i rapporti umani potessero cambiare
drasticamente: suo padre amava la donna che lo aveva sposato
rinunciando a
tutto, alla famiglia, alla stabilità economica, e stando
alle sue parole la amava
anche quando tornava a casa puzzando di birra e rum e la riempiva di
botte.
I
primi anni di vita di Ellen erano stati colmi di una
felicità che non necessitava di ricchi pasti o bambole
costose per alimentarsi;
tuttavia, il tempo aveva deteriorato i legami familiari e lei, dopo
avere
assistito ai continui aborti della madre e alla drammatica nascita dei
pochi
figli sopravvissuti alle violenza, a soli undici anni si era ritrovata
per le
strade innevate di Salem, tra i bagagli di un treno e infine priva di
mezzi di
sostentamento nella sconosciuta Arkham.
Non
fu difficile per Ellen cominciare a rubare, bussando
alle porte di generose vecchiette che le offrivano un posto caldo per
la notte
e poi scappando con tutto il denaro che riusciva a trovare. Fu in casa
di una
fin troppo fiduciosa sessantenne che Ellen assaporò per la
prima volta la forza
vivificante della cioccolata calda: si sentì invadere anche
il cuore da quella
sensazione di benessere che era tanto difficile da raggiungere per una
bambina
costretta ad accontentarsi degli avanzi raccattati tra la spazzatura.
Le
occasioni nella vita giunsero grazie a una banda di
ragazzini italiani incontrati al porto, a certificati falsi e ad alcuni
anni di
studio a Boston; quando finalmente, a ventidue anni, Ellen
tornò ad Arkham,
poteva vantarsi di essere la migliore studentessa di Scienze Fisiche e
Biologiche della Miskatonic University. I rapporti con gli altri,
però,
continuavano a essere limitati alle lezioni: Ellen non si fidava di
nessuno,
sapeva che anche l’amore sarebbe svanito come ogni altra
forma di affetto e non
aveva intenzione di stabilire legami come le particelle atomiche che
studiava.
Fino
al giorno in cui conobbe Michael. Il chirurgo spregiudicato,
misterioso e libero da ogni senso di morale si adattava ad essere
l’alleato
perfetto per una ragazzina scontrosa e arrogante: entrambi erano consci
di
possedere un livello intellettivo superiore a gran parte delle persone
che
avevano incontrato sulla propria strada – medici, professori,
colleghi – e
soprattutto di non avere bisogno di innamorarsi o lasciarsi andare a
patetiche
dichiarazioni d’affetto
Le
circostanze li fecero
avvicinare sempre di più: attacchi da anfibi mostruosi,
gangster e stregoni che
volevano il loro sangue e la prospettiva di potersi separare in ogni
momento le
insegnarono a vivere di ogni momento, a tirare fuori il coraggio, a
difendere
la persona a cui teneva come non aveva potuto fare quindici anni prima.
Divenne
la pupilla di Michael, aspettava paziente nella loro
stanza mentre l’affascinante medico e criminale si deliziava
di tutte le donne della
città; litigava con lui, ringhiava contro quelle iridi viola
che sembravano
costantemente prendere in giro il suo carattere insolente e infine
lasciava che
Michael le arruffasse i capelli rossi, mordicchiando la tavoletta di
cioccolata
fondente che l’uomo le portava ogni sera. Si faceva anche
amare, di tanto in
tanto, su letti accoglienti o vagoni di un treno o celle umide e
sporche,
quando i polsi legati da lacci pesanti non le impedivano di accogliere
il volto
di Michael tra le braccia, quando la pelle che odorava di sudore e
sangue non
smetteva di attirare le sue labbra ferite.
Finalmente
Ellen, senza neanche rendersene conto, aveva
cominciato ad aprire il proprio cuore a qualcuno – un amico,
un amante, un
compagno. Finalmente Ellen aveva trovato il coraggio di riporre fiducia
in una
persona che non fosse lei stessa, di sperare che, forse, la
felicità non era
tanto lontana dalla sua vita.
E
Michael in quel momento non poteva fare niente, piegato in
due con la mano sullo stomaco ferito, mentre un’Ellen
posseduta puntava contro
di lui la pistola fumante. Forse – si disse –
sarebbe stato meglio ucciderla in
quel momento, evitando che la speranza che aveva faticosamente
conquistato si
frantumasse davanti al corpo senza vita dell’amico.
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Wiiiiiiiiiiiiii!
Da quanto tempo non pubblicavo una storia tratta dal GDR *-*
Mi ci voleva il
compleanno di Ellen per farlo (sono lievemente uscita di testa per lei,
non biasimatemi) ♥
A differenza
delle altre storie di questa serie, non "perdo tempo" a parlarvi di
tutti i personaggi e di ciò che è successo, visto
che si tratta di una poco-più-che-flash incentrata sulla
vita di una sola di loro, Ellen Lawliet (sì, quando scelsi
il suo nome aveva appena finito di guardare - e adorare - Death Note u.u).
Cosa non si
può dedurre dalla storia? L'età: Ellen ha
ventiquattro anni e Michael trenta.
Altro? Ah, certo,
il finale. Sicuri di volerlo sapere o vi basta questo adorabile angst
finale? (Ok, si salvano u.u)
Ringrazio
chiunque abbia letto, spero vi sia piaciuta ^^
Medusa
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