Nicole scostò le lenzuola con un gesto secco della mano:
faceva un gran caldo quella sera.
Si alzò dal letto e andò ad aprire la porta della
sua camera: tutte le luci erano spente, i suoi genitori dormivano
già.
Richiuse la porta senza fare rumore e con passo felpato andò
alla sua scrivania; nonostante fosse in perenne disordine,
trovò subito ciò che le serviva. La chiave
dell’inferriata era sempre al suo posto.
Prima di aprire il cancelletto che separava la sua camera dal balcone,
si accostò al letto per prendere il plaid di Jack
Skellington che teneva sempre con sé. Oltre alla coperta,
prese anche il peluche che le aveva regalato Lui.
Aprì piano l’inferriata cercando di far scattare
nel modo più dolce possibile le quattro mandate.
Si sedette sullo sgabellino verde che era sul balcone, appena accanto
al ficus, con il plaid sulle spalle e il peluche tra le braccia; sopra
di lei c’era uno spicchio di Luna che le ricordava tanto il
suo adorato Stregatto, e le stelle, quei silenziosi lumini appesi nel
cielo; le più grandi ascoltatrici di tutti i tempi.
Nicole adorava le stelle, le piaceva il loro tacere eterno e loro
capacità di non criticare mai. Le stelle, le sue amiche
confidenti.
Iniziò a raccontare di Lui, di quanto lo amava per i suoi
modi dolci e per come la faceva ridere, ma anche di quanto lo odiasse
per non essersi accorto dei suoi reali sentimenti, di come a volte
spariva senza farsi sentire per settimane e poi tornava a parlarle come
se niente fosse; ma più di tutto, lo odiava per averla
abbandonata, e questa volta per sempre.
La ragazza dai lunghi capelli neri scoppiò in un pianto
silenzioso e solitario e non riuscì a fermarsi fino a che il
suo Stregatto non scomparì inghiottito dal cielo azzurro.
Dio quanto le mancava!
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