1.
Rimbocchiamoci le maniche
Eccoci qua, un intero fine settimana da dedicare
all’immersione totale nel Capolavoro; genitori e fratelli partiti per il week
end, amici rompiballe dispersi nelle nebbie, stereo a disposizione, cibo e bevande in quantità ben stipati in cucina.
Comodamente spaparanzata sul
divano, con sul tavolino una ciotola di pop corn e scorta di cola ben gasata,
la ragazza afferrò il grosso volume; lo posò sulle ginocchia, ne carezzò la
copertina di pelle bordeaux, su cui le
scritte erano tracciate in oro: il nome dell’autore, il titolo, e una cornice
di lettere misteriose, ma che conosceva bene, erano l’incisione dell’anello.
Ripensò a tutta la fatica che lei
e Luke avevano fatto per accaparrarsi quel volume, e la spaventosa botta di
culo che aveva avuto, quando si erano giocati la possibilità di leggerlo per
primi col lancio della moneta… e pensare che non aveva mai vinto a quel gioco…
Aprì il volume e, convinta,
decise di saltare la prima parte, per leggere subito alcuni dei suoi capitoli
preferiti: quelli delle miniere di Moria. Sapeva che non era bello ignorare la
prima parte del Capolavoro, ma aveva troppa fretta di entrare nel vivo della
storia; ad ogni modo era intenzionata a leggere tutto, prima di dare il libro a
Luke, ma, per ora, visto che lo conosceva a memoria, si voleva gustare i suoi
capitoli preferiti.
La lettura la prese come al
solito, nonostante fosse l'ennesima volta che affrontava quelle pagine; non
c'era niente da fare, la magia di quel libro era infinita per lei, era come se
ogni volta ne leggesse uno nuovo, scopriva sempre nuove sfumature, particolari
che le erano sfuggiti, s'innamorava maggiormente degli splendidi personaggi...
E, di nuovo, non poté trattenere la lacrimuccia, quando Gandalf precipitò nella
voragine, pur sapendo perfettamente che la sua scomparsa non era definitiva.
Arrivata alla fine del capitolo,
prima che l’intristita Compagnia lasciasse i Rivi Tenebrosi, la ragazza si
accorse di aver bisogno di fare un bisognino... Posò il grosso volume sul
tavolino, aperto alla pagina che stava leggendo, poi si alzò stiracchiandosi;
decise di usare il bagno del piano di sopra, così avrebbe preso anche un altro
cuscino in camera, mentre passava. Salì le scale.
Si stava asciugando le mani,
quando sentì dei rumori sospetti al piano di sotto; allarmata girò lo sguardo
verso la porta, c'era anche qualcuno che saliva le scale. Non potevano essere i
suoi, sarebbero dovuto tornare solo il lunedì... e poi, quei passi pesanti,
decisamente non potevano essere quelli dei suoi familiari... Cazzo, le prese il
panico... dopo qualche istante di paura cieca, si ricordò che c'era la porta
che dava in camera di suo fratello; l'aprì ed entrò nella cameretta.
Nell'angolo vicino all'armadio a
muro se ne stava, tranquilla e beata, la mazza da baseball di suo fratello; la
prese e si rigirò l'impugnatura tra le mani, serrando la stretta. I passi sulle
scale continuavano, ma lei avrebbe venduto cara la pelle!
"Ahhh!" Gridò
spalancando al porta, prese pieno qualcuno; ma c'era un altro tizio che aveva
superato ormai la porta, prima che si girasse lo colpì alla base del collo con
la mazza, quello crollò lungo disteso.
Stava per avventarsi contro gli
altri dietro la porta, ma qualcuno afferrò al volo la mazza, fermandogliela a
mezz'aria; lei provò in tutti i modi a sfilarla dalla presa del tizio, ma la
stretta era forte e lui cocciuto.
"Non svaligerete la mia
casa, io chiamo la polizia!" Gridò la ragazza dimenandosi nel vano
tentativo di riprendersi la mazza.
"Ma... è una
fanciulla..." Affermò una voce dolce, con tono divertito.
"Ragazza..." Disse una
voce più profonda, quella che reggeva la mazza. "Ragazza, fermati!"
Ma lei puntava il piede sul ginocchio dell'uomo, cercando di fare forza.
"Per Elbereth, non siamo qui per farti del male!" Esclamò l'uomo
spazientito; la ragazza si bloccò a quelle parole, cercando di focalizzare il
viso del suo interlocutore, nel corridoio buio.
"Come hai detto,
scusa?" Domandò, mollando la presa sulla mazza.
"Ho detto che non siamo qui
per farti del male..." Ripeté l'uomo.
"Hai detto 'per
Elbereth'..."
"Beh, certo, non
volevi..."
"Aspetta un secondo..."
Lo interruppe la ragazza, sporgendosi verso la parete; tastonò un po', poi
trovò l'interruttore e lo spinse.
Sotto la luce della fredda
lampada al neon, Sandy sospettò che la sua vittoria al lancio della monetina
non fosse stata una fortuna, ma bensì una recrudescenza della sua mitologica
sfiga...
Un uomo alto, vestito di abiti
piuttosto vissuti, la guardava con espressione interrogativa, reggendo ancora
nella mano la mazza da baseball; aveva i capelli castani, dal taglio
"straziato" (come avrebbe detto sua madre), e due profondi e
indagatori occhi grigi, la sua bellezza era severa, ma allo stesso tempo
selvaggia. Accanto a lui c'era una specie di sogno ambulante: viso perfetto,
lunghi capelli biondi, fisico statuario, e due occhi da infarto. Sandy deglutì.
"Ordunque, fanciulla, vuoi
cortesemente spiegarci dove ci troviamo?" Le domandò, con voce flautata,
l'incarnazione dei suoi sogni fin dall'età di sei anni.
"Capiamo che sei spaventata,
ma comprendi anche noi, eravamo in marcia per Lothlòrien e ora siamo qui."
Intervenne il ramingo... eh sì, proprio un ramingo...
"Aragorn!" Urlò la
ragazza, riemergendo dallo stato comatoso; l'uomo spalancò gli occhi, poi
lanciò un'occhiata al suo compagno.
"Conosci il mio nome?"
Domandò lui, ma Sandy non lo stava ascoltando: zompettava sul posto, agitando
le mani, in preda ad una misteriosa frenesia, con sulla faccia un sorriso
beota.
"E tu... tu sei
Legolaaaaas!" Gridò all'altro, che indietreggiò guardandola come se fosse
un tripode etrusco che si era messo a ballare; all'improvviso la sua agitazione
cessò, e la ragazza guardò in basso il corpo steso a terra. "Quello non
sarà Boromir?" Domandò timidamente.
"Se già ci conosci, perché
lo domandi?" Replicò l'elfo.
"Oddio!" Esclamò la
ragazza, ricominciando ad agitarsi. "Ho ucciso Boromir! Prima del tempo!
Cazzo, cazzo, cazzo!"
"E, per la barba di Durin,
per poco non avete ucciso anche un nano, madamigella." Sbottò una voce
profonda da dietro la porta; il robusto componente della Compagnia spuntò
massaggiandosi la fronte. "Fortuna che indossavo il mio elmo."
"Tecnica discutibile, ma
efficace." Scherzò Aragorn, mentre era piegato sull'amico svenuto.
"Ad ogni modo, non crucciarti, egli non è morto, ma soffrirà soltanto di
un forte mal di testa." Sandy li osservava in preda all'incredulità più
totale, non sapeva se volare in cielo tipo razzo, dalla felicità, o maledire il
giorno della sua infausta nascita: aveva la Compagnia dell'Anello in casa!
"Si... siet... sie..." Balbettò in faccia all'elfo; lui la
fissò, con un misto di stupore e divertimento. Ma cosa credeva, che fosse
facile parlare con uno come lui?!
"Sì?" La incitò con un
sorriso. Ecco, ora, se non sveniva, poteva pure fargli una domanda...
"Siete soli?" Chiese
infine Sandy, senza riuscire a staccare gli occhi da quelli di Legolas; la voce
che le era uscita era "leggermente" acuta.
"Di sotto ci sono gli
hobbit..." Rispose lui.
"Gli hobbit?!" Esclamò
la ragazza entusiasta. "Frodo, Sam e gli altri?! Fantastico!" I tre
la osservavano, convinti che, ovunque fossero capitati, era un posto ben
strano; la ragazza dovette accorgersene, poiché smise di ridere come una scema
e fece una faccia imbarazzata. "Oh, scusate, ragazzi, ecco... sarà meglio
che lo mettete qui..." Indicò la stanza da cui era saltata fuori.
"...sul letto, io vado a prendere un po' di ghiaccio." Aggiunse,
raggiungendo le scale.
Ghimli guardò i compagni, che
stavano trasportando Boromir nella camera; poi sospirò deciso, stringendo la
sua ascia.
"E' un po' strana, sarà
meglio seguirla, per assicurarsi delle sue mosse." Dichiarò, poi diede le
spalle agli amici e seguì Sandy giù per le scale.
Sandy arrivò in salotto e ci
trovò i quattro hobbit che gironzolavano con aria smarrita; uno di loro
osservava con espressione curiosa la ciotola del pop corn.
"Salve, ragazzi." Li
salutò la ragazza; si voltarono verso di lei. "Io sono Sandy, la padrona
di casa." Si presentò; si sentiva più a suo agio con i piccoli uomini.
"Salve." La salutò uno hobbit
dagli occhioni azzurri.
"Tu sei Frodo?" Gli
domandò la ragazza.
"Sì..."
"Uh! Uhuh... ho conosciuto
Frodo!" Esclamò entusiasta; gli hobbit la guardarono stupiti.
"Lo dicevo io che era
strana..." Commentò il nano, che l'aveva raggiunta.
"Questo che cos'è?"
Domandò lo hobbit intento ad osservare la ciotola, indicandone il contenuto.
"E' pop corn." Rispose
Sandy; sguardi interrogativi. "Ehm... granturco... scoppiato..."
Spiegò.
"E perché lo chiamate
così?"
"Ecco... perché quando
scoppia fa POP!" Disse la ragazza, mimando lo scoppio con le dita.
"Capito? POP POP!" Continuò sorridendo.
"Sembra divertente!"
Esclamò un hobbit.
"Lo è!" Rise Sandy.
"Potete anche mangiarlo, se volete..."
"Hm..." Ghimli
tossicchiò, attirando la sua attenzione; la ragazza lo guardò.
"Ah, già... Boromir!"
Si ricordò la ragazza, battendosi una mano sulla fronte, poi corse in cucina.
Prelevò i cubetti di ghiaccio
direttamente dal distributore del frigorifero, riempiendo la borsa e
sconvolgendo il povero nano, che l'aveva seguita, con la tecnologia del XXI
secolo; poi tornò in salotto, dove i simpatici hobbit si erano già spolverati
tutto il pop corn.
"Ragazzi..." Sandy li
chiamò, loro si girarono subito. "Una raccomandazione." Gli disse la
ragazza, mentre tirava la tenda. "Cercate di non farvi vedere, non aprite
la porta e non affacciatevi alla finestra, per favore." Gli chiese.
"Oh, non ti preoccupare, è
la cosa che sappiamo fare meglio ultimamente..." Commentò Frodo.
"Comunque ci
annoiamo..." Mormorò un'altro, che Sandy sospettò fosse Pipino,
incrociando le braccia.
"Beh... guardatevi
MTV." Suggerì la ragazza accendendo la televisione col telecomando, poi li
lasciò.
I Mezzuomini rimasero totalmente
ammutoliti, davanti allo spettacolo; stava andando in onda il video di Punjabi
MC, con quella musichetta indiana che mette voglia di zompettare in giro,
agitando le mani a caso...
Sandy tornò all'improvviso sui
suoi passi, trovandoli tutti e quattro seduti sul divano con le bocche
spalancate dallo stupore; la ragazza si avvicinò al tavolo e chiuse il libro
con un gesto brusco, poi disse: "Non aprite questo libro, per nessun
motivo, non voglio che ne esca qualche cosa di meno... raccomandabile..."
Poi se ne andò di nuovo.
Un'oretta più tardi, Sandy si
accorse di non avere idea di come fare a rimandarli a casa, a compiere la loro
missione; si rese conto anche che era quasi ora di pranzo.
Mentre gli hobbit divoravano la
sua scorta di spaghetti, lei, Aragorn e Legolas improvvisarono un mini
consiglio su da farsi.
"Non hai dunque proprio idea
di cosa fare?" Le chiese il ramingo; lei scosse la testa.
"Non conosci nessuno che ci
possa aiutare?" Rincarò l'elfo; Sandy sospirò rassegnata.
"No, aspetta!" Esclamò
poi, riprendendo vigore. "Potrei chiamare Luke, lui è il massimo esperto
di ISDA!" Aggiunse battendosi un pugno sul palmo dell'altra mano.
"E' uno stregone?"
Domandò Legolas, con espressione ingenua.
"Beh, non direi..."
Rispose la ragazza imbarazzata. "E' uno studente..."
"Un apprendista mago?"
Intervenne Aragorn, posando le braccia sul tavolo.
"Sì, Harry Potter!" Sbottò
Sandy scoraggiata.
"Conosco un Harry Potter a
Lungacque." Affermò Pipino.
"No, ti sbagli." Lo
corresse Merry. "Quello è Harry Potta, di Via Sdrucciolosa..."
"Eh, sì." Confermò Sam
annuendo.
"No, no, no, vi sbagliate
entrambi, quello che dico io è Potter, imparentato coi Lobilunghi, e cugino di
quinto, sesto grado dei Tuc..." Insisteva Pipino; Sandy li osservava
sconvolta.
"Discussioni hobbit."
Dichiarò Aragorn.
"Andranno avanti fino a
stasera." Commentò Legolas; Sandy si voltò verso di loro.
"Pensiamo alle cose serie,
puoi rintracciare questo Luke?" Le domandò il ramingo.
"Penso di sì." Rispose
la ragazza, poi si avvicinò allo scaffale ed afferrò il cordless; compose il
numero e aspettò con l'attrezzo appoggiato ad un orecchio.
I due la osservavano come si
farebbe con un alieno verde con le antennine sulla testa; probabilmente,
abituati a orchi e affini, un alieno gli avrebbe fatto meno effetto.
"Non è in casa." Disse
Sandy con una smorfia, dopo aver posato il telefono.
"Che cos'è quell'attrezzo?"
Le domandò l'elfo.
"E' un telefono, serve per
parlarsi a distanza..." Legolas e Aragorn si scambiarono un'occhiata.
"Per esempio: Pronto, sono Elessar da Gondor, ciao Legolas, tutto bene lì
a Bosco Atro..." Mimò la ragazza; loro la guardavano basiti. "Ho
capito, non riconoscete il fascino di questa forma di comunicazione..."
"Torniamo a noi." La
interruppe sbrigativo l'elfo.
"Sì, ecco, hai detto che non
è a casa, allora?" Chiese il ramingo.
"Forse so dove trovarlo, ma
dovrò andarci..." Affermò lei con aria rassegnata.
"Veniamo con te."
Annunciò Aragorn, dopo uno sguardo a Legolas, che annuì.
"Ma non potete!"
Esclamò la ragazza. "O, almeno, non vestiti così..." Aggiunse,
accorgendosi delle loro espressioni. Li osservò per qualche secondo, poi fece
un sospiro. "Beh, vedrò di fare qualcosa, aspettatemi un attimo qui."
Uscì di casa velocemente,
tirandosi la porta alle spalle; tornò poco dopo con due paia di pantaloni e li
diede ai nuovi amici.
"Ecco qua, ora vi prendo un
paio di camicie di mio padre, intanto mettete questi." Gli disse. "E
sappiate che ho rischiato per averli, credo che a quella squinternata della mia
vicina sia venuto qualche sospetto..." Aggiunse salendo le scale.
Quando ridiscese trovò Legolas in
mezzo al salotto, con addosso solo i jeans, e con i piedi scalzi; solo la sua
forza d'animo la salvò dall'accidente che le stava venendo.
"Oddio, se ho una certezza
in questo momento, è che sei meglio dell'attore che t'interpreta nel
film!" Esclamò la ragazza, con l'occhio pallato fisso sui suoi addominali.
"Chi?!" Chiese, con
tutta l'ingenuità immaginabile, l'elfo.
"No, nulla, lascia
stare..." Disse Sandy, ovviamente senza smettere di ammirarlo.
"Sono un po'
aderenti..." Dichiarò la voce di Aragorn dalle sue spalle; la ragazza si
girò: pure lui stava a torso nudo, con i pantaloni che lo fasciavano in modo
molto provocante. La sua pelle era più scura di quella dell'elfo, ma la sua
muscolatura altrettanto perfetta; una leggera peluria, assai virile, gli
scendeva dal petto all'ombelico. Sandy aveva il respiro mozzo.
"Voi due mi volete
uccidere..." Mormorò con voce rotta.
"No." Intervenne
un'altra voce maschile. "Tu volevi uccidere me!" Aggiunse Boromir,
entrando nella stanza.
"Eheh... si è
svegliato..." Biascicò imbarazzata la ragazza. "Gli ho spiegato,
grosso modo, come sta la faccenda." Continuò poi. "Vado a prenderti
qualcosa per il mal di testa..." Gli disse allontanandosi; tornò poco dopo
con un bicchiere d'acqua.
"Che mi vuoi propinare,
scellerata?" Domandò il cavaliere.
"Aspirina effervescente."
Rispose gettando un pastiglione nel bicchiere; l'acqua si mise a sfrigolare,
Boromir spalancò gli occhi.
"Questa è magia!"
Esclamò l'uomo.
"No, è... lasciamo stare...
Sì, è magia, ti farà passare il mal di testa, bevi." Così dicendo gli
porse il bicchiere.
"Non sarà una pozione
avvelenata?" Ipotizzò lui, prendendo titubante il bicchiere sfrigolante.
"Se avesse voluto ucciderti
Boromir, non credi lo avrebbe fatto con la mazza?" Gli chiese Aragorn;
Sandy si girò verso di lui, sorridendo, ma rimase ancora una volta ammutolita
davanti ai suoi muscoli.
"Mettiti la camicia,
va!" Gli disse, stanca di perdere un battito ogni volta che lo guardava.
"Pure tu..." Aggiunse voltandosi verso Legolas. "E' sul div...a
... no... ahhh..." Le dava le spalle, mostrando la schiena e
qualcos'altro... "Mi sa che il suo lato migliore non l'avevo ancora
visto..." Commentò maliziosa la ragazza, osservando le perfette natiche
dell'elfo dentro ai jeans.
"Come hai detto?"
Chiese Legolas, girandosi con la camicia tra le mani; Aragorn si fece un
sorriso divertito, mentre allacciava i bottoni.
"Ah, tesoro, beato te che
caschi dal pero!" Sbottò corrucciata Sandy, poi lasciò la stanza.
"Dal pero? Ma non c'è nessun
albero qui..." Affermò Legolas guardandosi intorno; Aragorn scosse la testa.
Dopo aver spiegato tutto agli
altri, ed aver lasciato un'infinità di raccomandazioni, Sandy condusse i due
guerrieri nel garage. La cosa più difficile fu convincere Aragorn a lasciare la
spada e Legolas l'arco; onestamente le sembravano un po' inadeguati.
Un altro problema sorse nel
garage: i suoi le avevano lasciato la macchina col cambio manuale, che lei
usava circa... mai. Sandy odiava il cambio manuale.
Cercando di non far accorgere i
due del suo disagio e aprì la saracinesca; poi diede un'occhiata in giro, per
vedere se c'era qualche curioso per la strada. Fortunatamente era l'ora della
pennichella pomeridiana.
"Bene!" Esclamò infine,
con falso entusiasmo. "Saliamo, dunque." I due osservavano con
preoccupazione il misterioso mezzo di trasporto.
Un po' recalcitranti, infine,
l'elfo ed il ramingo, salirono sull'auto, ma conservavano un'espressione poco
convinta; Legolas si sedette davanti, a fianco della guidatrice, mentre Aragorn
si mise sul sedile posteriore.
"Dunque?" Domandò
l'elfo, notando l'indecisione di Sandy.
"Ora andiamo." Rispose
lei, non mascherando un tono offeso.
"Lo sai... usare, non è
vero?" Intervenne Aragorn.
"Ma certo che sì,
cazzo!" Sbottò la ragazza agitandosi sul sedile.
"Va bene, va bene, ma
calmati ora..." La blandì l'uomo alzando le mani.
"Ok, ora vado..."
Dichiarò Sandy, più decisa. "Allora..." Mormorò respirando poi
intensamente. "Cambio in folle, frizione, freno..." Riepilogò a bassa
voce; Legolas e Aragorn si scambiarono uno sguardo preoccupato. "Ora metto
in moto..." Girò la chiave e... dalla radio partì a tutta "Rock
Dj" di Robbie Williams; l'elfo si portò una mano alla fronte.
"Ma da dove arriva questa
musica?" Domandò il ramingo.
"Spengi, per favore."
Chiese Sandy all'elfo.
"E, quale sarebbe il modo,
di grazia?" Ribatté lui.
"Quel tasto lì!" Gli
indicò lei; naturalmente Legolas sbagliò, ma almeno sulla nuova stazione c'era
Springsteen che stava urlando di essere "Born to run". "Lasciamo
stare... partiamo, va." Si arrese la ragazza. "La prima, poi si
lascia delicatamente la frizione, piano piano il gas..." A quel punto la
macchina fece un saltello in avanti, poi si bloccò.
Sandy si girò con lentezza
meccanica verso Legolas, mostrando un sorrisino nervoso, e lo vide con le mani
sporte in avanti, una sul cruscotto e l'altra sul parabrezza.
"Ma deve fare così?"
Esordì Aragorn, con tono allarmato.
"Certo che no!" Gridò
lei; Legolas continuava a guardarla con gli occhi di fuori. "Sarà meglio
che ti metti la cintura..." Suggerì lei.
"La cintura?" L'elfo si
guardò la vita.
"Questa." Disse Sandy,
sporgendosi davanti a lui e afferrando la cintura di sicurezza. "La devi
tirare... così." Gli fece vedere che scorreva; lui la prese e la srotolò
fino al termine. La ragazza si mise le mani nei capelli.
"Va bene così?" Domandò
l'elfo, con la solita disarmante ingenuità.
"Beh... sì..." Rispose scoraggiata Sandy.
"Ora metti l'augello nel... nel... insomma in quel buco..." Gli
indicò la fessura. "Così possiamo partire davvero..." Legolas seguì
le indicazioni e, per farlo, lasciò la cintura, che si riavvolse nel suo vano,
schiacciando l'elfo contro il sedile; diede alla ragazza un'ultima occhiata
sconvolta, mentre finalmente la macchina si muoveva.
CONTINUA…