Per me
esiste un solo eroe, e quell’eroe sei tu
Lacrime nere
Anata kara morau nara
katachi no nai mono ga ii,
kowareru mono wa mō iranai.
(Da te voglio
qualcosa che non abbia forma,
non mi servono più le cose che si rompono.)
Kuroi namida,
Blast
- Yasu, tu devi essere un Oni!
- Prego?
- E ora non fare quella faccia! Come
potrebbe una persona
sopportare tutti gli incarichi che ti danno a scuola? Qualcosa di
soprannaturale, in te, ci deve essere…
Yasu, quattordici anni,
rappresentante scolastico, inspirò
il fumo della sigaretta e aggrottò quasi impercettibilmente
le sopracciglia.
- Da cosa lo dedurresti, esattamente?
- Beh, ti conosco da sempre, ma non
ti ho mai visto
piangere. Di’ la verità, non piangi mai per non
mostrare le tue lacrime nere!
Le labbra di Yasu si curvarono verso
l’alto, mentre passava
l’accendino al suo migliore amico; Ren sorrise a sua volta,
accendendosi l’ennesima
sigaretta di quella mattina.
Yasu e Ren si erano conosciuti
nell’orfanotrofio dove erano
cresciuti, prima che il più grande dei due venisse adottato
dai coniugi Takagi.
L’infanzia, tuttavia, non era la sola cosa che condividevano:
amavano entrambi
la musica – Ren suonava una chitarra da diverso tempo, mentre
Yasu aveva da
poco ricevuto in regalo una batteria – e il rispetto delle
regole non era il
loro forte, anche se lo studente modello Takagi cercava di mantenere il
più
possibile la nomina che si era creato per non ferire i sentimenti dei
suoi
genitori adottivi.
Ren era uno spirito libero, un gatto
randagio che
gironzolava tutto il giorno nei magazzini del porto, ma non aveva mai
rinunciato all’amicizia del suo “fratello
maggiore”; per Yasu era confortante
incontrare lo sguardo pieno di vita di Ren, sorridere di riflesso alla
smorfia impertinente
che spuntava sulle labbra del suo amico ogni volta che lo trovava sul
suo letto
con la chitarra in mano e una sigaretta in bocca: stare con lui
significava
sentirsi a casa, ben più che tra le coperte che la signora
Takagi gli aveva
cucito con amore.
Ricordava ancora la domanda che i
suoi genitori adottivi gli
ponevano sempre in occasione del suo compleanno e la successiva
risposta che
avrebbe desiderato dare: cosa avrebbe voluto ricevere?
Vorrei che
adottaste
anche Ren.
Ogni anno scuoteva mentalmente la
testa, sapendo che loro lo
avrebbero fatto con lo stesso piacere con cui avevano deciso di
prendersi cura
di lui. Il problema era Ren, che non aveva nessuna intenzione di
rinunciare
alla vita da “gatto randagio”.
Qualunque cosa avrebbero potuto
regalargli – un libro, un
disco, la batteria che infine aveva richiesto loro per
l’ultimo compleanno –
avrebbe potuto rompersi un giorno; Ren era la sola cosa che non avrebbe
mai
potuto essere spezzata.
Chissà
se saresti
felice di scoprire che le mie lacrime non sono nere.
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