La dura vita di un ombrellone

di Rosheen
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LA DURA VITA DI UN OMBRELLONE

 
 
 
 
 
È proprio duro, il mio lavoro.
Cosa ci sarà di tanto faticoso, direte voi, nel rimanere fermo tutto il giorno, al sole, in piedi e immobile, per uno come te?
Certo, tanto non siete voi quelli a cui i gabbiani cagano in testa, non siete voi a dover rimanere fermi al vostro posto anche durante i temporali, con la pioggia che t'inzuppa da capo a piedi e il vento sferzante che minaccia di sradicarti e di portarti via da un momento all'altro.
Perché siete voi che appoggiate le vostre borse e i vostri vestiti ai miei ganci, sono i vostri bambini che si aggrappano a me e, urlando come delle scimmie, prendono a scuotermi e ad agitarmisi intorno, quasi fossi un dannatissimo palo da lap dance e loro le ballerine, o il lampione della luce sotto il quale le puttane si strusciano nel tentativo di attirare qualche cliente.
Io non sono un palo qualunque: ho una dignità, santo cielo.
Invece sembra proprio che voi mi apprezziate solo per quello spazio d'ombra sotto al quale vi rintanate durante la calda stagione estiva, quando venite in spiaggia a spassarvela.
E quante persone ho visto, nella mia vita.
Famigliole, per lo più, madri e padri venuti a rilassarsi assieme ai propri pargoli al mare nel tentativo di sfuggire dallo stress della città; ragazzi giunti in comitive che, entusiasti delle prime uscite senza i genitori, assaporano i primi aliti di libertà; e coppie. Oh, quante coppie ho ospitato sotto di me. Giovani, adulti e vecchi amanti: questa è la categoria di persone che non riesco a sopportare.
Proprio non riesco a concepire che voi, solo perché possedete quelle due strane cose chiamate "gambe", avete la possibilità d'incontrarvi, di parlare, di conoscervi, di amare e di fare dei figli.
Anch'io voglio amare, dannazione.
Per esempio farei volentieri una bella chiacchierata con la rossa del bagno accanto, con quel palo così lucido da farmi rizzare tutto il telo al sol pensiero.
Ma appena provo a muovere un passo verso di lei mi rendo conto di essere bloccato a terra e che non posso camminare, perché non possiedo le vostre "gambe". E nemmeno parlare, perché non ho una bocca. In effetti non dovrei nemmeno essere in grado di pensare, né di scrivere, perché non sono un dannatissimo essere umano.
Eh sì, essere un ombrellone è proprio un lavoraccio.





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