Peter Banning giaceva in un letto di ospedale da tanto tempo, ormai. Troppo, per i suoi gusti.
La malattia lo stava distruggendo dall’interno, facendogli assaporare quanto orribile potesse essere la vecchiaia: neanche nel suo peggior periodo, quando ancora era vittima dell’accanimento lavorativo, era stato così fiacco e molle. Ora era del tutto incapace di muoversi, costretto a rimanere attaccato alle macchine per sopravvivere.
La sua grande avventura, dunque, era arrivata alla fine: Peter Pan sarebbe morto di cancro.
Gli mancava Moira, che lo aveva preceduto nell’ultimo grande viaggio, e i suoi ragazzi, che erano troppo impegnati per stargli vicino. Troppo cresciuti per ricordare l’Isola che Non C’è.
Era rimasto solo, e si sentiva perduto da tempo senza il consiglio di Wendy.
Tuttavia, mentre in quel letto ricordava l’emozione del volo, le grandi battaglie contro i pirati, i giochi con i Bimbi Sperduti, Peter Banning non era triste.
Aveva vissuto una lunga, incredibile avventura ed era giunto il suo tempo per andarsene. Forse tornare alla sua isola, questa volta per sempre…
Uncino si sbagliava: non aveva affatto paura di morire, perché era grato per ogni giorno.
Un luccichio alla finestra.
Sei venuta a prendermi, Trilly? Grazie…
L’ultimo volo di Peter Pan.