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Our
Green Day - Il nostro Giorno Verde
DISCLAIMER:
con questa storia, pubblicata senza alcun scopo di lucro, non intendo
dare un'immagine realistica dei protagonisti, né parlare
male di loro. Tutto quello che ho scritto è frutto di
invenzione, tranne le circostanze (l'annullamento del concerto e il
ricovero in ospedale), che sono invece reali.
Bologna, Ospedale Maggiore, 2 settembre 2012.
"Ho
deluso tutti. Tutti quanti, dal primo all'ultimo".
"Non dire
così".
"Ma
è la verità. E' la seconda volta che
succede, la
seconda. La gente sta smettendo di credere in noi, Mike".
"L'orchestra
del Titanic, nel 1912,
non ha smesso di suonare fino all'ultimo. Cento anni dopo, il cantante
di un gruppo rock annulla un concerto per un mal di pancia. Non ci sono
più i musicisti di una volta".
"Mancanza di rispetto. Una mancanza di rispetto. Perché Mike
e
Trè hanno dato l'annuncio con un video, invece di comparire
sul
palco e parlare faccia a faccia con i fan, guardando negli occhi quelle
30.000 persone che hanno fatto i chilometri per venirli a sentire?
Questa si chiama mancanza di rispetto".
"Se mi avessero pagato quanto hanno pagato Billie Joe per venire a
suonare in Italia, io avrei suonato anche con una freccia infilata nel
culo".
"Questo
non è vero".
"Mike ha
ragione. Non è vero".
"Leggete
i commenti. Sentite la gente, quello che dice".
"Le
critiche ci sono sempre state, Billie. Quelle non smetteranno mai
di esserci, e lo sai. Ma c'è anche chi continua a seguirci".
"Sono
sempre in meno. La gente, come vi ho già detto, sta
smettendo di credere in noi". Gli occhi verdi del mio migliore amico mi
fulminano. "I Green Day sono solo un'idea, ormai".
La mia
mente, in un attimo, torna al lontano 1982. Lontano? Beh,
non tanto, in termini numerici: sono passati solo trent'anni. Tutto
ciò che è successo in questo tempo,
però, lo rende
lontano anni luce. La fama, i concerti, i figli... sembra che sia
passata una vita intera.
Ero
dietro alla mensa appoggiato al muro, mentre dentro tutti i miei
compagni di scuola mangiavano. Era il mio posto segreto: lì
nessun insegnante veniva mai a cercarmi. Quella scuola di merda. Meno
vedevo i compagni, meglio era. Tutti quei bambocci figli di
papà
con i loro vestiti di marca e le medie alte. E i maestri? Parteggiavano
sempre per loro, ovviamente. Non si rendevano certo conto che se io
facevo quello che facevo, se ero come ero, dei motivi forse c'erano.
Mi stavo
dedicando ad una delle mia attività preferite: rollarmi
una canna. Avevo solo dieci anni, ma non c'era da sorprendersi visto
che la prima l'avevo fumata a sette. E improvvisamente avevo sentito un
rumore di passi. Ecco,
è la Wilson. Adesso quella stronza mi metterà di
nuovo in punizione, avevo
pensato. Ciò non mi agitava: le mie punizioni erano
già
state talmente tante che ormai era diventata un'abitudine.
La mia
sorpresa era stata quindi enorme nel vedere, invece del viso
rugoso e arcigno della Wilson, gli occhi verdi e i capelli biondi di un
ragazzino. Un ragazzino come me. Nel vedere la canna non si era messo a
urlare, né aveva fatto la solita faccia schifata: aveva
invece, con mia
ulteriore sorpresa, sorriso.
"Ciao. Me
la fai provare?", aveva detto.
"I Green
Day sono solo un'idea".
Quegli
stessi occhi verdi sono serissimi e su quel viso non c'è
più l'ombra di nessun sorriso, mentre Billie pronuncia
queste
parole che mi lacerano il cuore come mille spade affilate.
Frank
apre la bocca ma la richiude subito, senza far uscire alcun suono. E'
la prima volta che vedo Frank senza parole.
Boccheggio.
"Io... io
non capisco. Che cosa intendi dire? Che... che cosa ti è
successo, Billie?".
"Guardati
intorno, Mike. Quello che la gente vuole da noi è che
torniamo ad essere i ragazzi scatenati di Dookie".
"Ma non
possiamo, e lo sai. Ci siamo evoluti, ma siamo sempre noi. Non
lasciarti abbattere solo perché non hai potuto cantare a
questo
concerto".
"In
Italia è il secondo concerto di seguito che annulliamo".
"Billie,
a Venezia c'era un uragano",
si
intromette Frank. "E questa volta hai avuto un malore. Non abbiamo
annullato questo concerto per un tiramento di culo, lo sai".
"Esatto.
Qualsiasi cosa succeda noi saremo sempre
i
Green Day, chiaro?".
Billie di
nuovo ci fulmina con lo sguardo. Questa volta, però,
la spossatezza gli si legge in faccia. Non l'ho mai visto
così
e, a giudicare dal suo silenzio imbarazzato, nemmeno Frank.
"No",
dice Billie. "Mi dispiace, ma io credo di no".
Your faith walks on broken
glass
And the hangover
doesn't pass
Nothing's ever built
to last
You're in ruins.
Green Day
significa "giorno verde". Giorno dell'erba. Penso che quel
nome sia stato scelto dal destino apposta per noi: rappresenta, in un
certo senso, il primo incontro fra me e Billie. Fra me e il mio
migliore amico. Ovvio che anche Trè è un ottimo
amico. E'
un fratello per me, lo conosco come le mie tasche e lui mi conosce come
le sue.
Ma con
Billie, beh, con lui è diverso. Siamo letteralmente
cresciuti insieme. Lui è il mio migliore
amico. Trè è il mio altro
migliore
amico. Mi sento orribile a pensare queste cose, odio stabilire
gerarchie nei miei affetti. Eppure la vertà è
questa, e
io non posso farci niente.
E ora il
mio migliore amico ha appena detto quello che avevo sempre temuto.
Quello che mi
capitava spesso di sognare di notte, facendomi svegliare di soprassalto.
I
Green Day non saranno per sempre.
Il
fiato mi manca. I Green Day. Noi. La mia vita, la mia musica, la parte
migliore di me.
E la
nostra amicizia. Il nostro Giorno Dell'Erba, il Giorno Verde.
Tutto
questo finirà.
Non avevo
mai preso in considerazione una fine, per la nostra
avventura. Sapevo che sarebbe arrivato il giorno in cui avremmo deciso
finalmente di riposarci, quando saremmo stati più anziani,
ma
non avremmo mai comunque smesso di essere i Green Day. Noi, per sempre.
E invece
no.
"Scusa",
dico in fretta, e mi alzo, lasciando Billie solo con Frank.
Esco dalla stanza e mi chiudo la porta alle spalle, ritrovandomi in
corridoio. Numerosi paia di occhi mi fissano: poliziotti che non
conosco, poi Adrienne, Jason e Jason, Jeff e molti altri.
"Come
sta?".
"Possiamo
vederlo?".
"Frank
è lì con lui?".
"Scusate",
mi limito a rispondere, facendomi strada in mezzo alla gente. Voglio
restare solo.
"Mike!".
Mi volto.
E' stata Adrienne a chiamarmi.
"Sì?".
La donna
mi si avvicina, allontanandosi da tutti gli altri:
"Billie
ha chiesto di restare solo con te e Frank, dicendo che aveva
delle comunicazioni importanti da farvi. Di che cosa si tratta? Posso
saperlo?".
"Penso
che debba essere lui a parlartene", rispondo amareggiato. "Io non sono
la persona giusta per dirtelo".
"Non mi
piace il tuo tono di voce, Mike. Billie ha detto qualcosa di... di
brutto?".
"Te l'ho
detto", ripeto. "Parla con lui, non con me. Scusa".
Le ore
passano. Billie ha insistito per essere dimesso, nonostante i
medici volessero tenerlo ancora in osservazione. Si sa come
è
fatto, lui: non lo può fermare nessuno. L'unica persona in
grado
di bloccarlo è lui stesso.
Nonostante
ora abbia il permesso di andarsene, è ancora chiuso nella
sua stanza.
"Non so
quanto io sia riuscito a farlo ragionare", mi dice Frank, seduto
accanto a me in sala d'attesa insieme a tutti gli altri. "Prima gli ho
fatto una specie di ramanzina, poi vedendo che non funzionava ho
provato a distrarlo. Forse, pensando ad altro, gli sarebbe
passata. Ma non so quanto gli abbia fatto bene".
"Mike,
prova ad andare a vedere come sta", mi suggerisce Adrienne. Sembra
ancora piuttosto preoccupata.
"Va
bene". Mi alzo e mi dirigo verso la porta chiusa della stanza di Billie.
Ho paura.
Non ho la più pallida idea di quello che può
aspettarmi dall'altra parte dell'uscio. Billie potrebbe essersi pentito
delle sue parole, ma potrebbe anche essersene ulteriormente convinto.
La parte più irrazionale di me proietta nella mia mente
un'immagine terrificante: il mio amico che, con un'espressione
serissima, mi annuncia la fine dei Green Day.
Tiro un
profondo sospiro e apro la porta.
Dentro,
la stanza è al buio, e la finestra è aperta. Non
vedo nessuno, e per un attimo un brutto presentimento si fa strada nel
mio animo.
"Ciao,
Mike".
La voce
proviene dall'angolo vicino alla finestra. Distinguo una figura scura
appoggiata al muro. In mano tiene qualcosa che arde ed esala una lieve
nube di fumo dall'odore dolciastro a me ben noto. E' incredibile, si
sta fumano una canna in una stanza d'ospedale.
Sorrido.
Non sarò certo io a dirgli di spegnerla perché se
i dottori lo beccano succede il finimondo.
"Ciao",
dico invece. "Me la fai provare?".
Billie
ridacchia piano e me la passa. Alla poca luce che arriva da fuori vedo
che sorride, e dalla spontaneità di quel gesto capisco che
si è ricordato di quando, anni prima, era stato lui a dire
quello che ho detto pochi istanti fa. Capisco che nemmeno lui ha mai
dimenticato quel giorno, giorno che anche per lui ha tuttora un valore
insetimabile.
"Il
Giorno Verde", dice quasi leggendomi nel pensiero.
"Già,
il Giorno Verde", dice una voce alle nostre spalle, una voce che non
è quella di Billie. Mi volto, e mi accordo che è
entrato Frank. Mancava solo lui.
Non ci
diciamo altro. Siamo noi tre, io e i miei amici. Conosco talmente bene
Billie da poter affermare solo guardandolo in faccia che è
già passato sopra al discorso di poco prima. Quel Giorno
Verde non potrà che durare per sempre, e ora lo sa bene
anche lui. A prescindere da quello che la gente potrà
pensare. A prescindere da tutto. A prescindere anche dal fatto che
Frank è arrivato dopo.
Ora siamo
noi tre, e continueremo ad esserlo fino alla fine dei nostri giorni.
E il
Giorno Verde non tramonterà mai.
I nostri
pensieri si disperdono in una nuvola di fumo.
Come voi che amate i Green Day
ben sapete (li amate, VERO?), i versi sono presi da "21 Guns".
Allora, beh, che dire? Sono reduce anch'io dal bidone tiratoci dai
nostri beniamini. Ma non per questo mi sono arrabbiata con loro, anzi
non posso sopportare la gente che ha insultato i Green Day e
soprattutto Billie per questo.
I SIMPATICI commenti scritti sopra in corsivo, infatti, li ho sentiti
tutti con le mie orecchie.
Era da tanto che volevo scrivere sui Green Day e ora finalmente eccomi
qui! Sinceramente non credo che Billie abbia avuto dubbi sul suo gruppo
mentre era in ospedale, ma mi sono immaginata una scena simile e l'ho
messa per iscritto.
Bon, fine! Lasciate un commentino se vi va!
Ciao ciao,
Sophie
PS: il rating è giallo solo per la presenza di alcune
espressioni un po', diciamo, scurrili, ma visti i protagonisti non
potevo fare altrimenti ^^
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