COMPAGNI DI VIAGGIO
Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai.
Potranno scegliere imbarchi diversi, saranno sempre due marinai.
Lei disse misteriosamente "Sarà sempre tardi per me quando
ritornerai".
E lui buttò un soldino nel mare, lei lo guardò galleggiare, si dissero
"Ciao!"
per le scale e la luce dell'alba da fuori sembrò evaporare.
Francesco de Gregori
"Sakuragi come sta?"
La voce di Akira era allegra. Le sue mani passavano lievi
sulla schiena di Kaede, accoccolato contro di lui. Sembravano sfiorarla appena,
quella pelle lattea, come se un tocco più deciso avesse potuto ferirla.
Kaede sorrise contro il suo collo. E come sempre Akira sentì
qualcosa nello stomaco aggrovigliarsi- un desiderio di piangere farsi strada
dentro il sangue.
"Bene. Fa il do’hao come sempre."
Akira chiuse gli occhi. Respirò a fondo l’odore di Kaede-
odore di doccia e di sole, di ore spese appese a un canestro giù in strada-
l'odore che aveva la prima volta che si erano amati. L'odore che gli era
entrato nel cervello, e che sempre vi sarebbe rimasto.
Purtroppo.
O per fortuna. Chi può dirlo.
Strinse un po’ più forte la presa sulla sua vita. "È
innamorato di te, lo sai, vero?"
Kaede cercò di scostarsi, ma Akira non glielo permise. Si
rilassò tra le sue braccia, allora, e sospirò. "Kira ne abbiamo già
parlato…"
Le labbra di Akira troncarono a metà la sua protesta.
"D’accordo koi. Non pensiamoci, adesso."
Di tutti i momenti, non adesso.
Gli occhi di Kaede si accesero di una luce maliziosa.
"Hai qualche idea migliore per far passare il tempo?"
Akira si costrinse a sorridere. Annuì, chinandosi su di lui
e sfiorandogli la bocca con un bacio. Lo coricò sul letto, mentre alla
televisione Jordan continuava a saltare.
Posandogli un altro bacio sul collo, cominciò a sfilargli la
maglia. La lasciò scivolare a terra- mentre le labbra volavano sul petto. Più
in basso ancora- una discesa vertiginosa e lenta. Agonia sensuale.
Kaede rabbrividì, e Akira chiuse gli occhi, appoggiando la
guancia sul suo ventre.
"Ti amo" mormorò, e respirò profondamente.
Le mani gli tremavano, mentre sbottonava i jeans.
E continuarono a tremare dopo- quando infine l'ebbe nudo- e
rimase a guardarlo con le iridi scure- specchi riflessi- insondabili.
Kaede si stupì di quel colore. Nessuna luce giocosa- nessuna
celia, nessuno scherzo nascosto. Nessuna risata pronta a esplodere imprevista.
Le carezze erano pesanti. Lente. Pregne di qualcosa
che Kaede non capiva.
Ebbe paura.
"Kira che succede?", chiese sussurrando.
Akira si distolse dalla contemplazione del suo corpo, e gli
regalò un sorriso- uno di quei suoi sorrisi da ragazzo, sfacciato e tenero al
contempo.
Si chinò a baciarlo, e questa volta lasciò che la lingua si
azzardasse a saggiare le labbra- i denti dopo, la carne calda e bagnata della
bocca. Kaede chiuse gli occhi, gli allacciò le braccia al collo. Sentì le mani
scivolare sopra i fianchi- sul petto- sulle spalle. Arrampicarsi sopra il viso,
con tocchi di farfalla. Sentì le dita di Akira affondare nei suoi capelli, e
sorrise alzando il viso. Respirò profondamente, quando le loro fronti vennero a
contatto.
Aprì gli occhi. Le iridi di Akira erano tornate quelle di
sempre.
"Sei bellissimo," mormorò, guardandolo fisso.
Kaede alzò il bacino- brivido elettrico su per l'inguine, dentro il sesso-
duro, premuto contro quello di Akira. Si sporse e gli morse l'orecchio.
"Hai intenzione di restare fermo a guardarmi per tutto il tempo?"
L'esitazione di un attimo, poi Akira sorrise di risposta. Un
sorriso malizioso, sensuale- il sorriso che aveva sempre a letto. Il sorriso di
un gatto soddisfatto.
"Tu che dici?" mormorò, inchiodandogli i polsi ai
lati della testa, usando il proprio corpo per schiacciarlo contro i cuscini.
Kaede chiuse gli occhi.
Amava far l'amore in quel modo- ascoltare il corpo di Akira
muoversi con il suo, dentro il suo, nell'affanno ipnotico che da sempre
scandiva i loro passi- nella prima partita, nella prima litigata, nella prima
sbronza smaltita in un letto. Nel primo amplesso.
Lo strinse più forte- i pensieri ormai disciolti
nell'orgasmo. Quando venne, soffocò il grido nella sua spalla.
Akira teneva ancora gli occhi aperti. Sentiva le palpebre
farsi sempre più pesanti, ma non voleva cedere- non di nuovo. Troppe volte si
era negato il piacere ubriaco di guardare il viso di Kaede prigioniero delle sensazioni-
adesso voleva vederlo. Vedere Kaede- il suo volto- fotografarlo, tatuarselo in
mente per non perderlo mai. Mai del tutto.
Rendere eterno l'istante- se l'era imposto spesso, ma
mai con quella convinzione.
Continuò a toccarlo- dopo- come per imparare a memoria il
suo corpo- continuò a baciarlo, e non erano baci giocosi. Kaede percepì la
malinconia- nel languore, Akira era dolente.
Il suo sorriso era diverso. Lo sguardo era tornato levigato
e scuro, serio di una pesantezza sconosciuta.
Si comporta come se fosse l’ultima volta, pensò, e
intrecciò le dita alle sue, sporgendosi per baciarlo di nuovo.
Sentiva bisogno di calore- per scacciare via un
presentimento malvagio. Akira glielo diede- con la solita naturalezza. La
consueta generosità.
Kaede posò la testa sul suo petto. Vi passò sopra le labbra-
segnando i muscoli, inseguendoli sopra la pelle. Akira gli faceva scivolare le
mani tra i capelli, e non parlava.
"Non dormi, koi?", sussurrò alla fine.
Quel bisbiglio suonò come un avvertimento sinistro nelle
orecchie di Kaede. Non rispose, e tornò a concentrarsi sul suo corpo- morse un
capezzolo, lo leccò un poco. Akira ridacchiò e lo rovesciò sulla schiena. Di
nuovo appoggiò la tempia sul suo ventre, mormorando "Dormi Kaede. È
tardi."
"Sei strano stanotte, Kira."
La risata parve vetro spezzato. Akira senza guardarlo gli
premette le dita sulla bocca. "Shhh. Dormi."
Quando Kaede si svegliò al mattino, Akira era già sveglio.
Seduto alla finestra- già dannatamente lontano- lo guardava.
Kaede allungò un braccio- palmo aperto, per invitarlo
vicino. Akira mosse un passo. Sfiorò la sua mano con le dita. Si lasciò
attirare in basso, in ginocchio sul letto.
"Devi promettermi che parlerai a Sakuragi, koi.
Oggi."
Kaede gli afferrò la nuca e se lo fece cadere addosso. Puntellandosi
su un gomito, Akira non rispose al bacio. Lo guardò serissimo, invece. E
deglutì una volta, prima di proseguire. "Gli dirai che sei libero. Che non
deve più pensare a me."
Kaede lo spinse via come se si fosse scottato.
"Eh?"
Akira lo guardava.
"Che significa?"
Akira tentò un sorriso- congelato sul nascere dallo scatto
di Kaede. "Che cazzo significa, me lo spieghi?"
Si alzò in piedi, Akira. Lo sguardo fisso al pavimento,
sussurrò "Quello che ho detto."
Kaede respirò profondamente. "Mi stai lasciando?"
Akira non rispose subito. Guardò fuori dalla finestra,
scosse il capo. Si portò una mano alla fronte, massaggiò gli occhi. Poi parlò.
"Tra due ore parto, Kae. Mi hanno chiamato a Los
Angeles. Mi vogliono nei Lakers."
"Mi stai lasciando, Akira?"
Kaede guardò la schiena di Akira. Ampia- quante volte
l'aveva percorsa con le labbra. Con la lingua. Guardò i pugni stretti accanto
ai fianchi- i muscoli contratti. "È più giusto così."
Sapeva che avrebbe risposto in quel modo. Eppure, saperlo
non rese il colpo meno doloroso. "Questo dovremmo deciderlo insieme, non
ti pare?" replicò sferzante.
Akira si voltò. "Tu hai già deciso, Kae. E anche io. Ci
sarà Sakuragi, con te. E non mentire, non adesso. Ti conosco, Kaede. Ti
conosco. Certe cose le capisco. Altre, le ho sempre sapute."
"Quindi adesso sarebbe colpa mia."
"Non è colpa di nessuno."
Kaede fissò lo sguardo su una macchia del lenzuolo. Deglutì
una volta. Poi rise. "E stanotte cos’è stata, Kira? L’ultima scopata?
Perché non me l'hai detta ieri sta cazzata? Credevi che non mi sarei lasciato
fottere, l'avessi saputo? Kami, che schifo…"
"Kaede…"
"Sta zitto Sendoh. Prendi la tua cazzo di valigia e
vattene. Non voglio vederti. Vattene."
"Kaede."
"VATTENE!" Kaede si sentì urlare. Vide Akira
restare in silenzio- a guardargli il volto. Sentiva le lacrime premere contro
le ciglia- sentiva gli occhi bruciare. Vi passò sopra il pugno chiuso,
respirando profondamente. "Vattene, per favore… vattene, Kira, così mi fai
solo più male."
E poi ci furono le braccia di Akira allacciate alla vita- le
sue labbra caste sulla fronte, sui capelli- le sue mani sulla schiena. Kaede
soffocò un singhiozzo contro la sua felpa- gli morse la spalla forte, sperando
di fare male. Avrebbe voluto affondare i denti dentro la carne- berne il
sangue quasi, gustarlo. Straziarlo, come si sentiva straziare lui dal di
dentro.
"Sai qual è il ridicolo?", chiese, artigliandosi a
lui e sollevandosi per parlargli direttamente dentro l'orecchio. "Che se
anche me l'avessi detto ieri sera, ci sarei venuto lo stesso a letto con te,
stronzo. È questo che mi fa schifo, più di tutto, questo."
Ma Akira non lo ascoltava già più- Kaede smise di parlare
per concentrarsi sulla sua voce- litania quasi spezzata. "Dio quanto ti
amo."
Le lacrime di Akira- lacrime di occhi che avevano giurato di
ridere sempre- dentro la bocca. Salate. Di un salato diverso del mare.
Un salato più acido- capace di corrodere e avvelenare.
Infine, Akira si tirò in ginocchio. Con il dorso della mano
si asciugò gli occhi. Poi carezzò via quelle di Kaede, con un sorriso tremulo.
Che via via si fece più saldo, fino a brillare di quella luce segreta che
sempre accendeva un fuoco tiepido dentro il cuore di Kaede.
"Stammi bene, Kae. Sono sicuro che ci rivedremo."
"Perché?" chiese Kaede, pur conoscendo già la
risposta.
Akira, semplicemente, continuò a sorridere.
Kaede OOC? Può darsi- effettivamente parla un po’ troppo per
essere credibile. E arriva a mostrare qualche emozione- miracolo. Vabbè.
Concediamoglielo, un po’ di cambiamento ogni tanto.
Akira no però. Akira è perfettamente IC, credetemi.
Lui è così. (Ok, ok. Così lo vedo io. È vero. Ma non ditemi che è più reale in
tutte quelle storie dove fa la parte dello stupratore crudele e sanguinario!)
Inizialmente, questo doveva essere tipo l'epilogo di una ff
AU, dove Kae e Aki erano i protagonisti di un telefilm sul basket che
arrivavano a Kanagawa e Hana si metteva di mezzo e bla bla bla, ma dato che non
mi è mai riuscito di andare oltre il secondo capitolo, ho deciso di cambiare un
paio di passaggi (tipo, nell'idea originale Akira tornava a Los Angeles per
recitare in un film) e di scodellarvi il risultato- che mi sono accorta sono
passati mesi dall'ultima volta che ho contribuito con qualche opera a questa
meravigliosa sezione. Poi, mi pare che in questi giorni ci sia una certa stasi,
quindi ho pensato che in fondo, forse, anche una Senru (perdipiù deprimente)
poteva far piacere. (A ben vedere, considerando l'amore che là fuori nutrite
per il mio Aki-chan, il fatto che la ff finisca male potrebbe essere motivo di
apprezzamento…)
Kami, ragazze. Mi sento più scema del solito. Sarà la
febbre. E dire che domani dovevo partire per la Corsica… invece confinata a
letto. Senza rifornamento di yaoi, pure. Destino malvagio…
Vabbè, vi saluto. Spero che qualcuno abbia apprezzato almeno
un poco. Se vorrete lasciare commenti- critiche anche, minacce di morte se non
la pianto con le senru- qualunque cosa… ve ne sarò eternamente grata. Però
siate gentili, mettete via le bamboline woodoo. Che né io né Aki abbiamo
bisogno di altra sfiga… Bacioni! Vi voglio bene (anche se non mi faccio sentire
tanto…), Roh
Ps- La conoscete la canzone? Io l'adoro… e come sempre mi
sono venuti in mente i miei amori, mentre la sentivo…