Fischiando

di Mendori
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Thor non sapeva fischiare; mentre tu imitavi con navigata maestria i versi degli uccelli, lui a malapena riusciva ad abbozzare un sommesso e trasparente sibilo.
C'era qualcosa di affascinante nel vedere quell'omone atteggiare maldestramente le labbra come un bambino che dà un bacio, concentrato su un gesto così elementare, rosso in viso come in testa.
Sarebbe stato facile deriderlo (e invero dentro di te lo facevi, Loki – e senza pietà), ma quel vespone permaloso per nulla al mondo ti avrebbe dato modo di farti ancora beffe di lui, e le vostre battute di caccia sarebbero state sensibilmente meno divertenti.
Neppure incoraggiarlo era possibile: allora il dio ti lanciava un'occhiata sospettosa, cercando del sarcasmo nell'intonazione della voce, o un retrogusto di scherno nelle tue parole gentili – no, la strategia migliore era ignorarlo.
Così, credendo di passare inosservato, Thor avrebbe schiacciato le labbra in piccolo cerchio, una moneta rosa nel mare turbolento della sua barba color ruggine, e avrebbe soffiato con convinzione, producendo quel suono ridicolo.
Il fatto che dopo tanti anni ancora si ostinasse a provarci era insieme ammirevole e patetico.
Non sapevi se leggerci un eroico e perennemente frustrato tentativo di cambiare, o la stupida cecità della volpe che continua a tirare il cappio che le stringe il collo fino a strozzarsi.










A mamie questa storiella, diretta conseguenza di una sua recensione. Grazie!






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