Pairing/Characters:
Simon & River
Rating:
PG
Warnings:
Angst
Word
Count: 975 (fdp)
Disclaimer:
JOSS WHEDON OWNA IL MONDO.
N/A:
Scritta per piscinadiprompt,
prompt River&Simon, "Helpless
she lies across the stairs/ Haunting your days consuming your breath/
There will be healing but don't force this girl to stand/ As she's
counting the ceilings with pale voice and trembling hands"
(Mumford & Sons - For Those Below), e
per 500themes_ita,
prompt #38.
Chiudi gli occhi.
For
those below
Helpless
she lies
across the stairs
Haunting your days
consuming your breath
There will be
healing but don't force this girl to stand
As she's counting
the ceilings with pale voice and trembling hands.
(Mumford & Sons
- For Those Below)
Era
una brutta
giornata. Lo si capiva spesso fin dalla mattina, fin dal momento
esatto in cui gli occhi di River si aprivano, vuoti e distanti, sul
mondo che la circondava. Simon non aveva idea di cosa lei vedesse, di
quali mostri potesse scorgere tra le ombre della nave, che tipo di
eco avessero nella sua mente i quotidiani rumori della Serenity.
Sperava
che prima o poi
quel posto le sarebbe diventato abbastanza familiare da non temerlo,
e d'altra parte intuiva che il luogo in cui si trovavano, familiare o
meno che fosse, non aveva alcuna importanza: era nella testa di River
il problema, non fuori.
Il
resto
dell'equipaggio, comunque, si era già abituato a sua
sorella. Non
sapevano distinguere il suo umore già ad una prima occhiata,
come
faceva Simon, ma almeno avevano imparato a tenersi a debita distanza
fino a quando le intenzioni di River non si palesavano chiaramente.
A
parte Jayne, avevano
anche smesso di lanciargli degli sguardi di rimprovero, e di questo
Simon era parecchio grato.
D'altro
canto lui non
poteva fare altro che assecondare i capricci di sua sorella, e
intanto sperare di riuscire a guarirla, in un modo o in un altro. La
possibilità di insuccesso non era contemplata. Per la
maggior parte
del tempo, almeno.
«Conosci
i caratteri
dello Yin e lo Yang?», gli domandò River, mentre
lui la trascinava
nella sua cabina. Aveva appena avuto una discussione con Book.
Nessuno aveva capito bene il loro discorso, qualcosa sulla guerra
civile, sui tradimenti, sull'Alleanza e sui simboli che non valgono
più nulla, ma nessuno aveva mai neanche visto il Pastore
tanto
arrabbiato, e Simon aveva ritenuto saggio trascinare via sua sorella
prima che la situazione degenerasse.
Forse
dipendeva dal suo
lavoro, forse dalla sua educazione, ma non si era mai fidato molto
degli uomini di chiesa.
«Li
conosco,
meimei», rispose, abbandonando le sue riflessioni
sul passato
del loro compagno di viaggio e tornando a concentrarsi su River.
Tempo sprecato, probabilmente. Chissà cosa c'entravano lo
Yin e lo
Yang, adesso.
River
si lasciò
spingere delicatamente nella sua cabina e si accovacciò sul
letto,
in una posizione che sembrava dolorosa anche solo a guardarla, ma che
a lei riusciva totalmente naturale. Ecco un'altra cosa che teneva
sveglio Simon la notte. River era sempre stata atletica, ma certi
movimenti non si imparavano certo facendo ginnastica o danza.
La
ragazza si riavviò
i capelli, poi incrociò le mani sulle ginocchia unite e vi
poggiò
sopra il mento.
«Noi
siamo lo Yin e lo
Yang», iniziò a spiegare. I suoi occhi luccicavano
nella luce
arancione della cabina, ma era una scintilla solo superficiale. Le
sue iridi erano nere, pozzi profondi dove la luce riusciva ad
arrivare soltanto nei giorni buoni, e questo non era uno di quelli.
Simon
non disse niente.
Si sedette accanto a lei, iniziò a preparare un sedativo e
la lasciò
parlare.
«Tu
sei il dottore,
sei quello che cura e aiuta, sei la speranza che ha la gente di
vivere meglio, di stare bene, di essere felice. Tu sei lo
Yang»,
continuò River. «Io invece sono lo Yin. Sono
l'assassina, sono ciò
di cui la gente ha paura, sono la scienza che si è spinta
troppo
avanti, sono ciò che c'è di sbagliato in questo
universo».
Simon
si irrigidì, la
siringa quasi gli si spezzò tra le mani. Yin e Yang,
pensò. Suo padre forse sarebbe stato contento di aver
ricreato tanto
bene uno dei simboli più importanti della loro cultura. Si
riscosse
subito dopo quel pensiero.
«River...
River, stai
delirando. Lascia che ti aiuti», le disse, allungando una
mano per
stringerle dolcemente, ma con fermezza, una spalla nuda.
River
non si ritrasse
né fece un cenno di assenso. Simon non azzardò
nessun movimento.
«Mi
chiedo se
l'abbiano fatto apposta. Se sapessero di te. Credo di sì.
Sei uno
dei migliori medici dell'Accademia, non è un segreto per
nessuno»,
disse, ancora persa nel suo ragionamento. «Ma forse non
c'entra
nulla. Forse è solo il solito, patetico, umano tentativo di
mettere
ordine nel caos tramite simboli che non valgono nulla».
«River,
ti prego...»,
non gli piaceva supplicare. I dottori non dovrebbero supplicare, solo
dare ordini. Perdono la loro credibilità altrimenti. Ma in
situazioni come questa, cos'altro diamine poteva fare? La cose, con
River, gli sfuggivano sempre di mano in meno di pochi istanti.
Partivano con una chiacchierata, un sorriso, e poi tutto intorno
diventava buio e ostile.
«I
dottori usano
guanti blu, lo sai?», disse ancora River, dopo qualche
momento di
silenzio. E i suoi occhi erano cattivi, adesso. C'era violenza,
dietro il suo sguardo.
(Two
by two, hands
of blue)
Sua
sorella non gli
avrebbe mai fatto coscientemente del male, Simon lo sapeva.
E
sapeva anche che la
coscienza di River (o meglio: la sua temporanea assenza) costituiva
il sessanta percento dei loro problemi.
«Io
non sono uno di
loro», mormorò allora in risposta. Non si rese
conto di averlo
detto fino a quando non sentì il suono della propria voce
risuonargli nelle orecchie, e non si rese conto di aver temuto che
lei lo identificasse con loro fino
al momento in cui quella frase gli lasciò le labbra.
River
batté le palpebre un paio di volte, sorpresa. Non c'era
più nessun
lampo omicida nei suoi occhi, solo genuino stupore.
«Lo
so», replicò. «Lo so che non sei uno di
loro, Simon. Tu sei mio
fratello».
Gran
bel fratello,
pensò lui, ma sentì una parte di sé
tirare un sospiro di sollievo.
Sorrise. Dentro, però, aveva voglia di gridare.
«Allora
lascia che ti aiuti, sì?», domandò,
sempre sorridendo.
River
sorrise a sua volta, ogni elucubrazione precedente completamente
dimenticata.
«Ma
certo», acconsentì con dolcezza, porgendogli il
braccio.
Simon
le iniettò il calmante e rimase a guardarla fino a quando il
sonno
non ebbe la meglio su di lei. Brutto da dirsi, ma era tutto molto
più
facile quando gli occhi di River rimanevano chiusi,
considerò. Poi
il sorriso gli cadde dal volto come una maschera di carta e, senza
sapere perché, Simon iniziò a piangere.
*
N/A:
I
caratteri dello Yin e lo Yang, che secondo me si adattano
molto
ai Tam.
─ Meimei
=
sorellina.
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