N/A
Innanzitutto, le cose burocratiche: questa storia è stata scritta
per la Sfida #1 della Staffetta in
Piscina @ piscinadiprompt,
per la
precisione con il prompt Nana,
Reira/Shin, corrispondenza e il chiaro
intento di far guadagnare punticini alla mia splendida squadra, le
Pietre Azzurre ♥
In secondo luogo, una precisazione:
nella storia ci sono un po' di riferimenti ad altre mie fic sul
fandom, più che altro perché, scrivendo, mi sono accorta di aver
ormai un mio “canon mentale” piuttosto compatto. Spero che per
chi ha già letto le suddette storie (in particolare questa
e
questa),
tali accenni non suonino ripetitivi. Devo dire che mi è
piaciuto molto scrivere questa storia, e non escludo di scriverne una
seconda parte, un giorno più o meno remoto.
Letters
Corrispondenza a voce singola
14 aprile
Qui a Londra piove spesso.
Molte notti me ne sto semplicemente sdraiata a letto, con i capelli
sparsi sul cuscino e lo sguardo fisso al soffitto, e mi riempio le
orecchie del rumore della pioggia. A volte è solo un lieve
ticchettare, leggero come il battito dell'orologio, e mi mette una
gran tristezza perché mi fa pensare al tempo che passa e mi scivola
via dalle dita, tanto ineffabile quanto le gocce che cadono
sull'asfalto.
Altre volte, invece, ci sono scrosci così forti da darmi
l'impressione di non essere fuori, ma dentro. Dentro la
stanza, dentro di me. Allora sono felice, sai, perché chiudo
gli occhi e immagino che la pioggia mi scorra addosso e lavi via
tutto quello che c'è di sbagliato in me. Tutti gli errori, tutti i
rimpianti, tutto il dolore.
Mi sento meno sola nelle notti di pioggia. Per questo un po' ti
penso.
Ciao, Shin. Questo è l'ennesimo frammento di lettera che non ti
invierò mai.
Chissà se anche tu ascolti la pioggia, ogni tanto, lì in Giappone.
Chissà se mi pensi.
Layla
30 aprile
E' strano come la mia vita da non fumatrice sia costellata di
sigarette.
Ne respiro l'odore sin da quando ero solo una ragazzina inesperta
che, con un misto di biasimo e ammirazione, guardava Takumi fumare di
nascosto nel cortile della scuola. Ricordo il fumo che offuscava la
nostra prima saletta prove, colpi di tosse miei e di Naoki annessi.
Ricordo l'odore dolciastro delle Black Stones impresso sulle camice
di Yasu, a far da cornice ai nostri abbracci.
Quello stesso odore, anni dopo, l'ho ritrovato su di te, Shin.
Lo sai, sono una grande esperta di marche di sigarette. Se dovessi
mettermi a fumare, probabilmente sceglierei le Seven Stars, le
sigarette di Ren.
Per un certo periodo di tempo mi ero perfino messa in testa di
volerlo fare. Avevo quindici, sedici anni, forse – era di sicuro
prima della mia storia con Yasu. Cercavo di scroccare una sigaretta a
chiunque, durante le feste, ma tutti avevano ricevuto da Takumi
l'ordine tassativo di non farmi fumare, e quindi non se ne fece mai
nulla. Neppure quella mia piccola forma di protesta nei suoi
confronti andò a buon fine.
Una volta Ren mi offrì una sigaretta, sai? Lì per lì rimasi così
perplessa dal fatto che lo facesse, nonostante gli ammonimenti di
Takumi, che non ebbi la prontezza di riflessi di accettarla, e il
guastafeste saltò fuori nel giro di mezzo secondo. In fondo, non
credo che l'avrei fumata davvero; anche allora ero cosciente del
fatto che la mia voce è il mio unico pregio, e non ero tanta
avventata da rovinarmi con le mie stesse mani.
Sai, ogni volta che torno con la mente a questi ricordi, non so se
sorridere o piangere. Sento un nodo la gola, e mi sembra di soffocare
sotto il peso di quello che è perduto per sempre, eppure, allo
stesso tempo, il ricordo di quei momenti felici è un palliativo a
questa mia tristezza.
E' bizzarro: anche all'epoca ero triste e insofferente, ma i problemi
insormontabili di allora adesso mi sembrano solo le esagerazioni di
un'adolescente. A pensarci bene, tu a quell'età – quella in cui ti
ho conosciuto – ti trovavi in una situazione ben più complessa.
A volte mi chiedo cosa sarebbe successo, se avessi accettato
prontamente quella sigaretta. Forse oggi sarei una fumatrice
incallita anch'io? Sono davvero le piccole azioni come quella a
scandire il corso delle nostre vite?
Le tragedie che abbiamo conosciuto non sono altro che la
concatenazione di tanti piccoli fatti, che nessuno di noi ha fatto in
tempo a notare, presi com'eravamo dalle nostre esistenze.
Ci ho riflettuto davvero tanto, in questi anni: se si potesse
cambiare qualcosa – qualsiasi cosa – per evitare ciò che è
successo, io lo farei senza indugio.
Perché la sigaretta di Ren è bruciata davvero troppo in fretta. Ci
sono persone così, come lui, che se ne vanno in un lampo e ti
lasciano solo un cumulo di cenere.
E poi ci sono quelle come me, che restano a languire agonizzanti
finché la fiamma non soffoca da sola, rantolando. Ogni giorno mi
consumo un po' di più, come quella sigaretta che hai lasciato a metà
quanto te ne sei andato: ci ha messo un'eternità a spegnersi, Shin.
L'ho guardata disgregarsi a poco a poco nel portacenere, perché non
avevo la forza di muovermi e spegnerla io stessa.
Farlo avrebbe significato ammettere che era finita davvero tra noi.
Ma ero io ad essere sciocca, perché era finita comunque.
Ho sempre avuto questa propensione ad aggrapparmi a ciò che mi
scivola dalle mani. In fondo, anche ora, sono qui a scrivere proprio
a te.
Layla
P.S.: Chissà se fumi sempre, Shin! No, non credo che una sigaretta
si accosterebbe con la tua immagine di divo delle soap. O forse sì,
chi può dirlo; magari lo fai proprio perché ti dà un'aria
trasgressiva.
5 maggio
E' la festa dei bambini!
Festeggerai in qualche modo, Shin? Io credo passerò il pomeriggio
con Ren, anche se non faremo nulla di diverso dal solito: faremo un
giro ad Hyde Park, lui suonerà e io canterò canzoni di cui ho
dimenticato le parole.
Ebbene sì, canto ancora. Questo segreto lo confido solo a te che non
leggerai mai le mie parole, per questo mi permetto la sincerità.
Del resto l'avevo detto: canterò finché Ren continuerà a suonare
la chitarra. Non sai quante volte ho pensato che Ren, il nostro
vecchio Ren, abbia davvero trovato pace nel corpo di questo bambino:
persino le melodie che compone posseggono la sua stessa toccante
malinconia.
Ehi, Shin: non ho mai cantato accompagnata dalla tua chitarra. Mi
chiedo perché, sai?
Tu hai cantato per me, lo ricordo bene, e io non ho mai ricambiato in
alcun modo.
Vorrei davvero avere una possibilità di sdebitarmi.
Layla
27 maggio
Perché scrivo queste lettere?
Ne ho un cassetto pieno, e credo ne riempirò un altro.
Una volta aveva i cassetti pieni di sogni e canzoni, ora li ho di
lettere che non avrò mai il coraggio di spedire. Ironico, eh?
Che senso avrebbe spedirle? Che senso avrebbe farmi sentire?
Ho il tuo numero di telefono, sai. Me l'ha dato Takumi, e a Takumi
l'ha dato Nana, e a Nana, be', a Nana penso l'abbia dato tu. Non
volevo accettarlo, non volevo la carità di Takumi, ma alla fine ho
messo in tasca quel biglietto senza dire nulla.
Però non ho mai chiamato, no. Con che coraggio potrei parlarti? E
che cosa potrei dirti?
“Ciao, Shin, ti ricordi di me? Come va la tua vita?”
Se ci fai caso, non so neanche come iniziare queste lettere, e
finisco per salutarti solo alla fine.
Credo continuerò a scriverti. Mi sono lamentata per anni di non
saper comporre i testi delle mie canzoni, ma credo che ormai per me
sia diventata una vera esigenza quella di mettere su carta i miei
pensieri.
Perciò sopporta i miei sfoghi, per favore. Non mi aspetto una
risposta.
Layla
8 giugno
Layla.
Qui mi chiamano così, sai? E io continuo a firmarmi così, perché
anche tu mi chiamavi così, e perché in fondo non sono più Reira
dei Trapnest.
Sono cambiata. Non so dire se in meglio o in peggio, ma sono
cambiata.
Vorrei mostrarti il cambiamento e lasciare a te il giudizio.
Layla
P.S.: Nel caso te lo stessi chiedendo, sì, ascolto ancora Layla
di Eric Clapton quando sono triste (e quindi la ascolto molto
spesso!) Ad essere onesti, ora l'ascolto doppiamente motivata: non mi
fa più pensare solo a mio padre, ma anche a te.
Shin, mi dispiace tanto per averti chiesto il numero di Yasu, quel
giorno in cui sono scappata dagli studi di registrazione. Anche
allora ti ho ferito, e l'ho fatto senza rendermene conto.
29 giugno
A Londra, come a Tokyo, le luci della città offuscano quelle del
cielo. Le stelle si nascondono sotto spesse coltri di nuvole, e quei
bagliori che si scorgono ogni tanto si rivelano essere, novantanove
volte su cento, solo aerei che si apprestano a tornare a casa.
E' passato davvero tanto tempo dall'ultima volta che sono salita su un
aereo. Non mi sono più mossa di qui, da quando sono arrivata.
Non c'è un posto che chiami casa. Non riuscirò mai più a tornare
nella casa in cui sono cresciuta, dove aspettavo inerme mentre la
macchina di Ren si schiantava.
Tokyo è sempre stata una città troppo grande e vuota per farmi
sentire a mio agio; poi c'è New York, dove sono nata. Ho pensato
tante volte di tornarci, magari per restare.
Eppure, nonostante provi una forte nostalgia per la città natale di
mio padre, la parte di me che è intrappolata qui prende il
sopravvento.
Quando il vento fa frusciare gli alberi di Hyde Park, ho
l'impressione di sentire ancora la chitarra di Ren. In fondo al cuore
spero sempre di vederlo seduto su una panchina, a pizzicare le corde
con una sigaretta tra le labbra.
Layla
30 giugno
Mi sono dimenticata di chiedertelo: pensi ancora a me quando vedi
qualcosa che brilla?
Ormai, sai, non conservo traccia dello splendore di un tempo. Se
salissi su un palco ora, sbiadirei sotto le luci abbaglianti dei fari
colorati.
Layla
25 luglio
Faccio sogni ad occhi aperti che mi lasciano un retrogusto amaro in
bocca. Perdersi nei ricordi è sempre più facile: fisso ciò che ho
davanti, ma vedo quanto mi sono lasciata alle spalle. Persino i suoni
del passato si sovrappongono a quelli del presente, e risento la mia
voce cantare, piena e sicura.
Vorrei proibire a me stessa questa forma di tortura. Vorrei avere la
forza di concentrarmi sulla realtà dei fatti, anziché cercare vie
di fuga impercorribili.
La verità è che vivo di ricordi e fantasie. Se solo potessi tirare
fuori una mazzetta di banconote e comprare ciò di cui fantastico,
come ho fatto con te, allora forse la mia immaginazione mi ferirebbe
di meno.
Layla
26 luglio
A volte la mia mente crea castelli pericolosi.
Immagino di ricevere una tua risposta. E' assurdo, perché non scrivo
per ricevere risposta – non l'ho mai fatto – eppure mi capita di
pensare a come sarebbe se qualcuno, di nascosto, ti inviasse le mie
lettere, e tu le leggessi, e mi rispondessi, anche.
Io non ho il coraggio di farlo. Non saprei neanche da che parte
cominciare. Il solo fatto di dover chiedere il tuo indirizzo mi
bloccherebbe: non riuscirei a sostenere lo sguardo inquisitore di
Takumi, né l'espressione dispiaciuta con la quale Hachiko mi
direbbe: “Non so se è una buona idea per Shin...”
Il mio sarebbe un gesto egoistico. Non ti scriverei come una vecchia
amica che, serenamente, ti chiederebbe come va la tua vita; no, io lo
farei con la stessa disposizione d'animo con cui ci scambiavamo
lunghe email ai tempi della nostra relazione. I miei sentimenti per
te, Shin, non sono mai cambiati. Per questo, una piccola parte di me
continua a sperare che anche per te sia lo stesso; che da qualche
parte, nel tuo animo, sopravviva quello che abbiamo condiviso.
Vorrei qualcuno facesse quello che non sono in grado di fare al posto
mio. Le mie sono solo lettere a un fantasma; però, se davvero ti
arrivassero per intercessione di terzi, in un certo senso mi sentirei
sollevata, perché finalmente mi libererei del peso di un milione di
cose non dette, senza peraltro fare alcuno sforzo.
Sì, vorrei ricevere una tua risposta, senza dover subire l'ansia
dell'attesa, o l'indecisione che precede l'invio.
Così, nella mia mente, continuo a montare e rimontare scenari
idilliaci, in cui la felicità arriva inaspettata con la tua
calligrafia, con la facilità tipica delle fiabe.
In fondo, sono ancora una bambina che si nutre di storie.
Layla
10 agosto
Oggi cercherò nel cielo una stella cadente e, se e quando la vedrò,
dirò tra me e me: “Spero che Shin sia felice. Spero che Nana,
ovunque sia, sia felice. Spero che tutte le persone che ho in qualche
modo ferito siano felici, e non mi portino rancore”.
Oggi, nel mio egoismo, voglio cercare di essere altruista. Allora,
forse, potrò essere felice anch'io.
Layla
P.S.: E tu, Shin, quali desideri esprimerai?
3 settembre
Mi piace prendere la metropolitana. C'è talmente tanta gente che si
muove, frenetica e affaccendata, tra una scala mobile e l'altra,
che il singolo non è altro che un granello della massa.
L'individualità dei problemi personali si annulla all'interno di
una totalità inglobante.
Se io e te ci tenessimo per mano tra questa folla, nessuno ci
noterebbe.
Layla
18 settembre
Il tempo scorre in modo ingiusto.
Mi sento intrappolata in cicli di solitudine da cui non c'è via
d'uscita; viceversa, la nostra relazione, seppur durata diversi mesi,
ora mi sembra volata via con la rapidità di un bacio a fior di
labbra.
Del resto, non ha importanza.
Anche se fosse accaduto ieri, sarebbe comunque passato.
Layla
30 settembre
Ci sono tanti posti, qui a Londra, che negli anni ho imparato ad
amare. Mi piacerebbe mostrarteli. Mi piacerebbe camminare con te tra
le strade che di solito percorro da sola. Ti porterei a fare
colazione da Starbucks e poi ci fingeremmo turisti tra le tante
meraviglie della città, e faremmo finalmente alla luce del sole
tutte quelle piccole cose che la clandestinità ci ha negato.
Sai, in questi anni ho corretto la mia pronuncia americana: ora ho
una RP quasi bella come la tua. Insieme, ci amalgameremmo davvero
bene alla folla londinese!
Layla
2 ottobre
Le mie “lettere”, ultimamente, si stanno facendo sempre più
brevi, più frammentate. Vorrei tanto poterti raccontare le mie
giornate, ma la verità è che ho ben poco da dire. Vivo nella
monotonia del rimpianto, nella prigione dei ricordi.
Una volta ti scrissi (quanto mi mancano le nostre email!): “Se si
abbassa lo sguardo, si perde”.
E' una frase che mi è rimasta particolarmente impressa, perché
adesso, come allora, sono convinta che confrontarsi sinceramente con
il proprio prossimo equivalga a confrontarsi con sé stessi; la
verità è che ci sono tante persone con cui non sono riuscita a
comportarmi così.
Non so se ora avrei il coraggio di alzare lo sguardo e guardarti
negli occhi. Credo di avere un po' paura delle emozioni che potrei
trovarci.
Sai, i miei desideri sono davvero modesti. Da te non vorrei promesse
d'amore – non le pretendo, né le aspetto dopo tutto questo tempo;
mi basterebbe solo sapere che ancora conservi con cura il ricordo di
quello che c'è stato. Che, nella tua storia personale, ricopro un
ruolo di rilievo.
Cosa ci vuoi fare, sono ancora una primadonna, dopo tutto.
Quindi dimmi, Shin: con quali occhi guardi al nostro passato? Se sul
tuo volto trovassi un sorriso, allora sì, riuscirei a confrontarmi
con te come un tempo.
Layla
31 ottobre
Ehi, Shin,
domani sarà il nostro compleanno. Tu compirai ventidue anni –
l'età che avevo io quando ci siamo conosciuti – mentre io
raggiungerò la vetta dei ventinove. Ma ci pensi che i prossimi, per
me, saranno trenta? Ormai sono in caduta libera nel baratro della
zitellaggine, accidenti!
Probabilmente, se ci frequentassimo ancora, mi etichetterebbero come
una tardona con la fissa dei bei ragazzi.
(Però le rughe non mi sono ancora venute, eh, ci tengo a
specificarlo!)
Con questa lettera, ti auguro buon compleanno dal profondo del mio
cuore. Spero che, ovunque tu sia e con chiunque tu sia, quella di
domani possa essere per te una giornata felice; e spero anche che in
qualche modo i miei auguri ti possano arrivare.
Se domani, tutto d'un tratto, ti troverai a ricordarti di me,
probabilmente sarà perché anch'io ti starò pensando: immagino
Hachiko e Satsuki ti faranno una bella torta, perciò mangiane una
fetta anche per me!
In più, questa lettera segna la fine di un'altra scatola, che
sigillerò e riporrò nell'armadio non appena le mie dita avranno
finito di tracciare le lettere della mia firma; non mi prenderò la
briga di rileggere nulla di quanto ti ho scritto, oppure finirei con
il cestinare tutto, seppur neanche una parola sia stata scritta con
il fine di esser letto da qualcuno di diverso da me. Ma ho gettato
nell'immondizia un sacco di lettere ugualmente, perché mi parevano
troppo stucchevoli o sentimentali per avere una conclusione:
sarebbero state solo un altro promemoria della mia stupidità.
Ti lascio con una domanda, Shin: hai ancora l'anello con il rubino
che ci siamo regalati per il nostro compleanno sei anni fa? Io sì,
lo conservo con cura nel portagioie della mia stanza, e a volte lo
indosso ancora, anche solo per passeggiare distrattamente per casa,
perché mi dà l'impressione di avere ancora la tua mano stretta alla
mia.
Perché in fondo, sai, non ho mai smesso di credere che il filo rosso
del destino ci avesse legati; né di sperare che, un giorno, tornerà
ad unirci.
Buon compleanno,
Layla
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