Midgardrok
Loki era profondamente colpito dalla tecnologia di Midgard e aveva
tentato di coinvolgere Thor in quella sua nuova passione, ma il
fratello si era limitato a grugnire dove l’hai
preso?,
quando il giovane gli aveva mostrato, entusiasta, il suo cellulare
delle Stark Industries. Era evidente che il Dio del Tuono non era
altrettanto preso da tumblr, Twitter e Facebook; per risvegliare il
suo interesse, Loki avrebbe dovuto trovare qualcosa di meglio di un
social network di cui il fratello faticava persino a imparare il
nome.
Quel giorno sarebbe uscito vittorioso da tale battaglia,
poiché
nemmeno Thor avrebbe potuto essere immune al fascino della sua ultima
scoperta.
Seduto a gambe incrociate su una roccia nera poco al di fuori di
Asgard, teneva in grembo lo StarkPad preso in prestito nel reparto
R&S della Stark Tower. Ikol era appollaiato accanto alla sua
gamba sinistra e il suo becco che si apriva e chiudeva ritmicamente
produceva un rumore schioccante.
Loki sospettava che fosse nervoso – o
meglio, l’avrebbe
sospettato, non fosse stato troppo preso da Temple Run per
prestargli la dovuta attenzione.
«Non dovresti farlo, ragazzino» borbottò
la gazza. Di norma la
sua nuova forma non gli dispiaceva, ma in alcune occasioni gli
mancava non poter aggrottare la fronte o inarcare le sopracciglia.
Occasioni come quella. «Mettere Thor a parte di una cosa del
genere
è…»
Di colpo si rese conto che il giovane non lo degnava di
un’occhiata: le dita scorrevano agili sullo schermo, gli
occhi
seguivano con attenzione i movimenti dell’avventuriero
immaginario
in fuga dalle scimmie, la sua figura era accucciata sullo StarkPad
come un tempo l’antico Loki si piegava su un tomo di magia
antica.
Ikol scosse il capo e affondò il becco nel braccio del
ragazzo,
che gemette e si strinse nelle spalle in un goffo tentativo di
difesa. «Ikol, sei impazzito?!»
La gazza sollevò la testa con fierezza e gli
scoccò un’occhiata
cupa. «Prestami ascolto quando ti rivolgo la
parola» intimò con
fare imperioso.
Anche in occasioni come quelle sentiva la mancanza della propria
figura alta e possente – la voce stridula di un uccello
conferiva
ben poca dignità a parole che altrimenti avrebbero fatto
tremare il
bimbo di fronte a lui.
Bimbo che, anziché rabbrividire e supplicarlo di essere
pietoso,
aggrottò la fronte e si scollò di malavoglia
dallo StarkPad – e
solo perché aveva perso la partita.
Spesso Ikol si chiedeva se non avrebbe fatto meglio a rimanere nel
Libro dei Morti di Hela e trovare un’altra maniera di fuggire
dal
suo regno, una maniera che gli permettesse di tenersi corpo e anima e
di non conoscere il nuovo Loki – in altri termini, lo trovava
insopportabile.
«Cosa vuoi?» sbuffò il ragazzino,
rifilando uno sguardo
nostalgico al congegno sulle sue ginocchia.
«Come stavo dicendo,» Ikol calcò con
particolare irritazione su
quella premessa, ma Loki si limitò a inarcare le
sopracciglia «non
è prudente che tu mostri a Thor, di tutte le persone, una
cosa del
genere. Non conosci Thor da quanto lo conosco io, credimi,
sarebbe-».
«Tu sei me e io sono te, giusto?» lo interruppe il
giovane. «Lo
conosco altrettanto bene. Sarà divertente».
Ikol si rabbuiò – sempre che un uccello abbia una
tale capacità
di espressione. Divertente. Possibile che il
ragazzo fosse
così ottuso? Se l’avesse ritenuto divertente,
l’avrebbe
incoraggiato, non abbattuto. Era evidente che la gazza doveva essere
a conoscenza di qualcosa che Loki non poteva neppure immaginare
–
per il suo bene – ma naturalmente il giovane non era sveglio
a
sufficienza per indovinarlo. Stupidi adolescenti, preadolescenti o
qualsiasi fosse l’età della sua reincarnazione.
«Se davvero lo fosse, credi forse che…?»
Non ebbe però il tempo di portare a compimento la sua
replica,
perché, come il ragazzo aveva previsto, Thor sopraggiunse a
grandi
falcate, proprio come il giorno in cui l’aveva colto a
postare
fotografie di Asgard – il giorno in cui aveva dato vita a
Ikol, il
giorno in cui ogni cosa era cambiata.
«Fratello». Quando qualcuno gli rivolgeva la
parola, Loki aveva
sempre l’impressione che lo volesse redarguire, anche se non
aveva
fatto nulla di male. Anche ora, il tono del Dio del Tuono era severo,
lui stesso se ne rese conto e, appurato che il giovane stava solo
giocando con uno di quegli strani congegni midgardiani che gli
piacevano tanto, si schiarì la voce e si
ammorbidì. «Come mai ti
trovi qui da solo, Loki?»
«Oh, sai bene che la mia presenza non è gradita
tra gli
asgardiani» obiettò il ragazzo con fare
disinvolto, come se non gli
importasse. Se Ikol avesse potuto, avrebbe sbuffato – dalla
tensione nelle spalle del suo protetto in reazione al commento di
Thor era chiaro che non fosse indifferente a quelle parole.
«Ti
stavo aspettando. Ho qualcosa di straordinario da
mostrarti».
Ammiccò in direzione dello StarkPad, il fratello
aggrottò la
fronte, ma accettò di sedersi accanto a lui quando Loki si
spostò
per fargli spazio e rischiò di schiacciare Ikol sotto il
proprio
peso.
«Di cosa si tratta? Sai che non mi intendo della tecnologia
midgardiana» fece notare Thor, accostando la testa a quella
del
giovane per poter vedere lo schermo del suo apparecchio.
Aveva rinunciato a convincerlo a restituirlo ai dipendenti
dell’Uomo di Ferro, Tony Stark l’aveva inoltre
rassicurato che
potevano produrne molti altri senza alcuna difficoltà
– anche se
Thor sospettava l’avesse fatto per non deludere uno dei
più
potenti alleati della Terra e non sollecitare alcuna reazione
pericolosa da parte di Loki, che dopotutto era sempre se
stesso.
«Niente che tu non possa comprendere, fratello» lo
placò il
ragazzo mentre si connetteva al sito che stava cercando.
Ikol decise di concedere al progetto del suo protetto un minimo
della sua attenzione come ricompensa per il velato insulto nei
confronti di Thor, che in ogni caso, prevedibilmente, non aveva
colto.
Lo StarkPad impiegò pochi secondi a collegarsi alla rete e
gli
occhi di Loki sfolgorarono di una scintilla che il Dio del Tuono
aveva imparato a conoscere e temere.
Ciò che gli si parò dinanzi, tuttavia, non gli
suggeriva nulla
di pericoloso: una schermata bianca dai contorni rossi su cui
campeggiava l’amichevole scritta Ciao!.
Poco più in basso,
in caratteri più minuti, il cordiale sito aggiungeva Benvenuto
su
Archive of Our Own! Questo è un archivio creato dai fan,
gestito dai
fan, no-profit e non commerciale per fanworks trasformativi, come
fanfictions, fanart, fanvideo e podfic. Poiché il sito
è in
versione beta, puoi ottenere un invito da un altro utente o dalla
nostra lista di inviti automatica. Tutti i fan e i fanworks sono
benvenuti!
Thor non aveva alcuna familiarità con termini come fanworks
e ogni altra parola che iniziasse per fan- in quel
messaggio,
ma gli comunicava un desiderio di socievolezza che non riusciva ad
attribuire a qualcosa di minaccioso.
«Che cos’è?» chiese,
più curioso che scettico,
accoccolandosi in una posizione più confortevole sulla
roccia.
«Un archivio di fanfictions» annunciò il
giovane, visibilmente
entusiasta. Ikol avrebbe voluto darsi a un gesto che i midgardiani
chiamavano facepalm, ma gli mancava un arto
fondamentale per
metterlo in pratica. «Si tratta di storie che i midgardiani
scrivono
su film, libri, fumetti… pressoché qualsiasi
argomento».
Thor dovette reprimere un sospiro per non deludere il fratello.
Nonostante la reincarnazione, il ragazzo non aveva perso la passione
per la lettura che aveva caratterizzato la sua vita precedente e che,
al contrario, non era mai stata particolarmente radicata in quella
del Dio del Tuono. Non criticava le scelte di Loki –
d’altra arte
il cammino della sapienza l’aveva portato a essere il
più grande
mago dei Nove Reami – ma prediligeva gli scontri armati ai
libri.
Di colpo questo Archive of Our Own perse gran
parte della
sua attrattiva, ma suo fratello non aveva terminato la propria
apologia. Ridacchiando, aggiunse: «Scrivono anche racconti su
di
noi, Thor».
Digitò Thor in una barra affiancata
dalla parola Cerca,
cliccò quest’ultima e si aprì
un’altra finestra in cui si
srotolava una lista di quelli che dovevano essere i racconti, ognuno
di essi schematizzato secondo il titolo, i personaggi presenti, gli
avvertimenti e le coppie, come Loki gli spiegò con cura e
precisione.
Thor lo ascoltò con rinnovata curiosità e mosse
un indice
esitante sullo schermo touch screen per scorrere l’elenco.
«Guarda!» Aprendosi in un sorriso malizioso, il
giovane digitò
un’altra parola chiave nella barra di ricerca e
selezionò una
delle prime fanfictions, poi gli passò lo StarkPad, che
accettò
vinto dall’interesse. «Questa dovrebbe fare al caso
tuo…»
Fu sufficiente un’occhiata alle prime righe per aggrottare le
sopracciglia; alla periferia della sua visuale, ebbe la strana
impressione che la gazza di suo fratello stesse facendo lo stesso, ma
forse era una semplice suggestione generata dalla lettura.
Sif giaceva sul letto in una posizione languida e rilassata,
solo un lenzuolo a coprirle i seni e ad avvolgerle le cosce sode. La
donna increspò le labbra carnose in un sorriso a
metà tra
l’affettuoso e il malizioso in direzione di Thor, sulla
soglia
della camera da letto.
“Thor, mio dio, mio sposo,” lo
apostrofò con dolcezza,
facendogli un cenno. “Raggiungimi nel nostro talamo nuziale,
amore
mio.”
Indignato, levò di scatto la testa
dall’apparecchio e si volse
verso il fratello. «Loki!» ruggì, le
guance imporporate
dall’imbarazzo e dallo sdegno, gli occhi chiari colmi di
stupore e
irritazione. «È forse opera tua?»
«Come puoi anche solo sospettare una cosa simile,
fratello?» Il
ragazzo ostentò un’espressione innocente, ma
faticava a soffocare
le risate. A dispetto di quella reazione, però, il Dio del
Tuono si
rese conto che era sincero e non era davvero lui l’artefice
di
quell’opera scandalosa, quanto piuttosto uno dei suoi
fruitori.
Thor abbassò di nuovo lo sguardo sullo schermo e scosse il
capo,
incredulo. «I midgardiani violano senza alcun rispetto la mia
vita
privata!»
Per la verità non sapeva bene come reagire: da un lato era
compiaciuto che la sua fama come conquistatore di donne fosse tanto
grande da ispirare racconti ai midgardiani, dall’altro non
riusciva
a immaginare di spiegare la scoperta a Sif senza suscitare in lei
l’impulso genocida di prendere il posto di Void come aspirante
distruttore della Terra e di sferrargli un calcio laddove
aveva
sede l’asgardiano tesoro.
«Per loro sei un dio, Thor»
commentò Loki. «Tu non hai
una vita privata. Hanno girato un film su di te, disegnano fumetti su
di te e sui tuoi compagni d’arme. Davvero non avevi mai
sospettato
un risvolto simile?»
A giudicare dall’espressione smarrita del fratello, aveva
vissuto nel mondo felice in cui la sfera privata esiste ancora fino a
qualche minuto prima.
Faticando a mantenere un contegno compassato, il giovane
scoccò
un’occhiata soddisfatta a Ikol, che doveva sforzarsi molto
meno per
reprimere il moto di divertimento che l’aveva colto. Poteva
anche
ammettere che per ora era uno spettacolo piuttosto esilarante, ma, se
Thor avesse scoperto ciò che più temeva, si
sarebbe fatto pietoso
per ambo le parti.
Thor mugugnò un commento poco convinto, ma si era
già immerso di
nuovo nella lettura.
Ikol avrebbe potuto commuoversi, Thor e legge
per
una volta non erano nella stessa frase separati da un non
e
seguiti da un mai. Peccato che fosse solo questione
di tempo
prima che tutto crollasse.
Loki avvicinò la testa a quella del fratello per unirsi a
lui
nella lettura, Thor si affrettò a tornare indietro alla
pagina
precedente e scelse a caso un’altra fanfiction prima che Loki
potesse schernirlo in tono insinuante circa il motivo per cui non
aveva voluto finire di leggere quella storia.
Sventata la minaccia incombente, il Dio del Tuono scorse
pigramente gli avvertimenti del nuovo racconto, ma uno di essi
attrasse la sua attenzione. «Ehi, Loki, che
cos’è il Thorki?»
Loki inarcò le sopracciglia, perplesso quanto lui, e
scrollò le
spalle.
Se Ikol fosse stato ancora un dio, avrebbe potuto ricorrere alla
magia per impedire alla catastrofe di verificarsi, ma era solo una
gazza e tutto ciò che poté fare fu assistere
mentre le espressioni
dei due si alteravano in sincrono a mano a mano che leggevano, per
una volta non una compiaciuta e l’altra esasperata, ma
entrambe
inorridite.
Loki distolse lo sguardo dallo schermo e i suoi occhi erano
così
grandi e colmi di stupore, inquietudine, terrore,
Ikol gli
rifilò un’occhiataccia che significava te
l’avevo detto,
stupido ragazzo e si domandò, disperato, chi
avrebbe mai più
preso sul serio il Dio dell’Inganno, adesso che la sua nomea
giaceva nelle mani di un bambino dagli occhi da cucciolo. Se Mephisto
avesse saputo che il Loki precedente era prigioniero del corpo di un
uccello, l’avrebbe preso in giro per
l’eternità.
Contro ogni aspettativa, fu Thor a trovare il coraggio di rompere
il ghiaccio con una proposta acuta. Il suo tono era incerto,
incespicava sulle parole mentre mormorava: «Forse dovremmo
lasciar
perdere queste… queste fanfictions,
fratello?»
Loki non replicò subito, ancora sotto shock, e quando si
riscosse
balbettava – per l’occhio di Odino,
sbottò tra sé Ikol,
balbetta! – in modo ben poco coerente e
senza dubbio
nient’affatto intelligente. «Oh, sì. Mi
sembra… una buona
idea».
«Possiamo andare» iniziò Thor, ma poi
tacque, in cerca di una
conclusione adatta. Doveva fare pratica nell’intavolare
discorsi
sensati, ma forse non era del tutto senza speranza, riconobbe
magnanimo Ikol. «Possiamo andare a fare visita a Volstagg e
alla sua
prole, a loro piace molto sentirti raccontare storie, mi hanno
detto».
Loki impallidì alla menzione delle storie,
Ikol levò lo
sguardo al cielo. Era senza speranza.
Thor si rese conto dell’errore commesso con qualche secondo
di
ritardo – come al solito – arrossì di
colpo e si sforzò di
correggere il tiro: «Volevo dire, potremmo andare a bere
qualcosa
con Fandral, sì, sarebbe così, uh, felice di
vederti».
In un’altra occasione il fratello gli avrebbe fatto notare
con
amarezza che lui era l’ultima persona che Fandral avrebbe mai
voluto incontrare, ma adesso si sarebbe accontentato di qualsiasi
attività l’avesse aiutato a distrarsi
dall’orrore che lo avrebbe
tormentato in sogno per settimane. «Certo. Naturalmente anche
io
sono molto, uh, felice di rivederlo».
Tony era totalmente assorbito dal nuovo progetto su cui stava
lavorando quando il nuovo Loki – giovane, tenero e
insolitamente
non folle – apparve di colpo nel suo laboratorio. Se non
fosse
stato abituato a quel genere di entrate in scena dal vecchio Loki, si
sarebbe preso un infarto. Stupida magia.
Tony strinse l’oggetto più vicino – nel
caso specifico, un
cacciavite – per prevenire un qualsiasi attacco, ma, a parte
l’ovvia differenza di statura, Loki non sembrava psicologicamente
in grado di tentare di ucciderlo, considerato lo sguardo allucinato e
del tutto privo d’interesse con cui considerò la
sua posizione di
difesa. Dava l’impressione di essere spaventato a morte
piuttosto
che in cerca di caos e distruzione, tanto che Tony quasi
abbassò la
guardia, quasi, salvo poi irrigidirsi subito mentre il ragazzo
infilava una mano nella tasca interna del suo qualsiasi cosa
indossasse e ne traeva uno StarkPad.
«Lo restituisco» mormorò, turbato,
allungandogli il congegno
come fosse qualcosa di estremamente minaccioso di cui era impaziente
di liberarsi. «Se posso dare un consiglio, non cercare
mai in
rete cosa sia l’IronFrost».
Sparì prima che Tony potesse fare alcunché,
lasciandosi dietro
un Iron Man alquanto confuso e incuriosito.
Prese lo StarkPad, abbandonato sul tavolo accanto al suo progetto,
sbloccò la schermata e visualizzò
l’ultima finestra aperta. Che
diavolo era questo IronFrost di cui il bambino
andava
delirando con fare maniacale?
Archive of Our Own?
Corrugò la
fronte nel leggere l’amichevole messaggio di benvenuto
proposto dal
sito, selezionò la barra di ricerca e digitò la
parola suggeritagli
da Loki, perché ovviamente Tony Stark non era capace di dare
ascolto
a un consiglio, di qualsiasi natura esso fosse. Vediamo…
Un quarto d’ora dopo, quando Steve digitò il
codice d’accesso
al laboratorio, le porte scorrevoli non si aprirono. Cinque tentativi
a vuoto più tardi, Jarvis ebbe pietà di lui e
comunicò, lapidario:
«Il signor Stark non vuole essere disturbato,
capitano Rogers».
Steve inarcò un sopracciglio, incredulo. «Di cosa
stai parlando,
Jarvis? Dimmi di più».
«Subito, signore. Loki Laufeyson ha fatto visita al
signor
Stark, oggi, per restituirgli uno StarkPad di cui si era appropriato,
presumibilmente in maniera indebita. Il signor Stark si è
collegato
a internet da quello stesso StarkPad e dieci minuti più
tardi mi ha
ordinato di impedire l’ingresso a chiunque, lei compreso. Le
sue
esatte parole sono state: “Jarvis, non avrei mai dovuto
rivelare a
nessuno che sono Iron Man. Mai”. Ha sottolineato con molta
enfasi
“mai” e si è preparato una camomilla».
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Ho trattato sia il Thorki che l'IronFrost in termini parodistici per
non irritare nessuno (il mio OTP è l'IronFrost), non vorrei
dare inizio a un flame spiacevole perché qualcuno si
è sentito preso in causa visto che ho nominato il suo OTP
non in termini adoranti. Beh, ciò detto, non ho altro da
aggiungere, se non che non so da dove mi sia uscita questa cosa e, beh,
sono alquanto terrorizzata dalla mia stessa fantasia. Ah, il titolo
è una crasi tra "Midgard" e "Ragnarok".
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