A Ja'far vivere a Sindria piaceva.
Gli piaceva svegliarsi la mattina col profumo delle corone di fiori e
gli
schiamazzi pieni di vita della gente, occuparsi dell'amministrazione
del paese,
controllare con un sorriso appena accennato che gli altri generali non
si
azzuffassero tra loro, cose così.
Ma la cosa che gli piaceva di più era osservare il sorriso
fiero di Sinbad
davanti al suo popolo in festa.
Il re aveva sempre avuto un carattere solare e spensierato, almeno
all'apparenza, ma lo sguardo soddisfatto che rivolgeva al regno che si
era
costruito da solo era qualcosa che lui non si sarebbe mai stancato di
osservare.
Eppure, come uno dei suoi collaboratori più stretti, non
poteva ignorare le
colpe di cui l'altro non esitava a macchiarsi in nome della
salvaguardia di
quel luogo e dei suoi abitanti.
Il fatto che colui che considerava il suo salvatore potesse essere
diventato un
manipolatore non scalfiva minimamente il vincolo di fedeltà
che li legava e che
aveva giurato di onorare a costo della vita quando era ancora un
ragazzino, ma
a volte a Ja'far mancava il giovane Sin che andava in giro per il mondo
alla
ricerca di nuovi dungeon da conquistare e nessuna pretesa.
Una parte di sé sospettava che il continuare a chiamarlo col
diminutivo che
usava da piccolo fosse un disperato tentativo del suo subconscio di
mantenere
intatta l'immagine di quei giorni, specialmente quando si ritrovava a
dover
assistere a scene come quella che gli stava sbarrando la strada al
momento.
Il sovrano di Sindria teneva un braccio appoggiato contro la parete del
corridoio e sorrideva con aria complice a una ragazza del luogo dalle
guance
rosse per l'imbarazzo e gli occhi che brillavano, ammaliati dall'aura
dell'uomo.
Quando le risatine si attenuarono e Sinbad chinò le spalle
verso di lei, Ja'far
storse le labbra in una smorfia esasperata, voltandosi con una
scrollata di
spalle.
Conosceva sin troppo bene il seguito di una scenetta del genere, era
costretto
a rimediare alle disastrose conseguenze di simili scappatelle di
continuo.
Raggiunse camera sua a passi rapidi, per poi chiudersi la porta alle
spalle e
si lasciò cadere sul materasso, il viso sprofondato tra le
lenzuola.
Si sentiva fastidiosamente in colpa per non essere intervenuto, magari
prendendo l'altro per la collottola e trascinandolo via da
lì, per poi fargli
l'ennesima di una lunga serie di strigliate sulla sua cattiva
condotta, ma
a volte davvero non riusciva a sopportare un ruolo del genere.
Forse perché, invece di riempire la testa di Sin (che
comunque non prestava la
minima attenzione e si limitava a osservarlo con aria contrita) di
raccomandazioni sul trovare una donna da sposare, avrebbe voluto essere
lui
stesso l'oggetto delle sue attenzioni, come quando ancora vagavano
senza meta.
Il ragazzo si fermò davanti a quello che aveva
tutta l'aria di essere un
locale per adulti e il suo compagno di viaggio, che a stento gli
arrivava al
petto, si ritrovò a sbattere il naso contro la sua schiena.
-Ouch...-, protestò contrariato -Sin, che ti prende? Sei
diventato un baccalà
in tutto e per tutto?-.
L'altro si limitò a voltarsi verso di lui con un ghigno
inquietante stampato da
orecchio a orecchio, mentre gli circondava fulmineo le braccia con un
braccio.
-Ja'far-, bisbigliò a un soffio dal suo orecchio -Che ne
diresti di divertirci
un po', io e te? Tanto Masrur è in giro a fare
chissà che-.
Il più giovane inclinò il capo di lato per
potergli lanciare un'occhiata
sospettosa.
-Divertirci in che senso?-.
Sinbad sgranò gli occhi, genuinamente sorpreso.
-Non dirmi che...-, si bloccò a metà della frase,
come rendendosi
improvvisamente conto di qualcosa -In effetti da quando ci siamo
conosciuti non
ti ho mai visto interessarti a cose del genere-.
Ora il suo sguardo aveva assunto una poco raccomandabile sfumatura da
uomo
vissuto e il più giovane si ritrovò a
indietreggiare d'istinto, senza però
riuscire a scrollarselo di dosso.
-Prova a portarmi in un posto del genere e ti spezzo le ossa-,
sibilò
contrariato, ma Sin non sembrava intenzionato ad andare nella direzione
del
locale.
-Oh no, devo prima insegnarti qualcosa-, stava blaterando, mentre
camminava a
passo svelto verso la loro locanda -Altrimenti non potremmo goderci
nulla-.
Ja'far stava per replicare piccato che, in ogni caso, lui in un luogo
simile
non voleva andare a prescindere, ma l'altro lo bloccò
annunciando allegramente
che erano arrivati alla locanda dove avevano in affitto una stanza.
-Voglio Masrur...-, borbottò comunque, per poi lasciarsi
trascinare per le
scale, fino alla loro camera.
Appena entrati, un Sinbad ridacchiante si chiuse a chiave alle spalle
la porta
sgangherata e gli rivolse un'occhiata che avrebbe convinto chiunque a
gettarsi
dalla finestra prima di finire nelle sue mani, ma il suo compagno di
viaggio si
limitò ad aggrottare le sopracciglia.
-Dimmi-, esordì il maggiore avanzando verso di lui -Non hai
mai baciato
nessuno, vero?-.
Si aspettava che l'altro gli tirasse qualcosa, magari urlandogli che
non erano
di certo affari suoi, ma Ja'far stava semplicemente scuotendo la testa
con aria
innocente.
Il ragazzino che era cresciuto come assassino con le bende sul viso e
due lame
affilate pronte a tagliare la gola a chiunque non sembrava minimamente
turbato
da una domanda de genere.
-È un problema?-, chiese senza scomporsi.
Sin ora gli era abbastanza vicino da scompigliargli i capelli chiari
con una
mano.
-Nah, ma non sai cosa ti stai perdendo-, rise di nuovo, mentre ritirava
le dita
prima che venissero morse -Vuoi provare?-.
Questa volta il volto del più giovane si
imporporò appena, ma dopo qualche
secondo di esitazione si distese di nuovo e Ja'far annuì.
-Ma non azzardarti a portarmi in quel postaccio-, si
affrettò a puntualizzare.
-Per carità, ci faresti cacciare immediatamente!-.
-Farei bene-.
A Sinbad sfuggì un sospiro quasi divertito, poi si sedette
con un tonfo sordo
sul bordo del letto più vicino, imitato dall'altro.
-Sappi che sei nelle mani di un esperto-, proclamò gonfiando
il petto,
nonostante la voce iniziasse a tradire una sottile vena di nervosismo.
Forse erano gli occhi scuri del suo compagno di viaggio, fissi nei
propri in
attesa di qualcosa, affamati.
Li sostenne fino a posare la fronte sulla la sua e strofinare il naso
contro
quello sottile e lentigginoso di Ja'far, mordicchiandosi le guance nel
tentativo di non scoppiare a ridere per l'imbarazzo e l'ansia che gli
attanagliavano lo stomaco.
-Potresti chiudere gli occhi?-, chiese dopo essersi schiarito la voce.
Il più giovane obbedì senza discutere e
inclinò appena il capo mentre abbassava
le palpebre, in attesa.
Sentì il respiro di Sin farsi più lento e
carezzargli il viso, sino a
solleticargli il collo, segno che la sua bocca era a un soffio dalla
propria
ormai, per poi avvertire un'improvvisa sensazione di umido.
Sussultò per la sorpresa ma non si ritrasse, anzi,
poggiò le mani sulle spalle
dell'altro per puntellarsi meglio, i pensieri razionali che svanivano
davanti
alla morbidezza delle labbra di Sinbad che si muovevano con sicurezza e
senza
incontrare il minimo ostacolo.
Quando si staccarono dalle sue, Ja'far si rese conto di aver
completamente abbassato
la guardia.
Non succedeva mai, neanche quando dormiva, non pensava di poterselo
permettere.
Invece in quel momento, accanto al suo compagno di viaggio palesemente
divertito dal rossore diffuso che gli faceva risaltare ancora di
più le
lentiggini sparse sulle guance, aveva le spalle rilassate e una strana
sensazione di vuoto in testa.
Oltre che il cuore che batteva a mille, ma sperava non si notasse
troppo.
Ricordò che, vedendolo così smarrito,
Sin l'aveva abbracciato, per poi
lasciarsi cadere con lui sul materasso e ridacchiare mentre gli
scompigliava i
capelli, e la cosa lo fece arrossire leggermente.
Quella era stata la prima volta che aveva sentito il calore del suo
corpo così
vicino, la volta in cui si era impresso nelle orecchie il battito calmo
e
rassicurante del suo cuore e della sua voce che bisbigliava
stupidaggini.
Perso nei ricordi, sobbalzò vistosamente nel sentire il
cigolio della porta che
veniva aperta e si voltò per fulminare con lo sguardo
chiunque si fosse
intrufolato, ritrovandosi davanti gli occhi perplessi dell'oggetto dei
suoi
pensieri.
-Disturbo?-, chiese il sovrano con un sorrisetto soddisfatto che ancora
gli
aleggiava sul viso.
-Già finito di rovinarti la reputazione?-,
ribatté Ja'far con una punta di
irritazione, mettendosi a sedere e scrutandolo con aria di rimprovero.
-Ops, mi hai visto-.
-Non sembri affatto preoccupato-.
-Perché c'è il mio fedele sottoposto a rimediare
ai miei danni-.
Sinbad continuò a sorridere man mano che si avvicinava al
centro della stanza,
fino a lasciarsi cadere sul letto e raggomitolarsi contro il suo
fianco.
-Insomma, non siamo più bambini!-, provò a
protestare l'altro senza cercare
realmente di scansarlo.
-Ma tu rimani perfetto da abbracciare-.
La risata del re di Sindria li scosse entrambi facendo cadere di lato
il copricapo
di Ja'far, che aveva ormai rinunciato a ricoprire il ruolo di voce
della
coscienza e reclinato la testa sulla sua spalla.
-Quella ragazza non andava bene?-, chiese distrattamente, le dita che
tamburellavano il ritmo del respiro di Sin.
L'altro parve rifletterci qualche istante, riusciva a immaginare
l'espressione
pensierosa del suo volto e la cosa gli strappò un sorriso
accennato.
-Il fatto è che con loro non c'è il gusto della
conquista-, lo sentì commentare
alla fine.
-Mh?-.
-Sono bendisposte da subito, non c'è neanche bisogno di
corteggiarle un po'. E
non provano a farmi ramanzine-.
Il generale sbuffò e roteò gli occhi.
-Invece tu sei più difficile da avvicinare-, ora il tono di
Sinbad era velato
di malinconia -Hai persino tentato di uccidermi-.
-Mi sta tornando la voglia di riprovarci-, sentenziò Ja'far
di rimando, per poi
alzare lo sguardo su di lui.
Erano gli stessi occhi con cui l'aveva guardato in attesa del suo primo
bacio,
con cui lo guardava ogni volta che si ritrovavano in situazioni del
genere,
occhi profondi da precipitarci dentro, limpidi ma terribilmente carichi
di
aspettativa.
In attesa che lui cancellasse tutte le sue scappatelle con un bacio che
entrambi potessero definire tale.
Le labbra si sfiorarono con familiarità, trovando il loro
posto mentre le
palpebre finalmente si abbassavano e Ja'far si ritrovava a sorridere,
con la
guardia abbassata e la certezza che, qualsiasi cosa potesse loro
succedere, in
quell'abbraccio potevano tornare bambini.
Yu's corner.
Buonsalve a tutti voi, miei cari!
Bene, la sottoscritta si è divorata tutti i capitoli di Magi
disponibili in
pochi giorni ed è arrivata alla conclusione di adorare
questo manga.
E in particolare di adorare Ja'far perché, insomma, credo
sia abbastanza
inevitabile.
Come sono mainstream.
Detto questo, la sinja è tanta roba dhegjdglads. <3
Non dedico uno scritto a qualcuno da parecchio tempo, quindi vorrei
dedicare
questa fanfiction alla persona che mi ha costretta a vincere la mia
terribile
pigrizia e iniziare a leggere Magi (cosa che avevo ampiamente
procrastinato
sino a quel momento).
Un doveroso grazie con biscotti va a chiunque abbia letto questa storia
e/o
recensito.
Bye bye,
Yu.
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