Uscimmo nel corridoio,
decisissimi a tornare nel
salone per chiedere – con gentilezza, ovviamente – a uno degli Occhi
Belli dove
fosse andata Maria Salis. Volevo ridurre al minimo i danni collaterali.
Mi
fermai all’improvviso e dissi: «Prima voglio recuperare il bastone!» Mi
voltai
per andare verso l’atrio.
Chiara
mi seguì e disse: «Tre uomini
neri e la
receptionist dai riccioli d’oro.» Anche io lo ricordavo, ma non era
male avere
un ulteriore aiuto a visualizzare la posizione.
Arrivammo
alla porta e feci
un lieve inchino,
invitandola ad entrare per prima. «Pensaci tu con i coltelli, non
vorrei che
facessimo troppo rumore.»
«Agli
ordini, capo.» Spalancò la porta con un calcio e svanì.
Tecnicamente
avrei potuto usare qualche incantesimo poco appariscente per aiutarla,
ma non
volevo sprecare troppe energie prima di affrontare la surbile.
Lo stesso motivo per cui avevo un fucile.
Corsi
dentro con l’arma spianata, anche se sapevo di non poter competere con
la
velocità della fata. Due Occhi Belli erano a terra con la gola
squarciata da un
orecchio all’altro. Il terzo, invece, sembrava aver anticipato Chiara e
ora i
due se le stavano dando di santa ragione.
Mi mossi verso la teca dov’erano riposte le armi.
«Gandalf
è tornato, baby, e ora ha un fottuto fucile!» gridai verso la
reception, che
però era vuota.
Puntai il
fucile su Occhi Belli, in caso ci fosse necessità di aiutare Chiara.
Non volevo
sparare, ma l’eventualità di venire scoperti aumentava esponenzialmente
col
tempo che rimanevamo là.
All’improvviso
qualcosa mi spinse a terra. Feci in tempo a voltarmi per vedere
Riccioli d’Oro
con una bacchetta – una di quelle da direttore d’orchestra - puntata
verso di
me. Accompagnai la caduta con una capriola e mi rialzai nella sua
direzione.
Così
mi
trovai una pistola puntata sul
viso.
«Oh,
cazzo.» borbottai.
«Un
fucile
a pompa» disse Riccioli D’Oro «che arma banale.»
Sorrisi,
ripensando alla nostra precedente conversazione. «Non ho mai detto di
essere
una persona di classe.» Teneva la bacchetta nella mano sinistra e la
pistola, un’automatica,
nella destra.
«Buttalo
a terra.» mi ordinò. Era molto calma e professionale, segno che aveva
già
partecipato a feste di quel tipo.
Lasciai
andare l’impugnatura e mi mossi lentamente per poggiarlo a terra,
quando
all’improvviso sentii Chiara gridare. Riccioli D’Oro si distrasse per
solo una
frazione di secondo, ma fu abbastanza per evocare uno scudo magico
davanti a me
e saltarle addosso. Fece
fuoco con la
pistola, ma la pallottola andò a sbattere sullo scudo e schizzò sul
pavimento.
Rotolammo a terra e gettò
le sue armi
per avvinghiarsi a me. Cercai di colpirla con il calcio dell’arma, ma
eravamo
attaccati e non riuscivo a dare abbastanza forza al colpo. Anche io lasciai andare
l’arma e rotolai
sopra di lei, bloccandole le gambe con le ginocchia. Le fermai anche le
mani,
ma non prima che mi graffiasse sul volto un paio di volte. Sentii il
sapore del
sangue sulle labbra.
«Immagino
che per quella cena non ci sia più nulla da fare.»
Mi
gridò
contro qualche epiteto poco simpatico.
«Comunque,
non mi va di uccidere una signorina.» le dissi. Mormorai un paio di
parole
senza senso e le posai una mano sulla fronte. L’istante successivo
dormiva come
una bimba. Presi il fucile e mi alzai. Chiara e Occhi Belli stavano
ancora
combattendo, ma la fata era in difficoltà. L’uomo nero l’aveva appena
colpita
con un calcio alle costole e ora l’aveva presa per la gola,
sollevandola di un
paio di piedi da terra.
Occhi
Belli era troppo impegnato nel gustarsi la faccia stravolta della
donna, perché
non si accorse di me quando mi avvicinai e fece appena in tempo a
voltarsi
quando gli piazzai la canna dell’arma fra gli occhi.
Sorrisi.
«La signora ha detto che non gradisce.»
Premetti
il grilletto e la materia cerebrale di Occhi Belli si sparse per tutto
l’atrio.
Chiara
cadde a terra insieme al cadavere, ma si rimise subito in piedi,
massaggiandosi
la gola.
«Forza.»
esclamai. «Altri Occhi Belli saranno qui fra poco.»
Andai
alla teca per recuperare il
mio bastone
e nel mentre tirai fuori il cellulare per chiamare Big J.
Rispose
al primo squillo. «Cambio di programma.» dissi. «Abbatti subito tutti i
bersagli che hai sotto tiro. È possibile che vengano a prenderci
nell’atrio.»
«Roger.»
rispose Jebediah. Dopo un attimo aggiunse: «Il settore giallo è libero.
Verdi e
rossi in arrivo verso di voi. Evil Witch è nel settore blu.» Tradotto
in termini
umani significava: la sala della festa è libera da nemici; persone che
non
c’entrano nulla stanno scappando verso l’uscita e cattivoni che
vogliono farvi
la pelle sono dietro di loro; Maria Salis è al piano superiore. Capite perché è più comodo
comunicare in
codice?
«Ricevuto,
Handsome Bear.» Corsi verso le scale e mi misi l’auricolare per
continuare a
comunicare con Big J. In quel momento era un po’ il nostro angelo
custode.
Nell’istante in cui arrivammo sull’ampio pianerottolo, la porta da cui
eravamo
arrivati si spalancò e una dozzina di persone si riversò nell’atrio.
Alcune
correvano e gridavano in preda al panico, altre
- quelle più abituate a quelle situazioni
- cercavano di fuggire più ordinatamente.
Nessuno però era intenzionato a fermarsi e combattere. Del resto chi
glielo
avrebbe fatto fare? Chi aveva un po’ di sale in zucca probabilmente
aveva
capito che questa era la punizione che l’Areu
Afadau aveva comminato per la surbile.
Chi invece era all’oscuro di tutto, beh… affari suoi. Entrambe le
categorie
comunque si preoccupavano esclusivamente di uscirne vivi.
Poi
cominciarono a entrare gli
Occhi Belli.
Erano parecchi, molti più di quanti avessimo preventivato.
I
primi
non capirono nemmeno cosa stesse succedendo. A due esplose la testa; un
terzo
si fermò a fissarsi un buco in mezzo al petto. Un altro si buttò a
terra e un
proiettile lo colpì alla schiena. Quando si viene attaccati con un
fucile di
precisione da un chilometro di distanza è difficile capire cosa stia
succedendo: i proiettili sono supersonici, per cui si muore prima di
sentire lo
sparo – ammesso che tu sia abbastanza vicino da poterlo sentire.
Gli Occhi Belli vedevano
alcuni dei loro
compagni cadere a terra come frutti maturi ed erano rimasti spaesati.
Aggiunto
a ciò, Chiara e io scaricammo le armi nella loro direzione. Bastò per
farli
uscire dall’atrio e ad avanzare più lentamente.
«Altri
cattivoni in arrivo dal settore blu.» sentii nell’auricolare.
«Roger.»
Anche Chiara si era messa l’auricolare e annuii nella mia direzione.
Gettai
a
terra il fucile. Ormai avevo recuperato il bastone e, soprattutto, non
potevo
portare in giro due armi così ingombranti. A volte mi piacerebbe tanto
essere
come Guybrush Threepwood e potermi infilare una scala a pioli nei
pantaloni.
Continuammo
a salire per le scale. Due Occhi Belli comparvero in cima ad esse, ma
Chiara li
freddò subito. Qualcuno avrebbe dovuto rivelare a Maria Salis
l’esistenza della
armi da fuoco e come sia contro produttivo mandare orde di sgherri
disarmati
verso gente che sa sparare.
«Evil
Witch si è nascosta in una stanza difesa da cattivoni armati
pesantemente.»
Ok,
qualcuno le aveva rivelato l’esistenza delle armi da fuoco, chiedo
scusa.
«Roger. Puoi eliminarli?»
«Negativo.
Hanno mangiato la foglia e stanno chiudendo tutte le tende.»
«Ricevuto,
Handsome Bear. Procediamo, per ora guardaci le spalle. Nel momento in
cui non
puoi più far nulla da là, raggiungici.»
«Roger.»
Arrivati
in cima alle scale, la porta si aprì improvvisamente e un Occhi Belli
saltò fuori.
Preso alla sprovvista, la prima cosa che mi venne in mente fu di
colpirlo con
la punta del bastone. Probabilmente non gli diede più fastidio di una
puntura
di zanzara, ma lo distrasse abbastanza da permettere a Chiara di
sparagli a
bruciapelo.
Il
piano
superiore, il settore blu, sembrava essere disabitato. I mobili erano
coperti
da lenzuola e la polvere regnava ovunque. Maria Salis aveva problemi di
denaro
e non poteva permettersi abbastanza membri della servitù per tenere
pulita la villa?
Attraversammo
un paio di stanze senza trovare resistenza, ma poi fummo costretti a
fermarci
all’ingresso di un corridoio. La porta era spalancata e ciò non
prometteva
nulla di buono. Ci spostammo ai lati e, non appena chinammo un pochino
la testa
per guardare, raffiche di mitra risuonarono nella stanza.
Fucili
d’assalto. Controllai Chiara, per vedere se non fosse stata colpita.
Naturalmente no, con i suoi riflessi da supereroe. Alzò tre dita della
mano
sinistra e due della destra.
Annuii.
C’erano cinque Occhi Belli, tre a sinistra e due a destra. Avevano
costruito
una specie di barricata con delle poltrone e dei tavolini: un fortino
dei
poveri. Feci il gesto di lanciare una granata.
Scosse
la testa, confermandomi che non ne avevamo portate. Non ci aspettavamo
così
tanti Occhi Belli. L’unica soluzione era di prendere la stanza con la
forza.
Non mi andava però di consumare troppa energia - bloccare le raffiche
di cinque
fucili d’assalto non è affatto un’inezia – ma del resto si doveva
avanzare. Non
avevamo portato nemmeno i
sacchi a pelo per dormire sul pavimento.
Feci
segno a Chiara di seguirmi e poi uscii dal riparo.
I
fucili
d’assalto ripresero a suonare la loro letale melodia, ma le pallottole
s’infransero sullo scudo che avevo evocato. Aveva l’aspetto di un vetro
spesso, deformava
lievemente la
visione, con l’unica differenza che i
proiettili ci rimbalzavano sopra. Era un incantesimo complesso e
dispendioso. Certo,
era ottimo per bloccare proiettili di
piccolo calibro o armi a bassa cadenza di tiro, ma in questo caso era
altamente
inefficiente. Però se tutto fosse andato come prevedevo non avrei
dovuto
tenerlo attivo per molto tempo. Nel momento che avrebbero esaurito i
proiettili
e si sarebbero fermati per ricaricare, sarebbero toccato a noi.
Chiara
stava alle mie spalle e attendeva il momento giusto per intervenire. Avrei voluto muovermi più
velocemente per
ridurre la distanza dai nemici, ma l’incantesimo richiedeva abbastanza
concentrazione da impedirmelo.
Le
cose
non andarono come avevo sperato. Anziché continuare a bersagliarci
dalla lunga
distanza, tre degli Occhi Belli sfoderarono un machete e ci corsero
incontro,
mentre gli altri due ci tenevano sotto tiro. A
quel punto lo scudo diventava inutile: era
fatto apposta per bloccare oggetti dalla piccola massa, non tre giganti
armati
di coltellacci.
«Occupati
dei due col fucile.» ordinai a Chiara e disattivai lo scudo. Mi lanciai
a tutta
forza contro i tre, in modo tale da sparire dalla linea di tiro degli
altri,
mentre la jana si mosse abbastanza
velocemente
da scomparire dalla mia vista.
Gli
Occhi Belli alzarono le armi per colpirmi ma io puntai avanti il
bastone e
liberai tutte l’energia che vi avevo accumulato a causa dei proiettili
che si
erano scontrati sullo scudo. Una specie di KERS magico, se mi passate
la
metafora. Non era un attacco fenomenale, ma pensavo sarebbe bastato per
far
cadere i tre energumeni. Invece quelli barcollarono un attimo ma subito
si
ricomposero.
Sentii
un machete passarmi a un pollice dal naso.
Mi buttai all’indietro ed evocai un altro incantesimo:
l’aria davanti a
me comincio a solidificarsi e un sottile muro di ghiaccio comparve fra
me e gli
Occhi Belli. Due ci andarono a sbattere contro, mentre l’altro lo
dribblò con
agilità. Non fu un bene per lui, visto che prese una
palla di fuoco dritta in faccia. Si buttò
a terra mentre le fiamme lo divoravano e le sue urla quasi coprirono i
suoi
degli spari che arrivavano dall’altra parte del salone.
Preparai
un’altra palla di fuoco e arrostii un secondo gigante, ma non riuscii a
schivare il terzo che mi caricò, colpendomi in petto con una spallata.
Non sono
mai stato investito, ma credo che l’effetto sia molto simile. Volai per
qualche
metro e andai a sbattere pesantemente contro il muro. Non contento,
Occhi Belli
continuò a correre verso di me con il machete sollevato. Non feci in tempo a
rialzarmi, ma parai il
colpo con il bastone. Il machete si piantò nel legno e penetrò fino a
bloccarsi
all’anima di metallo.
Occhi
Belli lo strappò senza fatica e m’indirizzo un ghigno famelico. La
botta sul
muro mi aveva stordito e non riuscivo a concentrarmi abbastanza per
preparare
un incantesimo. Nel momento in cui riuscivo ad evocare un po’ di
energia,
quella mi scivolava fra le mani come sabbia.
«Fossi
in te mi guarderei le spalle.» dissi con ironia.
Quello
rise e fece calare il machete.
Chiara
gli piantò due colpi in testa e il cadavere mi cadde addosso. «Cazzo,
Neil!»
esclamò la fata. «Cosa ti è saltato in mente? Volevi farti uccidere?»
«Avevo
la situazione sotto controllo.» risposi, mentre sgusciavo da sotto il
cadavere
del gigante e mi rialzavo. Dall’altra
parte della sala c’erano i corpi senza vita degli ultimi due Occhi
Belli.
Gli ultimi se avessimo escluso quelli appena
arrivati dalla parte da cui eravamo entrati. Erano almeno una dozzina,
ma
almeno non avevano armi.
«Tu
vai
avanti. Questi li tengo a bada io.» disse Chiara, mentre infilava gli
ultimi
caricatori nelle pistole. «Dì a Jebediah di sbrigarsi e di portare un
bell’SMG
per la sottoscritta.»
Le
diedi
una pacca sulla spalla e corsi via. Riferii a Big J la situazione e gli
suggerii di muoversi. Percorsi un altro corridoio e trovai Barbetta che
mi
ostruiva il passaggio.
Mi
fermai e dissi: «Deduco che dopo quella porta ci siano le stanze
private della
tua padrona.»
Barbetta
non sembrava avere nessun’arma a portata di mano. Teneva le braccia
conserte e
mi guardava con una certa intensità. Se devo essere sincero, sembrava
il
presentatore di un quiz show che attende un’eternità prima di dire se
se la
risposta è esatta.
«Perché
vuoi ucciderla?» mi chiese.
Alzai
le
spalle. «Lavoro, nulla di personale. Non ho niente contro di te, puoi
fuggire
se vuoi.»
«Fuggire?»
esclamò, trattenendo una risata. «Perché dovrei fug…»
S’interruppe
perché l’aculeo di ghiaccio che avevo evocato gli si era piantato
nell’addome.
Biascicò qualcosa riguardo lealtà e onore, mentre la bocca gli si
riempiva di
sangue. Come ho già detto, non sono un Cavaliere della Tavola Rotonda e
nemmeno
un tipo sportivo.
Barbetta
sembrò cadere su un ginocchio, ma resistette e mi corse contro.
Ammetto
che era un duro, uno con le palle, ma comunque un pazzo suicida. Non
corri
incontro a un mago pronto a riceverti. Un conto è caricarlo mentre i
tuoi amici
lo minacciano con dei fucili d’assalto, in quel caso puoi aver
successo, come
avevano dimostrato poco prima gli altri Occhi Belli. Quella di
Barbetta,
invece, era solo una corsa verso la morte. Forse era troppo legato a
Maria
Salis e si sentiva in dovere di sacrificarsi per lei. Oppure era solo
troppo
stupido per vivere.
Ricordate
che vi dissi che volendo avrei potuto far esplodere una persona? Era
troppo
dispendioso e non volevo sprecare energie, però usai un incantesimo
simile. Caricai
un po’ di energia nel bastone e
poi lo
feci roteare con tutta la forza che avevo a disposizione. Una delle
estremità
si scontrò in pieno con il petto di Barbetta e l’uomo nero si frantumò
in più
parti. Il torace e la testa quasi mi colpirono, se non mi fossi
spostato di
lato. Le braccia partirono in direzioni opposte, lasciando una scia di
sangue a
segnare la loro traiettoria. Le gambe continuarono a muoversi per
inerzia e si
accasciarono dopo un paio di passi.
Un
incantesimo banale dai risultati fin troppo scenografici e cruenti.
Avevo
semplicemente concentrato l’energia contenuta sul bastone su una
dell’estremità e,
da un certo punto di
vista, Barbetta era come stato colpito dalla palla di ferro di un gru
da
demolizione.
Entrai
nella stanza e trovai il mio obiettivo. Maria Salis era seduta su una
poltrona
e sul divano accanto a lei si trovavano Greta e le Victoria’s Vampires.
Non
era
per nulla buono. Una strega e uno, due, tre, quattro, cinque vampiri.
Male,
molto male. Guardando la situazione dal lato positivo, però, c’era un
vantaggio: erano tutti ammucchiati al centro della stanza, per cui
avrei potuto
eliminarne un paio con un solo attacco. Mi misi una mano in tasca e
strinsi i
gemelli.
«Come
osi?» disse Maria Salis, alzandosi in piedi. Notai che, nonostante
l’aria di
superiorità di cui si circondava, le tremavano le mani. «Dov’è
Francesco?»
Supposi
si riferisse a Barbetta. Scrollai le spalle e dissi: «È rimasto
nell’altra
stanza. Un pezzo da una parte, un pezzo dall’altra…» La guardai negli
occhi e
sorrisi.
La
surbile stava quasi per saltarmi
addosso,
ma Greta la fermò, posandole una mano sulla spalla. Le sussurrò
qualcosa
all’orecchio. Ero restio a completare subito il lavoro, perché non
sapevo come
le Victoria’s Vampires avrebbero reagito. Se potevo, avrei preferito
eseguire
un intervento chirurgico, piuttosto che un bombardamento a tappeto.
«Perché
vuoi ucciderla?» chiese Greta. «Non c’è niente che possiamo fare per
dissuaderti?»
«Te
l’ho
detto, è una criminale.»
«E
Maskinganna manda te a fare il lavoro sporco.» Maria quasi sputò le
parole. Poi
sembrò calmarsi e con voce più suadente aggiunse: «Ti faccio
un’offerta.»
Alzai
la
mano. «Ferma là. Non sprechiamo tempo, il mio contratto è con Lord
Maskinganna
e solitamente rispetto gli accordi.»
«Sai
che
non ti permetteremo di ucciderla, vero?» disse Greta. Le altre vampire
si
stavano lentamente allargando, per circondarmi.
«Lo
so,
lo so.» risposi. «Ma non cambia nulla.»
«Vuoi
inimicarti la metà di vampiri d’Europa?»
«Sono
un
rappresentante della corte sarda. Interferire col mio lavoro equivale a
interferire con la politica interna dell’Areu
Afadau.»
«Maria
è
una della Madri! Non ha nulla a che vedere con la corte sarda!» gridò
Greta.
Una
Madre! Una fra i primi umani a diventare un vampiro. Era molto
differente
rispetto a “uno dei più antichi membri della nostra specie”. Differente
come il
cielo e la terra.
Dovete
sapere che esistono due tipi di vampiri: quelli che chiamiamo con quel
nome,
come Maria e le Victoria’s Vampires, sono il tipo più comune. Il
secondo tipo
invece è molto più raro e sconosciuto ai più. Diciamo semplicemente che
i
vampiri sono una brutta copia di questi ultimi.
Il
tipo
raro si ciba di esseri umani e solitamente nel processo uccide la
preda. I
pochi fortunati che sopravvivono acquisiscono un simulacro del loro
potere; la
magia del sangue, ossia la possibilità di estrarre energia magica dal
sangue.
Una specie di carburante extra che si può ottenere con facilità se non
si è
schizzinosi nel succhiarlo dalle vene altrui. Fra quei pochi che
muoiono, non
tutti si accorgono di quel “dono”e non tutti sono in grado di
sfruttarlo. Le
Madri – suppongo esistano anche i Padri – sono
le prime che hanno imparato a utilizzare quel tipo di magia, diventando
quindi
ciò che chiamiamo “vampiri”. Se
ne
conoscono molto poche e la maggior parte sono a capo di diversi clan.
Maria,
probabilmente a causa dello strapotere dell’Areu
Afadau nella sua terra, era sempre rimasta in una posizione
di
sottomissione.
Ecco
perché Greta era tanto interessata a lei. Probabilmente la surbile conosceva anche il rituale per
formare nuovi vampiri.
Contrariamente al quel che si pensa non si generano nuove reclute via
morso. Se
così fosse, ora il mondo sarebbe popolato da vampiri e mannari.
Scossi
la testa. «Non m’intendo di politica, ho stipulato un contratto e devo
risolverlo. Nulla di personale, è solo una questione di lavoro.»
«Non
te
lo perm…»
La
interruppi. «Se mi ostacoli, è come se dichiarassi guerra all’Areu Afadau. Sai cosa significa?»
Greta
lasciò andare Maria Salis e fece un passo indietro.
«Vedo
che hai capito.» Sorrisi e diedi un colpetto a terra con il bastone.
«Una
dichiarazione di guerra formale farebbe scendere in campo anche le
altre corti
fatate.»
«Che
significa, Greta?» chiese Maria, voltandosi verso la vampira tedesca.
«Avevate
promesso di aiutarmi!»
«Maria,
se Maskinganna ha deciso di giocare duro, c’è poco che io possa fare.»
«Potete
andare via.» proposi.
Greta
scosse la testa. Guardò le altre vampire, che aspettavano solamente un
segnale
per attaccarmi. «Mi spiace, Neil, è una delle Madri. Non possiamo
abbandonarla.
È troppo importante.»
«Sei
seriamente disposta a metterti contro gli Aes
Sidhe? Per lei? Per quel po’ di conoscenza che può
possedere?» Le
Victoria’s Vampires si erano equamente distribuite lungo la stanza,
pronte a
colpirmi da più fronti. Se
le mie
abilità dialettiche non avrebbero persuaso Greta, mi sarei trovato in
una
situazione piuttosto imbarazzante.
«Se
ti
eliminiamo ora nessuno al di fuori di questa stanza saprà chi ti ha
ucciso e
non avranno prove per poter intervenire contro di noi.»
«Andiamo,
Greta, non fare la stupida. Pensi che a Maskinganna importi qualcosa di
me? La
mia morte al massimo ritarderà la punizione.»
«E
non
ci sarà il rischio di una guerra totale.»
«Secondo
te non ci siamo preventivati per una simile evenienza?» Stavo
cominciando a
scaldarmi. La tedesca era fin troppo testarda.
«Sono
pronta a rischiare.» rispose.
La
guardai negli occhi. Era sincera. Dovevo convincerla che non era la
soluzione
migliore per il suo clan.
«Sei
pazza.» dissi, senza metterci troppa enfasi, come se stessi enunciando
un dato
empirico. «Hai mai incontrato un sidhe?»
«Non
ho
avuto la sfortuna.»
«Quindi
non hai idea del loro potere.»
«Conosco
delle storie» rispose «ma sono storie, appunto.»
Sorrisi.
Era venuto il momento di istruire la vampira. «Tunguska.» dissi, ancora
col
sorriso sulle labbra. «Conosci l’evento di Tunguska?»
Fece
cenno di sì. «La meteorite del 1908, no?»
«Esatto.
Solo che non era una meteorite.»
Greta
mi
guardò, il volto colmo di dubbio. «E cosa è successo allora? Sono stati
gli
alieni?» Si mise a ridere, ma era una risata forzata.
«No,
no,
no.» risposi. «Niente alieni. Lasciamo queste cose ai film e ai
fumetti.»
«Cosa
vuoi dirmi?» Stava cominciando a capire dove stessi andando a parare.
Cominciai
a raccontare la mia bella favoletta: «Nei primi anni del Novecento, in
Russia
esisteva un circolo di arcimaghi. Era una cosa molto simile al
Dipartimento di
Studi Magici di Xiam, una specie di precursore. Questi arcimaghi era
molto
potenti ma un giorno decisero di stipulare un accordo con un aes sidhe, una leanan
sidhe. La fata rispettò la sua parte, ottemperando alla
richiesta fattale dai maghi, ma loro decisero che il prezzo stipulato
in
partenza era troppo alto e si rifiutarono di pagare.»
Greta
si
passò una mano sulla fronte. «Mi stai dicendo che l’evento di Tunguska
non è
stato causato da una meteorite ma da una sidhe
adirata?»
«Così
però togli tutta la poesia dal racconto.» mi lamentai. «Comunque sì,
quel
circolo aveva sede vicino al Podkamennaja Tunguska. Furono abbattuti
sessanta
milioni di alberi in più di duemila chilometri quadrati. L’esplosione
si sentì
a seicento chilometri di distanza e a Londra, dov’era mezzanotte, il
cielo era
così chiaro che si poteva leggere un giornale senza bisogno di luce
artificiale.»
«È
solo
una storia.» replicò Greta. «Pensi di spaventarmi con una favola per
bambini?
E, se anche fosse vero, allora perché tutti i racconti ufficiali
parlano di un
meteorite?»
«Perché
me l’ha raccontata il padre di quella sidhe.»
replicai. «E si parla di un meteorite perché nessuno si è scomodato a
raccontare cos’è successo veramente. Lei preferisce tenere un basso
profilo.
Idem per il padre.»
«Non
ti
credo. Stai solo cercando di farmi scappare.»
«Può
darsi.» risposi. La cosa stava andando per le lunghe. Infilai la mano
in tasca
e tolsi fuori i due gemelli, facendo bene attenzione a non mostrarli.
«Può
darsi che stia mentendo o può darsi che stia dicendo la verità. Ciò non
toglie
che gli Aes Sidhe siano degli
esseri
che è meglio non provocare.» Continuai a maneggiare i gemelli e
aggiunsi:
«Quindi puoi provare a uccidermi e rischiare di morire per mano mia o
di una
fata, oppure puoi
consegnarmi Maria e
andare via senza problemi di sorta.»
Sul
suo
viso si leggeva l’indecisione. Alzò una mano e le Victoria’s Vampire
arretrarono.
«Non
puoi abbandonarmi!» strillò Maria. «Me l’avevi promesso!»
«Non
pensare sia finita così, Neil McRoberts.» disse Greta.
Gesticolò tracciando alcuni segni nell’aria e
un Portale si aprì accanto
a lei. «Farai
bene a guardarti le spalle.»
Bene,
mi
ci voleva proprio un altro nemico. Le vampire modelle sfilarono lungo
la stanza
e attraversarono il Portale.
Maria
Salis prese Greta per un braccio e disse: «Non puoi abbandonarmi!»
Quella
si liberò con uno strattone e ignorò la surbile.
Poi si rivolse a me e disse: «Avrai mie notizie.» Entrò nel Portale,
che si
richiuse subito dopo.
«Bene,
bene, bene.» dissi. Senza perdere altro tempo lanciai uno dei gemelli
verso
Maria. Come vi ho detto, qualsiasi oggetto può contenere un
incantesimo. I
gemelli avrebbero dovuto produrre un’onda d’urto come quella di
un’esplosione.
Maria
non era certo rimasta a guardare e anche lei aveva lanciato qualcosa:
una
piccola fialetta che s’infranse ai miei piedi. Non feci in tempo a far
nulla,
perché l’onda dell’urto del mio incantesimo colpì pure me e mi
scaraventò
indietro. Indubbiamente avevo tarato male l’energia, ma fu una fortuna:
evitai
di respirare i fumi di quella sostanza, che sicuramente non era un
profumo alla
lavanda. In cambio però mi andai a schiantare su una cassettiera.
Essendo un
vero mobile in legno massiccio, e non un oggetto di scena del set di un
film
d’azione, non si sfondò e l’impatto mi fece parecchio male. Mi toccai
la testa
e la mano s’imbrattò di sangue.
Non
c’era tempo di giocare al dottore, perché la surbile
si stava avvicinando con un’altra fiala in mano. Rotolai di
lato, evitando l’ennesimo attacco. Sentii un intenso puzzo di bruciato
provenire dalla cassettiera e mi voltai, per vederla in fiamme. Maria
Salis
forse non era potente o abile nell’arte magica, ma si sapeva difendere
egregiamente.
«Pensavi
che mi sarei fatta sgozzare come un agnellino?» mi gridò contro.
Sembrava che
mi avesse letto nel pensiero. Aveva rallentato e preso in mano un
coltellaccio
dall’aspetto poco rassicurante. «È passato molto tempo dall’ultima
volta che ho
bevuto il sangue di un adulto.»
Barcollai
all’indietro, mentre con lo sguardo cercavo il mio bastone. L’onda
d’urto me
l’aveva fatto sfuggire di mano. Quell’incantesimo non era stata per
nulla una
buona idea.
Congiurai
una piccola sfera di fuoco e gliela lanciai contro per testare le sue
difese.
La
surbile agitò una mano e il dardo
infuocato si dissipò prima che arrivasse a toccarla. Mi guardò e
sghignazzò.
«Sul serio?» disse. «Impegnati di più, ragazzino.»
Mi
concentrai
per accumulare più energia possibile, raggranellando tutta quella che
mi era
rimasta. Volevo lanciare un ultimo incantesimo e speravo che le
uccidesse.
Oltretutto la stanza, per quanto grande, non era infinita e non potevo
indietreggiare per sempre.
Maria
fece uno scatto improvviso e provò a colpirmi con un affondo, che
evitai per un
soffio. Anzi non lo evitai, perché sentii qualcosa colare lungo il
fianco e
vidi la punta del coltello sporca di sangue. La vampira smise
d’inseguirmi e
pulì l’arma col bordo del grembiule.
Ero
stato appena avvelenato. Non ne ero certo, ma conoscendo la passione
della
strega per le pozioni era probabile che la lama del coltello fosse
imbevuta di
qualche porcheria. Quello e il fatto che la scalfittura bruciava come
se ci
avessero versato sopra del whisky. Magari la lama era imbevuta di
whisky. Poco
probabile.
Comunque
la situazione non era poi così grave. Probabilmente il veleno non era
letale –
i vampiri non sono necrofagi, al contrario dei ghoul – e ne avevo
ricevuto una
quantità così modesta che gli effetti ci avrebbero messo un po’ a
manifestarsi.
Inoltre, Maria era così arrogante – o forse poco abituata a combattere
– che si
era fermata, come ad attendere che il veleno facesse effetto. Grave
errore, mia
simpatica succhia sangue.
Mi
fermai anche io e completai l’incantesimo. Era molto più difficile
farlo senza
bastone, ma c’era poco da lamentarsi. L’aria cominciò a farsi fredda,
molto
fredda. Il vapore acqueo presente nell’aria cominciò a condensarsi e si
formò
una nebbiolina sul fondo della stanza. Contemporaneamente, io cominciai
a
sudare come se stessi partecipando a una maratona nel deserto.
Maria
si
accorse dell’incantesimo e cominciò a gesticolare e cantare. Stava
preparando
un contro incantesimo e dovevo sperare che non fosse abbastanza svelta.
Piccoli
cristalli di ghiaccio cominciarono a formarsi sulla pelle della surbile. La sentii strillare e provò a
scappare. Dico provò perché sotto di lei si era formato un leggero
strato di
ghiaccio che la fece scivolare. Cadde malamente a terra e vista il suo
fisico
da donna anziana non mi sarei stupito se si fosse fratturata un femore.
Il
sudore mi colava sugli occhi ed ero costretto a sbattere ripetutamente
le
palpebre. Sentivo che la mia temperatura corporea si stava alzando
molto in
fretta e cominciava a girarmi la testa. Dovevo chiudere la partita il
più
presto possibile, se non volevo andare in shock.
Mi
avvicinai a Maria Salis. Tutte le sue gambe erano ricoperte da uno
strato di
ghiaccio, ma continuava a cantare, cercando di combattere l’effetto
dell’incantesimo.
«È
finita.» le dissi, chinandomi su di lei.
Non
l’avessi mai fatto. La strega estrasse un’ennesima fiala dalla camicia
e me la
tirò contro.
Alzai
il
braccio destro per difendermi e la ruppi. Il liquido incolore si sparse
sulla
pelle e urlai. Sentivo la carne sfrigolare, come l’acido la consumava.
Il
dolore era ai limiti della sopportazione, ma dovevo continuare. Posai la mano sulla faccia
di Maria e
concentrai tutta l’energia dell’incantesimo su di lei. Mi morse il
palmo, come
ultimo atto di difesa, ma non servì a nulla. Dopo qualche secondo la
sua testa
era diventata un blocco di ghiaccio, il viso immobilizzato in
un’espressione di
terrore. O forse era stupore. Il mio ego mi suggerì di optare per
“terrore”.
Interruppi
l’incantesimo e mi buttai a terra. Ero sfinito e pieno di dolori. In
particolare quello al braccio era terribile. Non stavo urlando solo
perché non
avevo energie per farlo. Lo alzai per verificare il danno. Non era una
bella
vista. La pelle era stata consumata e in alcuni punti potevo vedere il
bianco
delle ossa. Provai a stringere il pugno e non sembravano esserci
problemi
motori. Sarebbe rimasta una bella cicatrice da mostrare alle signorine.
Presi
il
telefono e chiamai Jebediah.
«Evil
Witch è morta, ma ho bisogno di aiuto. Com’è la vostra situazione?»
«Ricevuto,
Bagpiper. Stiamo arrivando, i rossi sono fuggiti.»
«Roger,
Handsome Bear. Vi aspetto con trepidazione.»
Dopo
qualche minuto, Big J e Chiara entrarono nella stanza. L’uomo posò la
mitraglietta, prese il kit del pronto soccorso
e mi prestò le prime cure.
«Che
diavolo ti è successo al braccio?» mi chiese mentre lo medicava.
«Maria
Salis si divertiva a giocare al piccolo chimico.»
«E
perché c’è così freddo?» domandò Chiara, sfregandosi le braccia
scoperte. Vide
il cadavere dell’obiettivo e aggiunse: «No, lascia stare. Non
rispondere.»
«Credo
di avere un brutto taglio sulla testa. Sto sanguinando come una
fontana.»
dissi. «Avete avuto problemi con gli Occhi Belli?»
«Certo
che no.» rispose la jana. «Erano
tutti disarmati a parte qualcuno con un machete. Sembrava di essere al
luna
park.»
«E
hai
vinto un orsacchiotto?» Cercai di sorridere, ma la stanchezza stava
prendendo
il sopravvento. «C’è qualcosa da mangiare in quello zaino?»
Jebediah
tolse fuori una tavoletta di cioccolato fondente e me la passò. La
divorai in
dieci secondi. Poi mi caricò sulle spalle e disse: «E ora di
svignarcela prima
che arrivino le forze dell’ordine.»
«Portatemi
fuori di qua e vi apro un Portale per le Hawaii.» Ci ripensai un attimo
e feci
fermare Big J. «Passami la pistola.»
Mi
diede
la sua arma e sparai un paio di colpi alla testa della surbile.
Il ghiaccio si frantumò in mille pezzi. «Per sicurezza.»
commentai.
«A
proposito, una curiosità.» disse Chiara, mentre ci allontanavamo dal
luogo del
misfatto. «Perché diavolo i pezzi dell’uomo nero qua fuori sono sparsi
per
tutta la sala?»
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