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quando la rabbia o il piacere si impadronivano di lui, niente
più intrusi nel suo copro; non che dopo quella notte la tigre o
Lèraje se ne sarebbero andati, ma avrebbe dominato quei due
esseri in modo da poter essere più tranquillo e rilassato, senza
preoccuparsi sempre di tenere a bada le emozioni che potevano scaturire
l'impossessamento di sé.
Quella notte -nonostante sarebbe stato meglio che avesse riposato- non
era riuscito a chiudere occhio neanche per un secondo, il che avrebbe
incrementato la sua stanchezza durante la 'lotta' per la sopravvivenza
di quella sera.
Si alzò di buon ora, stando ben attento a non svegliare Patrick
che dormiva profondamente accanto a lui; rimase per un po' sulla soglia
della porta della camera da letto per osservare quel sonno del suo
amato, quel suo respiro regolare e quel suo rilassato e splendido viso.
Nonostante Patrick avesse una parte crudele e oscura, nonostante avesse
visto lui stesso, con i suoi occhi, Patrick con dei cuori -appena
presi- tra le mani, nonostante quell'accettare la sua parte da
'assassino' -anche se in fin dei conti era Lachén ad uccidere
per suo conto e a strappare cuori per far si che i poteri di Patrick si
intensificassero e che fossero controllabili- era comunque molto
difficile mandare giù il tutto. Logan lo amava e lo avrebbe
amato per sempre.
Lasciò andare un sospiro e lo guardò, cercando di
memorizzare quel viso, così da poterselo figurare davanti quella
notte in modo da cercar di trattenere la sua parte di umanità
che sarebbe stata circondata da istinti primordiali, della tigre, e
dall'oscurità infernale, del demone.
Si avvicinò al letto e si piegò i avanti per posare con
delicatezza sulle labbra del suo principe addormentato un bacio appena
accennato, controllando e stando ben attento a non svegliarlo.
Quando scese le scale per dirigersi in cucina a fare colazione - anche
se aveva lo stomaco chiuso, i suoi occhioni blu erano lucidi e
arrossati, le mani strette a pugno, simbolo che stesse cercando di
controllare le lacrime che volevano esplodere e lasciarlo crollare, ma
non avrebbe permesso a niente e nessuno di mandare all'aria la sua
concentrazione e la sua convinzione riguardo ciò che aveva
deciso di fare, nonostante quella scelta avrebbe messo la sua vita in
grave pericolo e le probabilità di successo fossero poche.
Attento a non far rumore si preparò una folta e piena colazione,
dopotutto quello era il pasto più importante della giornata e
quel giorno aveva davvero bisogno di tutta l'energia e l'aiuto
possibile.
Finita la colazione e di preparare gli oggetti necessari per
l'allentamento di quel giorno, lanciò un'ultima occhiata alla
casa e poi uscì.
Aveva deciso di passare tutto il pomeriggio ad allenarsi, ma prima
avrebbe fatto un salto a casa di Michelle in modo da salutarla, o
meglio guardarla dormire e sussurrarle quanto la amasse.
Era preoccupato di lasciarci la vita quella notte, sì, lo doveva
ammettere ma non lo avrebbe mai detto a lui o a lei, non voleva farli
preoccupare.
Salì sulla sua Onda nera e si mise il borsone in spalla.
Arrivò a casa di Michelle dopo quindici minuti di viaggio.
Fermò la moto sotto il suo terrazzo e da bravo Romeo con un
balzo arrivò sul balcone della sua amata Giulietta; come suo
solito aveva lasciato la porta finestra aperta e quindi chiunque
sarebbe potuto entrare, anche se era un'ibrida forte e potente per
Logan rimaneva sempre la sua piccola e delicata Michelle , bisognosa
che lui la proteggesse e si prendesse cura di lei, lei era la sua
anima, la sua migliore amica. Scosse la testa e sei chiuse la porta
finestra alle spalle, si avvicinò al letto attento a non
svegliarla; se l'avesse visto, se fosse riuscita a scorgere il suo
sguardo anche solo per un attimo avrebbe compreso quanto timore vi era
nel cuore di Loan, ma in contrapposizione c'era il desiderio di essere
'libero', di avere il corpo e la mente liberi da Lèraje e la
tigre.
Finito di salutare Michelle scese -com'era entrato dal terrazzo- e
risalì sulla moto diretto sui monti nei quali si sarebbe
allenato.
SERA.
Aveva passato tutto il pomeriggio tra i monti in mezzo alla natura,
cercando di affinare i suoi poteri, che sperava si sarebbero
'schierati' dalla sua parte e non da quella di Lèraje. Un altro
punto in suo svantaggio non avrebbe fatto altro che determinare la sua
sconfitta. Oltre ad allenare il suo controllo elementale si era
dedicato all'allentamento della forza fisica.
Ed adesso se ne stava immobile a fissare il panorama meraviglioso che
si scorgeva dal punto più alto di quelle montagne, il luogo
designato per la sua trasformazione di quella notte. Aveva una
bottiglia di vodka tra le mani e con gusto la assaporava, quasi fosse
la sua ultima bevuta. Non voleva morire, non voleva perdere la vita ma
sicuramente correva un gran rischio a voler combattere quei due esseri
che facevano parte di lui e stavano al suo interno; come se una bomba
cercasse di disinnescarsi da sola, un gran problema, sì. Ma lui
non sopportava più quel non essere indipendente e quella paura
che lo assillava in qualsiasi momento stesse provando emozioni forti.
La rabbia, il piacere -soprattutto con Patrick-, l'essere tranquillo
senza pensare che da un momento all'altro Lèraje, per
divertirsi, avrebbe preso possesso del suo corpo e l'avrebbe costretto
a fare cose di cui neanche aveva intenzione di fare, senza però
riuscire a ribellarsi, essendo più debole del demone. Era
frustrante quella sensazione di essere succube di se stesso.
Mancavano pochi minuti alla luna piena, e lui era pronto, pronto come
non mai, quasi si fosse allenato e fosse vissuto fino a quell'attimo
solo per gustarsi quel momento.
Un conto alla rovescia iniziò nella sua mente, mancava meno di
un minuto. Si tirò su e allargò appena le gambe facendo
presa sul terreno, iniziò a spogliarsi senza però
distogliere lo sguardo dal punto all'orizzonte che stava guardando.
Prima si sfilò la maglietta, il suo petto scolpito risplendeva
alla luce della luna quasi fosse dorato, poi si tolse le scarpe, i
calzini e i pantaloni, infine i boxer. Rimase lì, in silenzi,
completamente nudo alla luce della luna, di quella palla tonda che
avrebbe scatenato la trasformazione e quella 'lotta' per la
libertà. Si sentiva un po' Martin Luther King, che lottava per i
diritti dei neri, l'unica differenza era che Logan lottava per se
stesso, per la sua di libertà. Per una volta aveva messo se
stesso e i suoi bisogni prima di tutto, prima di Patrick e di Michelle,
prima di qualsiasi altra cosa. Pensava a sé, alla vita che
voleva, a ciò che non riusciva più a sopportare, anche se
questo significava -forse- perdere la vita, ma non si sarebbe arreso,
avrebbe lottato contro l'oscurità fino a che gli fosse rimasto
un respiro.
Ed eccola. La luna era al massimo del suo picco e la trasformazione ebbe inizio.
Logan lanciò un ruggito doloroso, un ruggito che risuonò
per tutta la valle, un ruggito che fece ghiacciare il sangue nelle
vene, un ruggito di guerra.
E da lì tutto ebbe inizio.
Logan si piegò in avanti e al posto dei suoi occhioni blu chiaro
presero posto quelli bianchi e ghiacciati della tigre, la sua pelle di
un meraviglioso rosa chiaro divenne pelo fitto di un bianco candido e
di un nero corvino, le sue mani così mascoline e i suoi piedi si
trasformarono in zampe, il suo viso in un muso, i suoi denti perfetti
in zanne. Eccola, eccola in tutta la sua maestosità, la tigre
bianca. La tigre così indomabile, la tigre così
selvaggia, la parte più profonda di Logan, la parte più
cruda e piena di istinti primordiali.
'Sei pronta? Pronta a non essere più tenuta a bada da quel demone da strapazzo?'
Mentalmente Logan comunicò con la sua parte animalesca.
Il ruggito che uscì da essa non fu altro che la conferma, la
conferma di tutto.
La tigre chiuse gli occhi e magicamente si ritrovò in un'altra
dimensione, quasi fosse entrato in un'antro scuro e buio. Dal fondo
della grotta una risata impossibile da riconoscere tuonò e
lentamente una figura con l'aspetto di Logan si stava avvicinando,
nella sua mente aveva preso la sua stessa immagine per manifestarsi,
forse pensando che questo l'avrebbe lasciato interdetto sul da farsi.
Ma Logan, quello vero, quello puro, quello che ora era sotto forma di
tigre, non si sarebbe fatto deviare da niente e da nessuno, nemmeno dal
picchiare a morte se stesso.
«E così sei qui, sei arrivato, per cosa piccolo Logan? Per
cosa? Rivendicare le tue libertà? Rimettermi al mio posto?
»
Un'altra risata si levò dalla bocca di Lèraje. Logan -o
meglio la tigre- sbuffò e si mise in posizione d'attacco.
«Non ci riuscirai, non potrai sconfiggermi, non potrai
battermi. Tu ami, tu provi qualcosa, tu senti emozioni, tu sei un
debole.
»
Un ghigno divertito si stagliò sulle labbra del Logan-Demone che lanciò uno sguardo intenso verso il Logan-Tigre.
«Vuoi morire? Vuoi che mi trovi un altro corpo? Non ne ho
di problemi, è una tua scelta quella di sprecare la tua vita
invece di condividerla con me. Vuoi la tua morte? E così
sia.»
L'ultima risata agghiacciante e la lotta ebbe inizio. Quasi dal
fondo della grotta si sentì un rimbombo e di sottofondo la
canzone 'Fullmoon' dei Sonata Artica, uscì.
La tigre fece un passo avanti e lanciò un ruggito potente e
forte, gli occhi di ghiaccio da una parte quelli neri e profondi del
demone dall'altra. E tutto esplose.
Logan fece un balzo e piombò su Lèraje che però si
spostò velocemente e riuscì a schivare l'attacco della
tigre. Si udì un rimbombo non appena entrambe le parti furono a
terra. Il demone mosse velocemente le mani e un getto d'acqua
investì la tigre colpendola di fianco, facendola finire contro
una parete della grotta. Lanciò un ruggito doloroso e poi si
rialzò, non si sarebbe certo fatta sconfiggere così,
affatto.
Altri getti d'acqua furono alternati contro la tigre dal demone, ma
riuscì a schivarli tutti con velocità e scattando in
avanti a bocca aperta, agguantò la gamba destra di Lèraje
e strappò con violenza, provocandogli un'enorme e profondo
squarcio; quest'ultimo urlò e cadde a terra su un ginocchio. Si
pulì le labbra sanguinanti con la mano e poi si rimise in piedi.
Alzò entrambe le mani verso l'alto e un vortice d'acqua si
formò poco dopo in mezzo ai due, la tigre pianto le unghie nel
terreno cercando di non farsi risucchiare ma purtroppo non resistette
per molto; finì in mezzo al vortice d'acqua e quando esso
finì di scatenare la sua potenza, Lèraje era in piedi
ansante che si teneva appoggiato sulla gamba sana, mentre la tigre era
distesa per terra immobile, il respiro flebile.
Lèraje si avvicinò lentamente, strisciando la gamba
squarciata, e poi diede un calcio con la gamba buona alla tigre che non
fece neanche un mugolio.
«Visto, Logan? Potevi vivere, potevi essere potente e
immortale. Ma hai scelto di perire, hai scelto di combattere contro
qualcosa più grande di te ed ora? Ora sei disteso in fin di vita
ai miei piedi. Povero illuso che pensava di poter sconfiggere un
demone, una potenza come me.»
Finì la frase e si voltò allontanandosi appena, ancora di spalle ricominciò a parlare.
«E' un vero peccato perché con il tuo corpo mi sono fatto
proprio dei bei viaggetti ma.. Adesso è l'ora che tu muoia.
»
Detta questa frase si voltò, con una sfera d'acqua tra le mani
ma la tigre non c'era più. Si guardò intorno ma non
riuscì a localizzarla. La sua bocca si spalancò in una
smorfia di incredulità.
«N-n-non è possibile.»
Non fece in tempo a finire la frase che un rumore gli fece alzare la
testa. E lei era proprio sopra di lui, in un salto, uno di quelli
eleganti da tigre. Le zampe davanti allungate in avanti, con le unghie
ben in fuori, le zampe posteriori ripiegate contro il corpo e le zanne
fuori. Un ruggito sguainato come una spada, l'ultimo, quello più
potente e forte. Le fauci della tigre si chiusero sulla gola del demone
e la squarciarono, con un sonoro crack il collo si spezzò e il
corpo del Logan-Demone cadde a tera privo di vita. La tigre
atterrò con eleganza e poi svenne.
Sembrò passare un secolo da quando quella lotta era terminata a quando Logan riprese i sensi.
Lentamente aprì gli occhi e la luce del mattino gli fece
strizzare quelli occhi chiari, accecato quant'era. Era di nuovo in
forma umana. Si toccò il corpo nudo e scultoreo poi rimase
immobile per un attimo, lentamente si tirò su a sedere. Poi
guardò l'orizzonte davanti a sé. Era sulla montagna, il
panorama che la sera prima stava osservando al chiaro di luna adesso
era lì sotto la luce del sole.
Era pieno di ferite, di dolori lancinanti e non poté contenere
un urlo di dolore quando sentì le costole incrinarsi, ricadde a
terra. Una delle sue gambe aveva il femore fuori e la sua schiena
sembrava spezzata, ma il dolore non era niente a confronto della
consapevolezza che tutto era finito, che finalmente era libero, che
Lèraje avrebbe seguito ogni suo ordine d'ora in poi, che non
doveva più preoccuparsi del suo possederlo. Era libero e
soprattutto era vivo.
Logan lanciò un urlo, un urlo di gioia, di sollievo. Lacrime di
felicità iniziarono a scendergli sul viso, non riuscendo a
fermarle. Con un ultimo sforzo sussurrò qualcosa.
«Sono vivo. Sono libero.»
Dopo quella frase svenne nuovamente e le tenebre lo avvolsero. Era
ferito ma vivo, stava soffrendo a causa del combattimento ma era vivo,
aveva sconfitto Lèraje ed era libero. L'ultima immagine che
accarezzò quella mattina fu quella del viso di Logan con
un'espressione felice sul viso, con le lacrime ancora imperlate sulle
sue guance che piano piano stavano riprendendo colore. Se fosse stato
un semplice umano quelle ferite sarebbero state mortali, ma lui era
lui, lui era Logan Andrew Cooper. E si sarebbe ripreso, avrebbe dovuto
sforzarsi, fare sacrifici e sopportare dolore, ma sarebbe tornato lo
splendido tigrotto megalomane di un tempo. Quello bello, elegante e
tanto sexy, sì.
Logan era finalmente libero.