Appartenersi

di La Mutaforma
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La gente la fissava di sottecchi.

Al suo passaggio tutto taceva.

Le donne mormoravano che fosse la concubina del Maestro.

Gli altri assassini pensavano che non fosse lecito che un donna fosse una combattente.

I bambini cercavano di intravederle in petto un crocifisso.

Maria abbassava gli occhi, e si nascondeva nel cappuccio del mantello, chiedendo perdono a qualunque dio purché la salvasse da quella vergogna.

 

 

Appartenersi

 

 

In vita era stata ripudiata dal marito, cacciata dai genitori, tradita dal suo amante, ma nulla era pari quanto gli sguardi indagatori della cattiva gente, di quelli che la fissavano con odio, rabbia, rancore.

Non aveva mai pensato che sarebbe stato facile.

E non aveva mai pensato che sarebbe stato così.

 

Anche la notte, tra le braccia di Altair, si sentiva odiata.

Più di quanto avesse fatto suo marito.

Più di quanto avesse fatto la sua famiglia.

 

Singhiozzò nella sua spalla.

“Non appartengo a nessuno, Altair”

“Appartieni a me”

 

La verità è che erano anni che Maria non portava più il crocifisso nella camicia.

Era tuttalpiù un simbolo.

E lei era davvero innamorata di Altair.

 

Vorrei un mondo dove le parole “assassino” e “templare” non significano niente. 

Silenzio.

Di notte il mondo era stanco di odiarsi. 





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