Ode ad Akio Ohtori

di ReaderNotViewer
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ODE AD AKIO OHTORI

Akio di bianco vestito,
che sul confine attendi,
signore della prigione
di lame risplendenti;
color glicine sfiorito,
smeraldo e caramello,
da troppo tempo esiliato
a guardia d’un cancello.
Sul benevolo ginocchio
il capo greve posa,
quell’altro dolce te stesso
neghittoso riposa.

Giochini fatti di carne,
perfette bamboline,
ansiose d’assecondare
le frenesìe divine,
le povere marionette,
appese a lievi fili,
sgambettano mentre muovi
le tue dita sottili.
Torna talora nei sogni
l’età dell’indulgenza,
del sorridente piegarsi
alla loro insistenza.

Per secoli e per millenni
s’illusero i duellanti,
incupirono gli anelli
di campioni esitanti.
Soltanto all’ultimo giro
la giostra s’è fermata:
triste cigola nel vento,
vuota e abbandonata.
Eppure ricordo ancora
l’orgogliosa creatrice
dei nostri bei corpi nuovi
offrirmeli felice.

Il mondo convalescente
si solleva esitante
e il tuo teatrino riparte,
sublime commediante.
Combattenti redivivi,
fuggitivi risospinti,
ricondotti finalmente
ai lussuosi recinti,
nuovi e vecchi adoratori,
soci di minoranza:
è tornato Akio Ohtori,
ricomincia la danza.





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