Capitolo 1
«Senza ulteriori ritardi, Haruhi Suzumiya partirà
con il disclaimer.»
Haruhi prende un foglio di carta e inizia a leggere. «Questa
storia è una Fan Fiction. L'autore della storia non
è il proprietario dei personaggi, delle location e degli
eventi che riguardano questa storia. Coloro che affermano...
Perché devo leggere questo? Non è una cosa
ovvia?»
Kyon scrolla le spalle. «Non m'importa, fallo e basta,
così possiamo andarcene.»
Haruhi getta il foglio e se ne va. «Dimenticatelo.
È noioso. Andiamo!»
Kyon fa il suo primo facepalm e segue Haruhi.
-----
Meet the Suzumiyas
Incontro con i Suzumiya
Era una giornata normale all'aula del club. Stavo riflettendo sulla mia
prossima mossa di scacchi contro Koizumi. Eravamo più o meno
a metà partita, ed era ormai chiaro che stavo per batterlo
nel momento in cui mangiai la sua regina nella mossa precedente.
Seriamente, fu una mossa così stupida che sospettai l'avesse
fatto di proposito. Perché gli piacciono così
tanto questi giochi se gioca in modo così terribile?
Asahina-san era occupata con dei compiti che sembravano essere di
matematica. Anche se in genere dà l'immagine di avere uno
scarso intelletto, vederla completare i problemi sembrava proprio
indicare che era molto più intelligente di quanto voleva
dimostrare. Mi piacerebbe solo saper fare matematica bene quanto lei.
Nagato-san era seduta nel suo solito angolino, leggendo ciò
che sembrava una vecchia versione in spagnolo di Don Chisciotte.
Iniziai a riflettere se ci fosse una lingua che effettivamente Nagato
non conoscesse. Magari c'era una qualche lingua tribale africana o
sudamericana. Non c'era dubbio sul fatto che se la cavasse
perfettamente con le lingue più popolari.
Infine, i miei occhi si mossero per guardare in centro alla stanza,
dove il nostro comandante sembrava guardare con attenzione qualcosa sul
computer. Credevo che fosse
un video, forse una clip di uno di quei show che esplorano le case
stregate. Ma fui rapidamente corretto quando Haruhi si
lasciò andare ad un verso di esasperazione.
«Oh, andiamo! Non posso credere che abbia fallito! Ero sicura
che avrebbe vinto quei soldi!»
Confuso dal suo commento, decisi di aprire la mia bocca.
«Cosa stai guardando, un quiz a premi?»
Haruhi sollevò un sopracciglio per guardare nella mia
direzione, un ovvio segnale che mi sbagliavo ancora. «Ovvio
che no! Guardavo un show con questo cosidetto fisico che cerca di
vincere il milione di dollari di premio dato dalla James Randi
Foundation.»
Ah, ora ha tutto un senso. La James Randi Foundation è un
organizzazione fondata dal famoso scettico e illusionista James Randi.
Viaggia per il mondo cercando spiegazioni razionali per presunti eventi
paranormali. Ero un po' un suo fan fino all'anno scorso, prima che
incontrassi Haruhi.
In ogni caso, la sua fondazione offre un premio di un milione di
dollari americani a chiunque riesca a dimostrare sotto condizioni da
laboratorio un fenomeno paranormale. Il premio é disponibile
da anni, eppure nessuno l'ha mai vinto. Questo è un po' una
spina nel fianco per Haruhi, che voleva trovare a tutti i costi
qualcosa di paranormale.
«Mi fa infuriare!» continuò Haruhi.
«Se ci sono persone con poteri paranormali in questo mondo,
perché nessuno ha ancora ottenuto il premio?»
Be', potrei pensare ad un paio di motivi. Uno, potrebbero semplicemente
non esserci fenomeni paranormali. Due, questi con abilità
paranormali non sono a conoscenza del premio o non riescono a
partecipare per ragioni oltre le loro possibilità. Oppure,
tre, a quelli che possiedono un'abilità paranormale non
interessa vincere il premio.
«Oh, andiamo, Kyon! Pensi davvero che questi siano i motivi?
Credo che stiano cercando di coprire la verità!»
Dubito fortemente che sia così. Credo ancora alle mie
ragioni. Sapevo bene che la prima non era il giusto caso. Sapevo
già che alieni, viaggiatori del tempo ed esper sono reali.
La seconda possibilità sembrava piuttosto improbabile dato
che è un premio molto famoso e qualcuno con dei poteri veri
dovrebbe riuscire a provarli. La terza possibilità, date le
mie conoscenze, sembrava la più logica. Alieni, come Nagato,
sarebbero scarsamente interessati a farsi conoscere al mondo dal
momento che devono rimanere nascosti per osservare Haruhi. Lo stesso
potrebbe essere detto per gli esper, anche se ripensandoci le loro
abilità non sarebbero ricreabili sotto condizioni da
laboratorio. Riguardo i viaggiatori del tempo, provare la propria
esistenza causerebbe un paradosso, e il loro potere è
derivato dalla tecnologia avanzata più che da eventi
paranormali.
Haruhi si alzò dalla propria sedia, un'espressione di sfida
disegnata sul volto. «Dichiaro in questo preciso momento che
la James Randi Foundation è nemica giurata della Brigata
SOS! Dichiaro loro guerra! Guerra!»
Dubito fortemente che la JREF si preoccupi di uno pseudo club di una
scuola giapponese. James Randi non ha circa ottant'anni? Sono sicuro
che si stia più preoccupando di rimanere vivo piuttosto che
altro.
E fu lì che Koizumi disse "scacco" mentre ero distratto
dalle frasi senza senso di Haruhi. Dannazione, non dovresti riuscire a
battermi!
Fortunatamente riuscii a rovesciare quella partita e battere Koizumi.
Poco tempo dopo, le attività di quel giorno finirono e ci
preparammo per tornare a casa. Quel giorno fu uno piuttosto rilassante
per la brigata, e di certo non me ne volevo lamentare. Era passato un
mese dall'ultima cosa strana accaduta (quella bizzarra cosa
delle forme di vita di dati dentro al mio gatto). Il nuovo
anno scolastico era iniziato senza troppi problemi e sembrava essere
cambiato ben poco oltre alle classi che ora sono differenti.
Abbastanza presto, giungemmo al solito ritrovo per separarci e prendere
ognuno la propria strada. Il tragitto verso casa fu meno che memorabile
mentre camminavo verso la porta di casa. Non mi aspettavo di vedere
nulla di strano durante il resto della giornata, ma sfortunatamente mi
sbagliavo. La prima cosa che notai fu la mia sorellina in lacrime
accucciata sulle scale davanti alla porta. Prima di potermi avvicinare
per chiederle cosa c'era che non andava, mia madre mi raggiunse...
La mezz'ora successiva fu completamente surreale. Continuavo a ripetere
a me stesso che tutto quanto non stava succedendo che era tutto uno
scherzo. Mi spiegò che mio padre era stato trasferito ad un
altro ufficio molto più a nord, e che ci saremmo dovuti
trasferire per permettergli di andare al lavoro. Saremmo partiti la
domenica stessa, e io sarei dovuto andare in una nuova scuola. Saremmo
andati ad abitare in casa di alcuni parenti fino a che non ne avremmo
trovato una nuova. Continuavo a sentire la mia sorellina pregare mia
madre di non farci partire e dirle che le piaceva andare a scuola qui.
La realtà dei fatti è che mi sentivo allo stesso
modo. Mi stavo davvero divertendo in questa scuola. Iniziai a pensare
ai miei compagni Taniguchi e Kunikida, e anche a Tsuruya. Pensai a
tutta la Brigata SOS da Asahina a Nagato, e perfino a Koizumi. Infine,
pensai ad Haruhi... Come avrebbe reagito alla notizia della mia
partenza? Senza dubbio questo sarebbe stato un vero problema.
Passai il resto della giornata nella mia stanza, sentendo uno strano
dolore allo stomaco. Sapevo che avrei dovuto avvertire tutti quanti che
stavo per partire, ma non riuscivo a trovare la forza per farlo.
Contavo di farlo il giorno successivo.
Potevo solo cercare di indovinare cosa sarebbe accaduto dopo aver
rivelato la notizia ad Haruhi...
-----
-----
N.D.T.
Ciao! Ho iniziato a tradurre questa storia perché
è stata fatta davvero molto bene e vorrei che anche in
italia la si potesse apprezzare. Sappiate che è molto lunga,
per cui cercherò di non rubare spazio.
L'autore originale è JonBob0008, sul sito
www.fanfiction.net. L'opera viene tradotta e pubblicata in
italiano ccn il suo permesso. Il titolo è stato
mantenuto come l'originale.
Ma ecco un paio dritte sul come traduco, giusto per non spaesare.
Traduco anche i commenti dell'autore, che spesso troverete in cima e in
fondo alla pagina, isolati rispetto alla storia da cinque trattini
(come faceva l'autore).
Poche volte ci saranno miei commenti...
Mantengo i suffissi (es. Tsuruya-san, Asahina-senpai...)! In italiano
non si usa, mentre in americano sì. Ho deciso di lasciarli
anche in questa versione... perché mi andava.
Uso i modi di dire più vicini posssibili a quelli usati
dall'autore. Mantengo anche (se possibile) la costruzione della frase.
Anche i termini sono quasi sempre gli stessi.
L'autore alterna il passato e il presente nei verbi a seconda del
bisogno per descrivere la situazione. Ho cercato di mantenere questa
cosa.
Infine, uso il metodo di scrittura italiana. Ad esempio, in americano
per fare i dialoghi si mettono delle virgolette (""), mentre in
italiano si usa un altro tipo di virgolette (« »).
Ovviamente, cercherò anche di rispettare la grammatica
italiana nel miglior modo possibile...
Per tutto il resto, cercherò di mantenere il più
possibile lo stile originale dell'autore. Al prossimo capitolo!
|