Sembra che le mie orribili premonizioni diventarono realtà.
Dopo le lezioni, Haruki non scomparve come suo solito. Questa volta, mi
sollevò come se non pesassi per nulla, mi sistemò
sopra la sua spalla e mi trasportò oltre i corridoi, sopra
alle scale, per tutta la scuola fino a che non arrivammo di fronte alla
porta che dà sul tetto. Il tutto mentre urlavo e scalciavo.
Di certo non intendevo questo quando dicevo che volevo che un principe
mi portasse via. Non voglio nemmeno pensare a cosa abbia pensato il
resto della classe di fronte a quella visione.
La porta è solitamente chiusa, e in questi giorni le scale
oltre il quarto piano erano utilizzate come magazzino, probabilmente
dal Club di Arte. Tele enormi, cavalletti rotti, statue di dei della
guerra con diverse parti spezzate e un'intera infinità di
cose inutili accatastate quaggiù, rendendo ciò
che dovrebbe essere uno spazio stretto ancora più stretto.
Per qual motivo trascinarmi in un posto come questo? Non sono mica
un'aliena! Mettimi giù!
Lo fece.
«Aiutami.»
...Haruki disse serio, appoggiando entrambe le mani sulle mie spalle,
guardandomi dritto negli occhi. E sovrastandomi, ovviamente.
Grandioso, ora sto arrossendo.
«Aiutarti con che cosa?»
«Aiutarmi a fondare il mio nuovo club!»
«Perché dovrei aiutarti a farlo?»
«Innanzitutto devo trovare un'aula, e di trovare dei membri.
Invece tu occupati della documentazione per la segreteria.»
Non mi stava nemmeno ascoltando!
Mi divincolai dalla presa di Haruki.
«E cosa dovrebbe fare esattamente questo club?»
«E cosa importa? L'importante è
fondarlo!»
Non credo che la scuola ti lascerà fondare un club senza
nemmeno un obiettivo, Haruki.
«Hai capito? Scopri cosa bisogna fare entro la fine delle
lezioni, io troverò l'aula! Intesi?>
Neanche per sogno, lasciami in pace!
...fu quello che pensai, ma se avessi provato a dirlo ad alta voce, mi
avrebbe probabilmente fatto qualcosa di terribile. Mentre cercavo di
mettere assieme una frase credibile per rifiutare, Haruki stava
già correndo giù per le scale, lasciandomi sola
in piedi in cima ad una scala polverosa.
«...ma non ho ancora accettato...»
Nulla. Spiegare le mie ragioni a un mezzo busto di gesso non sarebbe
servito quindi mi trascinai indietro fino alla mia aula, pensando a
come spiegare tutto questo ai miei curiosi compagni.
Ecco le clausole per la creazione di un "circolo amatoriale".
Devono esserci almeno cinque membri. È necessario designare
un referente all'interno del corpo docenti, un nome per il club, un
responsabile, un programma per le attività,
nonché essere riconosciuti dal comitato direttivo dei club
dell'associazione studentesca. Le attività devono essere
idonee a condurre una vita scolastica creativa ed energica. In base
alle attività e ai conseguimenti raggiunti
dall'inaugurazione, può essere avanzata al comitato
direttivo una proposta di avanzamento a "gruppo di ricerca". Inoltre,
finché rimane un circolo amatoriale, il club non
potrà beneficiare della ripartizione dei fondi scolastici.
Non servì nemmeno cercarli, perché erano scritti
sul retro del libretto scolastico.
La richiesta di membri non era un problema; avremmo potuto prendere
chiunque per formare il numero richiesto. E non sarebbe stato troppo
difficile trovare un docente disposto a sostenerci. Per il nome sarebbe
bastato qualcosa di inoffensivo... E il responsabile? Sicuramente
l'avrebbe fatto Haruki.
Ma avrei potuto scommettere che le nostre attività non
sarebbero rimaste entro le restrizioni del regolamento.
Non che importasse qualcosa. Haruki non era il tipo da preoccuparsi di
cose come "regole".
Come la campanella suonò per segnalare la fine delle
lezioni, Haruki mostrò nuovamente la sua orribile forza da
orco, sollevandomi e appoggiandomi sulla sua spalla per poi portarmi
via di peso. Riuscì a malapena a prendere la mia borsa prima
di uscire.
«Dove diavolo stiamo andando?» gli urlai
nell'orecchio, perché questo è ciò che
avrebbe fatto una persona normale. O perlomeno quello era il primo
motivo, la seconda ragione era dovuta al panico di dover subire un
secondo rapimento nella stessa giornata.
«Nell'aula del club!» fu la sua breve risposta, per
poi spingere via alcuni alunni che camminavano tranquilli e riaffondare
nel silenzio.
Attraversammo il corridoio e scendemmo le scale fino al piano terra,
per poi rientrare in un altro edificio e salire altre scale. Infine
Haruki si fermò nel mezzo di un corridoio male illuminato, e
mi lasciò andare.
Davanti a noi c'era una porta. Club di Letteratura, diceva la placca
sopra la porta.
«Eccoci qua!»
Senza nemmeno bussare, Haruki aprì la porta ed
entrò senza pensarci troppo. Riluttante, lo seguì.
La stanza era sorprendentemente grande, forse perché le
uniche cose al suo interno erano un lungo tavolo, qualche sedia
pieghevole e una libreria. Piccole crepe sul soffitto annunciavano lo
stato di decadimento dell'edificio.
E seduto immobile su una delle sedie di metallo, come se fosse parte
dell'arredamento, c'era uno studente che leggeva un voluminoso libro
cartonato.
«Da questo giorno, la stanza è nostra!»
dichiarò solennemente Haruki con le braccia conserte. Sul
suo viso c'era quel fiero, energetico sorriso. Se solo lo avesse
mostrato un po' più spesso...
Ovviamente, non lo avrei mai detto ad alta voce.
«Aspetta un momento. Dove ci troviamo?»
«Siamo nell'edificio dei club culturali! Sai che il club
delle belle arti e quello musicale hanno una loro aula, no? Bene, i
club che non hanno bisogno di aule speciali trovano spazio qui. Viene
chiamato il Vecchio Edificio. E quest'aula in particolare appartiene al
Club di Letteratura!»
Se l'era imparato tutto a memoria?
«E allora, che mi dici del Club di Letteratura?»
Haruki gesticolò facendo ondeggiare la mano. «Dopo
che tutti gli studenti del terzo anno si sono diplomati, il club non ha
più membri. Se quest'anno non si unisce nessuno, il club
verrà cancellato.»
E quel tizio nell'angolo?
«È l'unico membro iscritto. È del primo
anno, come noi.»
«Quindi il club non è stato ancora
cancellato!»
«Ma è prossimo alla cancellazione, giusto?
Perché con un solo membro è come se non ne
avessero, sai?»
Tu... Stupido! Ora invaderemo le aule delle altre persone?
Guardai verso il neo iscritto a letteratura. Aveva i capelli corti e
portava gli occhiali, e fino ad ora non aveva alzato lo sguardo da quel
libro una sola volta. Oltre all'impercettibile movimento delle dita che
voltavano pagina, rimaneva del tutto fermo, e ci ignorava
completamente. Ecco, un altro tipo strano...
«Che ne sarà di lui?» chiesi sottovoce
ad Haruki.
«Ha detto che gli va bene.»
«Davvero?»
«Gliel'ho chiesto durante la pausa pranzo. Gli ho detto che
dovevo prendere in prestito l'aula, e lui ha detto di fare con comodo,
finché può leggere i suoi libri in pace. Sembra
un po' strano, eh?»
Senti chi parla, Haruki! Diedi un altro sguardo all'aula di letteratura.
Era pallido e inespressivo. Le sue dita avevano movimenti meccanici.
Gli occhiali spessi riflettevano la luce del sole, nascondendo i suoi
occhi. Mi faceva venire voglia di toglierli per guardarlo meglio.
Sembrava davvero una bambola vivente.
Come se avesse notato che lo stavo fissando, sollevò
improvvisamente la testa e si aggiustò gli occhiali con un
dito. I suoi occhi scuri mi fissarono attraverso le pesanti lenti; il
suo viso non mostrava alcuna espressione. Era completamente diverso da
Haruki, il quale indossava le proprie emozioni come un cappotto. Questo
ragazzo invece aveva una faccia da poker permanente.
Faceva un po' paura, in realtà.
«Yuuki Nagato.»
Con quel tono di voce, chiunque avrebbe potuto dimenticarlo nel giro di
tre secondi dopo averlo sentito. Mi guardò per qualche
secondo, poi, come se avesse perso l'interesse, tornò al suo
libro.
«Dimmi, Nagato-kun.» iniziai, esitando.
«Haruki ha intenzione di usare quest'aula per un fantomatico
club. Per te va davvero bene?»
«Sì.»
I suoi occhi non mollarono quel libro nemmeno una volta.
«Ma, uhm, potrebbe causarti dei problemi.»
«Non importa.»
«Potresti addirittura venir cacciato, sai?»
«Come preferite.»
Apprezzai la risposta pronta, ma le sue parole erano totalmente
monocordi. Credo che in ogni caso non gli importasse veramente, fino a
che poteva avere il suo libro.
«Bene, allora è deciso!» Haruki mi
interruppe sorridendo. Sembrava iperattivo; ebbi una brutta sensazione.
Quanto caffè hai bevuto oggi, Haruki?
«Da questo momento in poi, ci incontreremo qui dopo le
lezioni. Vedi di presentarti, altrimenti saranno guai!»
Lo disse con un sorriso abbagliante come la Luna crescente. Riluttante,
annuì.
Non volevo sapere quali piani contorti aveva in serbo per me se non mi
fossi presentata.
Il giorno successivo, dopo scuola, dovetti rifiutare a malincuore la
proposta di Taniguchi e Kunikida di tornare a casa assieme. Se non
altro, potei evitare i commenti maligni di Taniguchi sul mio aspetto.
Mi avviai con passo pesante verso l'aula del club.
Haruki mi aveva già detto «tu vai per
prima!» per poi schizzare fuori dalla stanza con una
velocità che mi ricordò perché i club
desideravano tanto la sua adesione. È così
veloce... Che si fosse messo i razzi ai piedi? Era su di giri
perché stava andando a cercare membri per il gruppo? O
perché ora era un passo più vicino ad incontrare
degli alieni?
Borsa su una spalla, passo lento e sconsolato, sguardo stanco. Mi
diressi verso il Club di Letteratura, ringraziando il cielo che questa
volta non dovetti affrontare un altro rapimento.
Yuuki Nagato era già nella stanza quando entrai. Era nella
stessa posizione del giorno prima, e allo stesso modo, ignorava la mia
presenza, con la testa china sul libro. So che questo è il
club di letteratura, ma non faceva nulla oltre a leggere?
Silenzio.
«...cosa stai leggendo?» chiesi, non potendo
più sopportare quel silenzio. Invece di rispondere, Nagato
alzò il libro in modo che potessi leggere la copertina. Dei
termini in katakana in stile gotico troneggiavano in maniera
soporifera. Sembrava qualche romanzo fantasy, di quelli che legge
sempre mio padre.
«È interessante?»
Si sistemo gli occhiali, e con lo stesso tono monotono rispose:
«Unico.»
«...quale parte?»
«Tutto quanto.»
«...ti piacciono proprio i libri, eh?»
«Relativamente.»
«Davvero...?»
«...»
Silenzio. Di nuovo.
Ora posso andare a casa?
Nel momento in cui appoggiai la borsa sul tavolo e mi presi una sedia,
la porta si spalancò. Mi correggo: era stata aperta a calci.
«Ehilà!» salutò Haruki
sorridendo, marciando oltre la porta e salutando vistosamente me e
Nagato. «Scusate per il ritardo, ma mi ci è voluto
un po' per acciuffarlo!» Con un braccio ci stava salutando,
ma con l'altro teneva stretto il polso di qualcuno. Al posto mio, aveva
rapito qualcun altro!
Clack! Haruki chiuse a chiave la porta, e sentendo quel suono, la
minuta figura tremò di paura.
Era un altro ragazzo.
Ed era anche incredibilmente carino.
Era magro e basso, sembrava più uno studente di scuola media
che si traveste da ragazzo delle superiori. I suoi capelli castani
erano mossi e gli davano un'aria da bimbo, e i suoi grandi occhi da
cucciolo da cane bastonato chiedevano silenziosamente aiuto.
Questo era il candidato scelto da Haruki?
«C-cosa stai facendo?» tremò il
ragazzino. «D-dove mi trovo? Perché mi hai portato
qui? P-perché hai chiuso la porta? Che-»
«Silenzio.»
Il ragazzo si bloccò di scatto, di fronte alla voce
imperante di Haruki. Si lasciò sfuggire qualche flebile
lamento quando Haruki gli si avvicinò e gli
appoggiò amichevolmente il braccio sulle spalle. Con un
raggiante sorriso Haruki esclamò: «Ve lo presento:
il suo nome è Mitsuuru Asahina!»
...
...quella era tutta l'introduzione?
La stanza piombò nuovamente nel silenzio. Haruki aveva la
faccia soddisfatta di chi aveva fatto il suo dovere; Nagato, come al
solito, continuò a leggere come se nulla fosse successo, e
il ragazzo misterioso, Mitsuuru Asahina, sembrava stesse per piangere.
Siccome sembrava che nessuno avrebbe detto nulla, decisi di rompere il
silenzio io stessa.
«Da dove l'hai rapito?»
«Non l'ho rapito! L'ho solo costretto a venire con
me!»
È la stessa cosa!
«L'ho visto bighellonare in un'aula del secondo anno.
Perlustro l'intera scuola durante gli intervalli, lo avevo
già notato prima. È perfetto per i nostri
piani!»
Piani? Quali piani? Aspetta, quindi è questo quello che
facevi tra una lezione e l'altra. Più importante,
però...
«...vuol dire che lui è un anno più
grande!»
Anche se decisamente non lo sembra... ma non sono nella posizione per
parlare.
«...e allora?»
Gli gettai un'occhiata, e vidi la sua incredulità. Non
ditemi che Haruki davvero non ci vedeva nulla di male in ciò
che aveva fatto. Deve essersi nascosto dietro la porta il giorno in cui
distribuirono i cervelli.
«Ahh, non fa niente... uhm, Asahina-senpai, giusto?
Perché avremmo bisogno di lui per il tuo club?»
«Be', guardalo!» Haruki gli diede un colpetto, e
lui inciampò verso di me. Feci d'istinto un passo indietro,
e Asahina-senpai si aggrappò all'angolo del tavolo per non
cadere.
«Vedi quanto è debole?» Haruki
dichiarò. «Vedi come potrebbe essere sconfitto
facilmente? Ha bisogno di un po' di fegato! Fegato e coraggio! Se
possiedi queste caratteristiche, non sarai mai battuto, ma se ti
mancano, non combinerai mai nulla! Non saresti degno di essere chiamato
un uomo!»
Questo è piuttosto crudele, Haruki.
Haruki afferrò l'aria con un pugno.
«Perciò, questa sarà la prima missione
del club! Trasformare questo scarso, debole non-uomo in un uomo
invidiato da tutti! Un uomo tra gli uomini!»
Il mio pensiero, inizialmente, fu che Haruki era andato a tal punto
oltre il fondo che sarebbe riemerso dalla parte opposta. Anche se era
vero che probabilmente Asahina era il ragazzo meno mascolino che avessi
mai visto, avrebbe comunque potuto avere successo con molte ragazze. E
in ogni caso non era completamente fuori di testa come qualcun altro di
cui non faccio il nome.
«Ehi, questo è troppo!»
Asahina era riuscito a rimettersi in piedi, a girarsi e a mettersi di
fronte ad Haruki. «Anche io sono un uomo!» disse
alzando la voce.
«Oh? Davvero?» Haruki appoggiò di nuovo
le mani sulle sue spalle. Sembrava davvero un pericoloso rapitore, in
quel momento. «Quanto uomo sei, veramente?»
I suoi occhi sembravano spaventosi. Oh no, scappa, Asahina-senpai!
Le sue mani si mossero velocemente in basso su Asahina-senpai, verso...
Oh. Oh mio dio.
Non so chi avesse urlato per primo, mi piace pensare che fu Asahina.
Sarebbe stato molto meno imbarazzante per me. Questa volta, Haruki era
davvero andato troppo oltre.
«Fermati subito!» urlai, cercando di separarli.
«Cosa diavolo pensi di fare? Queste sono molestie
sessuali!» Vuoi venire denunciato?
«Bene bene... Chi l'avrebbe detto?» Haruki rise
senza alcuna vergogna. «È davvero un uomo,
dopotutto! Vuoi controllare?»
Divenni all'istante color rosso cremisi. «Cosa? No!»
Haruki lasciò finalmente andare Asahina, il quale cadde a
terra sulle sue ginocchia. E dopo tutto quanto Nagato non si era ancora
mosso.
«Capisci cosa intendo dire, vero? Se riusciamo a trasformare
qualcuno come lui nell'incarnazione dello spirito mascolino, la forza
della nostra causa sarebbe stata provata a tutti! Tutto questo
è, ovviamente, parte del mio piano.»
Questo tuo piano sembra pericoloso, una di quelle cose con le quali una
persona sana di mente non vorrebbe avere nulla a che fare.
«È per questo che l'hai rapito? Per renderlo
più uomo?»
Asahina mi guardò con occhi pieni di lacrime. Spera che io
possa salvarlo?
«Be', in realtà pensavo anche di usarlo per farci
pubblicità. Qualcosa come… Una mascotte! Qualcosa
del genere.»
...è ufficiale. L'idiozia di Haruki ha finalmente sorpassato
l'idiozia di tutti i più stupidi idioti di questo mondo. Ora
può ufficialmente unirsi allo show de "I Più
Pericolosi Idioti di Sempre".
«Mitsuuru-kun! Ti sei già unito ad un
club?» chiese Haruki.
«Uh... Sono nel Club di Economia...»
«Abbandonalo! Non è abbastanza da uomini. E poi,
interferirebbe con le nostre attività.»
Non sei decisamente troppo egoista a questo punto?
Asahina-senpai sembrava una vera vittima. Aveva lo sguardo di un
condannato a morte a cui viene chiesto se, come veleno, preferirebbe
bere cianuro o stricnina. Poi posò nuovamente lo sguardo su
di me, cercando di mettere a fuoco con quei suoi occhioni da cucciolo,
pregandomi di essere salvato. Poi sembrò sorpreso di vedere
Nagato, forse lo aveva notato solo adesso.
«Oh... Capisco...» sussurrò a
sé stesso, con una voce così leggera da sembrare
il canto di una libellula, fissando lo studente seduto nell'angolo.
«Ho capito...»
Uh, cosa hai capito?
«Abbandonerò economia, ed entrerò in
questo club...» continuò, con lo stesso tono.
Eh?
Esitò. «Ma non so tanto bene di cosa si occupa il
Club di Letteratura...
«Oh, non preoccuparti di questo. Non siamo un Club di
Letteratura,» spiegò Haruki, come se fosse la cosa
più ovvia del mondo. Vedendo Asahina-senpai così
confuso, mi intromisi nella conversazione per mettere le cose in chiaro.
«Stiamo solo prendendo in prestito quest'aula per un po'. Il
club nel quale sei appena stato costretto ad unirti è in
realtà un'organizzazione senza nome, con Haruki come
responsabile, che parteciperà ad attività
sconosciute.»
«...cosa?»
«In effetti, quel ragazzo laggiù è
attualmente l'unico membro del vero Club di Letteratura.»
«Oh...»
«Asahina-senpai sbatté le palpebre con stupore,
labbra semiaperte, senza parole. Non potevo biasimarlo.
«Non vi preoccupate!» esordì Haruki, con
l'espressione di chi non doveva preoccuparsi di alcuna
responsabilità. Diede una pacca sulla spalla di
Asahina-senpai. «Ho appena trovato un nome! È la
parte più importante nella formazione di un club!»
Credevo che la parte più importante fosse reclutare
membri... Oh, ma chi se ne importa.
Fissai Haruki.
«Okay,» dissi con il tono di chi si è
arreso, «sentiamolo.»
Non importava cosa avessi detto, perché Haruki ce lo avrebbe
rivelato comunque. Prese un respiro profondo, in preparazione
all'importante momento della rivelazione del suo Grande Ingegno.
Attenzione tutti quanti! Il nome del nostro novello club è
stato deciso. Nessuna modifica è stata effettuata; questo
era puramente frutto della mente deragliata di Haruki.
La Brigata SOS!
La Brigata per Sollazzare Oltremisura il mondo di Haruki Suzumiya. Che
abbreviato diventava Brigata SOS.
Ora potete liberamente ridere.
Io ero rimasta fin troppo di stucco per fare una cosa come ridere.
Probabilmente vi starete chiedendo perché si chiama
"Brigata". Tecnicamente, dovrebbe essere "Circolo Amatoriale per
Sollazzare Oltremisura il mondo di Haruki Suzumiya". Il problema
è che non avevamo ancora raggiunto gli obiettivi minimi per
essere considerati un'associazione, e in ogni caso nessuno sapeva di
cosa ci occupavamo. «E allora chiamiamola semplicemente una
brigata!» disse enigmaticamente Haruki. E così
nacque il magnifico nome del nostro club.
Asahina-senpai non aprì bocca, rassegnato al suo destino.
Nagato era praticamente un estraneo. Io invece non riuscivo a dire
nulla. Per diretta conseguenza, il nome di Haruki passò il
turno con un solo "sì" e tre astenuti.
La Brigata SOS è ufficialmente aperta al pubblico! Che
magnifica notizia!
Oh, che gioia.
Senti, Haruki, fa' quello che vuoi.
N D T
Ecco il il secondo capitolo! Però, data la lunghezza, credo
che dovrò dividerlo in tre parti. Un capitolo dove Kyon
inizia a mostrare qualcosa di simile ad un comportamento tsundere...
Però non mi piace l'assenza di suspence! Non potendoci fare
nulla, vi saluto fino al prossimo capitolo!
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