Una giornata no

di Rachi
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Capitolo 2

«Ora capisco perché la tua mogliettina non è molto felice del tuo comportamento!» Jack non aveva fatto in tempo a mettere piede in ufficio dopo aver salutato rapidamente Allie con un abbraccio, che Bobby aveva immediatamente approfittato della situazione e lo stava apostrofando mentre cingeva con un braccio la spalla di Sue.
«Allora signori Hudson c’è una bella casetta che vi attende. Fate i bagagli e buon lavoro.» Myles lasciò cadere le chiavi della villetta sulla scrivania di Sue. Jack si avvicinò a lei, scuotendo la testa e facendo una smorfia a Bobby mentre questo si allontanava ridendo.
«Ok, pensi di poter fare le valige in un paio d’ore?»
«Ci trasferiamo subito?»
«Si, prima ci trasferiamo prima iniziamo» poi si fermò guardandola negli occhi «Sue? Qualche cosa non va?»
Lei cercò di sorridere per sdrammatizzare «Niente, vedrai passerà. E poi è l’umore giusto per la nostra copertura. A proposito se vado subito sarò pronta in tempo.»
«Ok, allora ci vediamo sotto casa tua, ti passo a prendere.»
«Va bene» gli rispose rapidamente prendendo il cappotto, e si avviò all’uscita dove venne fermata da Lucy e Tara «Sue, che c’è?»
«Niente» per l’ennesima volta mentì sul motivo della sua inquietudine, ma non poteva distrarle con un semplice niente «Non ho dormito bene e poi la telefonata di mia madre mi ha messo di cattivo umore. Sa che odio andare ai matrimoni di parenti che non vedo da anni, ma continua a costringermi. Poi dovrei sorbirmi quei bei discorsi su che bella carriera che sto facendo, tutti gli sforzi che ho fatto… e poi cadrebbero tutti sulla stessa domanda, visto che ci andrei da sola… “come mai sei da sola?”. Poi arrivo al lavoro e trovo…»
«Allie?» concluse la frase per lei Lucy «Sue non è che…»
«No Lucy! Niente che, se o ma, n i e n t e! Ora devo andare. Jack verrà a prendermi tra meno di due ore e se non vado subito non sarò mai pronta» fece un lungo sospiro e poi, prima di andarsene, rialzò gli occhi sulle due amiche che avevano ascoltato il suo sfogo «Scusatemi…»
Tara e Lucy la guardarono sparire dietro le porte dell’ascensore e sobbalzarono entrambe quando Myles, che aveva sentito tutto, si avvicinò alle loro spalle dicendo «Penso che la terapia di coppia possa davvero servire a quei due. Troppo ligi al dovere e alle regole…Ma al cuor non si comanda!!» e mentre percorreva il corridoio dirigendosi all’archivio, gesticolava in quel modo strano come solo lui sapeva fare.

Jack arrivò sotto casa di Sue e le mandò un messaggio per avvertirla di essere arrivato. Le chiese di aprire il portone così l’avrebbe aiutata con le valige, ma appena scese dalla macchina la vide uscire e le corse incontro «Dai, ti do una mano.»
«Grazie ma ce la faccio da sola» anche questa volta il suo tono era stato un po’ troppo duro, “Possibile che non riesco a mantenere la calma?
Jack rimase a guardala mentre metteva le valige in macchina e faceva salire Levi. Non riusciva a capire che cosa avesse. La Sue che conosceva non si era mai comportata così. Sentiva che c’era qualche cosa che non andava, e di una cosa era sicuro, avrebbe tentato di scoprirlo. Entrò in macchina dopo di lei, la trovò che rispondeva ad un messaggio, quindi la lasciò stare e per gran parte del tragitto si concentrò sulla strada guardandola ogni tanto quando, irrequieta, cambiava posizione sul sedile. Rimasero imbottigliati nel traffico e Jack, non arrendendosi, riprovò a capire cosa avesse, ma come risposte non riuscì ad ottenere altro che dei monosillabi, mentre lei continuava a ripetersi la stessa frase “Siete solo amici Sue, solo amici…allora perché mi ha fatto così male vederli abbracciati?

Arrivati nella zona residenziale persero alcuni istanti per identificare la villetta che sarebbe servita per la loro copertura poi, parcheggiata l’auto nel vialetto davanti al garage, Jack riuscì a convincerla ad andare con Levi a fare due passi mentre lui portava all’interno le valige. Nelle ore precedenti al loro arrivo era stato inscenato un trasloco in piena regola, e ora mancavano solamente i nuovi inquilini. Sue cedette presto, pensando che un po’ d’aria e una passeggiata con il suo fedele amico le avrebbe giovato all’umore, così gli tolse il guinzaglio e iniziò ad incamminarsi nel viale alberato che costeggiava i giardini curatissimi delle villette, così simili a quella che avrebbero occupato loro fino alla risoluzione del caso.
Sue stai calma, non lo puoi trattare male per tutto il lavoro di copertura, in fondo non è colpa sua, sei tu che oggi hai troppi pensieri per la testa...” continuava a ripetersi.

Intanto Jack si infilò la tuta da jogging e se ne uscì a correre un po’ cercando di raggiungere Sue. Quando la vide in lontananza allungò il passo della corsa per colmare la distanza più rapidamente.
«Sue, Questa stasera cucino io, dimmi cosa vorresti mangiare e realizzerò ogni tuo desiderio.»
«Ricordi? Odio recitare la farsa della famigliola felice, non c’è bisogno che cerchi di rabbonirmi per le tue scappatelle, non basta un piatto di lasagne per ritrovare la fiducia in noi .»
A Jack sembrò di ricevere un pugno nello stomaco. “Certo che le rimane naturale questo lavoro di copertura”, poi vide la signora James in giardino e capì «Ok tesoro!» alzando la voce «Se vuoi digiuna. Io mi ordino una pizza» e corse via.

Me lo sono meritato” pensò Sue quasi dimenticandosi dei loro ruoli, “Devo calmarmi un po’, Jack non c’entra nulla” o quasi…“In casa devo cambiare atteggiamento” «Su Levi, facciamo ancora due passi e arriviamo al supermercato qui vicino, facciamo la spesa e prepariamo una bella cenetta. Mi devo pur far perdonare per questa giornata!» Levi le saltò addosso richiedendo una buona dose di coccole «Si, si, penso anche a te, comperiamo i bocconcini che ti piacciono tanto!»
Jack intanto, correndo per il quartiere, pensava a quello che gli aveva detto Allie solo poche ore prima mentre continuava a perlustrare la zona, poi fece dietro front per dirigersi verso casa pensando che, anche se con un pessimo umore, lo aspettava Sue, e un sorriso gli salì alle labbra.





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