IL FANTASMA
D’IRLANDA
Una
distesa
verde smeraldo, soffice ma fiera.
Una
città
popolata da gente di ogni tipo, ma affollata di giovani che insieme
trascorrono
una piacevole serata.
Luoghi
magici che accolgono storie altrettanto fantastiche chiamate da alcuni
“Leggende” e da altri “Canti”.
Un
piccolo
pub nascosto ma gremito di persone che insieme trascorrono un dopo cena
come un
altro.
Una
serata
che, sembra destinata a passare nella solita noiosa compagnia dei tuoi
amici di
sempre, che però, essendo tutti fidanzati , spesso snobbano
le tue frasi per
ascoltare i vaneggiamenti delle loro ragazze.
E
poi c’è
lei.
Occhi
color
cielo, capelli color fuoco, la contraddizione di due elementi
così diversi che convivono
in un unico essere.
La
vedi al
bancone e ne rimani affascinato,la fissi, la osservi e poi decidi.
Un
pub
nascosto, quello che ti ci vuole per staccare dalla realtà
d’ogni giorno, una
realtà che è diversa da quelli dei giovani della
tua età, una verità celata
agli occhi di chi non sa vedere.
L
a folla
sconosciuta di individui che ti fa compagnia in una serata come
un’altra, la
solita birra scura davanti a te e la
solita musica tradizionale che tanto ami.
E
poi c’è
lui.
Occhi
color
verde intenso, capelli color del grano con riflessi ambrati, ti sta
guardando
affascinato, rimirandoti come fossi una creatura rara e preziosa.
Si
avvicina
a te lentamente e tu ti giri per poterlo vedere bene, per poterlo
ascoltare, al
contrario del tuo solito comportamento che tenderebbe ad isolarti da
chiunque.
-Ciao-
-Ciao,
non
ti ho mai visto qui- dici serena
-Sono
venuto
con degli amici per trascorrere la serata, ma da quando siamo arrivati
in
realtà sto parlando solo con quel simpatico muro
laggiù, è un po’ silenzioso
però-
Ridete,
l’imbarazzo del primo approccio si smorza e così
vi lasciate andare alle chiacchiere.
Parlate
del
più e del meno, delle vostre passioni, non toccate argomenti
troppo scontati,
ma al contempo rimanete fuori dai soliti discorsi che ti
costringerebbero al
silenzio, per l’impossibilità di rivelare di
più.
Le
ore passano
e quando ti accorgi che l’ora stabilita per il ritorno
è passata da un pezzo ti
affretti verso l’uscita, salutando in gran fretta
l’unica persona che ti abbia
mai dedicato attenzione dopo tanto, tanto tempo.
Corri
e una
volta fuori dal locale svanisci, come un sogno, come un fantasma.
Il
povero
ragazzo, rimane a fissare il vuoto lasciato dalla tua scomparsa,
sentendo
emergere dentro di lui una sensazione di freddo che non aveva mai
provato.
Una
gita
fuori porta. Idea geniale. Le scogliere di Moher sono sempre state uno
dei tuoi
luoghi preferiti.
Come
sempre,
sei stato invitato ad unirti agli altri per cortesia e non per la reale
necessità della tua presenza in mezzo a loro.
Camminate
insieme lungo il solito sentiero che percorre le scogliere e poi,
d’un tratto,
ti blocchi.
Stupito.
Meravigliato.
Lei
è lì,
sul ciglio della scogliera e sembra stia per gettarsi giù.
Non
puoi
fermare le tue gambe che, ad un muto comando, corrono verso di lei; non
puoi
bloccare le tue braccia che si slanciano, catturandola in una stretta
presa e
non puoi impedirti si sussurrarle, in tono roco e strozzato,
all’orecchio
-Non
farlo!-
Lei
si volta
all’interno del tuo abbraccio, ora siete faccia a faccia, ti
sorride
malinconica e ti risponde
-L’ho
già
fatto-
La
fissi
sconvolto
-Come?-
-Io
sono già
morta-
Le
tue
braccia si congelano, non respiri, non rispondi, una sola domanda ti
frulla in
testa:
“Se
lei è
ciò che dice di essere come è possibile tutto
questo?”
Esterni
il
tuo dubbio, senza quasi rendertene conto
-Come
è
possibile?-
E lei ti spiega,
pazientemente, che le è
concesso di riprendere sostanza per alcuni giorni ogni 100 anni, dura
poco,
certo, ma tutto sembra tornare come una volta e così, ha la
possibilità di
essere vista, toccata, ascoltata.
Sospira
tristemente
e poi ti dice
-
Ora lasciami.
Devo andare-
-No-
La
tua
risposta è chiara, ferma e
non lascia
adito a dubbi
-Non
puoi
venire con me, io non appartengo più a tutto questo- e con gesto vago indica il
circostante
-Lo
so,
voglio venire-
-Dovresti
separarti da tutto ciò che hai, è troppo doloroso … -
-Non
lo è. Tu
mi hai sconvolto al primo sguardo, ora lascia che sia io a sconvolgere
te-
-Non
potrai
tornare indietro-
-Non
ho
famiglia, non ho una vera casa, i miei amici non si accorgono nemmeno
che
esisto, tu sei l’unica cosa con cui voglio restare-
-Allora
vieni-
Camminarono
insieme, verso la
nebbia, immergendovisi.
Fu
così che,
in silenzio e senza scalpore, se ne andarono via.
Di
lui,
parecchi anni più tardi, fu ritrovato unicamente lo zaino e
all’interno di esso,
solamente una solitaria ciocca di capelli rossi.
Note:
Malinconica e surreale, ma l'Irlanda è una terra
così bella che non
potevo non scrivere qualcosa che la riguardasse (anche se non lo mai
visitata,
quindi chiedo scusa per eventuali strafalcioni XD) Come sempre spero di
ricevere i vostri commenti, grazie a tutti. Alla prossima.
Erika :)
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