So fragile

di Artemisia89
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Liberamente ispirato all'Eracle di Euripide.

 

So fragile

 

Piccola. È così piccola tra le sue braccia. È nero sul nero, mentre il rosso del sangue e dei capelli si spargono su di lei, e su di loro. Sembra così piccola, stretta a lui. Lui che è così grande e forte e potente e vivo. Lui è ancora vivo. Lei invece ha sul capo l’ombra della nivea mano di Persefone. Lui è vivo. Lei è morta. È lei quella che sta meglio tra tutti e due. Perché in ogni caso dorme, e non vede.

 

I passi sono [pesanti] l’eco del vento che è passato e li ha travolti, invano hanno sperato, invano hanno atteso lo zefiro. Il vento li ha avviluppati e li ha scaraventati nell’abisso [e loro non torneranno]. Loro sono piccoli, e fragili. Che blasfema cosa, che bestemmia urlata contro il cielo vedere i riccioli biondi macchiati di carminio, gli occhi azzurri spenti come il cielo opaco dell’inverno. L’ape non raccoglierà più il polline, il ronzio si è spento, le loro grida tacciono. Stanno dormendo. Dormono [e non respirano].

 

Lasciategliela accarezzare. Lasciatemela accarezzare. Lei profuma, ancora, la sua pelle, ancora, è qui, con me, come può essere, non io, non lei. Non noi. Perché noi? C’è il silenzio attorno al palazzo, attorno al mondo intero. I vecchi piangono sommessamente, le donne non urlano, né si strappano le chiome color della terra, ma si guardano attonite, tra di loro. Le mani tremano, le menti volano e stringono forte ai loro pensieri i bambini che dormono nella notte. Dove sono i giochi? Dov’è il mantello del padre? Papà è tornato, papà è impazzito. Ci sei mancato papà. Non andartene di nuovo.

 

Le chiome degli alberi sembrano fumo. Ondeggiano, sinuose. Come le anime che imploravano salvezza e che svanivano ad ogni passo. I passi. Ne ha compiuti migliaia in questi anni, eppure non si era mai sentito così vuoto e stanco come adesso. Lei è piccola, è così piccola. I suoi capelli sono pari alle criniere dei leoni più maestosi, all’oro rosso di cui gli artisti si servono per creare la bellezza. Lei era bellezza. Ed ora sta dormendo. La pelle delle caviglie e dei piedi risplende di una luce di perla. Non è stata così bella nemmeno il giorno delle sue nozze quando Tebe intera l’aveva accompagnata alla casa di Anfitrione, tra canti e balli. È morta per mano di chi amava, proteggendo chi amava [una freccia sola per entrambi, madre mia].

 

Ti prego, parlami di una morte più meravigliosa, più pura. Parlamene e io ti ascolterò. Tenderò a te un orecchio e l’altro presterà attenzione al suono lontano delle onde, che si infrangono fragorose sulla spiaggia. I bambini dormono dietro di me: le vesti intatte, i corpi freddi. La dea ha dato loro le sue mani pallide e li conduce alla sua dimora. Lei invece deve restare ancora qui, con me, per un po’, giusto il tempo per fissare il suo sguardo con il fuoco, nella mia memoria che sembra svanire, sotto la coltre pesante del dolore. Ancora per un po’ , oh Dei, Megara, fatemela accarezzare ancora un po’. Il suo viso, il suo petto, il suo cuore. Era la donna più bella, padre Zeus saettatore, ma le mie preghiere non ti sono giunte. Non hai ascoltato il figlio tuo. Volgi verso terra il tuo sguardo divino e consideraci qualcosa di più che marionette in funzione del vostro divertimento. C’era un cuore in lei. C’era un cuore in noi.

 

Ma ora anche il vento ha smesso di soffiare.

 

 

 

 

 

[Tutta la tua famiglia guarda a te, e tu non ci sei]

 





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