Liberamente ispirato
all'Eracle di Euripide.
So fragile
Piccola. È così piccola tra le sue braccia. È nero sul nero, mentre il rosso
del sangue e dei capelli si spargono su di lei, e su di loro. Sembra così
piccola, stretta a lui. Lui che è così grande e forte e potente e vivo. Lui è
ancora vivo. Lei invece ha sul capo l’ombra della nivea mano di Persefone. Lui è
vivo. Lei è morta. È lei quella che sta meglio tra tutti e due. Perché in ogni
caso dorme, e non vede.
I passi sono [pesanti] l’eco del vento che è passato e li ha travolti,
invano hanno sperato, invano hanno atteso lo zefiro. Il vento li ha avviluppati
e li ha scaraventati nell’abisso [e loro non torneranno]. Loro sono
piccoli, e fragili. Che blasfema cosa, che bestemmia urlata contro il cielo
vedere i riccioli biondi macchiati di carminio, gli occhi azzurri spenti come il
cielo opaco dell’inverno. L’ape non raccoglierà più il polline, il ronzio si è
spento, le loro grida tacciono. Stanno dormendo. Dormono [e non
respirano].
Lasciategliela accarezzare. Lasciatemela accarezzare. Lei profuma, ancora, la
sua pelle, ancora, è qui, con me, come può essere, non io, non lei. Non noi.
Perché noi? C’è il silenzio attorno al palazzo, attorno al mondo intero. I
vecchi piangono sommessamente, le donne non urlano, né si strappano le chiome
color della terra, ma si guardano attonite, tra di loro. Le mani tremano, le
menti volano e stringono forte ai loro pensieri i bambini che dormono nella
notte. Dove sono i giochi? Dov’è il mantello del padre? Papà è tornato, papà è
impazzito. Ci sei mancato papà. Non andartene di nuovo.
Le chiome degli alberi sembrano fumo. Ondeggiano, sinuose. Come le anime che
imploravano salvezza e che svanivano ad ogni passo. I passi. Ne ha compiuti
migliaia in questi anni, eppure non si era mai sentito così vuoto e stanco come
adesso. Lei è piccola, è così piccola. I suoi capelli sono pari alle criniere
dei leoni più maestosi, all’oro rosso di cui gli artisti si servono per creare
la bellezza. Lei era bellezza. Ed ora sta dormendo. La pelle delle caviglie e
dei piedi risplende di una luce di perla. Non è stata così bella nemmeno il
giorno delle sue nozze quando Tebe intera l’aveva accompagnata alla casa di
Anfitrione, tra canti e balli. È morta per mano di chi amava, proteggendo chi
amava [una freccia sola per entrambi, madre mia].
Ti prego, parlami di una morte più meravigliosa, più pura. Parlamene e io ti
ascolterò. Tenderò a te un orecchio e l’altro presterà attenzione al suono
lontano delle onde, che si infrangono fragorose sulla spiaggia. I bambini
dormono dietro di me: le vesti intatte, i corpi freddi. La dea ha dato loro le
sue mani pallide e li conduce alla sua dimora. Lei invece deve restare ancora
qui, con me, per un po’, giusto il tempo per fissare il suo sguardo con il
fuoco, nella mia memoria che sembra svanire, sotto la coltre pesante del dolore.
Ancora per un po’ , oh Dei, Megara, fatemela accarezzare ancora un po’. Il suo
viso, il suo petto, il suo cuore. Era la donna più bella, padre Zeus saettatore,
ma le mie preghiere non ti sono giunte. Non hai ascoltato il figlio tuo. Volgi
verso terra il tuo sguardo divino e consideraci qualcosa di più che marionette
in funzione del vostro divertimento. C’era un cuore in lei. C’era un cuore in
noi.
Ma ora anche il vento ha smesso di soffiare.
[Tutta la tua famiglia guarda a te, e tu non ci sei]
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