Promises

di Secret Whispers
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La fiction che segue si è classificata prima al contest "I vostri pg da anziani" indetto dal Secret Whispers nel mese di Settembre 2012.
L'autrice, Light66, ha acconsentito che la sua opera fosse esposta su questa pagina.


Titolo: Promises
Autore: Light66
Fandom: Byakuran x Drocell dall'omonima role
Personaggi: Drocell
Avvertimenti: //
Genere: Yaoi, introspettivo
Breve introduzione:  Quando sei vecchio e solo, non puoi far altro che ricordare le glorie della tua vita e pensare a quanto ti mancano, a quanto vorresti, anche solo per un momento, riavere tutto ciò che ora non hai più.
N.d.A(facoltativo): Byakuran e Drocell erano due artisti de Le Cirque des Rèves - il circo dei sogni -, un circo dove tutto è possibile, che apre al tramonto e chiude all'alba. Byakuran era un illusionista e Drocell un trapezista che usava anche le illusioni, con la particolarità che le loro non erano semplici illusioni, loro si avvalevano della magia per rendere tutto reale. I sette, sono i sette artisti più bravi del circo. Byakuran il Mago, Drocell il Trapezista con le Ali, Tsukiko la contorsionista, Trip e Virus, i gemelli domatori, Beast e Doll le due equilibriste.

 

Promises


Non si sarebbe mai aspettato che quel giorno sarebbe arrivato in quel modo.
Aveva sempre pensato che sarebbero stati insieme, loro due, che avrebbero vissuto tutta la loro vita insieme, infondo se l'erano promesso, tanti e tanti anni prima.
La magia...bhè, aveva reso il tempo un concetto abbastanza relativo per loro, passava molto più lentamente rispetto a quello che era per le altre persone, per le persone "normali".
Loro non erano mai stati normali.
La magia, la passione, l'ardore che avevano, li aveva sempre resi diversi, migliori in certi ambiti, in altri decisamente peggiori, ma erano pur sempre loro.
Adesso era lui.
Seduto su una sedia a dondolo, il sole era basso nel cielo, stava lentamente tramontando, mentre lui si dondolava piano, con le gambe troppo stanche per darsi una spinta abbastanza forte da far almeno cigolare la sedia a dondolo di vimini.
Non era come dondolarsi sui suoi trapezi, probabilmente non avrebbe mai dimenticato la sensazione di libertà e di assoluto dominio che provava ogni volta che saltava da un trapezio all'altro, ogni volta che si sentiva cadere nel vuoto, prima di sparire sotto gli occhi attoniti degli spettatori, per poi apparire di nuovo, appeso all'altro trapezio.
Lo stupore, la meraviglia e quella pioggia di applausi che lo gratificava come nient'altro al mondo.
No, sarebbe stato impossibile dimenticarlo eppure era così triste, malinconico, in qualche modo ingiusto, non poterla più provare.
Così come non avrebbe mai dimenticato quando si sedeva in cima al tendone dei Sette e guardava i numeri degli altri artisti, guardavalui.
Byakuran era sempre stato il più bravo, il più dotato, quello con più potere di tutti.
Era il capo indiscusso del circo, anzi, senza di lui le Cirque des Rèves non esisteva.
Ma Byakuran non era solo questo, era anche il suo migliore amico. Il loro legame era nato quasi per caso ed era così forte e indissolubile, che a volte non esisteva Byakuran senza Drocell e viceversa, agli occhi degli altri, ma anche a quelli di loro stessi.
E ancora, Byaku non era solo quello, era la persona che amava di più al mondo, non solo come amico, questo era ovvio, tranne che per Byakuran.
Ancora ricordava quanto  aveva sofferto per i sentimenti che provava, più quelli si alimentavano più si sentiva una merda nei confronti del suo migliore amico che non sospettava di nulla, si sentiva un bugiardo e un traditore ogni volta che gli diceva di volergli bene, quando in realtà voleva dirgli molto di più.
Poi un giorno, forse nel modo più orribile che potesse accadere, avevano scopato in prossimità di un lago, nel modo più orribile perchè Byakuran non lo aveva mai sfiorato nemmeno con un dito in quel senso, perchè per lui il sesso era solo un istinto, un impulso da sfogare con chi riteneva tanto inutile da poter sfruttate, ossia tutti tranne sè e la contorsionista, loro due erano gli unici amici che il mago aveva.
Tutto l'odio, il disprezzo, il rancore e il dolore che aveva letto negli occhi del suo migliore amico quando gli aveva quasi imposto di fotterlo, ce li aveva ancora impressi nella mente, come se li stesse vedendo in quel momento con i suoi occhi stanchi.
Si erano odiati per quello, avevano odiato loro stessi e avevano sofferto così tanto che aveva creduto, a quei tempi, che non avrebbe mai più potuto provare altro, in vita sua, se non sofferenza e disprezzo per se stesso.
Ma poi le cose si erano risolte, loro si erano riavvicinati, era stato quasi sorprendente quanto il loro legame fosse stato così forte da riavvicinarli e non spezzarsi, dopo quello che era successo.
E poi...poi qualcosa era scattato in loro, qualcosa che li aveva resi quasi folli.
Il desiderio che provavano l'uno per l'altro non erano più riusciti a reprimerlo, trattenerlo, come se si fosse risvegliato all'improvviso, come se fosse scoppiato.
E allora non c'era più Byakuran che scopava con tutti o Drocell che scopava con uno a caso quando ne aveva voglia.
Ma c'era Byakuran che sconvolgeva Drocell con la sua passione e Drocell che travolgeva Byakuran con il suo desiderio.
 
Sorrise a quei ricordi, mentre il cielo si tingeva di arancio e il sole iniziava ad assottigliarsi all'orizzonte.
A quei tempi quello era per lui il più grande traguardo che avrebbe mai potuto raggiungere, l'unico modo in cui poteva dimostrargli quanto lo amava senza farglielo capire.
Era ostinato più che mai a non rivelargli nulla per paura di perderlo. Si accontentava di quello che aveva, si accontentava di stargli vicino in quel modo.
Era convinto di potercela fare, era assolutamente convinto di ciò, ma alla fine non ce l'aveva fatta.
Era stato un periodo tormentato quello, per entrambi, si volevano, si cercavano, ma si respingevano, per la paura, forse la delusione, era tutto un susseguirsi e un alternarsi  di emozioni  che nessuno dei due sapeva gestire.
Ma alla fine si erano amati, si erano amati così tanto intensamente da far male, un dolore atroce ma bellissimo, una contraddizione continua che li rendeva felici e completi.
La sua vita era completa con Byakuran al suo fianco.
E si erano promessi di viverla insieme, ogni attimo, ogni istante, ogni singolo momento, lo avrebbero passato insieme.
Loro due.
Tutto il resto non aveva importanza, non quanto ce l'avevano i loro nomi uno accanto all'altro.
Lo avevano fatto, intensamente, con tutti loro stessi, finchè Byakuran, crudele quasi quanto lo era con gli altri, non l'aveva infranta quella promessa, costringendo lui a farne un'altra.
Loro erano i due migliori artisti dei Sette, i loro numeri, le loro illusioni, il loro potere, era così fenomenale da non lasciare spazio a nessun altro, da eclissare tutti.
Da lasciare tutti gli altri indietro di parecchi metri.
Era la passione, la libertà e la felicità che provavano ogni volta che si esibivano a renderli tali.
Ma tutto, tutto ha un prezzo, anche quella loro magia.
Il tempo, per loro, era un concetto relativo, eppure quella loro magia li consumava dentro, molto velocemente, molto relativamente.
E Byakuran aveva un potere enorme, più di chiunque altro avesse mai incontrato.
Quel potere lo aveva consumato fino a rendergli impossibile esibirsi ancora, molto prima di quando successe a sè.
Questo aveva fatto si che Byakuran infrangesse la sua promessa, che non potesse stargli accanto tutta la vita.
Non rimpiangeva nulla di ciò che avevano fatto insieme, avevano vissuto al meglio, con tutta l'intensità che avevano in corpo, momenti belli, momenti brutti, persino quelli più bui della notte erano stati vissuti con una passione tale da non poter essere rimpianti.
C'erano loro e tanto bastava.
Non avrebbe mai potuto desiderare una vita migliore di quella, un'intera esistenza migliore di quella che gli era stata concessa stando accanto al suo migliore amico.
Byaku era davvero tutto quello che voleva, in un modo così sconvolgente da fare davvero paura, da farlo tremare fin dentro le viscere per quanto fosse dipendente da quell'unica persona.
Ma aveva sempre ritenuto quella paura bellissima.
Contraddizioni.
Ancora, nella sua mente ormai poco elastica e decisamente stanca, ricercava ricordi, ricercava il suo viso, il suo sorrisetto sempre fin troppo ironico, i suoi occhi viola e splendenti.
Anche quando, disteso in quel letto enorme che era stato spettatore di tutta la loro passione e del desiderio costante che avevano l'uno dell'altro, gli aveva strappato quella crudele promessa, quegli occhi erano splendenti. Non stanchi come avrebbero dovuto essere, ma vivi e splendenti.
Il potere che possedeva lo aveva consumato in maniera crudelmente veloce.
Byakuran gli aveva promesso che avrebbero vissuto tutta la vita insieme, istante dopo istante, eppure non aveva mantenuto quella promessa, lo aveva lasciato solo.
Ma prima di tornare ad esibirsi davanti ai suoi personali spettatori nel suo personale circo, lì dove non avrebbe potuto vederlo seduto sulla cima del tendone come faceva sempre, gli aveva fatto promettere di continuare a muovere le sue gambe annichilite su quella terra che, improvvisamente, gli sembrava così arida.
Gli aveva fatto promettere di rimanere lì più a lungo possibile.
E poi era sparito in una bellissima e terribile illusione, lasciandolo solo, con soltanto una promessa a farlo andare avanti, giorno dopo giorno.
Quanto aveva odiato quella vita, che gli aveva donato la più grande felicità e poi, come un clown dispettoso, gliel'aveva portata via, costringendolo a restare lì.
L'aveva odiata con tutto se stesso, aveva odiato Byakuran per avergli strappato quella promessa, aveva odiato se stesso per non essere stato in grado di dirgli di no.
Aveva odiato tutto, anche la notte, quella notte che era sempre il momento in cui davvero loro vivevano.
Improvvisamente si era sentito così solo e così stanco, così inutile e insensato.
Non aveva senso essere lì da solo, non aveva senso svegliarsi la mattina, non aveva senso preparare la colazione se non poteva preparare anche una tazza di latte caldo con delle brioche, non aveva senso uscire fuori in veranda se non poteva sedersi sull'amaca con lui e chiacchierare o anche semplicemente starsene abbracciati in silenzio e non aveva senso aspettare la notte, perchè da solo non poteva viverla.
Era come se dentro non avesse altro che un enorme e sconfinato vuoto, che pian piano lo risucchiava, ma mai abbastanza da trascinarlo dentro e farlo sparire.
Ricordava ogni notte, ogni volta che vedeva il sole tramontare, cedendo il passo alla luna, piangeva, pensando che quello non era il suo posto, si sentiva inadeguato.
Provava un dolore sordo e assordante.
Contraddizioni.
Aspettava l'alba, l'aspettava da solo, sperando sempre che fosse l'ultima, anche se sapeva benissimo che non lo sarebbe stata.
Aspettava l'alba e sperava di rivivere la felicità di un tempo, che tutto quel dolore, quella solitudine, quella tremenda agonia, fosse solo un brutto, orribile sogno.
Rivoleva la sua felicità, rivoleva la passione, il desiderio, i sorrisi e quella gioia incontaminata, rivoleva il suo migliore amico, il suo amore, rivoleva Byakuran, il suo Byaku.
E più i giorni passavano più quel dolore, anzichè scemare, aumentava, sembrava un paradosso, ma era così, quel tempo tanto relativo non riusciva a guarire la ferita che aveva nel cuore ed era atroce.
Non riusciva a farsene una ragione e si malediva ogni giorno, ogni singolo giorno, per quella promessa che gli aveva fatto. Sempre, costantemente.
A volte passava il tempo, seduto accanto all'amaca, con ormai i muscoli troppo atrofizzati per avere la capacità e le forze di salirci, e sfiorava la rete con le dita, proprio dove si distendeva Byakuran, ripercorrendo con la mente tutti i momenti che avevano vissuto insieme.
Quelle rare volte in cui si guardava allo specchio notava quanto era cambiato, ogni giorno, sul suo viso, compariva una ruga nuova, i suoi occhi avevano smesso da tempo di cambiare tonalità in base ai sentimenti che provava, eppure Byaku non aveva fatto altro che ripetergli, fino alla fine, quanto fosse bello, anche se la bellezza non gli apparteneva più da molti anni.
I suoi capelli non erano più rossi, ma grigi, meno folti e molto più sottili. Non più lunghi, ma corti e radi.
Ma non si era mai sentito brutto, non accanto a lui.
Erano anni che, ormai, non faceva più caso al suo riflesso nello specchio, forse perchè non si sentiva altro che un involucro, il vecchio involucro di sentimenti che non avrebbe voluto mai provare.
Ma andava avanti, giorno dopo giorno, per mantenere la sua promessa.
 
Lo amava così tanto, anche ora che non era più con lui, lo amava anche più di quanto lo avesse amato in passato. Non poteva fare a meno di amarlo, era sempre stato così.
Amarlo era stata la cosa più bella che avesse fatto in tutta la sua vita ma c'erano volte che odiava anche quello, forse se non lo avesse amato tanto quel senso di solitudine che provava non sarebbe stato così grande.
Anche ora, mentre sedeva su quella sedia a dondolo, nella veranda di quella casa in collina, che avevano costruito insieme con la magia, accanto ad un lago, perchè a lui i laghi piacevano particolarmente, odiava tutto quell'amore, quella promessa, odiava quella casa, quel lago, quel mondo che lo teneva tanto distante dall'unico posto in cui sarebbe voluto essere.
Ma finalmente il sole era tramontato e la notte era arrivata.
Quella era la sua notte, Byakuran gli diceva sempre che tutte le notti erano proprie, perchè lui era il suo Trapezista con le Ali, ma non era vero, la notte apparteneva a Byaku, sempre.
Quello però no, quella era la sua notte.
Si alzò dalla sedia a dondolo, sentendo le ossa scricchiolare per lo sforzo, le gambe che tremavano e a stento riuscivano a reggerlo, ma cercava di aiutarsi, appoggiandosi ad un vecchio bastone. Anche le mani gli tremavano, ma ancora riusciva a camminare, lentamente e a piccoli passi, i piedi che si spostavano solo di pochi centimetri.
Raggiunse la sua amaca, la loro amaca, e come non faceva da anni, si sedette accanto ad essa, accarezzandone la rete, lasciando che una marea di ricordi lo assalisse.
Stavolta, però, facevano meno male, erano quasi piacevoli, non c'era più odio.
"Va bene Byaku? Credo di aver vissuto abbastanza in un mondo in cui tu non ci sei"
La sua voce era roca e tremante, molto bassa e le parole uscivano lente, a fatica, dalla sua bocca.
Ma mentre chiudeva gli occhi, lasciando che l'orizzonte divenisse lentamente sfocato, rivedeva i tendoni del circo, le strisce bianche e nere di un mondo privo di colori, il grande orologio, l'insegna del circo.
Il tendone dei Sette era proprio lì di fronte a lui, che si apriva per lasciarlo entrare, vedeva i suoi adorati trapezi, dondolare dalla cima del tendone.
Le luci erano soffuse, il tendone gremito di gente e Belial stava annunciando il prossimo artista.
Tsukiko gli sorrideva con quel suo sguardo enigmatico, le due equilibriste lo guardavano di sottecchi mentre si aggiustavano le loro acconciature, i gemelli che, carezzando le loro bestie, gli lanciavano occhiatine invidiose.
Era proprio tutto com'era stato un tempo: luminoso e pieno di vita.
Le Cirque des Rèves.
E poi, al centro del palcoscenico, vide lui, che gli sorrideva, bello come non mai, le labbra stirate in un ghignetto ironico che presto si trasformò in un sorriso dolce, che gli tendeva la mano, invitandolo ad avvicinarsi.
Il suo Byakuran era proprio lì, che lo stava aspettando.
 
Il vento soffiò leggero sul suo corpo immobile, graffiandogli la pelle ormai troppo delicata, in quella notte fin troppo fredda per lui.
Chiuse gli occhi, continuando a vedere e finalmente anche lui poteva svanire in una bellissima illusione.




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