Gray
eyes like glass
(Loving
you is like loving a cold machine)
Da
che mondo è mondo, non c'era mai stato spazio per lui nel cuore di
Kevin.
Eli
se n'era reso conto praticamente subito e aveva accettato il fatto
con la solita, pigra indifferenza che aveva sempre caratterizzato la
sua vita: una sorta di neutra rassegnazione che l'aveva protetto dai
colpi bassi che il destino aveva cercato di infliggergli, quei colpi
scorretti, al ventre molle, che ti lasciano senza un briciolo di
fiato nel polmoni e che grazie a questa sua caratteristica l'avevano
preso, ma di striscio, bruciando ma non uccidendo.
Kevin
aveva un cuore grande, senza dubbio, e non negava un sorriso a
nessuno. Ma un cuore grande non significa un cuore infinito. E il suo
cuore era già così pieno che non c'era mai stato spazio per Elison
Kim.
Non
era una disgrazia, voglio dire, com'è che si dice?, non piangere sul
latte versato, il mare è pieno di pesci e tutte quelle altre cose
lì.
Eli
si era rassegnato nel suo modo molto Eli di rassegnarsi, un'alzata di
spalle e via, non che fosse morto qualcuno: Kevin era suo amico,
certo, e lui lo accompagnava volentieri a fare shopping (vedi: gli
teneva volentieri le borse mentre veniva trascinato in ogni singolo
sgabuzzino che vendesse anche solo fiammiferi bagnati), Kevin in
cambio lo aiutava con il coreano, fingevano insieme di sparlare di
Soohyun in inglese, ma finiva tutto lì.
Kevin
non l'avrebbe mai chiamato alle due di notte perchè aveva fatto un
brutto sogno, Eli non l'avrebbe mai invitato a casa sua per riempire
l'odioso e umido silenzio che ne impregnava i muri.
C'era
un'ipocrita patina di sterile formalità che aleggiava attorno alle
loro conversazioni, un distacco sottile ma solido che permetteva loro
di ignorare senza sensi di colpa quell'enorme mucchio di cose non
dette e di ambiguità che aleggiava nel loro rapporto.
-
Eli
ci aveva messo un bel po' a capirne la causa (avrebbe detto che il
motivo era perchè non se ne curava, ma la verità era che se ne
curava più di quello che sarebbe stato giusto e normale fare) e le
sue timide e quasi inconsapevoli ipotesi erano state confermate il
giorno in cui entrando in sala prove aveva visto Kevin e Kibum
baciarsi come se il mondo stesse per finire.
La
cosa aveva provocato una serie di reazioni contrastanti dentro di
lui.
Da
un lato si rendeva conto che non c'era assolutamente niente di cui
meravigliarsi. Voglio dire, Kevin era spaventosamente
assorbito da Kibum, l'aveva sempre difeso quando gli altri si
lamentavano dei suoi scatti d'ira, anche quando ne era lui stesso
mortificata vittima e lo guardava con quei suoi occhioni spalancati
come fosse un dio, in un modo che Eli aveva pensato più volte di
dirgli che era patetico, ma che alla fine non aveva mai fatto. Ed era
innegabile che Kibum avesse qualcosa
per il visual maknae: dopotutto questo era l'unico che non si
beccasse una scarpa da ginnastica sul naso se lo chiamava Kibummie
(cosa che Eli trovava molto ingiusta, comunque) e l'unico che (ogni
tanto, eh) potesse avere l'enorme onore di poggiargli la testa in
grembo e farsi coccolare un po' (cosa che ad Eli stava benissimo,
grazie tante, non era così scellerato da voler rischiare
volontariamente il proprio scalpo con quelle che Kibum riteneva
fossero affettuose carezze).
Dall'altro,
ovviamente, la cosa lo lasciò vagamente tramortito. Dio, era un
diciannovenne che aveva da poco cominciato a provare l'inebriante
sensazione di essere fermato in strada per un autografo, il pensiero
di due bandmates maschi che si baciavano in sala prove non
trovava una giusta collocazione nella sua testa.
Da
un altro ancora (cominciava a chiedersi quanti cacchio di lati avesse
il suo cervello) venne la consapevolezza di non aver nessuna
possibilità di entrarci, nel grandissimo cuore di Kevin, mischiata
al fatto che, ehi, uoh, piano, chi ha mai detto di volerci entrare
nel cuore di Kevin?
Non
sarebbe mai riuscito a scalzare Kibum e anche se ce l'avesse fatta il
diretto interessato gli avrebbe aperto lo sterno in due per spargere
le sue interiora nell'Oceano.
Cosa
di cui comunque quel giorno Kibum l'aveva effettivamente minacciato,
nel caso gli fosse venuta la balzana idea di raccontare in giro
quello che aveva visto, prima di andarsene sbattendo la porta, pronto
ad investire il primo, povero malcapitato (che sarebbe poi risultato
essere Xander) con uno dei suoi tristemente famosi scatti d'ira di
cui sopra.
Quella
volta Kevin si era limitato a sorridergli stancamente, con una strana
luce negli occhi freddi.
-
Se
Kevin aveva un cuore grande ma con un solo posto, Eli ce l'aveva
molto ristretto, ma simile alle borsette di certe ragazze, che per
quanto piccole non potresti mai immaginarti quanta roba ci sta
dentro, incastrando, spingendo e pressando. Era tutto così
spiaccicato e pigiato nel suo cuore e nella sua mente che era
sufficiente il piccolo movimento inconsulto di solo uno di questi
numerosi nodi affettivi perchè tutti gli altri cominciassero ad
agitarsi e a lamentarsi che, cacchio, si sta strettissimi in sto
buco!, gradirei non mi urlassi nelle orecchie, grazie tante, e
smettila di muoverti, coglione, mi hai pestato un piede!
Era
spesso soggetto a profondi rimescolamenti interiori (che comunque non
duravano mai più di qualche minuto, era nato con l'incapacità
cronica di preoccuparsi troppo delle cose) suscitati anche solo da un
abbraccio durato un istante in più di quello che un normale
abbraccio fraterno avrebbe dovuto durare, ma stranamente dopo
l'episodio della sala prove le cose non erano cambiate troppo. Lui
continuava a non curarsi di ciò che lo circondava tanto di ciò che
provava, Kevin continuava a fingere che il suo cuore abbracciasse il
mondo intero, Kibum continuava ad arrabbiarsi per sciocchezze (anche
se la percentuale delle volte in cui indirizzava la sua furia verso
di lui era esponenzialmente cresciuta).
Eli
non ci aveva rimuginato sopra troppo, non era da lui.
Se
qualche volta si era chiesto come mai Kevin rifiutasse i suoi tocchi
e i suoi abbracci (con un sorriso da angelo caduto sulle labbra,
certo, ma con una strana e quieta fermezza), bene, ora sapeva il
perchè. D'altronde non aveva mai lottato per distruggere quel muro,
non vedeva perchè cominciare ora che aveva scoperto che dietro la
carta velina di cui sembrava fatto c'era una lastra d'acciaio. Non si
vergognava di ammettere, per lo meno con se stesso, che non gli
piaceva combattere per niente e nessuno, nemmeno per ciò in cui
credeva. Non gli piaceva fare fatica, non gli piaceva mettersi a
nudo, non gli piaceva impuntarsi. Preferiva le soluzioni semplici,
preferiva accontentarsi, preferiva rassegnarsi.
Aveva
preso atto delle cose e anche quegli isolati episodi di no, non
rabbia, non frustrazione, ma leggero fastidio che ogni tanto gli
saliva in gola come bile acida erano cessati del tutto.
Kevin
era di Kibum, punto.
Per
una questione di rispetto, per una questione di principio, per una
questione di, scusa, in fondo cosa gliene fregava di chi si faceva
Kevin?, per una serie di questioni che non aveva neanche tentato di
chiarificare nella sua testa, Eli aveva abbandonato quella timida
volontà di lisciare le cose fra lui e Kevin, l'aveva soffocata senza
sforzo, senza rendersi conto che quel suo cuore pieno e incasinato
aveva già cominciato a fare spazio a qualcuno che non voleva
entrarci.
-
Il
punto di svolta, banalmente, era stato l'allontanarsi di Kibum e
Xander.
Anche
se in quel momento tristemente occupato a piangere lacrime amarissime
contro il collo della sua umma
acquisita (“Shhh, buono, Elison, buono... stai tranquillo, andrà
tutto bene.”), Eli si era perfettamente reso conto che tutto ciò
avrebbe portato enormi cambiamenti, non solo all'interno del gruppo,
com'è logico che fosse, ma direttamente fra lui e Kevin. Se n'era
reso conto ancora prima che Kevin affondasse il volto in lacrime nel
suo torace, creando una bolla di scomoda immobilità in mezzo al
caotico aeroporto, ancora prima che lo chiamasse nel pieno della
notte con la voce spezzata per chiedergli se gli andava una fetta di
torta.
Da
quel momento in poi era stato un precipizio senza fine.
Kevin
aveva deciso, in base ad un ragionamento assurdo e contorto di cui
Eli non aveva avuto il coraggio di chiedere spiegazioni, che lui era
l'unico in grado di capire come si sentiva, l'unico che conosceva ciò
che provava, l'unico che aveva il diritto di abbracciarlo quando lo
vedeva giù di morale (cosa che comunque Eli non aveva mai fatto se
non quando esplicitamente richiesto, si sentiva troppo negato in
queste cose per rischiare di fare la mossa sbagliata).
In
poche settimane Eli aveva sperimentato più Kevin
che in tutto il resto della sua vita. Dopo tre anni di sorrisi
distanti, di risposte educate ma sfuggenti, Kevin lo cercava, lo
toccava, lo abbracciava, lo guardava
con occhi diversi, in un modo strano e intimo che faceva sentire Eli
stesso una persona diversa.
Kevin
sedeva accanto a lui nel van, flirtava con lui durante le interviste,
gli indirizzava parole d'elogio e di conforto, cucinava per lui, gli
faceva regali e in generale esprimeva una palese predilezione nei
confronti della sua compagnia al punto da ricoprire ogni suo gesto
d'una patina di imbarazzo che calava su di Eli con dolcezza.
Eli
si era sempre ripromesso di parlare con Kevin di questa improvvisa...
cosa, perchè si
rendeva conto che un cambiamento così repentino doveva
nascondere qualcosa, ma aveva sempre accantonato ogni volontà di
fronte a quei sorrisi caldissimi e densi come miele o all'incredibile
e collosa dolcezza che scaturiva dalle sue dita sottili quando gli
accarezzava un braccio - perchè, va bene, poteva anche, forse,
ammettere di avere qualcosa per Kevin.
Aveva
finto per anni che non gli importasse d'essere trattato come un amico
di serie b, e solo per lui l'aveva fatto, e ora per lui e per quei
sorrisi avrebbe finto di non rendersi conto che il suo affetto aveva
un retrogusto di plastica, di ipocrisia, che gli rimaneva incollato
al palato ogni volta che pronunciava il suo nome.
-
L'altro
enorme cambiamento era stato AJ.
Eli
l'aveva conosciuto anni prima quando erano entrambi trainee e il loro
rapporto era nato quando l'aveva sentito imprecare pesantemente in
inglese dopo aver sbattuto il ginocchio contro un mobile; si erano
guardati negli occhi per qualche istante, prima che una risatina
abbozzata sciogliesse definitivamente ogni remora o timidezza.
Ritrovarsi
nello stesso gruppo dopo tutto quel tempo era stato come ritrovare a
trent'anni il migliore amico delle elementari e scoprire che
nonostante tutto si ha ancora tanto di cui parlare.
AJ
era terribilmente diverso da lui ed Eli lo ammirava in uno strano
modo.
Era
un lavoratore instancabile, un gran compositore e un rapper di
talento, ma gli piaceva soprattutto perchè se gli stavi sulle palle
non aveva nessun problema a dirtelo in faccia, con l'estrema ed
ironica educazione di cui era solito e il ghigno felino che fungeva
da suo personale marchio di fabbrica; era estremamente diretto, di
una sincerità che correva spesso sul filo della maleducazione con
gran sicurezza, senza mai cadere.
Lui
e Kevin avevano ingranato male fin dal primo incontro e col tempo le
cose non erano che peggiorate.
Chiaramente
Kevin mal tollerava il nuovo arrivato, ma le scuse che aveva
accampato non avevano retto nemmeno un istante, non con Eli per lo
meno. Per un qualche motivo che stentava a capire, Kevin vedeva AJ
come un'ingiusta intrusione nel loro mondo, sensazione che era chiaro
a tutti non avesse mai provato nei confronti di Hoonmin. A
quest'ultimo erano bastati pochi giorni e qualcuno dei suoi
umilissimi sorrisi sciogli-ginocchia per conquistarsi, oltre al ruolo
di umma del gruppo (rimasto vacante dalla partenza di Xander),
il cuore di tutti quanti; ma Kevin non era riuscito - e forse col
senno di poi nemmeno ci aveva provato - ad andare d'accordo con
l'altro e a passare oltre la sua maschera di sfacciatissima ironia.
Non
erano mai arrivati ad uno scontro diretto, perchè l'uno non voleva
creare disordini in un gruppo che l'aveva accolto da poco e perchè
l'altro aveva un'immagine da angioletto da mantenere, ma le
frecciatine si sprecavano, soprattutto da parte di AJ.
Eli
aveva notato che Kevin era indifeso di fronte a lui. L'apparente
rancore che gli veniva serbato otteneva come risposta solo sguardi
smarriti e vuoti, espressioni ferite ed incredule, fughe precipitose.
Tutti i sorrisi, tutti i bronci, tutta la dolcezza che faceva cadere
ai piedi gli altri membri (e che aveva conquistato anche Hoonmin in
meno di una settimana) andava in mille pezzi di fronte a quello
sguardo sprezzante. Kevin diveniva inerme come un bambino, fragile
come una bambola di porcellana, pronta ad infrangersi se solo AJ
avesse calcato un po' troppo la mano.
Il
campo di battaglia preferito dei due era Eli.
Spesso
si ritrovava, suo malgrado, incastrato in mezzo ai due fuochi - oh, e
c'era AJ il cui ghigno si vedeva lontano un miglio, anche nascosto da
un'espressione pseudo-seria. E per quanto cercasse di tenersi fuori
dalle loro scaramucce c'era sempre - sempre -
quel maledetto momento in cui entrambi, dopo aver battibeccato un
po', si giravano verso di lui, aspettando che desse ragione all'uno o
all'altro, che prendesse una parte, Kevin con la fronte leggermente
aggrottata e le labbra increspate in un broncio che gli scioglieva
l'anima, AJ con un sopracciglio scuro inarcato e l'espressione più
eloquente del suo repertorio.
Santissimo
dio, Eli non pensava ci fosse situazione più awkward
di quella. Era quel genere di momento in cui tutta la sua già di per
sè non troppo brillante ars oratoria
finiva inghiottita nel buio; l'unica cosa a cui riusciva a pensare
(oltre al banalissimo Sono neutrale!,
che riusciva nell'encomiabile intento di scontentare tutti) era un
veramente poco intelligente Ehmmmmm...
che, se possibile, non faceva altro che peggiorare le cose: Kevin si
accigliava ancora di più, guardandolo come si guarda un traditore
della peggior specie, AJ ridacchiava ancora più apertamente, e a lui
non restava che sprofondare ancora di più nel proprio imbarazzo.
E
dire che ci aveva anche provato, checchè tutti ne dicessero
(soprattutto Soohyun), non era uno stupido.
Aveva
tentato di tenerli separati, di allontanare AJ quando era con Kevin,
o di rifiutare la compagnia del visual maknae quando l'altro era
nelle vicinanze - anche se ogni volta gli piangeva il cuore. Inutile
dire che tutti i suoi sforzi erano andati vanificati dai ghigni di AJ
e dai sorrisini perfetti di Kevin - e, cazzo, doveva ancora
cominciare a capire quando la lastra di acciaio si era trasformata
nella tela appiccicosa di un ragno.
-
“Posso
farti una domanda?”
Kevin
dormiva placidamente accanto a lui, la guancia appoggiata alla sua
spalla, il respiro quieto che gli solleticava il collo nel cliché
più smieloso di qualsiasi love-story che si rispetti. Eli cercò di
non soffermarsi sul fatto di essersi appena riferito a quella strana
relazione-che-non-è-una-relazione fra lui e Kevin come ad una love
story.
Dio
mio, gli stava anche accarezzando i capelli.
“Mh?”,
Eli si cacciò la mano incriminata dietro la schiena mentre cercava
le parole giuste.
“Perchè
tutto questo... odio per Kevin? Cosa ti ha fatto?”
Era
reduce da uno dei pomeriggi più scoppiettanti della sua vita. Perchè
se di solito quando Kevin vedeva AJ ed Eli da soli se ne teneva a
debita distanza, quel giorno si era incaponito ed era andato incontro
a quell'odiosissimo sorrisetto con determinazione (e usando il corpo
Eli come scudo dalle frecciatine): gli si era seduto accanto
(praticamente in braccio) e aveva mortificato (divertito) AJ con le
occhiate peggiori del suo ristretto repertorio.
Eli
non ricordava di essersi mai sentito più... conteso e strapazzato.
Dopo
esserselo praticamente giocato con AJ a suon di sorrisi mielosi,
sguardi adoranti e carezze, uhm, ecco, forse un po' troppo intime,
Kevin gli si era placidamente addormentato addosso, lasciandolo più
stravolto, stralunato e confuso che mai.
AJ
si tolse lentamente le cuffie, continuando a fissare il soffitto. Poi
rotolò su un fianco, lanciando un'occhiataccia veloce a Kevin (Eli
gli circondò istintivamente le spalle magre con un braccio perchè,
ehi, nessuno poteva guardare male un angelo del genere quando
dormiva!), prima di rivolgersi a lui.
“È
un ipocrita.”, AJ fece una pausa “Un ipocrita e un egoista.”
Mentre
AJ rotolava di nuovo sulla schiena, nella sua mente la parola egoista
andava a formarsi in quel buco che era sempre rimasto vuoto quando
aveva tentato di dare un nome a quel comportamento di Kevin che gli
dava non più solo fastidio, ora sì, ma rabbia, una rabbia non
disinteressata, e dolore.
Egoista.
“Crede
di poter avere tutto, di poter giocare con gli altri, di poterli
usare come preferisce solo perchè è carino e gli si perdona tutto.”
Si
era sempre sentito a disagio quando aveva a che fare con questo
genere di pettegolezzo: non sapeva mai cosa rispondere quando si
sparlava alle spalle di qualcuno, evidenziandone i difetti e le
mancanze, principalmente perchè sapeva come avrebbe reagito se fosse
capitata la stessa cosa a lui - lui così pieno di difetti e mancanze
da poterci riempire un libro.
Si
riprometteva sempre di parlare, di dire che è sbagliato, che è
ingiusto, ma finiva
sempre, schiacciato dalle proprie insicurezze, ad annuire mestamente
a quello o quell'altro commento crudele.
In
quell'occasione riuscì a mormorare solo un debole “Ehi...”, a
mo' di debole protesta, riprendendo inconsciamente ad accarezzare i
capelli di Kevin, come a volerlo proteggere da quelle parole,
veritiere sì, ma troppo crudeli per colpire il nasino leggermente
arricciato o le labbra piene e socchiuse di quell'angelo.
“È
solo un ragazzino che non ha ancora imparato che ad un azione segue
una conseguenza.”
“AJ,
dai...”
“Mi
fanno schifo quelli come lui. Convinti che il mondo funzioni intorno
a loro e che si fermi ad un loro cenno, che si dimentichi dei propri
problemi per prestargli attenzione, che li segua come cagnolini
fedeli a cui si nega perfino un sorriso.”
“AJ.
Basta.” soffiò arrossendo, colpito personalmente dall'ultima
affermazione.
Egoista.
“E
nonostante tutto tu continui a giustificarlo. Lo difendi anche quando
è chiaro a tutti quanto ti stia trattando come una merda.”
Forse
il cambiamento nell'indirizzo dell'accusa, forse la vampata di
vergogna al pensiero che gli altri sapessero,
forse meglio di lui, cosa stava succedendo fra lui e Kevin, gli
accese il sangue nelle vene.
“Stai
zitto.”
AJ
l'aveva guardato con lo sguardo di chi la sa lunga.
“Lo
stai facendo anche adesso. Anche quando sai benissimo che non ti
basterà per infilarti nel suo let-”
Kevin
si svegliò di soprassalto quando Eli ai alzò si scatto, facendolo
sbattere contro il tavolino basso del soggiorno. Socchiuse
confusamente gli occhi in tempo per vederlo scomparire, i pugni
serrati e il collo arrossato.
-
“Non
me lo dirai mai, vero?”
Non
gli servì alzare lo sguardo distrutto sullo specchio per riconoscere
la sua voce. Era la prima volta che gli sentiva quel tono serio fra
le labbra. Non gli rispose, ma rotolò su un fianco, dandogli le
spalle e continuando ad ansimare come fosse sul punto di vomitare i
suoi stessi polmoni. Quando l'aveva sentito accovacciarsi accanto a
lui aveva socchiusi gli occhi.
“Continuerai
ad aggirarti per il dormitorio con quello sguardo da pantera ferita-”
mormorò, passandogli una mano fra i capelli bagnati di sudore,
accarezzandogli la nuca, la voce bassa che attribuiva a quei tocchi
un violento connotato erotico “-rispondendo in malo modo a chiunque
tenti di chiederti cosa c'è che non va.”
Kevin
aveva un cuore grande, senza dubbio, e non negava un sorriso a
nessuno. Kevin aveva un cuore grande ed un solo posto. Un cuore
grande che aveva bisogno di essere riempito da qualcuno, da chiunque,
per vivere, un cuore grande ma incapace di amare.
“Non
mi dirai mai perchè hai litigato con AJ. Non mi dici mai niente.”
Eli
si divincolò all'improvviso dal suo tocco, soffiando infastidito
come un gatto.
“Curioso
che quest'accusa venga proprio da te.”
“Ti
ho sempre detto tutto, Elison.”, quando c'era da fare un discorso
serio il rapido, tagliente e sofisticato Eli
diventava sempre Elison,
Elison che nessuno riusciva a pronunciare nella giusta maniera,
nessuno tranne Kevin.
“Certo,
Kev, certo.” borbottò, all'improvviso tutt'altro che desideroso di
avere quella
conversazione.
In
un impeto di sincerità verso se stesso si rese conto di non aver mai
avuto il benché minimo desiderio di affrontare un discorso del
genere. Non sapeva bene che piega avrebbero preso gli eventi se
avesse volutamente espresso ciò che provava - anche perchè
effettivamente non era troppo sicuro di cosa
provasse -, ma era certo che ne sarebbe uscito distrutto, e questa
certezza bastava al suo istinto di sopravvivenza per evitare in
qualsiasi modo di entrare in argomento.
Quando
ancora era un trainee, era convinto che una volta debuttato il mondo
avrebbe all'improvviso cominciato ad amare alla follia il piccolo
Kyoungjae fino a quel momento disprezzato e bistrattato, che fosse
solo una questione di tempo prima che il destino la smettesse di
divertirsi alle sue spalle e cominciasse a prenderlo sul serio.
Con
lui aveva pensato la stessa cosa, aveva creduto che una volta
diventato qualcuno degno di stare al suo fianco, qualcuno come Kibum,
ecco, pensava che se si fosse sforzato di assomigliare un po' di più
a Kibum, Kibum che era sempre così bravo, così bello e spiritoso,
Kevin avrebbe smesso di camminargli sempre due passi avanti, si
sarebbe voltato con un sorriso caldo e gli avrebbe concesso di
prendersi cura per un po' di quel suo cuore grande e gelido.
Kevin
non si era mai voltato o lui non era mai diventato qualcuno di così
importante da meritare una fortuna simile, questo non lo aveva mai
capito. La vergogna del fallimento e le parole di AJ gli bruciavano
ogni giorno come acido nello stomaco.
“Non
trattarmi così, Elison, non merito la tua indifferenza.”
Egoista.
Eli
si era voltato con incredibile lentezza. I suoi occhi erano due
specchi di vetro vuoto.
“Tu
meriti la mia indifferenza, Sunghyun. Meriti la mia indifferenza,
meriti il mio disprezzo, meriti la mia rabbia e forse meriti anche il
mio odio.”
Gli
si era avvicinato di un passo e aveva visto Kevin sgranare gli occhi,
incredulo e ferito dalle sue parole. Quando gli aveva poggiato una
mano sulla spalla l'aveva vista tremare; si era chinato fino a
parlargli nell'orecchio, il naso che gli toccava piano i capelli, il
respiro che si increspava sul suo collo sottile.
Egoista.
“Mi
hai sempre usato quando ti faceva comodo. Mi hai tenuto lontano
finché c'era Kibum-” Kevin ebbe un impercettibile sussulto “-e
ora pare che tu non possa vivere senza di me. Ma la verità è che
hai solo bisogno di qualcuno a cui aggrapparti.” aveva fatto una
pausa per affondare il volto nel suo collo e respirarne l'odore,
giusto il tempo di lasciargli un bacio umido sotto al mento, sulla
pelle calda e scossa dai brividi “Ti sono sempre stato accanto,
aspettando pazientemente che un giorno ti stancassi di trattarmi come
un cane e ti rendessi conto che sono una persona anche io. Ma sai una
cosa?” e non c'era rabbia, solo un'amarissima dolcezza nelle sue
parole, sussurrate come se un tono più alto potesse spezzare
definitivamente quegli occhi grandissimi e liquidi; gli raccolse due
lacrime con i pollici, depositandogli un bacio leggerissimo sulla
fronte “Mi sono stancato io, Kev. Non ce la faccio più.” Kevin
pianse ancora, pianse serrando gli occhi, i pugni chiusi contro il
suo torace “Non cercarmi più, per favore, non illudermi di poter
essere qualcosa di più di un rimpiazzo. Lasciami vivere. Per
favore.”
Gli
baciò le palpebre e le sentì tremare contro le labbra.
“Lo
farai per me, mmh, Kev?”
Vederlo
annuire lentamente fu molto più doloroso di quel che pensava.
“Grazie,
cucciolo.”
Quella
volta AJ l'aveva accolto in casa sua senza una parola, e senza una
parola gli aveva offerto una tazza di tè e un divano dove passare la
notte. Eli non ricordava di essere mai stato così spezzato.
-
Riguardo
al periodo che aveva seguito quella sera in sala prove, Eli spesso
aveva la sensazione di essere entrato in una sorta di trance, in cui
si muoveva e agiva per inerzia, come se un burattinaio avesse preso
le redini del suo corpo permettendo alla sua mente di riposare. Da un
lato era grato che le attività del gruppo gli prendessero così
tanto tempo ed energie da non lasciargli occasione di pensare;
dall'altro avrebbe voluto solo chiudersi nel suo appartamento a
piangere, perchè vedere Kevin ogni giorno in quelle condizioni gli
stava rodendo l'anima giorno dopo giorno.
Sembrava
un cucciolo abbandonato alla pioggia; si muoveva con passi goffi, gli
occhi immensi spalancati, stralunati, e l'espressione innocua e
fragile di un agnellino spaurito; sembrava una bussola senza ago,
completamente privo di qualsiasi punto di riferimento.
Ovviamente
tutti se ne erano accorti. Come ovviamente tutti si erano accorti che
la coppia d'oro praticamente non si rivolgeva uno sguardo. Come
altrettanto ovviamente tutti si erano rivolti ad Eli in cerca di
spiegazioni, chi con preoccupazione, chi quasi con rabbia, con una
velata accusa nascosta fra le parole.
Mentre
Kevin rispondeva a qualsiasi domanda o interazione sociale con lo
stesso sguardo vacuo, AJ si era auto-tramutato in uno scudo, spesso
fisico e concreto, che riusciva a dividere gli sguardi indiscreti dal
cuore spezzato di uno e dall'anima esausta dell'altro. Facendo cadere
la facciata di estremo rancore nei confronti di Kevin, si era
auto-eletto guardiano di entrambi e cercava di proteggerli con la
stessa feroce tenacia di una leonessa che protegge i suoi cuccioli.
Gliel'aveva
chiesto Eli stesso di prendersi cura di Kevin.
-
“Kyoungjae.”
Quando
anche Elison era troppo leggero, troppo amichevole ed inadeguato, si
passava al Kyoungjae, un nome pesante come i ricordi a cui era
legato. Solo sua madre lo chiamava ancora così.
Erano
settimane che Soohyun cercava risposte; vedere due dei suoi fratelli
- e Soohyun li considerava in modo che correva pericolosamente sulla
linea fra fratello e figlio - distrutti in quella
maniera l'aveva prima preoccupato a morte, poi irritato. Eli aveva
visto una rabbia atroce crescergli nello sguardo, una rabbia
impotente, una rabbia amara come fiele.
Gli
si era piantato di fronte, solido come una roccia, negli occhi
un'ombra strana di minacciosa empatia.
“Devi
spiegarmi cosa cazzo sta succedendo, e devi farlo ora.”
Eli
aveva vigliaccamente evitato il suo sguardo, facendolo correre da
ogni parte pur di non dover sostenere quegli occhi; ad un certo punto
si sarebbe stufato di ammirare le persone che lo circondavano - e per
le quali, lo sentiva, non era mai abbastanza -, ma gli era del
tutto impossibile non provare un tale sentimento nei confronti di
Soohyun.
Soohyun
era forte, era determinato e sapeva come lottare; aveva un sorriso
che molti consideravano sciocco e atteggiamenti che altri avrebbero
definito pusillanimi, ma per Eli era quanto di più simile possibile
ad un pilastro di marmo.
Sfuggendo
al suo sguardo inquisitore Eli intravide Hoon, gli occhi colmi di
preoccupazione, ma mai troppo distanti dalla figura di Soohyun; lo
seguiva in ogni suo movimento come un'ombra, fedele come un satellite
attorno al proprio pianeta. La forza che li attraeva era così
intensa ed esplicita, così spontanea e semplice da azzannargli lo
stomaco dall'invidia.
“Cosa
sta succedendo, Kyoungjae?” aveva domandato di nuovo; Hoon gli
aveva poggiato una mano sulla sua spalla, solo per vederlo scrollarsi
come una tigre in gabbia, gli occhi furenti, la mascella contratta
“Cos'ha Kevin? Perchè non parlate?” si era avvicinato; senza
toccarlo aveva cercato il suo sguardo “Cosa sta succedendo?”
“Niente.”
AJ
si era frapposto fra loro prima che Soohyun avesse il tempo di
afferrargli nervosamente un braccio; era quasi finito incenerito da
quegli occhi fiammeggianti. Eli era indietreggiato, silenziosamente
grato della presenza di AJ, in qualche modo calda e rassicurante.
“Fatti
da parte.” aveva sibilato Soohyun, una nota densa simile al
disprezzo nella voce, gli occhi sottili come una fessura.
“Soohyun-hyung...”
la voce di Hoon fu solo un sussurro dietro di lui.
“Lascialo
stare.” rispose calmo AJ.
Erano
passati alcuni momenti di silenzio prima che Soohyun parlasse
nuovamente, la voce molto più bassa e minacciosa.
“Fatti
da parte, Jaeseop, non c'entri niente.”
Eli
pensava che AJ avrebbe preso male le sue parole, male come le prese
Hoon, che abbassò lo sguardo avvilito al pavimento; forse non ne
aveva avuto intenzione - no, sicuramente non ne aveva avuta alcuna -
ma ciò che aveva detto, e il tono che aveva usato, soprattutto,
suonavano un po' troppo come non c'entri niente col gruppo.
Se
AJ se l'era presa, non lo diede a vedere. Rimase immobile, dritto
come un soldato, lo sguardo solido e senza tentennamenti; Eli non
conosceva molte persone in grado di sostenere lo sguardo di Soohyun.
Questi
lanciò una sola occhiata al rapper, prima di scavalcarlo con lo
sguardo e raggiungere Eli, ancora penosamente nascosto dietro alle
spalle dell'amico.
“Dimmi
cosa sta succedendo, Kyoungjae.”
“Non
c'è bisogno che risponda alla tua domanda se hai osservato come si è
comportato Kevin nei suoi confronti.”
AJ
era sempre schietto e sincero e anche quando le sue parole
nascondevano significati diversi lo facevano pigramente, quasi non
preoccupandosi di celare le reali intenzioni del proprio padrone. Eli
giurò di aver visto il suo leader frustato da un brivido di rabbia
pura mentre distoglieva nuovamente l'attenzione da lui per incenerire
AJ.
“Cosa
stai insinuando, Jaeseop?”
“Le
mie parole sono cristalline, hyung. Kevin si merita tutta la merda
che ha tirato addosso ad Eli in prima persona. Si è comportato come
un moccioso viziato ed egoista e non si è preoccupato di vedere
oltre il suo naso per rendersi contro di cosa stava provocando.”
“Ehi...”
mormorò piano Kiseop, e la sua debole protesta rigò il silenzio che
aveva reso la stanza quasi opaca; Eli avrebbe preferito non scoprire
che lui e Dongho erano sulla soglia della porta, e guardavano con
aria confusa ora lui, ora AJ, ora Soohyun, il quale aveva decisamente
lasciato da parte la diplomazia per fare un passo avanti e ritrovarsi
a sibilare direttamente in faccia al suo avversario:
“Jaeseop,
fermati prima di parlare troppo.”
AJ
stirò le labbra in un ghigno amaro ed Eli seppe in quel momento che
qualcosa si sarebbe rotto.
“Forse
tutto questo non sarebbe successo se anche tu non ti fossi lasciato
incantare dai suoi modi da putt-”
Soohyun
l'aveva schiaffeggiato ancor prima che finisse di parlare, facendolo
sussultare. L'aveva colpito col dorso della mano, forte abbastanza da
aprirgli una ferita sul labbro, forte abbastanza da umiliarlo, ma
l'aveva colpito in modo quasi inconscio. AJ si era voltato piano, gli
zigomi arrossati, e si era pulito velocemente il sangue con la punta
della lingua.
“Non...
ti permettere di parlare in questo modo di... di Kevin.” era
riuscito a mormorare Soohyun, incredulo del suo stesso gesto.
AJ
gli dava le spalle ed Eli non era riuscito a scorgere il suo volto,
ma gli era bastato vedere Soohyun abbassare i suoi occhi di marmo al
pavimento perchè un brivido gelido gli attraversasse la colonna
vertebrale.
-
L'avrebbe
considerato quantomeno bizzarro se non, uh, veramente strano, se
gliel'avessero detto qualche settimana prima, ma in quel momento
trovava normale, normale in un modo che gli strizzava le viscere come
asciugamani in una centrifuga, avere Kevin agganciato intorno alla
propria vita, le palpebre gonfie e le labbra socchiuse.
L'aveva
trovato addormentato sul divanetto quando era tornato in sala prove a
recuperare la sciarpa; tempo pochi minuti di incredula meraviglia, si
era ritrovato seduto accanto a lui, una mano affondata nei capelli
leggermente umidi e lo stomaco in subbuglio.
Kevin
aveva sempre avuto 'sta cosa che, per quanto rifiutasse di ammetterlo
perfino a se stesso, gli scioglieva le ginocchia (e non era mica
colpa sua se era sensibile alle carinerie!) da che mondo è mondo:
dal momento in cui si svegliava a quello in cui realmente il suo
cervello cominciava a carburare, passava questo periodo variabile di
tempo - in cui spesso il diretto interessato piombava nuovamente a
dormire - nel quale diventava qualcosa a metà fra un bambino di tre
anni e un cucciolo di labrador (di quelli imbranati e cicciottelli).
Era terribilmente sonnacchioso, terribilmente indifeso, terribilmente
ingenuo, terribilmente adorabile.
Eli
aveva spudoratamente e vergognosamente approfittato di uno di questi
momenti quando Kevin aveva cominciato a svegliarsi a causa delle sue
carezze; con un dolcezza che non avrebbe riservato nemmeno a suo
figlio, se l'era tirato in braccio, chinandosi verso il suo orecchio
e mormorandoci dentro sciocchezze senza senso per cullarlo ancora nel
sonno.
E
pensare che l'aveva anche trovata una buona idea all'inizio,
coccolare un po' il ragazzo che aveva ferito a morte senza che lui lo
venisse a sapere (sì, perchè in quei momenti Kevin era decisamente
inconsapevole di ciò che lo circondava) gli era sembrata veramente
una buona idea; solo quando si era trovato praticamente arrotolato
assieme a lui, su un divanetto che a stento conteneva Dongho quando
decideva di farsi un sonnellino, aveva cominciato vagamente a pensare
di essere un idiota.
Cosa
sarebbe successo se qualcuno fosse entrato e li avesse visti così?
Hoon li avrebbe trovati carini forse - ...come non detto, Hoon li
avrebbe sicuramente trovati carini - e se ne sarebbe andato a
spargere amore e cuoricini per tutto l'edificio, ma riteneva a buon
ragione che Kiseop sarebbe rimasto sconvolto a vita e AJ?, dio, lui
l'avrebbe preso in giro fino alla fine dei suoi giorni e- fuck,
non voleva neanche pensare a cosa sarebbe successo se Kevin si fosse
svegliato e l'avesse trovato lì.
Ciononostante
aveva continuato ad accarezzargli i capelli, a lisciargli la fronte
aggrottata con le dita, a mormorargli nell'orecchio un misto assurdo
di coreano ed inglese nel tentativo di quietare i suoi sogni. Quando
Kevin aveva placidamente ripreso a dormire (dopo aver emesso un paio
di versetti che, cazzo, lo avevano praticamente ucciso), Eli
aveva appurato definitivamente il fatto di essere un completo
idiota, oltre che penosamente innamorato di quel cosino che gli
respirava piano contro la pancia.
Era
stato in quel preciso istante che Hoonmin aveva fatto il suo
trionfale ingresso e, come da previsione, si era illuminato come un
alberello di Natale.
Dio,
ti prego, uccidimi adesso.
-
Qualche
giorno dopo, quando erano distesi in sala prove nel tentativo di
recuperare il respiro e i polmoni (Eli era convinto di aver perso un
ginocchio a metà ballo), Kevin gli si era seduto accanto e, occhi
incollati al pavimento, gli aveva spinto una bottiglietta d'acqua
vicino, facendola timidamente strisciare sul parquet. Eli gli aveva
offerto un esitante sorriso in risposta - e l'aveva visto arrossire!
-, cercando di ignorare il ghigno di AJ che, l'avrebbe giurato sulla
sua stessa vita, faceva quasi rumore da tanto che era grande.
Nelle
infinite notti insonni cui si era abituato nelle ultime settimane -
come se già lo stile di vita che conduceva non fosse abbastanza
stancante per conto suo - Eli aveva pensato spesso che in qualche
modo Kevin avrebbe cercato di farsi perdonare e che assolutamente non
avrebbe accolto la sua straziante preghiera di stargli lontano.
Kevin
era fatto così, aveva avuto il modo di scoprirlo standogli accanto
nell'ombra per oltre quattro anni; era incapace di avere a che fare
con la rabbia altrui, con il loro rancore, e così come era stato
incapace di reagire quando AJ aveva cominciato a prenderlo di mira,
così era stato incapace di reagire di fronte alle sue parole e alla
sua -apparente- freddezza.
Dopo
qualche settimana di puro vuoto, Kevin aveva cominciato timidamente a
muoversi in sua direzione e il primo passo fu accompagnato
dall'imbarazzante rumore della plastica contro il parquet; Eli non
riusciva a fare a meno di pensare che l'Episodio del Divano (come
aveva cominciato a chiamarlo nei momenti di delirio) fosse stato
scatenante, anche se, insomma, Kevin non stava dormendo? Era
impossibile che Kevin fosse a conoscenza di quel suo incredibile
momento di debolezza, nessuno finge di russare così bene, forse
aveva influito sul suo subconscio e tutte quelle stronzate che dicono
sui sogni?, no, era una coincidenza, dai era impossibile che Kevin
sapesse, non era mica che gliel'aveva detto Hoonm-
...Hooonmin
che li guardava con gli occhioni spalancati e luccicosi, le
mani chiuse a pugno davanti alla bocca e un'espressione da labrador a
passeggio, con tanto di saltelli estasiati (da seduto); era così
disgustosamente eccitato che Eli ci mise ben poco a tirare le
conclusioni.
Per
un attimo pensò di buttarlo giù dalla finestra, ma il pensiero di
quello che gli avrebbe fatto Soohyun gli fece passare qualsiasi
intento omicida. Senza contare il fatto che nonostante l'apparenza da
coniglietto, Hoon sarebbe in realtà stato capacissimo di tenergli
testa.
Non
per dire, ma Hoon gli aveva appena fatto da cupido. Cioè, Hoon.
Si poteva essere messi peggio?
Stava
quasi riconsiderando l'idea di uccidere quel disgraziato in qualche
maniera, quando Kevin gli sfiorò il dorso della mano con un
polpastrello; aveva il volto nascosto dai capelli, ma era veramente
impossibile non rendersi conto che era paonazzo. Hoon cominciò ad
emettere dei versi da tredicenne in crisi ormonale, ma Eli non se ne
rese quasi conto.
All'improvviso
tutto perse d'importanza: il fatto che AJ stesse praticamente
sghignazzando apertamente, il fatto che Kiseop e Dongho li stessero
guardando come fossero due alieni, il fatto che Hoon avesse afferrato
il braccio di un incredulo Soohyun e lo stesse shakerando come un
bicchiere da barman.
Esaurita
la stizza di essere stato aiutato come un moccioso, gli venne da
ridere. Perchè era incastrato in una situazione che chiamare assurda
era dire poco, perchè sentiva la pesantezza dei mesi, degli anni
passati, scivolata via come la bottiglietta sul parquet, perchè
sentiva una cascata di leggerezza inondargli lo stomaco e i polmoni,
e perchè, cazzo, non si ricordava l'ultima volte in cui si
era sentito così vivo.
Eli
gli afferrò la mano - era morbida e un po' sudata -, avvicinandosi
fino a far toccare le loro ginocchia; lo guardò a lungo, col solo
desiderio di perdersi nei suoi occhi enormi, e gli sorrise con più
convinzione. Kevin incollò lo sguardo al pavimento, le guance
deliziosamente rosa, e un sorriso timido sulle labbra.
Fine.
N/A:
È
la prima fic che scrivo sugli U-Kiss e in qualche modo ne sono
soddisfatta, anche se avevo un bel po' di altre scene in testa; è
uscita in modo veloce, liscio ed indolore, e le voglio un bene
particolare
♥
Ringrazio
infinitamente Shinushio, il mio hyung preferito ♥,
è merito suo se riesco a pubblicare.
Il
titolo preso dalla canzone “Machine” degli EXO.
Ringrazio
in anticipo chi leggerà e vorrà commentare ♥
|