the only one
Su, dai, lo sai che è
per te.
Distance
5540
miglia lontana da te.
Era vicino a me, sentivo il suo respiro caldo sulla guancia.
Aprii un occhio per spiarlo, lui mi guardò, lo richiusi
subito; allora doveva essere vero che gli piacevo.
Studiai a memoria la posizione in cui erano i nostri visi, alzai
leggermente il mento per avvicinare la mia bocca alla sua;
“adesso mi bacia”, pensai.
Aspettavo, ma non succedeva nulla; evidentemente non riusciva a
leggermi nel pensiero. Quanto volevo che mi baciasse, credevo
che anche lui aspettasse solo quello… Forse mi sbagliavo. Lo
spiai di
nuovo, ora aveva gli occhi chiusi, si stava riposando dopo una
faticosa sessione di riprese. Siamo attori, ci siamo conosciuti su
questo set.
Il tempo passava e restavamo così, due corpi seduti ed
immobili sul divanetto. La mia voglia di baciarlo aumentava, non
riuscivo a pensare ad altro; ma resistetti, perché volevo
essere sicura che mi ricambiasse, non volevo rischiare di essere
respinta, pensavo con una punta
d’orgoglio.
Così un’occasione se n’era andata e mi
chiesi il perché; io credevo che anche lui provasse i miei
stessi sentimenti. Ma non importava: avremmo creato
un’occasione migliore e quella volta non ci sarebbero
state scuse, sarebbe stata talmente perfetta che non avrebbe potuto
fare a meno di coglierla.
Eccola. Ci trovavamo nel mio camerino, la regista
ti aveva mandato a portarmi la nuova parte del copione. Il
progetto è davvero interessante, mi è piaciuto
fin da subito: un film romantico. Ai provini ci siamo trovati
immediatamente con un certo
feeling, anche la regista l’ha capito.
Diedi una sfogliata veloce alle pagine del copione finché i
miei occhi non caddero su una parola: kiss. La scena del
primo bacio. Ammetto che il mio cuore cominciò
a battere all'impazzata dall’emozione: non aspettavo altro.
Sapevo bene che sarebbe stata solo finzione, ma ero felice ugualmente.
La scena sarebbe stata girata il giorno seguente, intanto dovevo
impararla. E allora c’eri tu, lì con me.
Eravamo rimasti da soli, forse per poco, ma questa doveva essere la mia
occasione, la nostra
occasione. Che importava se sarei stata io a dover fare il primo passo?
Non riuscivo ad aspettare il giorno successivo, lo sentivo.
Calò quel silenzio imbarazzante che si vede sempre nei film
quando due ragazzini alle prime armi rimangono da soli, noi due non
facciamo eccezione;
poi alzai lo sguardo, ci guardammo e lo vidi nei suoi occhi,
sì, finalmente. Anche lui stava pensando ciò che
pensavo io.
Si avvicinò al mio viso, spostando la sguardo dai miei occhi
sulla mia bocca per poi riportarlo ai miei occhi e senza che me ne
accorga aveva già le sue labbra sulle mie. Chiusi gli occhi.
Non so quanto sia durato, era difficile concentrarmi su qualcosa che
non fosse lui, però mi ero accorta che non mi aveva toccata,
non mi aveva preso la mano, ne aveva appoggiato la sua sul mio viso; ed
io, io che avevo fatto?
Il giorno dopo abbiamo recitato la scena del bacio. È
bastato un solo ciak, eravamo perfetti insieme, molto credibili.
Lui comprendeva perfettamente i sentimenti del personaggio che
interpretava, che amava la protagonista, me, ma non poteva starle
vicino senza avere problemi.
Dopo di allora non eravamo più gli stessi di fronte agli
altri: ci cercavamo, stavamo sempre vicini, andavamo in giro
abbracciati intorno al set; dov’ero io trovavi anche lui e
quando non potevo stare con lui lo pensavo.
Quando gli altri membri del
cast ci chiedevano “state insieme?” io li guardavo
e poi rispondevo subito “no, non stiamo insieme.” E
lui mi guardava triste, chiedendosi perché io rispondessi
sempre di no; lo facevo perché per me stare insieme
significava altro, non è automatico che baciando qualcuno ci
stai anche insieme... e poi, da quanto ci conoscevamo, una settimana?
Ero
stata sempre piuttosto scettica riguardo ai colpi di fulmine; dovevo
forse ricredermi?
Okay, non ce la facevamo a nasconderlo. Stavamo bene insieme,
perché continuare a chiuderci in camerino fra un ciak e
l’altro quando potevamo camminare mano nella mano, rendendo
tutti gelosi di un sentimento come quello?
Così adesso non saremmo stati più lei e lui, ma loro. Ma per quanto
lo desiderassimo entrambi, sapevamo benissimo che non potevamo rendere
pubblica la nostra “relazione”, sempre che potesse
definirsi tale. Eravamo personaggi pubblici e i paparazzi ci avrebbero
assillati. Inoltre, la regista, intuendo immediatamente il nostro
feeling, si era fatta promettere che la relazione sarebbe rimasta solo
sullo schermo: ce l’ha fatto giurare
su una pila di Bibbie. Ma io non credevo in Dio.
Mi sono resa conto in quanto poco tempo era successo tutto e mi sono
meravigliata di me stessa: era veramente quello che credevo che fosse?
Forse mi ero lasciata trasportare un po’ troppo dalle
emozioni, avevo confuso la finzione con la realtà, il
personaggio con l'attore. La vita non è un film. Ma ogni
volta che appariva alle mie spalle e sentivo le sue mani che
delicatamente mi stringevano i fianchi, mi accarezzavano i capelli,
dimenticavo ogni domanda, ogni dubbio, ogni sospetto e allora mi
voltavo a cercare la sua bocca, per farla incontrare con la mia; nulla
aveva più importanza, volevo solo farlo stare bene come mi
sentivo io quando lui era accanto a me.
Ogni giorno che passava lo desideravo di più, ogni giorno
che passava eravamo sempre più inseparabili, ma soprattutto
i giorni passavano e la fine di tutto si stava avvicinando; non me ne
sono resa conto fino all’ultimo ciak, fino a che le mie
braccia non l’hanno stretto per l’ultima volta e i
miei occhi hanno incontrato i suoi per un ultimo saluto. Tu dovevi
tornare in Inghilterra. Sapevamo entrambi che non sarebbe
più stato così facile incontrarci, che non ci
saremmo più visti tutti i giorni.
Mi sono ritrovata improvvisamente sola, sentivo gli altri parlare ma
non ascoltavo, non riuscivo seguire e a rispondere alle domande dei
giornalisti alle conferenze stampa; avevo come un vuoto dentro al
petto, un vuoto che avevo paura non se ne andasse più, come
i brutti ricordi, che non importa quanto tu cerchi di non pensarci,
ritorneranno sempre nei tuoi incubi.
Poi mi vibra il cellulare. Un messaggio, all’improvviso:
“I Love you.”
“Ti amo”. Me l’ha detto; o meglio, me
l’ha scritto in un sms.
La mia paura era diventata realtà e ormai non potevo
più tornare indietro. Ma che mi aspettavo? Dopo che
l’avevo tenuto tra le mie braccia la notte, nello stesso
letto della stessa stanza dello stesso albergo, con la testa sul mio
petto mentre gli accarezzavo i capelli aspettando che si addormentasse
con il battito del mio cuore. Cosa potevo fare? Ormai
c’ero dentro, dovevo ammetterlo: anch’io avevo
voglia di dirgli che lo amavo, ma non potevo farlo. Lo conoscevo da
pochi mesi, come potevo esserne sicura? Non sapevo niente di lui e poi
non volevo illuderlo, a cosa sarebbe servito dirglielo? Sarebbe servito
solo ad accrescere ancora di più la distanza che
c’era tra noi e a continuare a stare male, senza riuscire a
voltare pagina.
Quindi, crudelmente, non risposi a quell’sms.
Ero a letto, non riuscivo a prendere sonno: “Ti dispiace
se tolgo la coperta? Ho caldo.”
Nessuna risposta, allungo la mano e mi accorgo che sono sola, lui non
c'era. Avvicino
le ginocchia al petto; adesso so dove sono, sono in camera mia, a casa
mia, distante più di 5540 miglia, più di 8774
chilometri da lui.
Finalmente – forse sarà stato il sonno, forse il
bicchiere di vodka, non so
– trovai il coraggio di mandarti un messaggio.
“Mi manchi.”
La risposta non si fece attendere. “Anche tu.”
“Perché non proviamo a trovare un modo per
vederci?”
Così un modo lo abbiamo trovato e ancora incredula arrivo in
aeroporto, corro fino al gate e ti vedo scendere dall’aereo:
non riesco a crederci, sei proprio tu! Ti sorrido, mi sorridi e ti
dico di seguirmi, ho il cuore che batte così forte che
potrebbe uscirmi dal petto e le mie mani tremano, come succede
sempre quando sono nervosa. Ci hanno fotografato mentre camminavamo
mano nella mano in aeroporto, le foto sono uscite subito su tutti i
giornali di gossip… Ma non importa. Noi avremmo continuato
sempre a smentire, avrebbe reso le cose molto più semplici
per entrambi. Non potevamo fare altro.
Prima di cena siamo andati a fare una passeggiata, più lo
guardavo e meno ci credevo, non riuscivo a realizzare che era proprio
affianco a me, che avrei dovuto abbracciarlo, dirgli che mi era
mancato, ma non lo facevo perché avevo paura, non dei
paparazzi, ma che nel momento in cui lo avrei sfiorato, lui sarebbe
sparito come un miraggio.
Ci sediamo in un parco deserto, guardo i suoi splendidi occhi azzurri:
sono sempre gli stessi, proprio quelli che volevo rivedere. Finalmente
si avvicina per darmi quel bacio che io ho aspettato e che lui
ha desiderato darmi per tutti i giorni in cui siamo stati lontani.
Da quel momento ha avuto inizio per me la settimana più
bella della mia vita; mi alzavo, gli preparavo la colazione e poi
venivo in camera a svegliarlo con un bacio; passavamo
l’intera giornata insieme. Eravamo immensamente felici, ma
allo stesso tempo tristi perché sapevamo che di
lì a poco
ci saremmo dovuti separare.
E infatti quel momento arrivò. Avevo gli occhi pieni di
lacrime. Lui era lontano, di fronte a me,
seduto dietro ad un vetro di un finestrino dell’aereo; se ne
stava andando, stava volando via da me, stava permettendo a quel vuoto
di tornare dentro di me e di divorarmi. Adesso cosa sarebbe successo,
chi mi avrebbe tenuta per mano, chi mi avrebbe fatto ridere, chi mi
avrebbe detto “non riesco a resistere lontano da
te”?
“Non puoi andartene, devi rimanere qua, con me, è
questo il tuo posto; le tue braccia devono continuare a stringermi e la
tua bocca a sussurrarmi nell’orecchio che mi ami…
Non andartene, ti prego.” Non facevo che pensare queste
parole, ma
tuttavia non ero riuscita a pronunciare una sola parola.
Così lo vidi allontanare e mi sentii completamente senza
forze, persa.
La sera stessa mentre ero a letto, gli occhi gonfi e la testa pesante,
realizzai che non era più con me, che il giorno dopo mi
sarei alzata e la sua parte di letto sarebbe stata vuota, avrei fatto
colazione da sola e poi avrei preso una coperta e mi sarei messa sul
divano a guardare un film, magari il nostro film, e sarei stata
così tutto il giorno, a ripensare a quando era qui e a
quanto lo amo. Si, perché alla fine gliel’ho
detto, un attimo prima che lui salisse sull’aereo, la paura
d'un tratto se n’è andata: ti amo. Ormai non
potevo più continuare a negarlo a me stessa, non potevo
più arginare questo sentimento traboccante.
Mi mancava ogni giorno di più e ogni giorno realizzavo che
lo amavo di più ed era dura stare lì senza
poterlo vedere e dirgli quello che provavo per lui. Ho pensato
più volte di mollare, che non sarebbe funzionata, ma alla
fine non lo fatto perché, sì, lo pensavo, ma non
ci credevo. Sapevo che non se ne sarebbe andato, che avrebbe saputo
aspettare il momento giusto ed io avrei dovuto fare lo stesso,
perché l’unica cosa che volevo era stare con lui e
sapevo che, perché prima o poi si avverasse, dovevo
aspettare, anche se ciò avrebbe significato soffrire; e per
una come me, che ho bisogno della costante presenza del ragazzo che
ama, non
era facile, tutt’altro.
La cosa era resa più difficile dal fatto che tutti i miei
amici mi raccontavano delle loro relazioni fallite, che le relazioni a
distanza non durano e che prima o poi ci lascia. Io ero stufa di
sentirmelo dire, perché avevo paura di poter arrivare a
crederci. Durante le prime settimane, quando andavo a letto, piangevo
come una fontana fino a che non ero esausta e gli occhi mi si
chiudevano da soli; poi la situazione migliorò poco a poco,
anche grazie alla forza che mi trasmetteva lui attraverso i suoi
messaggi e le sue chiamate.
Mi ricordo la sera in cui ero a casa da sola e lui mi chiamò
verso mezzanotte; restammo al telefono fino alle quattro di mattina e
quando mi addormentai mi sembrò ancora di sentire la sua
voce e lo immaginai vicino a me, dove davvero avrebbe dovuto essere.
Abbiamo anche azzardato a parlare di un futuro insieme, che spero ci
sia, ma non possiamo esserne sicuri; abbiamo persino comprato una casa
insieme.
Ormai la nostra relazione è di dominio pubblico,
chissà cosa accadrà domani.
Ma intanto noi due pensiamo a vivere al massimo questi momenti e a far
crescere sempre di più il nostro amore.
“Grazie per quello che sei e per quello che fai,
perché sei perfetto; non cambierei nulla. Quel film
è la cosa più bella che mi sia capitata in tutta
la vita, perché mi ha permesso di incontrarti; la cosa
più bella sei e rimarrai tu. Ti vorrò sempre e
non ti lascerò mai andare perché senza di te
sarei inghiottita da quel grande vuoto che aspetta dietro
l’angolo tutte le persone; ma per fortuna con me ci sei tu e
con te so di essere al sicuro.”
Lui è l’unica cosa che possiedo, l’unico
uomo che amerò veramente.
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Buonasera! Eccomi qui con questa one-shot. Niente di speciale, ma ce
l'avevo in testa da un po' e finalmente ho trovato qualche ora libera
per buttarla giù.
Spero vi piaccia, io e il gossip siamo due cose
opposte.
Ho voluto comunque provare a immaginare una breve fanfiction su una
qualunque coppia di attori.
Fatemi sapere comunque cosa ne pensate, se vi va.
Grazie,
Gio.
P.S.: ho fatto in modo che i due fossero lontani
considerando che lui abitasse a Londra e lei a Los Angeles; per questo
5540 miglia di distanza.
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