Aria fresca
ARIA FRESCA
Non sapeva nemmeno perché si
trovasse in quella situazione, e pensare che non glielo avevano neanche
chiesto. In ogni caso non poteva sottrarvisi, sopratutto se ad
aspettarlo c'erano un sacco di donne allupate pronte a scarnificarlo se
non si fosse fatto vivo. Da quando avesse ricevuto tutta quella
popolarità, rimaneva un mistero, nonostante la cosa fosse
accaduta in modo graduale. Fatto stava che le ragazze non smettevano di
andargli dietro e tutto per quella rivista del cavolo che non faceva
altro che fargli foto in pose assurde e con sempre meno vestiti.
"Si muova signor Roronoa, la macchina è pronta" informò
una voce da fuori il camerino dove Zoro si stava preparando. Il verde
sbuffo davanti allo specchio, lungo un metro, che aveva davanti.
Nascose il viso tra le mani e pregò in cuor suo che non
succedesse nulla di tragico come l'ultima volta. Una ragazza, solo per
afferrargli la mano, era salita sulla transenna per poi cadere
rovinosamente addosso ad un cameraman con la telecamera sul braccio. Il
cameraman ne era uscito illeso e anche la telecamera sembrava a posto,
non si poteva dire altrettanto della ragazza, la quale fu portata
all'ospedale sotto prognosi riservata*.
"Quando finirà tutto ciò!?" si chiese scoraggiato
alzandosi, di malavoglia, dalla sedia. Afferrò il pomello della
porta del camerino e prese un lungo sospiro, prima di aprirla e
camminare verso la macchina che lo avrebbe riportato, finalmente, a
casa. Già, perché nonostante il suo "lavoro", lui non era
nient'altro che uno studente universitario che non vedeva l'ora di
laurearsi ed entrare nella comunità lavorativa. "E andiamo!" si
diede coraggio scendendo le scale fino al piano terra. Li, alcuni
uomini vestiti di nero aspettavano davanti al portone principale dello
stabile, per aiutarlo a superare l'orda di ragazzine che si erano
accalcate davanti al palazzo. Zoro si chiese se non fosse stato meglio
uscire dal retro, ma il suo lavoro consisteva anche in quello, far
sognare le ragazza che compravano quella maledetta rivista.
La rivista in questione, solo un anno fa, gli aveva chiesto di fargli
delle foto per un concorso. All'inizio non gli era sembrata una cattiva
idea, dopotutto era per strada quindi che fossero mal intenzionati,
poco ci credeva, il problema avvenne due mesi più tardi. La
rivista, e lo scoprì solo allora, aveva fatto delle foto a molti
ragazzi dai 20 anni in su, solo per far decidere alle ragazze quale
fosse il più bello. E alla fine del conteggio, lui si era
ritrovato primo con delle ragazze che non lo lasciavano stare e fu
grato che la sua scuola era esclusivamente per maschi. Tutto quello che
era successo in conseguenza, non voleva affatto che succedesse.
interviste, set fotografici, inviti alla radio e robe varie. Roba di
poco conto, non era certo un noto volto della televisione, ma per le
ragazze era sufficiente per tararlo con il nome di FAMOSO. Per i suoi
amici era un fortuna, per lui era una disgrazia.
"Andiamo Zoro, sarai protagonista di
talk-show, programmi alla radio! Potrebbero anche far uscire un album
con tutte le tue foto" aveva fatto notare Usop arciere provetto e amico d'infanzia di Rufy
"Si e grazie a questo, con tutti i soldi che ti daranno, potresti finalmente ridarmi i miei interessi!" aveva
esclamato Nami, proprietaria di un salone di bellezza. Peccato che Zoro
quei soldi non li avesse mai visti, anzi lavorava proprio gratis.
"Zoro di qua!" esclamò suo zio. Koshiro, lo zio di Zoro, lo
accompagnava sempre sui set e alle interviste, almeno aveva un volto
famigliare con cui parlare senza sentirsi in imbarazzo. Seguì la
mano dello zio fino al portone. Già vedeva, attraverso il vetro,
le ragazze che scalpitavano e facevano foto. Appena una delle guardie
aprì le porte gli uomini vestiti di nero si portarono davanti a
Zoro e camminavano davanti a lui e suo zio per far strada fino alla
macchina. Certo non servivano a granché, visto che tra lui e le
ragazze c'erano le transenne e delle guardie, ma dopo l'ultimo fatto,
citato sopra, la rivista aveva creduto opportuno rifilarglieli. "Entra,
adesso andiamo a casa!" sospirò lo zio sedendosi a sua volta al
volante.
"Vorrei sapere cosa le spinge a stare ore davanti ad una porta, con il
freddo che fa!" protestò lui stringendosi nel cappotto nero. Lo
zio rise basso e scosse la testa, possibile che suo nipote non capisse
il sesso femminile. Ad ogni modo mise in moto la macchina e si
allontanarono da li a tutta birra.
"Sarai stanco, vuoi cenare!?" chiese Koshiro al nipote.
"No, non ho fame! Voglio solo dormire!" sbuffò fissando il
finestrino. Fuori aveva cominciato a nevicare, il natale era passato e
l'ultimo dell'anno arrivava e lui non vedeva l'ora di finirla con tutto
questo. L'unica cosa che lo faceva stare bene era il riposo di fine
giornata, ma più di tutti una persona. "Portami da lui!"
proclamò d'istinto. Lo zio non fece neanche la domanda, sapeva
benissimo di chi parlava. Ogni volta, dopo il lavoro, Zoro voleva
andare da lui.
"Come vuoi!" Mise la freccia a destra e girò in una via buia
fino ad arrivare ad una villetta poco fuori città, un po' fuori
mano, ma carina e accogliente. Zoro scese dalla macchina, ringrazio e
aspetto che lo zio si allontanasse, prima di bussare. Gli aprì
la porta un uomo biondo con un capello da chef in testa. Appena l'uomo
vide Zoro sorrise beffardo, sapeva benissimo perché fosse li.
"Non è in camera sua, ha fatto un salto a trovare sua madre! Puoi aspettare dentro"
"Grazie signor Zef!" esclamò Zoro entrando. "Quando pensa che
tornerà!?" chiese appoggiando il cappotto allo schienale della
poltrona.
"Oh a breve, sono solo passato per gli auguri e per il gatto"
spiegò chiudendo la porta d'ingresso. "Vuoi qualcosa da bere!?"
chiese. Proporre da bere alle 10:00 di sera era una proposta più
che accettabile e, infatti, Zoro non se lo fece ripetere due volte. Zef
conosceva Zoro da anni, infondo lui e suo nipote Sanji erano cresciuti
insieme come fratelli, ma col passare del tempo i sentimenti cambiano,
nonostante Sanji non volesse accorgersene. Zoro si era dichiarato a
Sanji tre anni prima di diventare il più bello della
città.
"Ti amo!" aveva detto in preda
ad un rossore paonazzo e subdolo per un kendoka come lui, sopratutto
davanti ad un uomo. Il solo problema era che Sanji non aveva assimilato
bene la cosa, si era messo in testa che gli piacesse come amico e a
quel punto Zoro, vuoi per il troppo imbarazzo o per la paura di una
reazione da parte di Sanji, ci rise sopra dandogli ragione. Erano
passati tre anni e ancora Sanji lo considerava il suo più grande
amico, compagno di bevute e scazzottate. Avevano un modo tutto loro di
approcciarsi e parlarsi e la traduzione diventerebbe complicata con
solo i verbi e le sillabe. Dopo mezz'ora di bevute e chiacchierate,
finalmente, la porta d'ingresso, presentò Sanji avvolto in un
capotto grigio.
"Nonno sono tornato!" disse entrando in salotto mentre si toglieva il
cappotto. "Zoro!" si stupì il biondo. Il verde salutò con
il gesto della mano e con il bicchiere nell'altra.
"Bene, vi lascio soli! Auguri pivello e buon anno anche a te Zoro" salutò con la linguaccia di Sanji come risposta
"Quanto lo odio quando mi chiama così! Piuttosto, qual buon
vento!?" chiese prendendo il bicchiere di suo nonno e quello di Zoro
per poi portarli a lavare.
"Non avevo finito!" brontolò il verde.
"Troppo alcol fa male, e conoscendo mio nonno te ne ha versato
più di un bicchiere!" Zoro mise il broncio, pareva di avere a
che fare con sua madre. "Hai fame? Scommetto che non hai cenato durante
il set fotografico!"
"No, in effetti, no!" rispose sprofondando nel divano.
Sentiva tagliuzzare sul tagliere, lo sfrigolare dei condimenti, odori
paradisiaci e l'odore di sigaretta che si espandeva in tutta casa, del
quale erano impregni i mobili, i tessuti e adesso anche il suo naso.
Chiuse gli occhi per sentire meglio. Dio quanto lo amava, lo voleva
ogni giorno di più eppure non riusciva a farglielo capire.
Dopotutto non c'era riuscito nemmeno gridandoglielo in faccia. Ad un
certo punto gli tornarono in mente quelle grida eccitate delle ragazze,
i loro visi totalmente sognanti e quelle mani che lo cercavano
allupate. Era bello starsene seduto in santa pace con i suoi sensi
accarezzati da quegli odori e suoni, ma la voglia prese il sopravvento.
Si alzò dal divano ed entrò in cucina, si avvicinò
a Sanji che rimestava in una padella non sapeva cosa. Lo
abbracciò da dietro facendo saltare Sanji sul posto.
"Che diavolo ti prende marimo!?" chiese girando il volto verso il
verde, per quel che poteva. Zoro non fece caso alla domanda e neanche
al tentativo di Sanji di levarselo di dosso, semplicemente
appoggiò il naso nell'incavo del collo del biondo e
aspirò a pieni polmoni. Un odore misto di: pesce al ragù,
patate a rosto, sigarette e colonia.
"Mi ci voleva un po' d'aria fresca!" sibilò contro il collo del
biondo. Sanji arrossì, ma non si mosse e rimasero così
per un tempo indeterminato.............
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Una cavolata per rinfrancare lo spirito, prima della fine dell'anno.
Innanzti tutto auguro BUON NATALE (in ritardo) a tutti e AUGURI DI
INIZIO ANNO, che possa portarvi tanta felicità e fortuna che non
guasta, sopratutto in questo periodo.
Credevo di finirla in modo diverso, magari facendola diventare ratiing
rosso, ma alla fine è uscita una cosa ambigua, forse ne
farò una storia lunga almeno qualche capitolo, ma per ora la
lascia finita. Appena finita quella dello Yakuza vedrò che
farne. Ancora AUGURI e ci rivedremo domani per un'altro capitolo, forse
il più triste che io abbia mai scritto, de Destini Avversi.
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