A
Giulia, che ha aspettato pazientemente per anni, senza mai smettere
di sperare.
"The
dead need guidance. Filled with grief over their own death, they
refuse to face their fate. They yearn to live on, and resent those
still alive. You see, they envy the living. And in time, that envy
turns to anger, even hate. Should these souls remain in Spira, they
become fiends that prey on the living. Sad, isn't it? The sending
takes them to the Farplane, where they may rest in peace."
—Lulu
Il
folle è un morto che cammina e che respira. Se uccide lo fa
senza
disperazione, forse per stizza, è un cadavere che uccide. La
follia
ha già superato la disperazione e per questo vive senza
vivere, vive
da morta e, se uccide, uccide già morta.
—Vittorino Andreoli
Laws
of Variation: the sweetest perfection of a lost love
1.
Conjuring, Summoning, Sending
Dicono che
la linea di confine tra genio e follia sia molto sottile, quasi
invisibile, alle volte basta un soffio di vento, il bagliore di un
ricordo, uno sguardo di troppo per superare il limite e a quel punto
tornare indietro è impossibile.
La follia
alimenta il rancore, il rancore alimenta l'odio e l'odio porta alla
perdizione. Certo non tutti i dissennati raggiungo questo status, ma
la maggior parte delle persone che ammattivano, su Spira, erano da
ritenersi pericolose, soprattutto quando si trattava di individui in
grado di esercitare la magia. Ora che Sin non esisteva più,
ora che
gli abitanti non erano più terrorizzati dall'idea di una
punizione
divina per i loro peccati, ognuno si sentiva libero di fare
ciò che
più gli aggradava: alcuni abusavano del loro potere, altri
usavano
la magia senza controllo, altri ancora compivano impunemente delitti
sfuggendo abilmente alle braccia della giustizia. Tuttavia si
trattava di cose normali, in ogni mondo esiste il male, quell'ombra
nera che semina discordia e violenza, che è insita nella
natura
degli esseri umani, ed era solo un piccolo prezzo da pagare in
confronto alla distruzione e al dolore che in precedenza venivano
portati da Sin. Inoltre la milizia cittadina era sempre all'erta,
vigile e attenta provvedeva alla protezione dei cittadini come una
madre che, pur vedendo che il pericolo maggiore è oramai
cessato,
continua a proteggere i suoi figli seguendoli con occhio accorto in
ogni loro passo.
Nel caso di
Deirdre Grimoire a scatenare la follia era bastato molto poco.
Già
debilitata per i numerosi lutti subiti in passato, era sopravvissuta
solo grazie al suo rancore; era incredibile quanto odio fosse in
grado di covare una creatura così fragile e così
minuta.
La
scintilla era scattata quando aveva visto lei.
Lei, che
era stata all'origine di ogni loro disgrazia, lei che passeggiava
felice col suo ventre rotondo, mano nella mano con l'uomo che amava,
anche lui fautore di distruzione. Perché loro potevano
essere felici
e lei no?
Non era giusto. Non era giusto
che gli altri fossero
felici.
Non
dovevano.
Non
potevano.
Aveva
deciso che doveva fare agire, che doveva fare qualcosa, che doveva
riscattarsi: avere la sua vendetta.
A qualsiasi
costo.
~
Deirdre
rise.
Nell'oscurità
del tempio in rovina l'eco della sua risata si propagò con
fare
sinistro, inoltrandosi nei corridoi scuri, tra le colonne
semidistrutte e le mura scrostate dal tempo. Di fronte a lei lo
Sahagin si dibatteva con forza, stava morendo e lei si divertiva a
guardarlo contorcersi in cerca della sua preziosa acqua; seduta su un
piano di pietra, che forse una volta era stato un grosso tavolo,
dondolava lentamente le gambe in attesa che la vita della bestiola si
spegnesse, ansiosa di cominciare l'esperimento.
Lo Sahagin
sarebbe stata la prima creatura vivente su cui intendeva testate
questa procedura, procedura che fino a quel momento non era altro che
una mera tesi partorita dalla sua mente obnubilata dall'odio. Non era
certa che avrebbe funzionato, ma non aveva importanza, lei aveva
tempo, tutto il tempo per provare, provare e provare ancora.
Quando
l'animale smise di agitarsi e iniziò a disperdersi in
lunioli
colorati, lei saltò in piedi e si avvicinò,
doveva stare attenta
perché era questa la parte più difficile della
procedura: riunire i
lunioli, richiamare l'anima, ricreare la vita senza un corpo da cui
partire. Non si trattava di resuscitare qualcuno ferito mortalmente,
non sarebbe bastata la magia bianca, nessun Reiz o tanto meno Areiz
per ridare vita a qualcosa che in questo mondo non era più
esistente. No, a lei serviva qualcosa di più.
Qualcosa di
proibito.
Un misto
tra l'invocazione, per riportare l'anima sul piano terrestre, la
magia nera per ricreare un corpo morto, e la magia bianca, per donare
nuovamente la vita.
Avrebbe
creato un homunculus, sarebbe stata la prima e lui l'avrebbe
ringraziata per questo, l'avrebbe finalmente riconosciuta per il suo
valore, l'avrebbe amata.
Convinta
della perfezione della sua procedura Deirdre iniziò a
richiamare
l'anima dell'animale, ma si accorse subito che qualcosa non
andava.
Riusciva a richiamare
un'anima, certo, era un'invocatrice,
aveva conoscenze di magia non indifferenti, eppure l'anima che
appariva di fronte ai suoi occhi non aveva la forma di un Sahagin, ma
di un Pirhanha.
Si rese ben
presto conto che avrebbe dovuto procedere per tentativi.
~
Le
sparizioni di animali domestici si erano fatte sempre più
frequenti.
Dapprima si
era trattato di qualche gatto che, uscito dalle case, libero come
richiedeva la sua natura, non era mai più tornato. Poi era
stato il
turno dei cani, e i cani, si sa, sono animali fedeli, che trovano
sempre la strada di casa, anche quando si smarriscono,
perché senza
il loro padrone sono soli e spauriti.
Nessuno vi
aveva fatto molto caso all'inizio, capita che gli animali muoiano o
scappino, ma i numeri erano aumentati drasticamente nelle ultime
settimane, e gli abitanti della costa iniziavano a farsi delle
domande.
Si
vociferava che ci fosse un terribile mostro alato, affamato di carne
fresca, che durante le notti senza luna si alzava in volo dalle
rovine desolate di Baaj per fare razzie sulle coste; si diceva che
fosse più grande del leggendario eone Valefor e che avesse
lunghi
artigli e occhi iniettati di sangue, dicevano anche che il giorno in
cui non ci sarebbero più stati animali da cacciare avrebbe
iniziato
a nutrirsi di esseri umani.
«Dicerie»
borbottavano gli abitanti del posto «Sciocche superstizioni
pensate
per spaventare gli ingenui e per terrorizzare i bambini.»
Ma chi,
scettico, aveva dubitato dell'esistenza del mostro, aveva dovuto
ricredersi quando erano iniziate a sparire delle persone.
Erano in
pochi a riconoscere in quegli eventi l'opera dell'uomo.
Non era
credibile che un enorme uccello fosse apparso dal nulla, un uccello
di cui prima non si era a conoscenza, che non era mai esistito e di
cui nessuno aveva mai sentito parlare, nemmeno nelle antiche
leggende. Doveva per forza trattarsi di un essere umano, di qualcuno
con un cuore tanto nero, tanto indurito dalla vita, da riuscire a
rapire donne e bambini senza scomporsi, senza provare rimorso.
Il panico
iniziava a diffondersi e la milizia non sapeva da dove cominciare con
le ricerche. Dicevano di andare a investigare a Baaj, ma la
verità
era che nessuno aveva più voluto mettere piede su
quell'isola da
quando Seymour Guado era morto; veniva considerata maledetta e
nemmeno il più sprovveduto dei creduloni vi si sarebbe mai
avventurato, figurarsi quindi una persona dotata di senno.
~
Eppure Baaj
era abitata.
Da quando
Deirdre ne aveva fatto la sua dimora per i corridoi bui e le fredde
sale in rovina erano tornate a risuonare voci umane.
Capitava di
intravedere tra le colonne, sul selciato all'esterno del tempio,
figure minute che correvano; se qualcuno fosse passato da quelle
parti avrebbe pensato di stare sognando, era come se di fronte agli
occhi stupiti degli ignari passanti si fosse materializzato un
ricordo. Un ricordo che arrivava da tempi lontani, quando il tempio
non era in rovina, quando i bambini venivano a giocare, gli
invocatori a pregare, le donne a far benedire i loro nascituri.
Solo a uno
sguardo più attento ci si sarebbe accorti che qualcosa non
andava.
Dalle
cavità della terra fuoriuscivano grida di terrore, le pietre
stesse
rabbrividivano e il tempio appassiva, lasciando alle intemperie e
alla rovina libero accesso, pregando quasi di venire distrutto,
conscio delle malignità e delle atrocità commesse
al suo interno.
Ma nessuno
degnava l'isola di più di un'occhiata fugace.
Erano mesi
che sperimentava; molti tentativi si erano risolti in disastrosi
fallimenti, a cui erano seguite urla di disappunto, vetri infranti e
gemiti sommessi; altri erano serviti ad indicarle la via da seguire e
ora ne era certa: era possibile.
Sapeva come
fare.
Per
richiamare in vita un'anima quando il corpo non esiste più
sul piano
reale bisognava eseguire un procedimento estremamente complesso, se
prima era convinta che evocare i lunioli fosse sufficiente ora si era
resa conto che era necessario un involucro, era necessario un
sacrificio più grande.
Per questo
aveva iniziato a rapire le persone, persone piene di energia, di
voglia di lottare, di voglia di vivere, perché era l'unico
modo.
Il rito
prevedeva, per prima cosa, un sacrificio.
Una vittima
nelle cui vene scorresse lo stesso sangue dell'anima che si intendeva
richiamare alla vita, qualcuno che fungesse da catalizzatore; insieme
a questo era necessario un vincolo ulteriore, un oggetto appartenuto
al defunto, una ciocca dei suoi capelli, un'unghia, un capo di
vestiario molto usato, qualcosa che potesse legare a sé il
morto.
E poi
serviva un involucro. Deirdre aveva notato che non aveva importanza
quando fosse diverso esteticamente dall'originale, bastavano poche
ore perché i lunioli della salma posseduta si rimodellassero
fino ad
assumere la forma originaria dell'anima che contenevano.
Una volta
richiamata l'anima e legatala a un corpo fisico bastava ridare la
vita: doveva combinare Reiz con Areiz e nel frattempo usare Drain per
rubare il flusso vitale alle vittime designate e mantenere costante
il flusso di energia necessario alla rianimazione.
Le prime
volte si era accorta che senza utilizzare Drain i suoi rianimati
morivano dopo poco, non appena esaurivano l'energia impressa loro
dalla sua magia bianca, e lì aveva capito che se anche fosse
riuscita a riportarlo in vita il numero delle vittime non sarebbe
calato.
Aveva
deciso che non le importava, dopotutto lui era la sua
priorità, più
importante di chiunque altro, più luminoso di chiunque altro.
E ben
presto sarebbero stati insieme di nuovo.
Come una
famiglia.
~
«Mamma»
iniziò a chiedere il bambino «Credi che gli
piacerò? A papà.»
La madre
rise, era una risata leggera come Myesour non le aveva mai sentito
fare, sembrava felice, e quella gioia non poteva non contagiare anche
lui.
«Ma certo
tesoro, vedrai, ti sarà tanto grato per tutto quello che hai
fatto
per lui.» disse avvicinandosi al piccolo che, seduto su un
altare di
pietra, giocherellava con una ciocca di capelli azzurri.
«Pensi che
potrò già chiamarlo papà o
avrà paura di me?»
«Penso di
sì, ma prima devi invitarlo qui, Myesour, devi portarlo da
me.» la
voce si era fatta un sussurro.
Con una
carezza piena d'amore materno la giovane passò la sinistra
sul volto
delicato del figlio, quindi, con un movimento impercettibile estrasse
dalla tasca un pugnale argentato.
«Sii
coraggioso, figlio mio, e rendimi fiera.»
Il bambino
non fece nemmeno in tempo a vedere la lama arrivare, non fece in
tempo a rispondere che il respiro gli si mozzò in gola e
invece di
un urlo dalle sue labbra già rosse uscì un fiotto
scarlatto. Con
gli occhi colmi di lacrime rivolse un ultimo sguardo alla madre
assassina, il cui viso, duro più della pietra, non mostrava
espressione alcuna; strinse più forte la ciocca di capelli,
stringendo le nocche fino a sbiancarle, complice la ferita sul petto
da cui il sangue usciva copioso, colorando l'ara grigiastra.
Deidre
lasciò malamente andare il corpo sul piano di pietra,
sfilò il
pugnale impregnato di morte e lo lanciò in un angolo, quindi
si
volse per controllare che ogni cosa, le sue vittime, il nutrimento
del suo amore, fossero sempre lì, legate senza
possibilità di fuga
a una delle pareti.
Era
finalmente iniziato il rituale di invocazione.
Con agile
mossa simulò una danza, le sue vesti nere svolazzarono
intorno al
suo corpo magro e sull'altare di fronte a lei iniziarono a radunarsi
lunioli luminosi.
Come
seguendo il suono vellutato di un piffero magico, l'anima perduta che
a lungo era andata cercando iniziava a materializzarsi di fronte ai
suoi occhi; con un gesto veloce della mano indicò a quello
che fino
a quel momento era stato il suo esperimento migliore di portarle un
contenitore, e la risvegliata al suo fianco, che fino a quel momento
era stata nascosta nell'ombra arrivò strattonando un giovane
dalla
corporatura possente che venne malamente costretto ad adagiarsi sul
giovane defunto. Se l'uomo fosse stato cosciente alla vista delle
viscere di quel bambino, del sangue rosso sulle mani, si sarebbe
messo ad urlare e probabilmente sarebbe fuggito, ma Deirdre aveva
pensato anche a questo e aveva creduto opportuno somministrargli una
droga per obnubilargli la mente.
In quel
modo l'anima da lei tanto attesa avrebbe potuto più
facilmente
occupare il corpo, scacciando il suo attuale occupante, poco
importava che quando lo spirito originale abbandonava l'organismo
questo smettesse di muoversi, il cuore cessasse di battere e non
bastasse sostituire il soffio vitale con quello di un'altra coscienza
perché si rianimasse, lei aveva l'energia.
E quando i
lunioli andarono ammassandosi attorno al ricettacolo che avrebbero
occupato ella iniziò a recitare le sue formule magiche,
mescolandole
le une alle altre per dare loro più forza, per imprimere
più
potenza.
Di fronte
ai suoi occhi, sotto lo sguardo stupefatto di una dozzina di persone
che sentivano il loro soffio vitale abbandonarle, il corpo riprendeva
colore e rincominciava a muoversi.
E quando il
processo si concluse, lui era lì.
Deirdre
esplose in un urlo di gioia, consapevole di esserci finalmente
riuscita.
Felice,
dopo anni, come la prima volta che aveva posato il suo sguardo
innamorato su di lui.
«Dove
sono?» domandò l'uomo, smarrito, strappato con
forza brutale dal
piano astrale si guardava attorno con gli occhi contratti in due
fessure, in un'espressione di puro disgusto.
«Siete tra
i vivi, mio signore, a Baaj, dove siete cresciuto.»
Egli
sollevò una mano e, dopo averla fatta girare con lentezza
quasi
esasperante di fronte al suo stesso viso, sorrise stringendo il
pugno.
«Tu,
donna, chi sei e io...»
«Mio
amato, sono io Deirdre, la tua promessa sposa, ricordi?»
l'uomo
sembrò annuire, perso in una miriade di ricordi confusi che
andavano
pian piano facendosi largo nella sua mente «E voi, mio
Signore,
siete Seymour Guado, e siete qui, finalmente, per avere la vostra
vendetta.»
Note:
Ci siamo.
Dopo anni finalmente ci siamo, giuro che quasi non ci credo, sono
emozionata anche io.
Questo è
il primo capitolo di una long fic su Final Fantasy X, la storia come
si potrà facilmente intuire da questa introduzione
vedrà Seymour di
ritorno tra i vivi, alla ricerca della sua vendetta su Yuna e Tidus.
Questa
storia si pone come seguito ideale di “Solo un
bacio”, di
conseguenza il rapporto che più approfondirò,
senza dimenticare
nessuno, sarà quello tra Auron e Rikku, che avranno
già avuto dei
trascorsi sentimentali. La One Shot a cui si ricollega questa
fanfiction è stata scritta davvero un mucchio di tempo fa e
il mio
stile è cambiato molto, quindi fate uno sforzo e sappiate
che non vi
offenderò se la troverete un po' passata, in ogni caso la
sua
lettura non è fondamentale per la comprensione degli
avvenimenti qui
presentati. Ricordate solo che sì, ci sono precedenti tra
quei due!
Due parole
su questo capitolo, come si evince è un introduzione, spero
vivamente di riuscire a scrivere capitoli più lunghi e meno
noiosi,
ma era fondamentale che Seymour tornasse, perché
è lui la fonte di
tutto, la causa scatenante.
Deirdre è
un nome Celtico che significa “donna” e la mia
Deirdre incarna la
donna nella visione più medievale e pessimistica possibile:
donna
come portatrice di sventura, donna come origine di ogni male, donna
gelosa, donna orgogliosa, donna viziata, donna che ama, donna che
odia. Lei è l'estremo in ogni senso. Secondo il mito questo
nome
apparteneva a un personaggio tragico della mitologia Irlandese, una
fanciulla che morì per va del suo cuore spezzato dopo che
Conchobhar, re dell'Ulster, la costrinse a sposarlo e uccise il suo
vero amore, Naoise.
Il suo cognome, invece, fa
riferimento alla
parola “Grimorio” che è, di fatto, un
libro di magia.
La storia
di Deirdre verrà svelata più avanti nella storia,
insieme a
descrizioni più dettagliate dei metodi che ha utilizzato.
Il nome
Myesour è un anagramma del nome Seymour, da cui Deirdre
è
chiaramente ossessionata, anche la triste storia di questo bambino
verrà raccontata meglio più avanti.
Tendenzialmente
non aggiornerò fino al 15/16 del mese prossimo, per via
della
moltitudine di esami che mi aspettano, in seguito cercherò
di
rendere l'aggiornamento più regolare.
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